MICHELE Scoto

Enciclopedia Italiana (1934)

MICHELE Scoto

Francesco Pelster

Scienziato medievale, nato in Scozia; nel 1217 era a Toledo e vi tradusse opere arabe; nel 1220 dimorava a Bologna. Fra il 1224 e il 1227 ricevette da Onorio III e Gregorio IX raccomandazioni per benefizî ecclesiastici; passò invece al servizio di Federico II e divenne astrologo e matematico di corte. Morì verso il 1236. Una leggenda medievale fa di lui un mago; Dante gli assegnò un posto nell'Inferno (XX, 116-117).

Tradusse nel 1217 De sphaera di al-Bitrügī (Alpetragio), che contribuì molto alla diffusione del sistema astronomico di Aristotele in opposizione a quello di Tolomeo; in seguito: Abbreviatio de animalibus di Avicenna; De animalibus di Aristotele in 19 libri; De coelo et mundo e De anima di Aristotele col commento di Averroè, e probabilmente anche la sua Fisica col relativo commento e i commenti alla metafisica e ai Parva Naturalia. Di suo scrisse: Divisio philosophiae, compilazione dagli scritti di Domenico Gundissalvius e degli Arabi (conservata in parte da Vincenzo di Beauvais) e le opere astrologiche: Liber introductorius; Liber particularis, e Physionomia.

Ediz.: De sphaera, Bologna 1495, Venezia 1631; le traduzioni di Aristotele nelle edizioni di Averroè, Venezia 1472, 1553; Physionomia o De secretis naturae, in Scriptores Physiognomici, Lipsia 1893. Frammenti della Divisio philosophiae, in L. Baur, Dominicus Gundissalvius, De divisione philosophiae; Baeumker, Beiträge, IV, 2-3, pp. 398-400.

Bibl.: W. Brown, An enquiry into the life and legend of Michael Scot, Edimburgo 1897; A. Jourdain, Recherches sur l'âge et les origines des traductions latines d'Aristote, 2ª ed., Parigi 1843, pp. 124-134; M. Steinschneider, Die europäischen Übersetzungen aus dem Arabischen bis Mitte des 17. Jahrhunderts, in Sitzungsberichte der Wiener Akad. der Wissenschaften, Philos. hist. Klasse, CIL, iv, Vienna 1905, pp. 55-58; L. Thorndike, A History of Magic and Experimental Science, II, New York 1922, pp. 307-337; Ch. H. Haskins, Studies, in The History of Medieval Science, 2ª ed., Cambridge Mass. 1927, pp. 272-298.