MEDI e MEDIA

Enciclopedia Italiana (1934)

MEDI e MEDIA

Francesco Gabrieli

. La Media è una vasta regione dell'antica Persia nord-occidentale, confinante a O. con la Mesopotamia e l'Armenia, da cui la divide la catena dello Zagros, a N. con l'Armenia stessa (sino all'Arasse), a est col Caspio e il gran deserto di Persia, a sud con la Perside e la Susiana. Il territorio montagnoso corrisponde nel suo nucleo centrale alla regione che i geografi musulmani medievali chiamarono al-Gibāl ("le montagne") e che nell'attuale ripartizione amministrativa della Persia è detto "‛Irāq-i ‛agiamī" (‛Irāq persiano, contrapposto al'Irāq al-‛arabī, il vero e proprio ‛Irāq nella Babilonide), mentre nel concetto più lato del termine antico "Media" rientrano anche le moderne provincie dell'Adharbaigiān, del Gīlān e parte del Kurdistān o Ardalān. Il clima temperato e con rigidi inverni dell'altipiano centrale contrasta con quello umido e malsano dei lidi caspici estranei alla vera e propria Media, e alle fertili pianure racchiuse fra i suoi monti e all'insediamento umano e alle colture si contrappone lo squallore del deserto dell'Ovest (Kävir e Dasht-i Lūṭ) che si spinge a N. sin quasi all'Alburz, con solo la sottile fascia delle antiche regioni di Choarene e Comisene (oggi Qūmis) che collega la Media alla Partica e alle altre regioni della Persia orientale (Khorāsān). Un solo fiume, l'Amardus (Sefīd Rūd) traversa la regione e si getta nel Caspio.

Media è la terra dei Mada (Μῆδοι è forma ionica per Μᾶδοι), stirpe iranica affine, ma, nell'epoca più antica, ben distinta dai Persiani, che almeno dal sec. IX troviamo ivi stanziata, procedente da oriente col flutto migratorio ario, e dominante i resti delle locali stirpi prearie, probabilmente d'origine caucasica, come i Gelae, i Tapuri, i Cadusî, gli Amardi, ecc., conservatisi in età storica nelle provincie settentrionali e caspiche. Dal IX alla metà del sec. VII i Medi sono tributarî dell'impero assiro, di cui subiscono le frequenti scorrerie e spedizioni punitive (spedizioni di Salmanasar II nell'836, di Sargon nel 715). Ma già al tempo di Sargon doveva essere compiuta quell'unificazione delle tribù mede sotto un unico capo, cui Erodoto dà il nome di Deioce (e un capo medo Daiaukku, del resto male identificabile col re di Erodoto, risulta effettivamente deportato da Sargon nel 715 dalla Media in Siria), se anche, come sembra probabile, Deioce non è il primo sovrano medo, è certo la prima personalità storicamente accertabile della storia iranica, non potendosi dare alcun valore alla lista ctesiana conservata da Diodoro, con nove re prima dell'ultimo Astia, e, arbitrariamente da antichi e moderni voluta combinare con quella erodotea. Questa a Deioce (700-647) fa succedere il figlio Fraorte (pers. Fravartis; 647-625), a questo Ciassare (Huvuχšhatara, 625-585), e in ultimo Astiage (Ištuvēgu), con cui nel 550 cessa l'indipendenza dell'impero medo, conglobato e soppiantato da quello persiano di Ciro. La serie dinastica e cronologica di Erodoto, che sino a pochi anni addietro era la nostra unica fonte per la storia dell'impero medo, non può naturalmente essere considerata come storicamente in tutto attendibile, giacché, non fosse altro, non ci dà che quattro nomi di sovrani per riempire un periodo di ben due secoli e mezzo; ma certo è che l'indipendenza dei Medi di fronte agli Assiri, ottenuta praticamente dai successori di Deioce, si mutò ben presto nella controffensiva da parte loro contro Ninive: Fraorte stesso sarebbe caduto in una campagna contro la capitale nemica. Ciassare, dopo un primo tentativo, interrotto da un'invasione scitica, si collegò nel 616 con Nabopolassar di Babilonia e nel 612 conquistò e distrusse Ninive (le date sono state assicurate solo di recente con la scoperta della cronaca babilonese del British Museum). Con la distruzione della potenza assira, l'impero medo si estese largamente verso Occidente, occupando l'Assiria, la Mesopotamia settentrionale, l'Armenia, la Cappadocia. Il trattato del 585, che stabiliva il confine occidentale dell'impero sul fiume Halys, fu negoziato, dopo la famosa eclisse solare predetta da Talete, col concorso del re di Cilicia Siennesi e di Nebucadrezzar di Babilonia, per fermare la preoccupante avanzata meda in Asia Min0re, già prossima ad arrivare, con l'attacco alla Lidia iniziato da Ciassare, sulle rive del Mediterraneo. L'impero medo era arrivato al suo apogeo, e pochi decennî dopo doveva soggiacere alla giovane forza di Ciro di Anzan, trasmettendo agli affini Persiani il compito del grande impero iranico nell'Asia Anteriore.

Con la supremazia persiana i Medi perdono l'autonoma vita politica, ma non già l'influenza etnica e culturale sugli stessi conquistatori. La parte avuta nella storia persiana dalla casta sacerdotale meda dei Magi (appunto nella Media settentrionale la tradizione zoroastriana localizzava il sorgere di quella che diventerà più tardi la religione nazionale iranica), se anche talora in drammatico contrasto con il legittimismo persiano (episodio del falso Smerdi), il rango di capitale conservato al loro centro di Ecbatana e la venerazione di cui godette sempre la città sacra di Rhagae, il cerimoniale medo che, secondo i Greci, i re persiani avrebbero assunto, ci attestano anche qui la perdurante influenza dell'elemento vinto sul vincitore. L'omogeneità della stirpe del resto ne favorì la fusione, che all'epoca della conquista macedone doveva essere già compiuta.

I Persiani divisero la Media in due satrapie: la parte meridionale con Ecbatana e Rhagae (Grande Media) formò nell'ordinamento di Dario la 11ª satrapia; e la parte settentrionale con lo Zagros, l'Assiria e l'Armenia orientale, la 18ª (l'Armenia orientale ne fu più tardi staccata): questa bipartizione restò fondamentale per la storia ulteriore della regione, giacché, dopo la conquista di Alessandro (330) e la divisione dell'impero seguita alla sua morte, la Media superiore fu lasciata al satrapo persiano Atropate, stato già con Alessandro governatore generale di tutta la regione, e fondatore nella parte rimastagli, che da lui prese nome di Atropatene (Adharbaigiān), di una propria dinastia, mentre la "Grande Media" finì col seguire le sorti dell'impero seleucidico. Le due Medie parvero così per alcuni secoli avviate a diverso destino; nell'Atropatene, con capitale Gazaca, regnò una guerriera dinastia iranica, che mantenne la sua indipendenza politica e culturale sinché dovette soggiacere successivamente all'egemonia partica, armeniaca, romana e di nuovo partica; nella Media meridionale invece si diffuse, sotto il dominio seleucidico, la benefica influenza dell'ellenismo, con la fitta colonizzazione di città greche che ancora al tempo di Polibio fiorivano (Rhagae stessa si grecizzò in Europos). Ma questa ellenizzazione non fu durevole; sottratta dapprima politicamente all'orbita ellenistica con gli Arsacidi, che intorno al 150, dopo varî tentativi falliti di governatori e satrapi locali, come Molone e Timarco, la staccavano definitivamente dall'impero seleucidico, la Media insieme con l'Atropatene, finita anche essa sotto i Parti, fu del tutto perduta all'ellenismo nei primi secoli dell'era volgare, con la ripresa politica, religiosa e culturale dell'elemento iranico, culminata con l'avvento dei Sassanidi (226 d. C.). A quell'epoca è più che verosimile che la collana delle Laodicee, Apamee, Alessandrie, cittadelle dell'ellenismo in terra barbara, germogliata sulle tracce del grande Alessandro, fosse ormai del tutto sparita: le due Medie ripresero così nell'Irānshahr la funzione di centri culturali e religiosi iranici (è anzi proprio in epoca sasanide che si accentua, col rifiorire del mazdeismo quale religione di stato, il carattere sacro di Rhagae e dei luoghi santi dell'Adharbaigiān). Quattro secoli dopo, anche la civiltà medopersiana crollava dinnanzi all'invasione araba, e da allora la Media, perduto da un pezzo il suo antico nome, entrava, come la restante Persia, prima nello stato arabo-musulmano dei califfi, poi nelle varie formazioni statali che in esso si succedettero, e la sua storia si confonde con quella di tutta la Persia (v.).

Bibl.: Th. Nöldeke, Aufsätze z. persischen Gesch.; Lipsia 1887, pp. 2-13; F. Justi, in Grundriss d. iran. Phil., II, Strasburgo 1904, pp. 389-390, 406-415; J. V. Prašek, Gesch. der Meder und Perser, I, Gotha 1906. Per il periodo ellenistico: A. v. Gutschmid, Gsch. Irans u. seiner Nachbarländer, Tubinga 1888.