Messina

Dizionario di Storia (2010)

Messina


Città della Sicilia, capoluogo di provincia. La fondazione della città, chiamata dagli indigeni Zancle, cioè «falce», avrebbe preceduto quella di Reggio, avvenuta intorno al 724 a.C. Dopo la battaglia di Lade (494), M. fu occupata dagli ioni dell’Asia Minore (sami e milesi), in fuga sotto la spinta persiana. Cadde poi nelle mani di Anassila, tiranno di Reggio, che la ripopolò con coloni dorici della Messenia. Nel 461 Zancle riebbe la libertà e la fazione dorica, prevalsa nelle successive lotte interne su quella ionica, in ricordo della regione d’origine ridenominò la città Messana. Per aver partecipato alla guerra di Siracusa contro i cartaginesi nel 406, fu più tardi da questi conquistata e duramente punita (396). Dal 393 appartenne a Siracusa e nel 289 cadde in mano dei mamertini. Questi, sconfitti da Gerone II di Siracusa (264), chiesero aiuto ai romani, che, dopo aver respinto Gerone II e i cartaginesi, fecero di M. una civitas foederata, che visse un lungo periodo di floridezza, attenuatosi lentamente in età imperiale. Sede vescovile, soggetta al patriarcato bizantino, dal 5° sec., fu piazzaforte dei goti e poi dei bizantini; fu occupata dai musulmani nell’843. I normanni se ne impadronirono definitivamente con il conte Ruggero nel 1060-61; da allora M. fu uno dei più frequentati porti del Mediterraneo, dotata di ampi privilegi commerciali, poi confermati anche dall’imperatore Enrico VI nel 1194. In età sveva la sua floridezza non fu distrutta dalla politica assolutistica di Federico II (che aveva represso nel sangue una ribellione nel 1232), né dall’occupazione militare di Manfredi (1258), intesa a soffocare la volontà autonomistica della città. In occasione della guerra dei Vespri insorse contro gli Angioini, che peraltro in precedenza aveva sostenuto contro gli svevi e contro i pisani, e fu perciò molto favorita dalla monarchia aragonese, che, dopo un breve ritorno angioino (1356-66), la elevò a capitale, con il privilegio, fra gli altri, di battere moneta. M. divenne una delle più ricche piazze commerciali del Mediterraneo, centro privilegiato di smistamento della seta siciliana e calabrese. I primi tempi della dominazione spagnola la favorirono con l’ampliamento del porto, la fondazione della sede universitaria (1548, affidata ai gesuiti) e il potenziamento dell’arsenale militare. M. contese per tutto il 16° sec. a Palermo il ruolo di capitale del regno, ma nel 17° sec., spinta dalla crisi economica e dalla logica delle fazioni interne, si ribellò (1674) alla Spagna, allora in guerra contro la Francia di Luigi XIV; aiutata dai francesi, M. resistette all’assedio degli spagnoli fino al 1678, quando dovette arrendersi e fu privata di tutti i suoi antichi privilegi: la più grande catastrofe economica e finanziaria della storia della città, che in pochi anni vide la sua popolazione di 90.000 abitanti diminuire di quasi il 40%. Dopo la breve parentesi di amministrazione sabauda (1713-18) e asburgica (1720-34), i tentativi compiuti da Carlo di Borbone per risanare la città furono resi vani dalla peste del 1743 e più tardi anche da un terremoto devastatore (1783). Dopo essere stata, tra il 1806 e il 1815, il centro della difesa militare siciliana contro i francesi di Napoli, nel restaurato regime borbonico la città entrò nell’orbita degli interessi francesi e soprattutto inglesi. M. aderì ai moti costituzionali del 1820-21, partecipò ancora al movimento liberale con il tentativo del 1847 e nel 1848 per la sua adesione alla rivoluzione palermitana fu a lungo bombardata. Il 27 luglio 1860 la città si arrese a G. Garibaldi, mentre la cittadella militare cadde solo il 12 marzo 1861. Distrutta dal terremoto del 28 dic. 1908 e ricostruita, durante la Seconda guerra mondiale fu bombardata con danni gravissimi, specialmente nel corso dell’invasione degli anglo-americani, che la occuparono il 17 agosto 1943.

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