MENANDRO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

Vedi MENANDRO dell'anno: 1961 - 1995

MENANDRO (v. vol. IV, p. 1013)

M. G. Picozzi

Sono sinora oltre settanta le repliche conosciute dei tipo di ritratto identificato per la prima volta dallo Studniczka con quello del poeta della Commedia Nuova, inquadrabili cronologicamente tra l'età augustea e il tardo-antico. L'identificazione è stata definitivamente confermata attraverso l'iscrizione menanδpoc su un piccolo busto di bronzo, anch'esso replica dallo stesso originale, acquistato dal Paul Getty Museum di Malibu: alcune più antiche testimonianze, come quella della nota imago clipeata iscritta, già a Marbury Hall, e quella fornita dal mosaico di Mitilene, vengono quindi ribadite in modo da non dover essere più messe in dubbio.

L'archetipo era stato posto in relazione già dallo Studniczka con la statua eretta in onore del poeta, poco dopo la sua morte, nel teatro di Dioniso ad Atene, a opera dei figli di Prassitele, Kephisodotos e Timarchos, di cui possediamo la base iscritta: altri studiosi (soprattutto Laurenzi, cfr. vol. IV, p. 1016) avevano preferito datare l'originale, in base a sottili valutazioni stilistiche, nell'ellenismo medio, ritenendolo un ritratto ispirato all'opera più antica dei figli di Prassitele. Un'importante nuova testimonianza potrebbe contribuire in maniera sostanziale alla soluzione del problema cronologico dell'originale: il rinvenimento a Lipari di tre piccole maschere-ritratto fittili di M., che è difficile porre in relazione a un eventuale tipo differente. La riproduzione in piccolo formato nel periodo anteriore alla distruzione di Lipari (252 a.C.) comporta evidentemente una datazione alta per il ritratto, attestandone la già avvenuta diffusione; non tutti gli studiosi tuttavia concordano nell'identificare M. in queste maschere (p.es. Fittschen, 1991, p. 245, nota 6).

Il ritratto che ci è pervenuto in così ampia tradizione deve essere comunque considerato con la massima probabilità l'opera dei figli di Prassitele, dell'inizio del III sec. a.C., in cui si ravvisa una ricezione di caratteri stilistici anche lisippei, se è lecito valutare come più vicine all'originale alcune tra le repliche di impronta meno classicistica.

La testa ritratto apparteneva a una statua seduta (come si può ricostruire dalle dimensioni della base originale giunta sino a noi) eseguita probabilmente in bronzo; si era già tentato di ricomporla associando il ritratto a un tipo di corpo seduto, vestito di chitone e himàtion, conosciuto in più repliche (tra le più note quella del c.d. Marcello nella Stanza dei Filosofi del Museo Capitolino). Questa ricostruzione è stata di recente riproposta e realizzata nell'Università di Gottinga mediante calchi che hanno consentito di valutare l'effetto generale della statua posta sulla sua base (Fittschen, 1987 e 1991): al calco del corpo al Museo Nazionale di Napoli è stato unito quello della replica della testa del Seminario Patriarcale di Venezia, che conserva parte del busto vestito.

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