MITOLO, Michele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MITOLO, Michele

Giuseppe Armocida

– Nacque a Foggia, il 22 marzo 1903, da Vincenzo e Maddalena Magrone.

Compì gli studi classici superiori nel liceo di Trani e nel 1921 si immatricolò presso la facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Roma.

Già da studente aveva iniziato a frequentare l’istituto di fisiologia umana, diretto da Silvestro Baglioni, con il quale si laureò nel 1927 discutendo una dissertazione di laurea che fu giudicata meritevole del premio Girolami. Conseguì a Firenze il perfezionamento in igiene e, dopo aver assolto gli obblighi di leva, nel 1929 fece ritorno nell’istituto romano come assistente incaricato, dando precoci prove di impegno e sagacia nella ricerca. Conseguita nel 1931 la libera docenza in fisiologia sperimentale, nel 1935 divenne aiuto nell'istituto: in quel periodo si era interessato dell'attività riflessa e del biochimismo del sistema nervoso, della fisiologia comparata del cuore, della chimica e fisico-chimica fisiologica, operando dentro l'ambiente stimolante della scuola di Baglioni, che su questi temi si era affermata in campo internazionale.

Il M. padroneggiava bene la tecnica di preparazione dell'asse cerebro-spinale di rospo, mantenuto in sopravvivenza completamente isolato dall'organismo, ma in connessione con la cute e i muscoli degli arti posteriori mediante i nervi sciatici («preparato centrale» di Baglioni) e vi impegnò le sue prime prove scientifiche.

Mediante l'applicazione diretta e circoscritta di alcuni agenti farmacologici al midollo spinale ne studiò gli effetti sulla motilità riflessa degli arti posteriori (L'azione fotodinamica dell'eosina sul midollo isolato di «Bufo», in Arch. di fisiologia, XXIV [1926], pp. 343-381; Sulla sede di azione dei diversi veleni dei centri spinali, ibid., XXV [1927], pp. 667-738; Azione centrale dei metalli alcalini e alcalinoterrosi (cationi) ed influenza degli anioni su di essa, ibid., XXVII [1929], pp. 581-605; L'azione dei metalli pesanti sul midollo spinale, ibid., XXVIII [1930], pp. 89-113).

Lavorando sempre sull'asse cerebro-spinale di rospo, si diede alle ricerche di neurochimica che solo allora stavano prendendo corpo e indagò sul metabolismo inorganico e organico (glicidico, protidico, e lipidico) del neurasse, tanto allo stato di riposo che nel corso dell'attività riflessa e della narcosi (Études sur le métabolisme du système nerveux central, in Archives italiennes de biologie, LXXXV [1931], pp. 17-27). Uno studio sulle modificazioni di stato fisico dell'ovoalbumina sotto l'azione degli alcooli venne pubblicato nelle memorie della Accademia dei Lincei (Sulla natura dell'azione biologica degli alcooli, Città di Castello 1930).

L'interesse per la biochimica applicata fu prevalente nei primi anni di attività in Roma, con l'impegno nell'elaborare anche nuovi metodi analitici. Il M. propose una metodica di microdeterminazione fotometrica degli aminoacidi a nucleo benzolico o benzopirrolico nel siero di sangue, in condizioni normali, nello stato di gravidanza e puerperio e in alcune patologie neuropsichiatriche. Un'altra metodica da lui elaborata consentiva il microdosaggio dell'indacano, applicabile nell'indagine di alcune patologie dell'orecchio e del sistema nervoso.

Dopo aver pubblicato a Roma il volume Metalli e metalloidi non comuni negli organismi (Presenza e distribuzione, significato biologico, metodi analitici) nel 1932, l'anno seguente si recò a Londra, presso l'Imperial Cancer Research Fund, diretto da J.A. Murray, per ricerche sulla biologia dei tumori (cfr. A.F. Watson - M. Mitolo, A note on the reducing activity of the tissues of normal and tumour-bearing rats and mice, in The Biochemical Journal, XXVIII [1934], pp. 811-814), e al Dipartimento di fisiologia e biochimica dello University College, con C. Lovatt Evans e J.C. Drummond, per ricerche nel campo della biochimica del sistema nervoso. Nel 1937, presso la Stazione zoologica Dohrn di Napoli, compì ricerche di fisiologia comparata, sperimentando su Anfibi e Cefalopodi. Tra il 1937 e il 1939, lavorando tra Napoli e il laboratorio di Roma, si occupò di fisiologia cardiovascolare, con risultati originali e brillanti.

Registrava l'attività meccanica dei cuori branchiali e del ventricolo arterioso dopo asportazione o cocainizzazione della ghiandola pericardica, appendice del cuore branchiale, o dopo legatura del peduncolo d'attacco dell'organo. Utilizzò il «toraco-pneumografo» di Baglioni per la registrazione grafica dei movimenti respiratori e nel 1940 elaborò una propria apparecchiatura, il «trachelografo» per la registrazione simultanea dei movimenti di più punti del collo, con cui analizzava la cinetica della laringe e della trachea. In quegli stessi anni, il M. affrontò con matura competenza biologica e capacità di sintesi anche la trattazione di temi di vasta ampiezza, curando inoltre alcune voci di fisiologia per la Enciclopedia italiana (in partic. Fisico-chimica fisiologica e Chimica fisiologica, XV, rispett. alle pp. 477-480 e 486-488).

Nell’anno accademico 1935-36 fu incaricato della direzione dell’Istituto di fisiologia umana e dell’insegnamento di fisiologia generale e di chimica biologica nelle facoltà di medicina e di farmacia dell’Università di Cagliari. Vincitore di concorso, nel dicembre 1939 fu chiamato all'Università di Bari come straordinario di fisiologia umana. Raggiunse l'ordinariato nel 1942 e da allora, pur se tratto talvolta dal desiderio di tornare in Roma sulla cattedra del suo maestro, operò stabilmente in quella sede, dando corpo a una feconda e operosa scuola.

L'istituto fisiologico era ospitato ancora nel palazzo Ateneo in centro città e in ragione della sua piuttosto recente fondazione non era provvisto di tutte le attrezzature necessarie alla ricerca. Si era aperto subito il difficile periodo degli anni di guerra e il M. riuscì a superare le contingenze assai critiche di quel momento. Tra molte difficoltà si diede a completare gli allestimenti e le dotazioni dell'istituto (Il riordinamento e l'organizzazione attuale dell'Istituto di fisiologia della R. Università «Benito Mussolini» di Bari, Bari 1940; Il R. Istituto fisiologico di Bari nel triennio 1940-42, ibid. 1942). La mobilitazione bellica del personale lo aveva costretto a sostenere personalmente quasi tutti i carichi del lavoro ordinario, compresi gli oneri didattici dell'insegnamento di fisiologia e biochimica nei corsi di laurea di medicina e chirurgia, farmacia, scienze naturali e medicina veterinaria. Dovette svolgere anche l'attività didattica nei corsi speciali accelerati per gli studenti in servizio militare e sostenere gli insegnamenti di farmacologia sia a medicina sia a farmacia.

Nel primo dopoguerra, il M. fu tra i protagonisti della ricostruzione dell'Ateneo, che dovette riorganizzare le facoltà e ampliare l'offerta didattica. Il M. continuò a dare il proprio contributo nell'insegnamento della fisiologia e della biochimica nella facoltà di farmacia e in quella di scienze matematiche, fisiche e naturali, della quale fu il primo preside (1946-48). Anni dopo fu nominato altresì preside della facoltà di farmacia, reggendo la carica dal 1956 al 1958 e, nel 1967, curò il trasferimento dell'istituto di fisiologia nella nuova sede nell'ospedale.

Nell'istituto barese si delineò la figura del fisiologo che, forte della maturata esperienza sui temi di ricerca fondamentali della disciplina, dava ora specifico orientamento ai propri interessi. L'opera scientifica assai vasta, comprendente circa 500 pubblicazioni fra trattati, articoli in rivista e contributi in atti di congresso, è dimostrativa dell'ampiezza di interessi della sua scuola barese. L'originario interesse per la chimica e fisico-chimica fisiologica e le relative tecniche di indagine, coltivato in Roma, si concentrò sulle ricerche di fisiologia e di biochimica del sistema nervoso, compresi aspetti farmacologici e tossicologici. Il M. utilizzò l'elettrospinografia e l'elettroencefalografia; lavorò sui riflessi, sugli organi di senso, sulla fisiologia dello stato emotivo, sulla oliva bulbare; indagò la fisiologia comparata del cuore, della respirazione e della fonazione, delle ghiandole endocrine, del muscolo striato, la fisiopatologia dell'alimentazione, la dietologia e il valore alimentare, la fisiologia dello sport e del lavoro.

A Bari aveva ripreso l'interesse per lo studio biochimico ed enzimologico delle cellule tumorali, già iniziato nel corso del suo soggiorno londinese. Nel 1942 pubblicò i risultati di esperimenti condotti con la stricnizzazione dell'oliva bulbare del cane (Contributo alla fisiologia del complesso olivare bulbare, in Arch. di fisiologia, XLII [1942], pp. 294-316). Tra il 1947 e il 1955 dedicò numerosi lavori alla Nadi-reazione, consistente nella sintesi di indofenolo blu. Con la collaborazione di studenti nell'imminenza degli esami, studiò i riflessi istintivo-emozionali sul sistema nervoso centrale, controllando alcune funzioni vegetative, parametri urinari ed ematici, con risultati variabili (Analisi psico-fisiologica delle emozioni, in Fisiologia e medicina, XVI [1948], pp. 347-365).

Dedicò alcune ricerche allo studio della sensibilità dell'apparato ungueale e allo studio della percezione del suono in particolari condizioni, come nell'acqua. Dimostrò con metodi analitici l'eliminazione di tirossina attraverso l'emuntorio renale in condizioni fisiologiche. Applicò l'elettromiografia allo studio dei processi elementari di contrazione delle fibre muscolari striate nel Bufo vulgaris, laddove si diede a dimostrare che le fibre di una stessa unità motoria non si contraggono necessariamente tutte insieme.

Strumento didattico furono i volumi delle Lezioni di chimica biologica (Bari 1948), che ebbero quattro edizioni (4ª ed., Napoli 1954). Pubblicò, inoltre, una Introduzione biochimica alla fisiologia. Biochimica statica, ergoni, metabolismi (Napoli 1960). L'ampio volume Fisiologia generale e speciale dell'apparato motore (ibid. 1960), fu seguito da una seconda edizione ampliata e aggiornata (Fisiologia dell'apparato motore, ibid. 1967).

Un interesse centrale negli studi del M. fu quello delle vitamine, aperto già con lavori del 1932 e continuato fino al 1968: il suo volume Vitamine. Odierni aspetti del problema (Torino 1937), aveva rappresentato il primo lavoro italiano in cui si trattavano gli aspetti chimici e fisiologici delle vitamine e la fisiopatologia delle avitaminosi. Il M., dopo la prima impostazione romana, non cessò mai di studiare le vitamine, mettendo in evidenza la complessità delle «correlazioni intervitaminiche» e introducendo anche il concetto di «equilibrio intervitaminico». Aveva iniziato indagando i rapporti tra avitaminosi e intossicazioni da metalli e metalloidi. Molte incognite del problema delle vitamine si riflettevano sui quesiti della fisiopatologia alimentare, quando erano ancora poco noti i meccanismi biochimici di azione delle vitamine. In breve: criticò le debolezze della teoria che vedeva le vitamine come regolatrici dei processi di ossido-riduzione, contribuì a definire il quadro fisiopatologico delle principali avitaminosi e si occupò degli ipervitaminismi, anche attraverso il non facile dosaggio delle vitamine nei liquidi biologici e negli omogeneati d'organo. Da quegli studi derivò un gruppo di ricerche sperimentali sulla modulazione dei rapporti tra particolari sindromi avitaminosiche e alcuni ormoni.

Di là dai limiti segnati dalle metodologie sperimentali di quegli anni, alla scuola barese va riconosciuto il merito di aver avviato la discussione sulle correlazioni metaboliche fra vitamine diverse, nonché di aver proposto ricerche originali, applicate a diversi problemi anche clinici.

Nel campo della ricerca, la scuola, facente capo al M., si era interessata anche alle problematiche fisiologiche delle attività umane, del lavoro nei diversi ambienti e condizioni, dell'esercizio fisico nelle varie età della vita, dell'allenamento e dello sport, approfondendo particolari aspetti come il lavoro in assenza di gravità, la fisiologia subacquea e la speleofisiologia, ovvero tematiche emergenti come quelle dei conduttori di automezzi o del doping.

Nel laboratorio di Bari il M. aveva avviato, fin dagli anni della guerra, lo studio della fisiologia dell'attività fisica e degli sport, che avrebbe impegnato continuativamente la sua attività di ricerca, portandolo a un ruolo di competenza scientifica riconosciuta internazionalmente, per la qualità dei lavori suoi e del suo gruppo. Inizialmente aveva affrontato le indagini sul costo energetico delle posture dentro il modello di studio del metabolismo basale. Nell'immediato dopoguerra, collaborando con il reparto della Marina militare di Taranto, responsabile dell'attività dei sommozzatori, si dedicò all'esame delle modificazioni glicemiche nella respirazione di ossigeno sotto pressione. Nel 1948 aveva attivato nell'istituto di fisiologia uno speciale centro di studi di medicina dello sport che produsse più di novanta pubblicazioni (sue e degli allievi). Intorno al 1950 sviluppò l'attenzione alle modificazioni fisiologiche osservabili durante l'esercizio fisico in soggetti giovani, al di fuori delle attività sportiva, e diede un magistrale contributo con il lavoro L'allenamento all'esercizio fisico e sua valutazione (poi in Atti dell'VIII Congresso internazionale di medicina sportiva…, Firenze-Montecatini…, Roma 1950, pp. 3-76).

Cardine di tali ricerche era l'inquadramento dei processi biologici che regolano l'adattarsi degli organismi, allorquando mutano le esigenze imposte dalle diverse condizioni di attività e di ambiente. Si consideravano le reazioni che potenziano alcune funzioni organiche, come quelle muscolari, ma pure quelle con le quali vengono preservati i fondamentali equilibri omeostatici. Erano stati comunque analizzati tutti i parametri biologici, psichici e culturali dei fattori in azione durante l'allenamento: lse alcuni parametri biologici si discostavano dai valori basali subito dopo l'esercizio fisico, tuttavia nel procedere degli allenamenti e dell'esercizio si riducevano le distanze fino a far quasi scomparire le differenze, suggerendo quindi l'ipotesi valida di un adattamento sistemico al mutare delle consuetudini di attività. Applicando speciali procedure di test morfo-funzionali, il M. ne sottolineò l'utilità pratica nella valutazione dei gradi di allenamento e degli eventuali fenomeni negativi da sovrallenamento. Riprese la dottrina della sindrome generale di adattamento elaborata da H. Selye – sulla capacità dell'organismo di reagire con risposte sia specifiche, sia aspecifiche ai fattori di stress – applicandone il principio all'attività di allenamento fisico inteso come fattore di stress. In particolare concentrò la sua attenzione sul metabolismo dei 17-chetosteroidi e della loro escrezione urinaria che, aumentando inizialmente nel procedere delle fatiche da allenamento, tendeva a tornare poi ai valori basali pur nel perdurare dello sforzo. Nel 1955 presentò la relazione Variazioni della pressione arteriosa in corso di allenamento (poi in Atti del IX Congresso nazionale di medicina sportiva, Perugia…, Roma 1956, pp. 1-195) dando dimostrazione di come si dovevano valutare le intersezioni tra fattori centrali e fattori periferici nell'adattamento del circolo sanguigno allo sforzo muscolare. Da tale indirizzo di studi germogliò uno specifico interesse anche per l'applicazione delle indagini fisiologiche alle attività degli speleologi.

Le grotte carsiche pugliesi e segnatamente quelle di Castellana offrivano il luogo adatto a indagini spirometriche e di valutazione dei parametri di funzionalità cardiocircolatoria durante le permanenze sotterranee. In quegli anni si sviluppavano le analisi fisiologiche al lavoro muscolare attraverso le indagini della elettromiografia e il gruppo di Bari si applicò alle registrazioni delle unità motorie degli arti superiori e inferiori, con un aumento della durata media di intervallo fra i potenziali di azione nel procedere dell'allenamento e la tendenza alla regolarizzazione delle durate negli intervalli. Per l'impegno profuso in questi studi, il M. fu membro onorario della Federazione medico-sportiva italiana (FMSI), che lo ebbe anche presidente della commissione scientifica. Fu membro, inoltre, della Fédération internationale de médecine sportive (FIMS).

Il suo ultimo gruppo di lavori importanti si era indirizzato allo studio della fisiologia dell'anziano, con diverse pubblicazioni tra il 1964 e il 1968. Centrale in questa serie fu la relazione presentata al XIII congresso della Società italiana di gerontologia e geriatria, poi pubblicata in volume (Struttura e funzione della muscolatura nel vecchio, Fidenza 1964), in cui, ripercorrendo tutta la letteratura morfologica, fisiologica e biochimica, con prove funzionali e con indagini sulle modificazioni di tendini e muscolatura liscia, il M. trattava delle capacità fisiche dell'organismo delle persone anziane e dimostrava che, pur nella diminuzione della potenza muscolare, le prestazioni potevano conservarsi e addirittura migliorare con adeguata attività e allenamento.

Un'inclinazione alle discipline umanistiche, sorretta da solida formazione culturale, consentì al M. di dare interessanti contributi storico letterari. Il saggio Ai primordi della letteratura italiana: Schiavo di Bari (con appendice «Dottrina dello Schiavo di Bari» (in Japigia, I [1930], pp. 373-396), affrontò aspetti ancora nebulosi di un autore del XII secolo e dei suoi testi di incerta interpretazione. La formazione educata a questi studi lo portò a impegni diretti e non occasionali nel campo della storia della medicina. Con Mauro Tridente, professore di storia della medicina a Bari, nel 1952 fondò il Centro pugliese dell'Accademia di storia dell’arte sanitaria e lo ospitò nell'istituto di fisiologia, divenendone presidente nel 1953, dopo la morte di Tridente. Si era interessato in più occasioni della figura di Domenico Cotugno (Domenico Cotugno: l'opera anatomo-fisiologica, la sua umanità, in Puglia chirurgica, IV (1961), pp. 289-318) e con E. Mitolo-Ricciardi aveva curato un'edizione del De acquaeductibus auris humanae internae anatomica dissertatio con traduzione del testo (Bari 1951). Si impegnò prevalentemente nella storia della fisiologia, redigendo le voci di alcuni maestri per la Enciclopedia Italiana (Marey Etienne-Jules, XXII, pp. 283 s.; Pettenkofer Max, XXVII, p. 66; Vella Luigi, XXXV, p. 28; Weber Ernst Heinrich, ibid., p. 692). Stilò il necrologio di diversi colleghi, fra cui Vittorio Aducco (in Fisiologia e medicina, IX [1938], pp. 1-8), di cui tornò a occuparsi diversi anni dopo pubblicando una monografia con G. Del Guerra (Vittorio Aducco, fisiologo nell'Areneo Pisano, e l'epistolario di scienziati suoi amici, Pisa 1960). Aveva tenuto nel febbraio 1941 la commemorazione di G. Gallerani (L'opera scientifica di Giovanni Gallerani, Bari 1941) e ne tracciò quindi un profilo (Giovanni Gallerani cultore ed illustratore di storia dell'arte sanitaria pugliese, in Atti e memorie dell'Acc. di storia dell'arte sanitaria, s. 2, XX [1954], pp. 73 s.). Nel 1953 si occupò di Giuseppe Oronzo Giannuzzi, fisiologo altamurano (ibid., XIX [1953], pp. 109-123). Alla morte di Baglioni, suo maestro, ne commemorò la figura nel paese natale (Silvestro Baglioni, fisiologo. Commemorazione tenuta il 1° sett. 1957 in Belmonte Piceno, Palo del Colle 1957) e successivamente (v. almeno: Silvestro Baglioni fisiologo, in Fisiologia e medicina, XXI [1957], pp. 107-161; Silvestro Baglioni fisiologo, in Atti e memorie dell'Acc. di storia dell'arte sanitaria, s. 2, XXIV [1958], pp. 67-92). Nel 1966 commemorò R. Ciusa, professore di chimica nell'Ateneo di Bari (Riccardo Ciusa 1877-1965, Bari 1966), e rievocò gli studi archeologici di Angelo Mosso (Il soggiorno nel Lazio ed in Puglia di Angelo Mosso (Studi archeologici e paletnologici), in Atti del XV Congresso della Società italiana di storia della medicina, Torino…, Roma 1957, pp. 16-19; Il soggiorno nel Lazio, in Lucania ed in Puglia di Angelo Mosso (Studi archeologici e paletnologici), in Atti e memorie dell'Accademia di storia dell'arte sanitaria, XX [1954], 2,  pp. 20, poi in appendice a Rassegna di clinica, terapia e scienze affini, s. 2, XXIII [1957], n. 4).

Figura autorevole di ricercatore e di maestro, il M. non trascurò l'attività di divulgatore di temi scientifici, in conferenze e con contributi pubblicistici in cui si dimostrava attento ai compiti di responsabilità per la diffusione di informazioni corrette. Dal 1940, ininterrottamente fino al momento della scomparsa, fu presidente della sezione barese della Società italiana di biologia sperimentale (SIBS), nella quale peraltro ricoprì per un triennio (1953-56), la carica di vicepresidente nazionale, per la sezione di fisiologia e biochimica. Nel 1951 aveva portato a Bari il congresso nazionale della Società. Negli anni 1958-60 fu, inoltre, vicepresidente della Società italiana di fisiologia.

Il M. morì a Bari il 27 maggio 1968.

Fu membro del comitato direttivo della Società italiana di gerontologia e geriatria (SIGG), componente del Consiglio superiore di Sanità (1961-66), consulente superiore della Sanità militare marittima (con medaglia d'oro nel 1961). Nel 1956 fu insignito del premio Angelo Mosso per gli studi di fisiologia dello sport. Nel 1959 il lavoro Fisiologia generale e speciale dell'apparato motore ottenne il primo premio Marzotto per la medicina e chirurgia. Gli furono altresì conferite le medaglie d'oro del ministero della Sanità (1967) e del ministero della Pubblica Istruzione (1968).

Si era unito in matrimonio nel 1937 con Ermelinda Ricciardi, da cui ebbe l'unico figlio Vincenzo, medico anch'egli e professore ordinario di anatomia nell'Università di Bari.

Fonti e Bibl.: Curriculum vitae: operosità scientifica, operosità didattica, Cagliari 1936; Curriculum vitae: attività organizzativa, direttiva, didattica e scientifica, Bari 1955; E. Vitellio, Ricordo del prof. M. M., in Medicina dello sport, XXI (1968), p. 340; S. Miccolis, M. M. studioso di storia della medicina, in Annali della facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Bari, XIII (1968), pp. 207-213; M. M. in memoriam (Scritti in memoria di Michele Mitolo fisiologo 1903-1968), s.l. né data [ma 1968]; V. Famiani, Commemorazione di M. M., in Arch. di fisiologia,  LXVII (1969), 1-2, pp. 1-26; G. Sangiorgi, In memoria di M. M., in Puglia sanitaria, XXI (1969), p. 11; G. La Cava, Prof. M. M., in The Journal of sports medicine and physical fitness, IX (1969), p. 67; O. Pinotti, M. M. 1903-1968, in Puglia chirurgica, XIII (1970), 1-3, pp.  I-XVI;  A. Lucarella, Silloge bio-bibliografica di medici pugliesi, Bari 1991, pp. 113-138 (con elenco delle pubblicazioni); G. Iacovelli, Mauro Tridente, M. M. e la storia della medicina a Bari nel 1950-1960, in Atti del XLI Congresso nazionale della Soc. italiana di storia della medicina, Mesagne 2002, pp. 569-574; M. M. e la storia della medicina. Saggi memorie ricerche, a cura di G. Iacovelli - M. De Cesare, Massafra 2003 (segnatamente si vedano i contributi di D. Ruccia, M. M. e la sua attività scientifica nei laboratori di fisiologia umana di Roma e di Bari, pp. 15-33, e di V. Mitolo, M. M., mio padre: ricordi d'infanzia e riflessioni, pp. 73-84; e in cui pure si trova l'elenco delle pubblicazioni del M. dal 1926 al 1969, nonché la ristampa di alcuni suoi lavori di storia della medicina); E. Manni, Introduzione alla storia della fisiologia italiana, Roma 2008, pp. 90 s.