ASTRAPAS, Michele

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)

ASTRAPAS, Michele

M. Mihályi

Pittore attivo in Macedonia e Serbia, fu a capo di una bottega di artisti che affrescarono numerose chiese tra la fine del 13° e il primo ventennio del 14° secolo.Il problema dell'esatta identificazione di A. è controverso, a causa della diversa interpretazione data dagli studiosi alle firme presenti su alcuni dei cicli affrescati dalla suddetta bottega, attiva principalmente al servizio del re di Serbia Stefano Uroš II Milutin (1282-1321). Il nome Michele è associato all'appellativo A. una sola volta, nelle pitture della chiesa della Vergine Períbleptos, oggi S. Clemente, a Ochrida, comunemente datate al 1295, con l'eccezione di Hallensleben (in Hamann-Mac Lean, Hallensleben, 1963), che le posticipa agli anni 1310-1311. L'appellativo A., dato che in greco il termine ἀστϱαπᾶϚ significa folgore, è stato considerato come un soprannome, allusivo alla rapidità dell'artista nel dipingere (Lazarev, 1967) oppure come un cognome: quello della nota famiglia di artisti tassalonicesi (Kissas, 1974; Miljković Pepek, 1982.) Il nome A. compare anche non associato a quello di Michele in un'iscrizione - in cui il pittore viene definito protomagister - negli affreschi del nartece della cattedrale della Vergine Ljeviška a Prizren (di datazione discussa, comunque entro gli anni 1307-1313). Il solo nome Michele, infine, è presente due volte: nel ciclo di pitture di S. Niceta a Čučer, presso Skopje (datazioni proposte tra il 1307 e il 1320 ca.) e in quello di S. Giorgio a Staro-Nagoričino, presso Kumanovo (1317-1318). Secondo una parte della critica, Michele A. e Michele sono la stessa persona, un solo pittore attivo nel corso di un ventennio (Xyngopulos, 1955; Pelekanides, 1958; Miljković Pepek, 1967; 1982; Kissas, 1974; Djurić, 1974; Cutler, Nesbitt, 1986). Altri ritengono invece che siano esistiti due distinti artisti: Michele A. e Michele, suo figlio o allievo (Radojčić, 1955; 1961; Hamann-Mac Lean, Hallensleben, 1963; Grozdanov, 1980; Kouri, 1982; Velmans, 1983). L'ipotesi (Procopiu, 1962; Miljković Pepek, 1982) che A. e il famosissimo Pansélinos siano la stessa persona, non trova unanime consenso.Comunque lo si identifichi, alla figura di questo pittore - considerato il maggiore artista attivo all'epoca in Serbia e Macedonia - e alla sua bottega è legata la diffusione dello stile paleologo nella regione. Infatti, dopo una prima fase, stilisticamente vicina alla pittura serba del sec. 13°, A. e i suoi collaboratori si avvicinarono progressivamente all'arte paleologa, come evidenzia l'arricchirsi delle composizioni, popolate di numerose figure piccole ed eleganti, caratterizzate da grande dinamismo e vigore espressivo, come per es. negli affreschi di Prizren, spesso accostati a quelli del parekklésion e ai mosaici della Kariye Camii a Costantinopoli, nonché agli affreschi del nartece della chiesa degli Apostoli a Salonicco. Per gli studiosi che ritengono Michele A. e Michele due pittori diversi, l'artefice del rinnovamento in senso costantinopolitano dell'arte serba sarebbe il secondo, presente già a Ochrida, portatore di novità a Prizren e, dopo la dipartita del maestro A., pienamente protagonista a Staro-Nagoričino.Controverso è anche il problema dell'origine di A., che, per la sua attenta conoscenza dello stile paleologo, è stato considerato proveniente forse da Salonicco (Xyngopulos, 1955; Miljković Pepek, 1982; Die Ikonen, 1982; Kouri, 1982) oppure da Costantinopoli (Cutler, Nesbitt, 1986). Una terza possibilità è che l'artista fosse di origine serba, o nativo di Ochrida, e avesse conosciuto la pittura paleologa attraverso viaggi a Costantinopoli o a Salonicco, se non addirittura in Ochrida stessa (Balabanov, 1969). È possibile che A. e la sua bottega abbiano partecipato anche alla realizzazione di affreschi in altre fondazioni di re Milutin, per es. nella chiesa della Dormizione a Gračanica, nel S. Nicola Orphanos a Salonicco e nella chiesa degli Apostoli a Peć. Le attribuzioni di icone sono ugualmente discusse: sarebbero di Michele A. ed Eutichio alcune delle piccole icone con il ciclo delle Feste e della Passione di Cristo (Ochrida, Naroden muz.) provenienti dalla chiesa della Vergine Períbleptos e in particolare l'icona con l'Incredulità di s. Tommaso.

Bibl.: S. Radojčić, Majstori starog srpskog slikarstva [I maestri dell'antica pittura serba], Beograd 1955; A. Xyngopulos, Thessalonique et la peinture macédonienne, Athinai 1955; S. Radojčić, Die serbische Ikonenmalerei vom 12. Jahrhundert bis zum Jahre 1459, JÖByzG 5, 1956, pp. 61-83: 71ss.; id., Die Entstehung der Malerei der paläologischen Renaissance, ivi, 7, 1958, pp. 105-123; O. Bihailji Merin, Fresken und Ikonen, München 1958; S. Pelekanides, ῾O ζωγϱάϕοϚ Μιχαὴλ ᾽ΑστϱαπᾶϚ [Il pittore Michele A.], Makedonika 4, 1958, pp. 545-547; R. Hamann-Mac Lean, Zu den Malerinschriften der ''Milutin-Schule'', BZ 53, 1960, pp. 112-117; P. Miljković Pepek, Pisuvanite za zografite Mihail Astrapa i Eutihi i za nekon nivni sorabotnici [I documenti testuali in merito ai pittori Michele A. ed Eutichio e ad alcuni loro collaboratori], Glasnik na institutot za nacionalna istorija 4, 1960, pp. 139-170; S. Radojčić, Ikone Srbije i Makedonije, Beograd 1961 (trad. it. Icone di Serbia e di Macedonia, Milano 1962); A. Procopiu, La question macédonienne dans la peinture byzantine, Athinai 1962; R. Hamann-Mac Lean, H. Hallensleben, Die Monumentalmalerei in Serbien und Makedonien von 11. bis zum frühen 14. Jahrhundert (Osteuropastudien des Landes Hessen. Marburger Abhandlungen zur Geschichte und Kultur Osteuropas, II, 3), Giessen 1963; V. Lazarev, Storia della pittura bizantina, Torino 1967, pp. 302, 308 ss.; P. Miljković Pepek, Deloto na zografite Mihailo i Eutihij [L'opera dei pittori Michele ed Eutichio], Kulturno istoriko nasledstvo 10, 1967, pp. 5-263; id., L'évolution des peintres Michel Astrapas et Eytichios comme peintres d'icones, JÖByzG 16, 1967, pp. 297-303; K. Balabanov, Ikone iz Makedonije [Icone della Macedonia], Beograd 1969; S. Radojčić, Geschichte der serbischen Kunst. Von den Anfängen bis zum Ende des Mittelalters, Berlin 1969; V. J. Djurić, L'art des Paléologues et l'Etat serbe. Rôle de la Court et de l'Eglise serbes dans la première moitié du XIVe siècle, in Art et Société à Byzance sous les Paléologues, "Actes du Colloque organisé par l'Association internationale des Etudes Byzantines, Venise 1968", Venezia 1971, pp. 171-191; Kunstschätze in Jugoslawien, Stuttgart 1972; S. Kissas, Solunska umet nička porodica Astrapa [La famiglia degli artisti tessalonicesi A.], Zograf 5, 1974, pp. 35-37; D. Talbot Rice, Icons and their Dating, London 1974, pp. 32-34; V. Djurić, Vizantijske freske u Jugoslavij, Beograd 1974 (trad. ted. Byzantinische Fresken in Jugoslawien, München 1976); D. Panić, G. Babić, Bogorodica Ljeviška [Nostra Signora di Ljeviška], Beograd 1975, pp. 105-114; R. Hamann-Mac Lean, Grundlegung zu einer Geschichte der mittelalterlichen Monumentalmalerei in Serbien und Makedonien (Osteuropastudien des Landes Hessen. Marburger Abhandlungen zur Geschichte und Kultur Osteuropas, II, 4), Giessen 1976; C. Grozdanov, La peinture murale d'Ohrid au XIVe siècle, Ohrid 1980, pp. 183-220; P. Miljković Pepek, L'atelier artistique proéminent de la famille thessalonicienne d'Astrapas de la fin du XIIIe et des premiers décennies du XIVe siècle, "XVI Internationaler Byzantinistenkongress, Akten 11/5, Wien 1981", JÖByz 32, 1982, pp. 491-494; Die Ikonen, Freiburg-Basel-Wien 1982, pp. 133-136; E. I. Kouri, Die Milutinschule in der byzantinischen Wandmalerei in Serbien, Makedonien, Kosovo-Metohien und Montenegro 1294/95-1321 (Annales Academiae Scientiarum Fennicae, B, 217), Helsinki 1982; T. Velmans, La peinture médiévale byzantine à la fin du Moyen Age, Lille 1983; P. Miljković Pepek, La collection macédonienne des icones du XIème au XVème siècle, CARB 33, 1986, pp. 311-334: 327-329; A. Cutler, J. W. Nesbitt, L'arte bizantina e il suo pubblico, Torino 1986, pp. 308-309, 311.M. Mihályi

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