FALK, Max

Enciclopedia Italiana (1932)

FALK, Max

Manfredi GRAVINA

Pubblicista e deputato ungherese, nato a Budapest il 7 ottobre 1828 da famiglia israelita, morto ivi il 10 settembre 1908. Nel 1844 ottenne di collaborare all'Ungar in qualità di critico teatrale. Licenziatosi dal liceo e convertitosi al cristianesimo, s'iscrisse alla facoltà di matematiche dell'Università di Vienna (1847). Collaborò alla Österreichische Zeitung e al Wanderer, quindi a periodici ungheresi. Per le sue tendenze liberali fu imprigionato a Vienna e condannato (1862) a tre mesi di carcere: ma gli fu conferita la nomina a membro corrispondente dell'Accademia delle scienze ungherese (1863). Tre anni dopo fu nominato maestro di lingua ungherese presso l'imperatrice Elisabetta e, in seguito, ebbe la nomina a redattore capo del Pester Lloyd, ove egli spiegò grande abilità nello scrivere fra le righe, appoggiando la politica del conte Andrássy. Eletto deputato nel 1869, fu sempre riconfermato sino alla morte. Liberale in materia di politica interna, il F. si dimostrò conservatore in quella estera, che non voleva influenzata da ripercussioni della prima. Avversario d'ogni forma d'assolutismo, intendeva conservare lo statu quo alla monarchia, e con esso la pace. Propenso a un avvicinamento alla Turchia, si staccò dai partigiani del conte Andrássy, e criticò aspramente l'occupazione della Bosnia-Erzegovina. La sua attività politica può dirsi dedicata a migliorare i rapporti fra Austria e Ungheria e ad ampliare le istituzioni comuni. Lasciò nel 1905 la commissione per gli Affari esteri, e, l'anno successivo, anche il Pester Lloyd. Notevole è, fra i suoi scritti, il volume sulla vita e i tempi del conte Széchen.

Bibl.: E. v. Wertheimer, in Biogr. Jahrbücher, XVIII (1917).

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