MAURIZIO conte di Nassau, dal 1618 principe di Orange

Enciclopedia Italiana (1934)

MAURIZIO conte di Nassau, dal 1618 principe di Orange

Adriano H. Luijdjens

Nacque nel castello di Dillenburg (Germania) il 13 novembre 1567, da Guglielmo I d'Orange e da Anna di Sassonia. Nel 1577 venne nei Paesi Bassi, dove studiò letteratura classica prima e matematica poi. Quando Guglielmo I fu assassinato, il paese si trovò in una situazione assai critica; M. fu nominato primo consigliere del Consiglio di stato, istituito dagli Stati Generali per sostituire nelle provincie liberate Guglielmo.

Nel 1585 all'arrivo di Leycester, il governatore inviato dalla regina Elisabetta, gli stati di Zelanda prima, d'Olanda poi, lo nominarono statolder, capitano-generale e ammiraglio di quelle due provincie e ciò per timore di perdere l'autonomia regionale e di vedere Leycester statolder. Più la sfiducia contro Leycester aumentava, più si estendeva l'autorità di M.; finché, recatosi Leycester alla fine del 1586 in Inghilterra, M. divenne capo di tutto l'esercito. Al suo ritorno Leycester capì di essere inviso e abbandonò le Provincie Unite.

Nel 1590 Oldenbarneveldt riusci a farlo nominare pure statolder di Utrecht, Gheldria e Overijssel. Uomo di guerra, lasciando la politica a Oldenbarneveldt, egli riformò l'esercito col quale ottenne una lunga serie di vittorie (presa con astuzia di Breda, 4 marzo 1590, presa di Zutphen, Deventer, Delfzijl, Hulst e Nimega nel 1591, di Steenwijk e della fortissima Coevorden nel 1592, di Geertruidenburg nel 1593, cioè dopo la morte di Alessandro Farnese, e di Groninga nel 1594). Così in quattro anni di guerra offensiva era raggiunto lo scopo: i Paesi Bassi a nord dei grandi fiumi erano, a eccezione di poche città, liberati dallo Spagnolo. Ancora nel 1595 M. prese Huy per sorpresa; nel 1596 fece una calata fortunosa nel Brabante, vinse nel gennaio 1597 il nemico in una memoranda battaglia presso Turnhout e prese nello stesso anno le città di Rijnberk, Groenloo, Enschedé, Oldenzaal e qualche fortezza minore, liberando la Gheldria, l'Overijssel e Drenthe. Impedita una invasione spagnola nella Gheldria (1599), cominciò un'impresa che avrebbe potuto riunire i Paesi Bassi meridionali all'Olanda. Gli Stati decisero di abbattere il nido di pirati - al servizio prima di Parma, ora degli arciduchi Alberto e Isabella - di Dunkerque, e di tentare la liberazione di Ostenda assediata. Il progetto era di Oldenbarneveldt e M., trovandolo troppo arrischiato, ci si prestò a malincuore. La repubblica allora preparò un potente esercito. Ma l'impresa era mal preparata in quanto non si seppe nulla dei movimenti del nemico; e appena messo l'assedio davanti a Nieuwpoort, l'esercito spagnolo, assai più numeroso, tagliò le comunicazioni col nord all'esercito olandese e lo circondò. La battaglia del 2 luglio 1600 sembrò dapprima finire con la vittoria spagnola: l'esercito olandese si ritirava, ma M., con un coraggio personale straordinario seppe varie volte impedire che la ritirata divenisse fuga e poi, valendosi di un momento d'incertezza del nemico, sferrò un assalto di cavalleria al quale Alberto non resistette. Fu una vittoria brillante: centinaia di bandiere caddero in mano degli Olandesi, 6000 Spagnoli caddero sul campo. M. però non inseguì il nemico in fuga, si rifiutò di continuare l'impresa e a Ostenda imbarcò l'esercito e tornò a Middelburg. Da questa impresa, per quanto brillante rimasta senza conclusione, cominciò il contrasto di vedute tra M. e gli Stati e più ancora tra M. e Oldenbarneveldt.

Incredibili furono gli sforzi compiuti dagli Spagnoli, dal 1601 al 1604, per impossessarsi di Ostenda, e dagli Olandesi per difenderla. Durante l'assedio M. prese Grave, Helmond, Aardenburg, e minacciò perfino Bruxelles. M. in Ambrogio Spinola aveva trovato un avversario degno di lui. Gli Stati riuscirono a far decidere M. a una nuova impresa nella Fiandre per liberare Ostenda; egli prese varie fortezze e mise l'assedio davanti a Sluis, città che aveva danneggiato molto il commercio zelandese. Sluis fu presa, ma prima che M. dopo violente discussioni con gli Stati si decidesse ad andare a Ostenda, quest'ultima cadde nelle mani dello Spinola. Tra gli Stati e M. il dissidio divenne anche più grave. La posizione di "servitore degli Stati" della quale Guglielmo il Taciturno si accontentava, non era fatta per questo militare che ben poco rassomigliava nel carattere a suo padre e molto invece al nonno materno, Maurizio di Sassonia. Oldenbarneveldt e gli Stati credettero meglio non concedergli la sovranità che i suoi amici, i nobili zelandesi, avevano per lui domandata. All'estero M. era considerato monarca.

Inoltre gli Stati desideravano la pace. Dopo la Francia ora anche l'Inghilterra si era riappacificata con la Spagna e di nuovo l'Olanda si trovava sola contro il potente nemico. Per anni M., poco appoggiato finanziariamente dagli Stati, dovette condurre una guerra difensiva che fece con grande maestria contro l'esercito molto più numeroso dello Spinola; ma dal 1607 in poi la stanchezza di ambo le parti cambia la guerra in una guerriglia di poca entità. Dopo lunghissime trattative a L'Aia, si venne il 9 aprile 1609 ad Anversa alla "Tregua dei dodici anni" a cui M., il cugino Guglielmo Luigi e gran parte del popolo erano contrarî. Il popolo orangista accusò Oldenbarneveldt di avere accettato danaro spagnolo per venire a una pace che avrebbe rovinato il commercio e la religione calvinista. La morte di Giovanni Guglielmo di Jülich-Cleve era presagio di una nuova guerra e M. fu subito preso dal grande progetto di Enrico IV di Francia; dopo la morte di quel re egli fu il capo militare, come Oldenbarneveldt era il capo politico, della parte protestante in Europa e prese, a dispetto dell'imperatore, del papa e del re di Spagna, nell'estate 1610 la città di Jülich costringendo l'arciduca Leopoldo d'Asburgo a tornare a Praga. Nel 1614 l'affare di Jülich era regolato.

Il dissidio politico tra M. e Oldenbarneveldt presto venne complicato da divergenze in fatto di religione. Ancora nel 1609 morì Arminius, ma l'arminianismo fece molti proseliti e ottenne la protezione degli Stati d'Olanda e di Oldenbarneveldt. M., poco incline a mischiarsi sia nella politica sia nelle dispute teologiche, fu influenzato dagli avversarî di Oldenbarneveldt al punto da mettersi nel 1617 alla testa dei contro-rimostranti o gomaristi. Cominciò con la forza a reprimere in molte città il partito dei rimostranti: poco capiva dei desiderî dei suoi avversarî in materia teologica, ma capiva bene che essi desideravano una larga autonomia regionale del tutto contraria ai suoi intenti. Il dissidio tra i due grandi capi si venne sempre più complicando, investendo ormai i problemi della struttura intima dello stato: monarchia o repubblica aristocratica; centralizzazione o autonomia regionale; egemonia dell'Olanda, ecc. Dietro a M. stavano gli Stati Generali, le provincie orientali, il popolo minuto anche in Olanda e Zelanda, l'esercito specialmente; dietro a Oldenbarneveldt gli Stati di Olanda e Zelanda, una minoranza negli Stati generali, i commercianti di Amsterdam e la ricca borghesia olandese.

Gli Stati Generali convocarono un sinodo nazionale a Dordrecht. L'Olanda dovette piegarsi a quella misura, ma nella stessa mattina in cui Oldenbarneveldt si recava all'assemblea degli Stati per sottoscrivere il benestare alla convocazione del sinodo venne arrestato a L'Aia in nome di M. Anche Ugo Grozio, Hogerbeets e Ledenberg furono arrestati e cominciò un lungo processo. La condanna venne dopo che il sinodo di Dordrecht aveva condannato la tesi dei rimostranti. Allora si ebbe l'esito del processo nel quale M. stesso aveva avuto grande parte: Grozio fu condannato al carcere perpetuo, e Oldenbarneveldt, il più grande uomo di stato che l'Olanda avesse avuto, fu condannato a morte. L'esecuzione sul Binnenhof del nobile vegliardo (13 maggio 1619) è una macchia infamante sulla figura di M. Il governo fu cambiato; però M. non fece tentativi per diventare sovrano.

Nel 1618, alla morte del fratellastro Filippo Guglielmo, M. era divenuto principe di Orange. Alla fine della Tregua (1621) egli era prematuramente vecchio e malaticcio; nel 1621 divenne statolder anche di Drenthe e Groninga. Un attentato alla sua vita nel 1623 per parte dei figli di Oldenbarneveldt fu scoperto in tempo. Nel marzo 1625 la sua malattia divenne così grave che il fratellastro Federico Enrico lo sostituì; il 23 aprile 1625 M. morì e fu sepolto a Delft presso suo padre. M. ebbe grande influenza sull'arte della guerra (XVIII, p. 71): molti nobili francesi e tedeschi erano nel suo esercito; molti dei capitani che poi si distinsero nella guerra dei Trent'anni uscirono dalla sua scuola.

Le sue lettere in G. Groen van Prinsterer, Archives de la Maison d'Orange, 2ª serie, voll. I e II, Leida 1861.

Bibl.: Oltre i libri generali di storia olandese: G. Groen van Prinsterer, Maurice et Barneveldt, Utrecht 1875; J. L. Motley, A History of the United Netherlands from the death of William the Silent to the Twelve Years' Druce (1584-1609), voll. 4, Londra 1875; J. L. Motley, Life and death of John of Barneveldt, voll. 2, L'Aia 1894; C. M. v. d. Kamp, M. van Nassau, voll. 4, Rotterdam 1843; O. Nutting, The days of prince M., Boston e Chicago 1894.

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