Mediterraneo

Enciclopedia Dantesca (1970)

Mediterraneo

Adolfo Cecilia

Termine usato per indicare un mare quasi completamente circondato da terre. D. evidentemente aveva ben chiaro il significato del termine, come appare da un passo della Quaestio (31) ove egli opera una netta distinzione tra i mari mediterranei e l'immenso Oceano (v.) che, secondo le dottrine del suo tempo, circondava tutta la gran secca: sed omnia littora, tam ipsius Amphitritis quam marium mediterraneorum, superheminent superficiei contingentis maris, ut patet ad oculum.

D. non nomina mai esplicitamente quello che per antonomasia è il mare M., ma esso è ricordato nella complessa perifrasi di Pd IX 82 ss. (indicativa delle errate conoscenze che nel Medioevo si avevano di questo mare): " La maggior valle in che l'acqua si spanda ", / incominciaro allor le sue parole, / " fuor di quel mar che la terra inghirlanda / tra ' discordanti liti contra 'l sole / tanto sen va, che fa merïdiano / là dove l'orizzonte pria far suole... ". Il maggior avvallamento, cioè il M. (Isidoro Etym. XIII XVI 1 " quod inde magnum appellatur quia cetera maria in conparatione eius minora sunt "), in cui si spande l'acqua dell'Oceano, che circonda tutta la terra emersa, si estende tanto verso est, meglio da ovest a est, che lo stesso cerchio celeste che rappresenta l'orizzonte per la sua estremità occidentale è meridiano per la sua estremità orientale. Si estende cioè per D., il quale esprime conoscenze conformi alle dottrine del suo tempo, per 900 in longitudine, mentre in realtà la sua estensione in tal senso è di 420.

Alcuni autori, come Antonelli e Della Valle, interpretano in altro modo il passo: D. avrebbe inteso dire che, in certe circostanze, agli equinozi cioè, è mezzodì per l'estremo orientale del M. quando è l'alba per l'estremo occidentale. Ma basta pensare alla reciproca posizione di Gerusalemme (v.) e delle Colonne d'Ercole nella geografia dantesca per vanificare tale interpretazione. Né si può accettare l'altra, del Gambera, che estende la maggior valle tanto da includervi, oltre al M., il mar Nero, il mar d'Azov, il mar Caspio, i laghi di Aral e Balhaš.

Le carte sulle quali D. vide il M. e ne derivò le sue descrizioni sono, per il Revelli (Italia 20-21, 24), soprattutto portolani e carte nautiche, per il Casella carte basate sulle descrizioni geografiche di Orosio. Ma, indipendentemente dalla questione, per la quale si rinvia alla voce CARTE GEOGRAFICHE, si deve rilevare che D. conosceva sufficientemente bene il M., le sue fondamentali suddivisioni, le coste che esso bagna, le isole che vi si trovano. Per questi luoghi si rinvia alle singole voci; le citazioni che riguardano il M. in generale sono quelle di If XIV 94-95 ove Creta è posta in mezzo mar, di If XXVI 100-106 ov'è descritto il viaggio di Ulisse attraverso il M., di If XXVIII 82 ove Cipro e Maiorca stanno a indicare tutto il Mediterraneo. Le citazioni di If XXX 18-19, ov'è descritto il ritrovamento del corpo di Polidoro in su la riva / del mar, e di Pd VIII 63 da ove Tronto e Verde in mare sgorga, stanno a indicare alcuni dei mari nei quali è diviso il M., rispettivamente l'Egeo, l'Adriatico, il Tirreno.

Bibl. - G. Antonelli, Ragionamenti sulle dottrine astronomiche della D.C., Firenze 1865; G. Della Valle, Il senso geografico astronomico della D.C., Faenza 1869; G. Antonelli, Studi particolari sulla D.C., Firenze 1871, 29 ss.; P. Gambera, Due nuove note dantesche (I, Sulla scienza cosmologica di D.), in " Atti Accad. Scienze Torino " XXXV (1899-1900), recens. di F. Angelitti, in " Bull. " VIII (1900-1901) 204-205; M. Casella, Questioni di geografia dantesca, in " Studi d. " XII (1927) 76-77; G. Buti-R. Bertagni, Commento astronomico della D.C., Firenze 1966, 28, 162-163.

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