MERANO

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)

MERANO

S. Spada Pintarelli

(ted. Meran)

Centro dell'Alto Adige, in prov. di Bolzano, situato tra le pendici del monte Benedetto e il torrente Passirio.Attualmente M. comprende, oltre ai territori originari del Comune, anche quelli di Maia Alta/Obermais, Maia Bassa/Untermais e Quarazze/Gratsch, autonomi fino al 1923. Su questi territori si situarono gli insediamenti più antichi, quali la statio Maiensis romana; mentre il castrum Maiense, non posteriore al sec. 5°, sorgeva probabilmente sul luogo del Castel S. Zeno, fortezza medievale oggi in rovina.Il toponimo Mais, corrispondente a un insediamento sulla sinistra del Passirio, viene nominato per la prima volta nel 931; sulla destra del fiume, tra piazza duomo e porta Passiria, si trova invece il quartiere di Stainach/Steinach, dipendente dal soprastante paese di Tirolo, probabilmente di origine bavara. Il toponimo Mairania, documentato a partire dall'857, indicava i terreni agricoli posti sotto Stainach; la zona venne acquistata dal conte Alberto III di Tirolo (1190-1253), lottizzata e concessa in feudo a fini abitativi e commerciali.Definitivo impulso allo sviluppo cittadino venne dato dalla politica espansionistica del conte Mainardo II di Tirolo (1258-1295), che elesse M. a sua città di rappresentanza, favorendone lo sviluppo commerciale - istituì una zecca, documentata a partire dal 1271, e fece costruire le mura, l'ospedale di Santo Spirito (1271) e un lebbrosario -, pur preferendo mantenere la propria residenza nei dinastici Castel Tirolo e Castel S. Zeno. Nel 1363, con il passaggio agli Asburgo e il successivo spostamento della capitale del Tirolo a Innsbruck nel 1420, M. perse progressivamente d'importanza.L'originaria struttura medievale della città gravitava - così come per la maggior parte delle città tirolesi - intorno all'asse dei portici, distinti con il nome di Portici a monte e Portici a fiume, a cui si accedeva attraverso quattro porte, collegate dalla cinta muraria, delle quali tuttora si conserva nelle linee originarie la porta Bolzano, situata verso il nuovo ponte sul Passirio.Le case di abitazione si conformano all'usuale struttura allungata in profondità, secondo il modulo del c.d. lotto gotico. L'esistenza del porticato antistante trova a M. la sua più antica documentazione, in area tirolese, in un libro contabile del 1322, conservato a Innsbruck (Tiroler Landesarch., Landesfürstliches Arch., Rechnungsbuch, 1322).Incerta è la data di fondazione della parrocchiale cittadina, dedicata a s. Nicolò. Una cappella si ricorda già nel 1239 e una consacrazione nel 1263; la costruzione attuale venne iniziata nel 1302 per volontà del vescovo Sigfrido di Coira e continuata per oltre due secoli. L'edificio, una Hallenkirche a tre navate, è accompagnato da un possente campanile aperto inferiormente da un'arcata a sesto acuto, con volta a crociera e chiave di volta con aquila tirolese, ultimata già agli inizi del Trecento; nel 1367 venne consacrato il coro gotico. All'esterno, entro un tabernacolo cuspidato è conservata una bella statua lapidea del 1342-1347 ca. raffigurante il santo protettore della chiesa, significativa traccia dell'attività locale della bottega renano-palatina (Suckale, 1993).Il convento delle Clarisse, con le due chiese rispettivamente dedicate alla Vergine e a s. Caterina, venne fondato nel 1310 dal duca Ottone e da sua moglie Eufemia. Rimangono scarsi resti (oggi inglobati nel palazzo della Banca Popolare di Merano) dell'abside poligonale di S. Caterina e degli affreschi, eseguiti probabilmente sul finire del Trecento, con notevoli influssi boemi, da maestro Venceslao.A Maia Bassa, poco distante dalla parrocchiale di S. Vigilio, documentata a partire dal 1271, si trova la chiesa di S. Maria del Conforto. Fondata probabilmente nel sec. 12° e citata per la prima volta nel 1211, venne donata nel 1273 all'abbazia cistercense di Stams. Nel 1332 si ricorda la consacrazione di un altare al Corpus Domini e dieci anni più tardi la ricostruzione e l'ampliamento del coro e dell'abside. Danneggiata dall'alluvione del 1372, subì in seguito un radicale intervento di restauro.Di fondamentale importanza sono gli affreschi romanici conservati sull'arco trionfale e sulle pareti a esso adiacenti, scoperti nel 1967. Rappresentano, entro fasce a meandri figurati, scene con il Transito della Vergine e il Compianto degli apostoli, oltre a raffigurazioni di profeti e altri episodi conservati frammentariamente (v. Alto Adige). I due diversi artisti che si riconoscono all'opera sono considerati da Rasmo (1965; 1971) di provenienza orientale e direttamente legati alla cultura bizantina. Alla loro influenza lo studioso fa risalire l'aumentata presenza di influssi bizantini nella pittura romanica di inizio Duecento della Val d'Adige, considerando che il ciclo di S. Maria del Conforto potrebbe essere di poco posteriore al 1204, anno della presa di Costantinopoli da parte dei crociati, con conseguente diaspora verso Occidente. Un'altra ipotesi (Schaffer, 1985; 1986), pur riconoscendo gli innegabili tratti bizantini del ciclo, ritiene non indispensabile considerare di provenienza orientale gli artisti, che avrebbero potuto utilizzare i modelli ampiamente diffusi in Occidente, soprattutto nelle arti suntuarie. In questo caso la datazione dovrebbe attestarsi intorno al 1244.La chiesa conserva anche numerosi affreschi trecenteschi sia nella navata sia sulla parete meridionale esterna. Pur non essendo concepiti secondo cicli omogenei, sono opere di ambiente bolzanino che fanno riferimento - a eccezione di una Crocifissione e di una raffigurazione di S. Cristoforo, in stile lineare - alla pittura di divulgazione postgiottesca del Maestro di S. Urbano, molto attivo in tutta la zona negli ultimi decenni del secolo. Gli affreschi vanno datati intorno al 1380 e quindi messi in relazione con i lavori di risistemazione della chiesa conseguenti all'alluvione del 1372.La città medievale era caratterizzata da un gran numero di dimore e residenze di ministeriali, tra cui quelle dei Planta, Rubein, Labers, Rametz e Katzenstein, ora in gran parte ricostruite e sostanzialmente modificate.Alla torre del castello di Ortenstein venne affiancato, agli inizi del sec. 14°, con scopi esclusivamente militari, un palazzo ora completamente distrutto. Il Castel S. Zeno, all'imbocco della Val Passiria, fu acquistato da Mainardo II nel 1285 e in quell'occasione quasi totalmente ricostruito. L'edificio attuale conserva una cappella articolata su due piani, con due absidi semicircolari di diversa dimensione, riconsacrata nel 1309. Il portale è decorato con sculture a imitazione dei portali lapidei del vicino Castel Tirolo, ma opera di artisti locali di ben più modesta qualità; vi compare, tra l'altro, una delle prime raffigurazioni dell'aquila tirolese.A poca distanza da M. sorge Castel Tirolo, sede dinastica degli omonimi conti. La prima edificazione fortificata si fa risalire tra la fine del sec. 11° e gli inizi del 12°, in un luogo che reca tracce di insediamenti precedenti e di un edificio di culto triabsidato, di epoca carolingia. Seguì quindi un secondo momento costruttivo, datato tramite dendrocronologia al 1138 (Nicolussi, 1995). Conservata la primitiva recinzione poligonale, vennero ricostruiti ex novo palazzo e cappella e fu aggiunta una torre nell'angolo settentrionale del muro di cinta. Verso il 1170 si edificò, a ridosso del tratto orientale delle mura, un lungo edificio rettangolare, la Mushaus, mentre altre modifiche e ampliamenti, quali l'aggiunta di un secondo piano alla cappella, si susseguirono nel corso del 13° secolo. Il castello si orienta, dal punto di vista architettonico, verso i modelli residenziali propri della casa imperiale sveva, di cui i conti di Tirolo erano fedeli seguaci. L'aspetto attuale è in parte condizionato da un restauro ottocentesco.Di particolare importanza sono i due portali di accesso rispettivamente alla c.d. sala dei cavalieri, situata nel corpo principale, e alla cappella, entrambi con ricche decorazioni lapidee. Considerati tradizionalmente come opera unitaria della seconda metà del sec. 12°, sono in realtà appartenenti a tre momenti diversi, dal sec. 11° al 1170 ca., e mostrano tracce evidenti di una modifica del progetto originario, avvenuta in corso d'opera (Seebach, 1995). Il significato iconografico delle singole raffigurazioni, tra cui spiccano figure tipiche di bestiario, non è chiarito. Gli autori si ispirarono stilisticamente alla scultura pavese della prima metà del sec. 12° (S. Michele in Ciel d'Oro) e agli apparati lapidei del duomo di Trento risalenti al periodo del vescovo Altemanno (1124-1147), che con i conti di Tirolo aveva legami di parentela.Entrambi i piani della cappella di Castel Tirolo sono decorati con una serie di dipinti, inseriti entro riquadri singoli, raffiguranti immagini di santi e scene tra le più diffuse dell'iconografia sacra del Trecento tirolese, quali la Crocifissione e l'Adorazione dei Magi, concluse da ricchi apparati decorativi, in particolare negli intradossi delle finestre. Le pitture, eseguite a secco, si debbono a una stessa bottega, probabilmente locale, che dipinse in stile lineare. Vengono datate al 1328-1329 con motivazioni di carattere storicodocumentario (Andergassen, 1995) o, più convincentemente, al 1335-1345 (Kofler-Engl, 1995) in base all'analisi stilistica.La cappella conserva inoltre un monumentale gruppo in legno policromo del 1330 ca., con Cristo crocifisso accompagnato dai dolenti, e un'elegante statua della fine del Trecento, anch'essa in legno policromo, raffigurante S. Pancrazio. Nella finestra meridionale dell'abside, la vetrata dipinta con l'effigie della Madonna risale al terzo decennio del sec. 14° e rappresenta il più antico esempio di pittura su vetro conservato in Tirolo.

Bibl.: C. Stampfer, Geschichte von Meran, der alten Hauptstadt des Landes Tirol, Meran 1889; N. Rasmo, La chiesa di S. Maria del Conforto a Maia Bassa. Note preliminari sui restauri in corso, Cultura atesina 19, 1965, pp. 27-36; id., Affreschi medievali atesini, Milano [1971]; E. Perathoner, Die Geschichte Meran's, Meran 1976; C. Schaffer, Ein neuentdecktes Bild von der Entschlafung Mariens in der Maria-Trost-Kirche in Untermais, Der Schlern 59, 1985, pp. 487-490; id., Weitere Fresken aus dem Marientod-Zyklus der Kirche Maria Trost in Untermais, ivi, 60, 1986, pp. 587-589; N. Rasmo, La pittura del Duecento e del Trecento in Trentino e in Alto Adige, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 93-112; F.H. Hye, Meran-Merano, in Österreichischer Städteatlas. Anhang Südtirol (Italien) Ludwig Boltzmann Institut für Stadtgeschichtsforschung, Wien 1988; J. Weingartner, Die Kunstdenkmäler Südtirols, a cura di M. Hormann-Weingartner, II, Bozen-Innsbruck-Wien 1991⁷ (Wien 1923), pp. 550-611; R. Suckale, Die Hofkunst Kaiser Ludwigs des Bayern, München 1993, pp. 242-243; W. Kofler-Engl, Frühgotische Wandmalerei in Tirol, Bozen 1995, pp. 160-175, 229-232; K. Nicolussi, Dendrocronologia: un nuovo strumento di indagine storica, in Il sogno di un principe. Mainardo II. La nascita del Tirolo, cat., Merano 1995, pp. 74-78; G. Seebach, I portali romanici di Castel Tirolo: esiti di una ricerca sulla loro composizione, ivi, pp. 79-86; L. Andergassen, Le pitture murali della cappella di Castel Tirolo, ivi, pp. 97-102.S. Spada Pintarelli

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