MENIPPO

Enciclopedia Italiana (1934)

MENIPPO (Μένιππος, Menippus)

Goffredo Coppola

Scrittore e filosofo greco del sec. III a. C., nativo di Gadara. Schiavo d'origine, di proprietà di un tal Baton di Sinope, e poi scolaro di Metrocle, frequentò anche il Liceo di Atene e il Craneo in Corinto. Delle sue opere, che ebbero molta rinomanza e resero letterarî motivi di filosofia popolare, non abbiamo più nulla, ma la sua figura di uomo e di scrittore balza, vivace abbastanza, dagli scritti di Luciano, e da quello che di lui racconta Diogene Laerzio. Sentirono l'influenza sua anche il poeta Meleagro di Gadara del sec. I, e l'imperatore Giuliano, e dei Latini conobbero certamente l'opera sua Varrone che scrisse le Satyrae menippeae, Lucilio e certamente anche Orazio. Egli appartiene alla stessa scuola di Bione Boristenita, di Aristone di Ceo e di Telete, e si riattacca alla tradizione di Diogene cinico e di Cratete, che composero opere drammatiche con tendenza filosofica, parodie e componimenti ispirati a burlesca ironia.

La sua Nekyia traeva ispirazione da Omero e da Aristofane (Le rane), la sua Διογένους πρᾶσις fu imitata da Luciano nella Βίων πρᾶσις il suo Symposion, oltre che da Luciano e da Giuliano nel Κρόνια ἤ Συμπόσιον fu imitato anche da Orazio nella satira del banchetto di Nasidieno. Queste e altre opere sue, le Χάριτες in 13 libri, alcune di vera e propria polemica, come i libri Πρὸς τοὺς ϕυσικοὺς καὶ μαϑηματικοὺς καὶ γραμματικούς contro gli studiosi delle cose naturali, della matematica e contro i grammatici, caratterizzano già nel titolo le preferenze di M. per la satira arguta e mordace, e lo avvicinano al più brillante dei suoi imitatori, a Luciano di Samosata. Specialmente l'Icaromenippo di Luciano e i Dialoghi dei morti dello stesso ci fanno immaginare un M. audace derisore dell'umanità, cinico feroce. Sempre Luciano nel Bis accusatus, 33 lo definisce un vero cane temibile, dal morso nascosto (ϕοβερόν τινα ὡς ὰληϑῶς κύνα καὶ τὸ δῆγμα λαϑρίδιον) e lo dice anche κωμῳδῶν καὶ γελωποιῶν. A buon diritto egli può essere definito come il fondatore dello σπουδαιογέλοιον, di quell'umorismo e di quel riso che nascondono una concezione della vita fin troppo seria e malinconica.

Bibl.: R. Helm, Lucian u. M., Lipsia 1906; J. Geffcken, Kynika u. Verwandtes, Heidelberg 1909; R. Heinze, De Horatio Bionis imitat., Bonn 1899.