MATERA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

MATERA

E. Lattanzi

Città della Basilicata, le cui origini risalgono a un insediamento indigeno nella media valle del Bràdano, naturalmente fortificato grazie alla conformazione geomorfologica assolutamente peculiare della gravina entro e ai cui bordi sorse; fu in contatto con la colonia greca di Metaponto almeno dalla metà del VI sec. a.C., come dimostrano i rinvenimenti ceramici delle sue necropoli arcaiche e la documentazione coeva di stipi votive e nuclei abitati, ove sono frequenti anche i rinvenimenti monetali di incusi di Sibari, Crotone, Metaponto. In età preistorica, particolarmente indagata da D. Ridola e U. Rellini, i terrazzi di M. sono frequentati dall'uomo a partire da un momento evoluto del Paleolitico Inferiore; il Neolitico ha lasciato tracce, anche nell'area dell'attuale centro urbano, della presenza di agricoltori, arrivati dalle Murge all'inizio del V millennio. In particolare è documentata l'Età del Bronzo, soprattutto nelle zone più elevate del castello, di Piazza S. Francesco, della cattedrale e di Castelvecchio.

Durante la prima Età del Ferro nuclei abitati sparsi sono individuabili, nel centro storico, sulle alture della Civita e della Madonna de Idris, oltre che a Piazza S. Francesco di Assisi. Lo scarico di ceramiche geometriche arcaiche (predominano le ceramiche geometriche monocrome del VII sec. a.C. con motivi decorativi affini alle ceramiche iapigie dell'area apulo-materana, da Monte Irsi a Gravina di Puglia, a Cozzo Presepe, Incoronata, Borgonuovo e Satyrion) messo in luce nei Sassi, presso il complesso rupestre di S. Nicola dei Greci, documenta la presenza, nelle vicinanze, di un coevo nucleo abitato. Le necropoli dello stesso periodo, sparse nell'area della cattedrale e del Sasso Caveoso, presentano corredi con ceramiche indigene geometriche, associate a coppe d'imitazione di modelli greci importati, fabbricati nel corso del VI sec. a.C. nelle colonie greche. Si segnalano la oinochòe trilobata bronzea con testa leonina all'attacco dell'ansa, da prototipo corinzio (tomba n. 2 della Piazzetta Caveosa, nel Museo D. Ridola) e le numerose coppe ioniche di fabbricazione metapontina.

Nell'ambito del centro storico attuale di M. poche testimonianze, almeno finora, si riferiscono al V sec. a.C., probabilmente a causa del fenomeno, frequentemente notato, di contrazione e impoverimento dei centri, diffuso in tutta la Lucania antica, ma per il IV sec. a.C. i rinvenimenti sono più numerosi e il popolamento più consistente, probabilmente in relazione all'arrivo delle popolazioni lucane.

Risalgono a questo periodo numerose sepolture con corredi ricchi di vasellame di fabbrica apula. Dalla necropoli presso il seminario, vicino alla cattedrale, proviene il collo di un grande cratere apulo decorato con raffigurazione di Trittolemo che porge il dono delle spighe, volando su un carro tirato da serpenti (metà IV sec. a.C.) sul lato principale. Notevole è il complesso coevo della stipe di Timmari, a poca distanza da M., che si riferisce al momento della massima espansione e prosperità dell'omonimo santuario, nella sfera d'influenza tarantina, come Metaponto.

Dopo il IV sec. a.C. si registra nuovamente, nell'area di M., una forte diminuzione delle testimonianze archeologiche. Per l'età romana repubblicana e imperiale i rinvenimenti interessano l'area di Piazza S. Francesco e la zona intorno alla cattedrale. Si segnalano, in particolare, un gruppo di vasi metallici di età imperiale, da M. e località varîe lungo il percorso dell'Appia, databili tra il I e IV sec. d.C., di probabile provenienza campana.

Le necropoli tardo-antiche e alto-medievali hanno restituito corredi composti da oggetti metallici (fibbie di cinture, più raramente eleganti fibule a cavallino, con qualche importazione orientale del VI sec. d.C.).

M. diventa la sede, alla fine del VI sec., di varî funzionari del basilèus e di una guarnigione bizantina. Distrutta almeno tre volte a opera dei Saraceni, tra IX e X sec. fu spesso teatro di combattimenti tra Bizantini e Longobardi (nel 940 e 970 d.C.).

Museo. - L'importante Museo Nazionale D. Ridola, sito nell'ex Convento delle Clarisse, costituito dall'omonimo studioso, senatore del Regno, e donato allo Stato (1911), raccoglie nella sezione preistorica il frutto di scavi e ricerche dello stesso Ridola e di U. Rellini nel Materano, soprattutto nelle Grotte dei Pipistrelli e Funeraria e nei villaggi trincerati di Murgia Timone, Murgecchia e Tirlecchia, nonché da Serra d'Alto. Le sezioni del Materano, della valle del Bràdano e del Basento, dal 1976 ospitano la ricca e vasta documentazione degli scavi Ridola, arricchiti dalle successive ricerche di E. Bracco e dei soprintendenti che si sono succeduti alla direzione del museo, sia nella città sia nelle vicinanze, soprattutto a Timmari e a Montescaglioso.

Dal 1990 il museo ospita anche, tra le nuove acquisizioni, una ricca collezione privata di vasi italioti a figure rosse. I 74 vasi, provenienti da varî centri della Magna Grecia, ognuno di notevole valore artistico e di dimensioni inusitate, documentano le principali officine e i più importanti pittori operanti in Apulia e Lucania dagli ultimi decenni del V fino al IV sec. a.C. (Pittore di Amykos, Pittore di Pisticci, Pittore di Dolone, Pittore di Tarporley e seguaci, Pittore di Licurgo, Pittore di Dario e della sua scuola). La collezione è stata di recente sistemata nei nuovi locali espositivi messi a disposizione del museo nell'ambito del Progetto FIO 1985.

Bibl.: F. P. Volpe, Memorie storiche, profane e religiose della città di Matera, Napoli 1818; G. Gattini, Note storiche sulla città di Matera, Napoli 1882; M. Lacava, Topografia e storia di Metaponto, Napoli 1891, passim', D. Ridola, La paletnologia nel Materano, in BPI, XXVII, 1901, pp. 27-41; id., Le origini di Matera, Roma 1906; E. Bracco, Matera. Rinvenimenti di età varia in località Ospedale Vecchio, in NSc, 1935, pp. 107-124; ead., Matera. Rinvenimento di un sepolcro di età greca nel Sasso Caveoso, ibid., 1936, pp. 84-88; F. G. Lo Porto, Bronzi arcaici e vasi attici inediti del Museo Ridola di Matera, in BdA, LIII, 1968, pp. 110-122; D. Adamesteanu, in Popoli anellenici in Basilicata (cat.), Napoli 1971, pp. 13-14; F. G. Lo Porto, Civiltà indigena e penetrazione greca nella Lucania occidentale, in MonAnt, XLVIII, 1973, pp. 153-244; AA.VV., Il Museo nazionale Ridola di Matera, Matera 1976; E. Lattanzi, L'insediamento indigeno sul pianoro diS. Salvatore (Timman-Matera), in AA.VV., Attività archeologica in Basilicata, 1964-1977. Scritti in onore D. Adamesteanu, Matera 1980, pp. 239-263; ead., L'attività archeologica in Basilicata, in Gli Euba in Occidente. Atti XVIII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1978, Taranto 1984, pp. 323-333; AA.VV., Matera, Piazza S. Francesco d'Assisi. Origine ed evoluzione di uno spazio urbano, Matera 1986; M. G. Canosa, Il Materano, in AA.VV., Siris-Polieion. Fonti letterarie e nuova documentazione areica. Incontro studi, Poliedro 1984, Galatina 1986, pp. 171-182.