MATERA

Enciclopedia Italiana (1934)

MATERA (A. T., 27-28-29)

Paolo DE GRAZIA
Ernesto PONTIERI
Vincenzo VERGINELLI

Città dell'Italia meridionale, capoluogo, dal 1927, di una delle due provincie della Lucania. Il centro è posto a 401 m. s. m. sulle pendici del monte Igino, assai ripide, ma intercalate da ripiani. In un ripiano si stende l'arteria principale, il Corso, lungo e tortuoso, con abitazioni recenti e civili e i nuovi edifizî per uffifici provinciali. Abitazioni meno recenti sono raggruppate intorno alla cattedrale. All'estremità occidentale della città si apre la vasta piazza Plebiscito. Nella parte inferiore, fino al torrente Gravina, abitazioni numerose, scavate nel calcare tufaceo, prendono i nomi di Sasso Barisano e Sasso Caveoso: alcune hanno in muratura la sola facciata, qualcuna ne manca: sono addossate le une sulle altre, in mezzo a un andirivieni di strade tra i comignoli delle case sottostanti. Nell'insieme costituiscono una caratteristica città semisotterranea. Nei pressi il Castello, che domina la città da una collinetta.

Secondo la numerazione dei fuochi del 1332, la popolazione dì Matera era di poco più di 7000 ab., sempre in aumento fino al 1595, anno in cui avrebbe raggiunto i 17.000 ab.; poi discese, a causa di pestilenze e di terremoti. Nel 1800 si calcolarono 13.000 ab. che aumentarono per tutto il secolo XIX, con lievi arresti dovuti all'emigrazione. Nell'anno 1911, aveva 17.327 ab., nel 1921, 17.906; saliti a 20.243 nel 1931; l'ultimo notevole aumento è dovuto sia all'immigrazione burocratica, dopo l'erezione a capoluogo di provincia, sia all'arresto dell'emigrazione.

È città industriosa con varî opifici; eccellente sfaccettatura di tufo per edilizia; terrecotte e ceramiche. Famosa è la festa della Madonna della Bruna, portata su un carro caratteristico, i cui pezzi poi sono conservati religiosamente. Il territorio (kmq. 388) è adibito all'agricoltura e alla pastorizia. Matera è servita dalla linea ferroviaria Bari-Montalbano Ionico, ed è collegata con autoservizî a Potenza, Tricarico, Bernalda, Stigliano.

Monumenti. - Il monumento più notevole è il duomo, iniziato nei primi del sec. XIII, in grandiose forme romanico-pugliesi, all'esterno quasi intatte. Maestosa l'alta facciata tripartita: su scalinata, un ricco portale con lunetta inchiudente la Madonna col Bambino tra santi. Lesene con archetti ricorrono, oltre che nel centro, anche nel fianco sinistro. A tre ordini di bifore si erge l'alto campanile terminante con brutta aggiunta posteriore. Nell'interno, tutto sfigurato da rifacimenti barocchi settecenteschi, l'armoniosa maestà nativa è conservata dalle belle colonne con fini capitelli. Notevoli un bel dossale in pietra di Altobello Persio da Matera (1539); del medesimo artista in collaborazione di Sannazaro d'Alessano (1534) un grande Presepio in pietra. Di armoniose forme cinquecentesche è l'ultima cappella della navata sinistra con bei rilievi sull'altare. Notevoli un quadro attribuito al polacco Sebastiano Majeski (1632), un piccolo affresco bizantineggiante, il bel coro intagliato da Giovanni Tantino d'Ariano di Puglia (1453), corali finemente miniati e nella sacrestia paramenti sacri dei secoli XVI e XVII. La contigua chiesetta di Santa Maria di Costantinopoli ha bel portale romanico.

La facciata della chiesetta di S. Domenico, con rosone entro arco sostenuto da colonnine sovrapposte - unici avanzi della primitiva costruzione romanica - ripete lo schema della facciata della chiesa di S. Giovanni Battista, che ha un ricco portale (1233) nel fianco destro e una grande finestra absidale, prevalenti fra le sovrastrutture barocche.

Interessanti la chiesetta di S. Pietro Barisano, scavata quasi nella roccia, con campanilettti a finestre gotiche, e la chiesa di S. Agostino (1591) che serba una trecentesca tavola bizantineggiante (la Madonna della Bruna) nella sacrestia, per cui si accede nella chiesa ipogea di S. Guglielmo, decorata di antichi affreschi. Anche innalzata sulla chiesetta ipo'ea dei s. Pietro e Paolo (nella quale sono visibili avanzi di affreschi a più strati e i più antichi del sec. XI) è la chiesa di S. Francesco, rimaneggiata e poi quasi completamehte rifatta in forme barocche negli ultimi del'600. Notevoli nove pannelli - forse di un polittico quattrocentesco - incastrati nella cantoria dell'organo. Il castello a tre torrioni cilindroconici è opera di Giovanni Carlo Tramontano.

Nel museo Ridola prevale il materiale archeologico.

Storia. - L'origine della città è oscura e controversa. I cospicui resti archeologici, preziosissimi per lo studio della paletnologia dell'Italia meridionale, ci dicono che, la località era abitata fin dal paleolitico, probabilmente da Siculi provenienti dal Sud. Sappiamo che il console romano Q. C. Metello riedificò Mateola, in cui abitarono i superstiti abitanti di Metaponto e di Eraclea. Occupata da Pirro e da Annibale, devastata durante la guerra sociale e, più tardi, dai Goti, fu dai Longobardi annessa al ducato di Benevento prima, al principato di Salerno poi. Ludovico II imperatore la ritolse ai Saraceni, che vi erano penetrati dal golfo di Taranto; a sua volta l'imperatore d'Oriente Basilio I il Macedone, consapevole dell'importanza strategica di Matera, la conquistò, vi spedì una colonia di orientali, ne fece una piazzaforte di prim'ordine, onde intorno a essa si travagliarono ulteriormente Atenolfo di Benevento, Ottone II e, a varie riprese, i Saraceni, che, per breve tempo, tornarono a impadronirsene, connivente l'aristocrazia locale, nel 994. Ribellatasi, con le città pugliesi, ai Bizantini, accolse presto i Normanni; nel 1061, Roberto, conte di Montescaglioso, l'assicurava alla sua famiglia, alla quale, ribelle, la strappò re Ruggiero II nel 1133, per rinfeudarla poco dopo. E tra alternative d'infeudamenti e di autonomia, Matera trascorse la sua vita ulteriore. Ricambiò con costante fedeltà e aiuti, durante la guerra d' Otranto, Ferdinando I d'Aragona, che l'aveva risollevata e riscattata. D'allora, le signorie feudali trovarono in essa basi precarie; nel 1514, i Materani uccidevano Giancarlo Tramontano, a cui erano stati assoggettati da Ferdinando II d'Aragona; nel 1578, con 48 mila ducati, si riscattarono dai creditori degli Orsini, loro ultimi feudatari; e nel 1638, versando altri 27 mila ducati nelle casse spagnole, si assicurarono per sempre la demanialità.

Cresciuta frattanto di popolazione, nel 1663 Matera finì di far parte di Terra d'Otranto e fu elevata a capoluogo della Basilicata; e tale restò fin quando Giuseppe Bonaparte non le preferì, con la legge dell'8 agosto 1806, Potenza, in posizione più centrale rispetto alla regione. La depressione economica e le profonde disparità sociali determinarono i torbidi, rivoluzionarî e reazionari, del 1799, e, dopo i moti del Risorgimento, il brigantaggio e le lotte fra i ceti dei "galantuomini" e dei "cafoni".

Bibl.: Sui reperti archeologici, sulla preistoria e protostoria sono fondamentali i lavori del Ridola, Rellini e Patroni; una buona visione sintetica ne dà M. Ebert, Reallexikon der Urgeschichte: s.v. Per i periodi posteriori, vedi F. Festa, Notizie storiche della città di M., Matera 1875; G. Gattini, Note storiche sulla città di M., Napoli 1882. Sui monumenti v.: Ch. Diehl, L'art byzantin dans l'Italie Méridionale, Parigi 1894; V. Di Cicco, in Arte e Storia, XIX (1900), pp. 60-61, 71; E. Berteaux, L'art dans l'Italie Méridionale, Parigi 1904; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927.

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