ESPOSITO, Michele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)

ESPOSITO, Michele

Carla Di Lena

Nato a Castellammare di Stabia (Napoli) il 29 sett. 1855 da Domenico e da Rosa D'Angelo, rivelò presto spiccate doti musicali e iniziò gli studi pianistici regolari sotto la guida di F. Simonetti a Napoli. Ammesso come allievo interno e vincitore di una borsa di studio presso il conservatorio S. Pietro a Majella, ebbe come insegnanti B. Cesi per il pianoforte e P. Serrao per la composizione.

La sua brillante carriera scolastica scandita dalle tappe di nomina a maestrino a quattordici anni e di primo alunno a sedici, si svolse di pari passo a quella del compagno di studi e amico G. Martucci e si concluse nel 1873 con il premio d'uscita consistente in una pensione governativa di tre anni. A quell'anno risale la sua prima composizione, una Fantasia per pianoforte sull'opera "Benvenuto Cellini" di Lauro Rossi (l'allora direttore del conservatorio), eseguita in concerto con successo e pubblicata l'anno dopo a Napoli.

Parallelamente l'E. si affermava come pianista e didatta: nel gennaio 1874 ebbe occasione di essere ascoltato in veste di direttore d'orchestra e pianista da Anton Rubinstein, recatosi a Napoli per concerti, e fu da lui molto apprezzato e incoraggiato a recarsi all'estero. Prima che si attuasse tale proposito, si esibì più volte in un duo pianistico col Cesi e tenne con questo un importante concerto a Torino nell'inverno 1876-77; in quella città poté anche eseguire il suo Quartetto per pianoforte e archi, Op. 12. Fu in seguito all'acquisto delle sue composizioni da parte della casa editrice Lucca di Milano che l'E. ebbe la possibilità nell'ottobre del 1878 di recarsi a Parigi dove visse quattro anni. Tenne concerti nelle prestigiose sale Herz e Pleyel e nei numerosi circoli privati che animavano la vita musicale della città. Frequentò la casa del pittore G. De Nittis dove conobbe molti artisti tra cui i musicisti Ch. Gounod, C. Saint-Saëns, J. Massenet, ed ebbe modo di frequentare il Rubinstein. In questo periodo particolarmente ricco di scambi culturali l'E. compose alcune romanze per canto e pianoforte su testi di Th. Gautier, V. Hugo, e L. Stecchetti e si occupò della pubblicazione presso gli editori Lucca e Ricordi di opere pianistiche scritte precedentemente.

Nella primavera del 1882 accettò la cattedra di pianoforte offertagli dalla Royal Irish Academy of music, Accademia di musica di Dublino; ebbe inizio un lungo periodo di intensa attività didattica alla quale l'E. affiancò importanti iniziative di diffusione musicale: nel 1886 si fece promotore di una società di concerti da camera e nel 1889 fondò la Dublin Orchestral Society.

Nel contempo, alla fama di apprezzatoconcertista, si unì quella di valido compositore e fu più volte premiato in importanti concorsi: nel 1897 per la cantata Deirdre al festival irlandese (eseguita subito dopo a Londra e Chicago); nel 1907 per la Sonata in mi minore per violino e pianoforte, Op. 68 alla Société nouvelle di Parigi (eseguita da I. Thibaud e A. Cortot, componenti della giuria); nel 1908 alla Reale Accademia filarmonica di Bologna per il Quartetto in do minore per archi, Op. 60.

Si dedicò anche alle trascrizioni e alle revisioni di un vasto repertorio orchestrale e pianistico pubblicate dalla casa editrice C. E. Edition da lui fondata durante la prima guerra mondiale; musiche, peraltro, eseguite da un'orchestra d'archi che in quegli anni difficili continuò a Dublino la sua attività concertistica.

Un riconoscimento ufficiale alla sua attività fu il conferimento del titolo di "Doctor of music" da parte dell'università di Dublino nel 1905.

Continuò ad esibirsi in pubblico come pianista e direttore d'orchestra con regolarità fino al 1928, anno in cui fece ritorno definitivamente in Italia (dopo trent'anni di assenza fatta eccezione per qualche breve soggiorno) stabilendosi a Firenze.

Attivo come didatta, concertista, compositore e organizzatore, l'E. lavorò principalmente in Irlanda e nell'ambito del panorama musicale di quel paese costituisce una figura di fondamentale importanza. Formatosi alla migliore scuola napoletana egli operò, come Martucci, nel senso di una rinascita della musica strumentale; strada già tracciata nel campo pianistico dal loro comune insegnante B. Cesi.

Molte sono le composizioni da lui lasciate nei generi cameristico, orchestrale e teatrale. La produzione per pianoforte occupa un ampio spazio: fin dalle prime opere (Scherzo Op. 3, Allegro Op. 4, Allegretto Op. 5 e Notturni Op. 13, pubblicate a Milano nel 1879), la scrittura pianistica è brillante ed espressiva al tempo stesso; composizioni brevi e graziose quali i Tre pezzi Op. 26, (Milano 1882), le Sei canzoni Op. 23, (ibid. 1880), il Valzer Op. 14, (ibid. 1879), si affiancano ad altre di maggior impegno e proporzioni come lo Scherzo Op. 28, (Dublin s.d.), la Suite Op. 34, (Leipzig 1902), le Tre ballate Op. 59, dedicate a Martucci (Milano 1907). L'Op. 71 My Irish sketch book, (Dublin s.d.), si ispira al mondo irlandese al cui folclore attingono anche le Irish melodies Op. 41 (ibid. s.d.) per canto e pianoforte, la suite Roseen Dhu per canto e pianoforte (London 1901), la Rapsodia irlandese per violino e pianoforte Op. 54, (Milano 1909) e la Irish Suite Op. 55 per orchestra (Dublin 1915). Scrisse inoltre due sinfonie e due concerti per pianoforte e orchestra, il primo dei quali fu eseguito a Napoli nel 1878 da F. Rossomandi sotto la direzione di B. Cesi.

Nelle sue composizioni che, scrive V. Gui, "non nascondono la derivazione dai modelli classici della musica tedesca", un senso melodico spontaneo si unisce a una raffinata sensibilità armonica mantenendo una costante naturalezza discorsiva. Si dedicò anche al teatro musicale e la sua operetta The postbag fu eseguita a Londra e Dublino nel 1902; ancora a Dublino, nel 1910 fu rappresentata con molto successo l'opera The tinker and the fairy, su libretto di H. Douglas, il cui soggetto fiabesco è tratto da un'antica leggenda irlandese (teatro Gaité, 29 marzo 1910). Numerose le revisioni di composizioni pianistiche in particolare di clavicembalisti italiani, autori sui quali tenne anche conferenze.

Diversi manoscritti inediti sono conservati nella Biblioteca del conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli tra cui quello di un Corso di contrappunto registrato nel 1875.

La sua molteplice attività diede un importante impulso alla vita musicale irlandese e allo sviluppo di una scuola nazionale; l'allievo più insigne fu Hamilton Harty.

In Italia l'E. non è conosciuto e apprezzato in maniera adeguata. La sua personalità, nella quale al valore musicale si unisce un'alta statura morale, è invece fortemente rappresentativa: essa ha, infatti, operato a livello europeo esprimendo i valori positivi della musica strumentale italiana tra i due secoli.

L'E. morì a Firenze il 19 nov. 1929.

Compositore fu anche il fratello minore dell'E., Eugenio, nato a Castellammare di Stabia il 9 sett. 1863. Allievo di B. Cesi per il pianoforte e di P. Serrao per la composizione, si diplomò nel 1883 presso il conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli. Dopo un soggiorno a Parigi, dove fu assunto come pianista al servizio dei Rothschild, si trasferì in Russia nel 1890. Fu scritturato come direttore d'orchestra presso i teatri di Pietroburgo, Mosca, Kharkov e si dedicò al repertorio operistico russo e italiano, nonché a quello sinfonico.

Compose tre opere su libretti in lingua russa che, in seguito, sono state spesso attribuite erroneamente al fratello Michele: Camorra (libretto di S. I. Mamoilov), Pietroburgo, teatro dell'Ermitage, febbr. 1903; Il turbante nero (Mosca s.d.), opera comica in tre atti su parole di S. Mamontov; Ilborghese gentiluomo, Mosca 1905, commedia musicale in tre atti (da Molière) su libretto di P. De Luca, rappresentata al teatro Solodolnikov di Mosca nel 1905. Quest'ultima opera un anno dopo fu messa in scena al teatro Filodrammatici di Milano ma con scarso successo. Eugenio tornò, quindi, in Russia dove continuò ad ottenere numerosi riconoscimenti: vinse il primo premio per una cantata in occasione di una commemorazione di A. Puškin e si fece apprezzare come direttore d'orchestra e compositore nelle numerose località in cui si recò con una compagnia operistica.

Il primo conflitto mondiale lo costrinse ad interrompere tale attività. In seguito alla rivoluzione bolscevica andarono perdute le edizioni delle sue opere; la nazionalizzazione della stamperia musicale, che ne possedeva le tavole metalliche e i clichés, rese impossibile in seguito la ristampa. Non ottenne né la restituzione di tale materiale né alcun indennizzo da parte del governo sovietico e dovette anche subire il sequestro dei suoi personali risparmi. Nel 1922 tornò in Italia e si stabilì a Milano dove continuò a comporre e ad insegnare, nel 1941 si ritirò volontariamente nella casa di riposo per musicisti "G. Verdi", dove si spense il 12 ott. 1950.

Compositore di cantate, romanze e piccole composizioni di musica sacra, si espresse con maggiore efficacia nelle opere destinate al teatro; gradevoli e leggere, tutt'altro che strutturalmente complesse, esse si muovono sul piano di una comicità bozzettistica e talvolta caricaturale prediligendo ambienti e argomenti dal colore caratteristico. In Camorra, che fu delle tre la più popolare in Russia, la facilità melodica è particolarmente convincente nell'espressione della cantabilità e del folclore napoletano e la funzionalità della musica all'azione scenica evidenzia uno spiccato senso teatrale.

Il successo che le sue opere ebbero in Russia lo affianca alla schiera di coloro che esportarono una musicalità tipicamente italiana all'estero e che rimangono tuttora pressoché sconosciuti nel loro paese.

Fonti e Bibl.: Necr. in Boll. dell'arte pianistica, 31 dic. 1929, p. 11; La Musica (Napoli), 20 genn. 1877; A. Longo, Artisti italiani all'estero: M. E., in L'Arte pianistica, I (1914), 3, p. 7; Id., M. E., ibid., 21, pp. 1 s.; K. van Hoek, M. E. maestro of Dublin, in Irish Monthly, LXIX (1943), p. 223; G. L. Aiello, Al musicista M. E., Castellammare di Stabia 1956 (contiene saggi dello stesso Aiello, di V. Gui, di O. Calbi; per Eugenio pp. 34 s., 62, 78 s.); Id., Castellammare di Stabia nella storia, arte e costume, Castellammare di Stabia 1956, pp. 214-217; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, pp. 193 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 504; Suppl., p. 283; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 359; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, III, coll. 1537 s.; The International Cyclopedia of music and musicians, New York 1956, p. 513; Bakers's biographical Dictionary of musicians, New York 1958, p. 448; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, p. 251; Diz. della musica e dei musicisti, p. 677.

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