Orsini, Matteo Rosso

Enciclopedia Dantesca (1970)

Orsini, Matteo Rosso

Francesco Frascarelli

Cardinale (Roma 1230 c. - Perugia 1305); figlio di Gentile O. e nipote del cardinale Giovan Gaetano che divenne papa col nome di Niccolò III, compì i suoi studi a Parigi e forse a Bologna. Nel 1262 papa Urbano lo creò cardinale diacono, di Santa Maria in Portico e nell'estate del 1264 l'inviò come legato e rettore del Patrimonio in Tuscia. Fu richiamato a Roma nel 1265 da Clemente IV per partecipare all'organizzazione della spedizione in Italia meridionale, e quindi l'anno successivo intervenne all'incoronazione di Carlo d'Angiò. Appoggiò saldamente l'opera dello zio nei conclavi, sì da poter essere qualificato " creatore di papi " (Morghen): ebbe infatti gran parte nell'elezione di Gregorio X, Innocenzo V, Adriano V, Giovanni XXI, finché il suo partito trionfò con l'ascesa al soglio pontificio di Niccolò III (1277).

Sotto il pontificato dello zio l'O. ebbe grande influenza nel Sacro Collegio, che egli si adoperò di mantener sempre libero dalle pressioni angioine; ma alla morte del papa dovette soccombere alla reazione suscitata dal prepotere della sua Parte e subire l'elezione di Martino IV (1281), apertamente favorevole agli Angiò. Alla morte di Niccolò IV (1292) tentò vanamente di resistere alla fazione filoangioina e votò malvolentieri Celestino V; dopo l'abdicazione di questo, eletto a sua volta papa (1294), rifiutò, sostenendo invece Benedetto Caetani, che divenne così papa Bonifacio VIII. Collaborò con questo attivamente e dopo la sua morte ne difese energicamente la memoria, riuscendo a far trionfare il partito bonifaciano con l'elezione di Benedetto XI (1303). Ebbe parte notevolissima nel conclave di Perugia del 1305 a cui fa riferimento D. nell'epistola ai cardinali italiani; in essa manca tuttavia il minimo accenno all'O., che anche in quella circostanza seppe fronteggiare coraggiosamente gli antibonifaciani. Un'attenta lettura dell'epistola permette di stabilire l'atteggiamento di D. nei riguardi dei due partiti che si fronteggiarono in quel conclave (Ep XI 24-25): sono indicative a tale proposito le critiche sferzanti rivolte soprattutto a quanti direttamente o indirettamente favorirono l'elezione del francese Bertrand de Got. Non c'è dubbio che l'O., pur difendendo l'eredità spirituale di un papa tanto inviso al poeta, dovette tuttavia attrarre le simpatie di D. per la tenacia con la quale rifiutò fino alla morte di sottoscrivere il decreto di elezione di Clemente V, prevedendo e paventando l'esilio avignonese.

Nel 1969 E. Di Poppa Vòlture ha avanzato l'ipotesi che l'O. possa essere colui / che fece per viltate il gran rifiuto (If III 59-60): dell'ascesa al trono di Bonifacio, agli occhi di D. nefasto, fu responsabile immediato il rifiuto suo, non quello di Celestino; inoltre conobbi del v. 59 significa, secondo il Di Poppa Vòlture, " riconobbi ": e D. probabilmente non aveva mai visto di persona Celestino, mentre con ogni probabilità aveva incontrato l'Orsini. Tuttavia, resta che il suo rifiuto, come appare dalla successiva azione dell'O., certo non ignota a D., non poteva esser ritenuto effetto d'ignavia, bensì di adesione alla politica del Caetani. Sicché D. da una parte doveva condannare severamente l'azione dell'O. e dall'altra non poteva non approvare il suo atteggiamento contro Avignone. Pure non facilmente superabile è la circostanza che l'O. nel 1300 era ancora vivo: non mancano, è vero, nell'oltretomba dantesco persone ancor vive nell'anno del viaggio, ma le inclusioni sono sempre strutturalmente giustificate.

Bibl.-R. Morghen, Il cardinale M.R.O. e la politica papale del secolo XIII, in " Arch. Soc. Romana St. Patria " XLVI (1923); E. Dupré Theseider, Roma dal comune di popolo alla signoria pontificia, Bologna 1952; R. Morghen, Il conclave di Perugia e la lettera di D. ai cardinali italiani, in l'Umbria nella storia, nella letteratura, nell'arte, ibid. 1954; E. Di Poppa Vòlture, Per una nuova ipotesi su " il gran rifiuto ", in appendice al vol. Il padre e i figli. D. nei maggiori poeti italiani, Napoli 1970, 259-279.

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