Halliday, Michael Alexander Kirkwood

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Linguista inglese (Leeds 1925 - Sydney 2018). Una delle figure più originali e influenti nella linguistica del Novecento, intorno alla sua opera si è raccolta una feconda scuola di linguistica, detta funzionale e sistemica. Le aree principali su cui ha concentrato la propria ricerca sono: la teoria dell'intonazione e dei fenomeni prosodici; la teoria della grammatica (particolarmente le nozioni di tema e transitività); lo sviluppo del linguaggio nel bambino; la linguistica testuale e le variazioni di registro; le applicazioni della linguistica in campo educativo; lo studio dell'intelligenza artificiale. Autore di numerosi saggi, dal 2002 è in corso la pubblicazione dei Collected works.

Vita e pensiero

Si è laureato in lingua e letteratura cinese all'università di Londra, e si è perfezionato in Cina (università di Pechino e università Lingnan a Canton), e poi a Cambridge, dove ha conseguito il PhD (1955) e ha iniziato la carriera accademica insegnando il cinese (1954-58). È stato poi professore di linguistica a Edimburgo (1958-63) e all'università di Londra (1963-71), all'University College, dove ha diretto il Communication research centre. Dopo un periodo come docente in varie sedi negli Stati Uniti, in Europa e in Africa, ha tenuto dal 1976 fino al pensionamento nel 1987 la cattedra di linguistica all'università di Sydney, di cui è attualmente professore emerito. Nel suo periodo formativo ha raccolto l'eredità, da un lato, della linguistica saussuriana, della glossematica di L. Hjelmslev, della Scuola di Praga, di B. L. Whorf, e, dall'altro, della riflessione di J. R. Firth, ispirata al pensiero socioetnologico di B. Malinowski. Il modello elaborato da H. si è evoluto in una complessa analisi del linguaggio, attenta sia all'organizzazione grammaticale, sia alla dinamica comunicativa e alla strutturazione dei testi. La sua teoria presenta una visione della linguistica come semiotica sociale, attraverso l'elaborazione del rapporto fra la configurazione interna del linguaggio e l'organizzazione sociale della comunicazione. La lingua non è solo una parte del processo sociale, ma anche espressione, quasi metafora dell'azione sociale. Secondo H., la teoria della grammatica rende comprensibile la costruzione sociale della realtà ed è lo strumento più potente per intendere i processi discorsivi che dominano la società (e se necessario per difenderci da essi).

Opere

Tra le sue opere: The linguistic sciences and language teaching (in collab. con A. McIntosh e P. Strevens, 1964; trad. it. 1968); Intonation and grammar in British English (1967); Explorations in the functions of language (1973); Learning how to mean (1975; trad. it. Lo sviluppo del significato nel bambino, 1980); System and function in language (a cura di G. R. Kress, 1976; trad. it. 1987); Language as social semiotics (1978; trad. it. 1983); An introduction to functional grammar (1985); Spoken and written language (1989; trad. it. 1992); Writing science: literacy and discursive power (1993); Construing experience through meaning: a language-based approach to cognition (1999); On grammar (2002). Da ricordare anche la miscellanea a lui dedicata: Language topics. Essays in honour of Michael Halliday (a cura di R. Steele e T. Threadgold, 1987).

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