PELLICIOLI, Mauro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PELLICIOLI, Mauro

Antonella Gioli*

PELLICIOLI, Mauro (Antonio Mauro). – Nacque a Lonno, frazione di Nembro (provincia di Bergamo), il 15 gennaio 1887 da Pietro e da Margherita Carrara, contadini.

La sua formazione ebbe luogo interamente a Bergamo. Nel 1897 iniziò a frequentare lo studio del pittore Achille Filippini Fantoni; dal 1899 al 1907 frequentò i corsi di decorazione della neonata Scuola d’arte applicata all’industria Andrea Fantoni; tra 1910 e 1912 seguì le lezioni di figura e di nudo tenute da Ponziano Loverini alla Scuola di pittura dell’Accademia Carrara. Lavorò come aiutante del decoratore Francesco Domeneghini, direttore della Scuola, dello scenografo Angelo Rota, del decoratore Fermo Taragni; fondamentale fu l’esperienza presso la bottega dei fratelli Fedele, Franco e Attilio Steffanoni, estrattisti di affreschi figli di Giuseppe e discepoli di Antonio Zanchi, il restauratore prediletto del conte Giovanni Secco Suardo presso cui si era formato Luigi Cavenaghi. La 'discendenza' dalla tradizione bergamasca del restauro divenne parentela reale: nel 1916 Pellicioli sposò Anna Taramelli (1890-1960), sorella di Ester Giuditta moglie di Attilio Steffanoni, da cui avrà le figlie Daisy (1917-1995) e Mary (1921-2009).

Nel 1912 iniziò a esercitare a Bergamo l’attività di restauratore di dipinti: una professione che sarebbe durata fino al 1967 e che lo avrebbe visto intervenire, spesso in contemporanea grazie a uno stuolo di collaboratori, su migliaia di opere di proprietà pubblica, ecclesiastica e privata.

Continuò a coltivare l’interesse per la produzione artistica; frequentò il Circolo artistico di Bergamo nell’ambito del quale nel 1913 fondò con altri la Società degli acquafortisti.

Dopo la prima guerra mondiale, nella quale conseguì due medaglie, riprese l’attività. Nel 1920 la prima campagna: in quattro mesi restaurò 174 dipinti delle chiese della provincia di Bergamo ricoverate per la guerra e quindi da ricollocare.

Nel 1921 strinse a Milano il rapporto decisivo per la sua maturazione professionale: il soprintendente all’Arte medievale e moderna della Lombardia Ettore Modigliani gli affidò i restauri dei dipinti (627 in quattro anni) in vista della riapertura nel 1925 della Pinacoteca di Brera sistemata da Piero Portaluppi. Pellicioli assunse così idealmente il ruolo che era stato di Luigi Cavenaghi, con il quale avrebbe costruito negli anni un dialogo ideale reintervenendo su almeno un centinaio di dipinti trattati dal 'principe dei restauratori'. Nel 1930 ancora Modigliani diede a Pellicioli l’incarico di conservatore tecnico unico della grande mostra londinese «Exhibition of Italian art 1200-1900», da lui curata, che ebbe enorme eco sull’opinione pubblica e sulla stampa. Per Pellicioli aumentò notevolmente il lavoro che svolse tra il suo laboratorio e quello di Brera, dove intervenne anche su dipinti appositamente trasferiti dal Veneto come il Trittico di s. Zeno di Mantegna e la Pala di Castelfranco di Giorgione (1934), il cui restauro, che suscitò una forte polemica sulla stampa, venne accompagnato da pionieristiche radiografie, apertura di Pelliccioli a una diagnostica scientifica sempre però subordinata al sapere manuale.

La fortuna milanese cambiò improvvisamente con la sostituzione nel dicembre 1935 di Modigliani con Gino Chierici. Il nuovo soprintendente privò degli incarichi Pellicioli, che nel 1937 fu costretto a licenziare gran parte della numerosa bottega e ad accettare l’invito a restaurare i dipinti murali di Franz Anton Maulbertsch nella chiesa di Sümeg e altre opere in Ungheria, dove si recò a più riprese con alcuni collaboratori (in particolare Luigi Pigazzini, i fratelli Luciano e Giuseppe Arrigoni).

Ma si trattò solo di una breve battuta d’arresto in una carriera in rapida ascesa.

Dai primi anni Trenta Pellicioli si affermò progressivamente sulla scena veneziana, fin quasi al monopolio, con numerosi restauri per le Gallerie dell’Accademia, per altre raccolte e musei, per le chiese del territorio. L’intensa collaborazione con il soprintendente all’Arte medievale e moderna di Venezia Gino Fogolari e il giovane ispettore Vittorio Moschini portò a numerosi restauri di dipinti della grande pittura veneta del Quattrocento e Cinquecento, tesi al recupero filologico e materiale del testo originale necessario per lo sviluppo storico-critico, e in particolare alla campagna massiccia condotta in vista della «Mostra di Paolo Veronese» del 1939 che in quattro mesi vide il restauro di 51 dipinti e la pulitura generale di tutte le opere da esporre, secondo una prassi che sarebbe continuata nelle mostre del dopoguerra.

Legatosi a Roberto Longhi, consigliere del ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai, in una stretta relazione che sarebbe durata per sempre, insignito del titolo di commendatore (1936), Pellicioli ottenne incarichi di grande importanza. Venne nominato in commissioni ministeriali per la valutazione dei restauri degli affreschi di Maso di Banco in S. Croce a Firenze (1938) e dello stato di conservazione dei cicli della basilica di S. Francesco ad Assisi (1941-42). Gli venne affidato il restauro di grandi cicli murali di valore 'nazionale': la Camera degli sposi di Mantegna a Mantova (1938-41), gli affreschi di Perugino nel Collegio del Cambio a Perugia (1941), le Storie di S. Francesco di Giotto ad Assisi (1943), in parte gli affreschi della cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova (1944).

Coronamento di tale ascesa fu nel novembre 1941 l’assunzione con contratto annuale come restauratore capo dell’appena inaugurato (18 ottobre 1941) Regio Istituto centrale del restauro, fondato da Giuseppe Bottai su elaborazione di Giulio Carlo Argan, Roberto Longhi, e Cesare Brandi che ne era il direttore. Iniziò così un rapporto complesso con l’Istituto, che regolamentava in maniera stringente l’impegno professionale e didattico vietando il lavoro con enti pubblici e sottomettendo a autorizzazione quello con privati. Il contratto venne annualmente rinnovato fino a che nell’ottobre 1946 Pellicioli, per poter attendere ai propri grandi impegni in Veneto e in Lombardia e liberamente accettare commissioni pubbliche e private, chiese di divenire consulente tecnico esterno. In questo ruolo diresse per conto dell’Istituto diversi interventi su affreschi: il consolidamento dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci in S. Maria delle Grazie a Milano (1947-49) condotto da Luigi Pigazzini e alcuni diplomati dell’Istituto; la partecipazione di Pigazzini e Luciano Arrigoni alla campagna di strappi dei martoriati affreschi del Camposanto di Pisa (1947-48) insieme ai toscani Leonetto Tintori e Leone Lorenzetti, anche per una auspicata – ma non raggiunta – unificazione dei metodi tra le due tradizioni lombarda e toscana. L’ormai saltuaria collaborazione di Pellicioli con l’Istituto terminò, oltre che per incompatibilità professionale e personale con Brandi, a seguito della feroce polemica sul restauro che scoppiò nel gennaio 1948 tra il direttore e Longhi.

Pellicioli continuò ad avere come fulcri della sua intensa attività Venezia e Milano.

A Venezia nel maggio 1946 venne nominato membro della Commissione ministeriale per il restauro dei dipinti in vista della loro ricollocazione nelle rispettive Scuole, chiese e, soprattutto, nel nuovo ordinamento delle Gallerie dell’Accademia. Qui Pellicioli svolse per tutti gli anni Cinquanta un’ampia campagna di revisione e restauri di tavole, tele, teleri e cicli sollecitata dalla riesposizione postbellica, da ragioni conservative e di studio storico-artistico, anche in preparazione di mostre monografiche. La campagna si caratterizzò per lo stretto rapporto di Pellicioli con Moschini e Longhi; ricerca su fonti documentarie, letterarie e iconografiche; accurata documentazione fotografica e indagini radiografiche; puliture caute con mantenimento della patina; scoperta di elementi per la ricostruzione delle tecniche e della storia conservativa; interventi sulla scia del 'restauro di rivelazione' tendenti, nella necessaria valutazione dei singoli casi che portò a scelte operative e perfino esiti diversi, al rigoroso recupero filologico del testo originale.

A Milano dal 1946 al 1950 lavorò con il reintegrato Modigliani e poi con la soprintendente alle Gallerie Fernanda Wittgens alla riapertura del Museo Poldi Pezzoli e della Pinacoteca di Brera, allo strappo degli affreschi dell’oratorio di Mocchirolo e loro ricollocazione nella sala fedelmente ricostruita (1949), al recupero dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci che lo rese noto al grande pubblico (1951-53). Il lavoro con la Pinacoteca milanese proseguì intenso sia con restauri su singole importanti opere a cadenza pressoché annuale, come lo Sposalizio della Vergine di Raffaello colpito da un vandalo (1958), sia con campagne sull’intera raccolta, fino alla generale revisione di 493 opere voluta dal soprintendente Gian Alberto Dell’Acqua (dal 1965).

Nel 1960 Pellicioli trasferì il proprio laboratorio a Bergamo, in palazzo Bellosguardo, via Porta Dipinta 29, dove aveva anche l’abitazione.

Abile nel condurre la propria carriera tra committenza pubblica e mercato, Pellicioli lavorò frequentemente per privati con numerosissimi restauri, expertises e perizie per collezionisti, gallerie e antiquari.

Durante l’intensa attività di restauratore non abbandonò la pittura, a cui dedicò nel 1965 la personale presso la galleria La Garitta di Bergamo (poi presentata a Venezia e a Milano) «Mauro Pellicioli pittore mancato!!».

Morì a Bergamo il 2 febbraio 1974.

Formatosi nella grande scuola lombarda del restauro amatoriale tramandato per via pratica all’interno delle botteghe, al cui ricco bagaglio di materiali e tecniche rimase sempre fedele, Pellicioli maturò sul campo e affermò a livello nazionale e internazionale un sapere sostanzialmente empirico e pragmatico ma sostenuto da grandi qualità: personale ma rigoroso metodo di analisi e di studio dei dipinti; sensibilità in particolare per i valori tonali; stretto dialogo con storici dell’arte, direttori di musei, funzionari di soprintendenza per un restauro al servizio della conoscenza critica e storico-artistica; capacità di tradurre rinnovati assetti storiografici, nuove acquisizioni di studi, elaborazioni teoriche della disciplina storico-artistica in modalità di intervento sull’opera; straordinaria abilità e maestria nell’operare. Qualità ed esperienze che non lo misero però al riparo da critiche, accuse e polemiche anche autorevoli.

L’archivio privato di Pellicioli è stato nel 1998 consegnato dagli eredi in deposito gratuito e nel 2018 donato alla Associazione Giovanni Secco Suardo di Lurano (Bergamo). La sua Fototeca (circa 10.500 immagini) è in gran parte conservata da The Getty Research Institute - Photo Archive di Los Angeles.

Fonti e Bibl.: M. Panzeri, La tradizione del restauro a Bergamo tra XIX e XX secolo: M. P., un caso paradigmatico, in Giovanni Secco Suardo. La cultura del restauro tra tutela e conservazione dell’opera d’arte, Atti del Convegno internazionale di studi, Bergamo… 1995, supplemento a Bollettino d’arte, s. 6, 1996, n. 98, pp. 95-113; S. Rinaldi, Il dialogo Longhi-P. per il restauro degli affreschi di Vincenzo Foppa nella cappella Portinari, in Vincenzo Foppa, tecniche d’esecuzione, indagini e restauri, Atti del Seminario internazionale di studi, Brescia… 2001, a cura di M. Capella - I. Gianfranceschi - E. Lucchesi Ragni, Milano 2002, pp. 95-104; Z. Wierdl, Gli affreschi rinascimentali di Esztergom: dai restauri di M. P. agli interventi attuali, in Arte lombarda, n.s., CXXXIX (2003), 3, pp. 177-183; S. Parca, Restauri pittorici a Venezia. M. P. alle Gallerie dell’Accademia (1938 - 1960), in Venezia: la tutela per immagini. Un caso esemplare dagli archivi della Fototeca Nazionale, a cura di P. Callegari - V. Curzi, Bologna 2005, pp. 199-220; S. Rinaldi, Roberto Longhi e la teoria del restauro di Cesare Brandi, in La teoria del restauro nel Novecento da Riegl a Brandi, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Viterbo… 2003, a cura di M. Andaloro, Firenze 2006, pp. 101-115; M. Panzeri, Tra Cavenaghi e P.: restauratori e storici dell’arte in Milano tra Ottocento e Novecento, in Gli uomini e le cose, I, Figure di restauratori e casi di restauro in Italia tra XVIII e XX secolo, Atti del Convegno nazionale di studi, a cura di P. D’Alconzo, Napoli 2007, pp. 409-424; P. Orizio, Primi esiti della ricerca ASRI sull’archivio di M. P., ibid., pp. 425-432; V. Pracchi, Il ’restauratore principe’: M. P., in L’oratorio di Santo Stefano a Lentate sul Seveso. Il restauro, a cura di V. Pracchi, Cinisello Balsamo, 2008, pp. 79-100; S. Rinaldi, Luigi Pigazzini e la tradizione lombarda del restauro pittorico, in V. Merlini - D. Storti, Caravaggio a Milano. La Conversione di Saulo, Milano 2008, pp. 127-135; C. Bon Valsassina, Longhi e Brandi a confronto intorno al restauro e ai restauratori, in Longhi-Brandi divergenze convergenze, Atti dell'Incontro di studio, Firenze… 2008, a cura di M.C. Bandera - G. Basile, Saonara, 2010, pp. 45-110; A. Pacia, Carissimo Ettore, carissimo Gino. Il carteggio Modigliani-Fogolari e il restauro della pala di Giorgione di Castelfranco Veneto (1931-1935), in Atti dell’Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, Classe di scienze morali, lettere ed arti, CLXVIII (2010), 2, pp. 359-428; C. Piva, Quali biografie per i restauratori? Cultura del restauro e problemi di metodo: il "caso" del restauro P. sulla pala di Castelfranco, in La cultura del restauro. Modelli di ricezione per la museologia e la storia dell’arte, a cura di M.B. Failla et al., Roma 2013, pp. 543-554; S. Rinaldi, Memorie al magnetofono. M. P. si racconta a Roberto Longhi, Firenze 2014; M. Cartolari, «A Ca’ Giustinian fu tutto diverso». La mostra di Paolo Veronese a Venezia (1939), in Il capitale culturale. Studies on the value of cultural heritage, 2016, n. 14, monografico: Musei e mostre tra le due guerre, a cura di S. Cecchini - P. Dragoni, pp. 459-502; A. Gioli - S. Rinaldi, L'orgoglio di essere restauratore, in Il Giornale dell'arte, 2018, n. 391, p. 42; M. P. e la cultura del restauro del XX secolo, Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia… 2018, a cura di S. Cecchini - M.B. Failla - F. Giacomini - C. Piva (in corso di pubblicazione). Si vedano inoltre: Associazione Giovanni Secco Suardo per la conservazione ed il restauro dei Beni Culturali - ASRI Archivio storico nazionale e Banca dati dei Restauratori italiani - Archivio Mauro Pellicioli, http://www.associazionegiovanniseccosuardo.it/?q=ARCO_AMP; Fototeca Pellicioli: http://www.getty.edu/research/tools/photo/; Video Associazione Secco Suardo - RRM Restauratori e restauri in museo 2014, Pinacoteca di Brera: Oratorio di Mocchirolo e Trittico di Camerino di Carlo Crivelli, http://www.rrmusei.it/musei-e-opere/pinacoteca-di-brera/ (2 gennaio 2020).

*Voce pubblicata nel 2020

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