MASSONERIA

Enciclopedia Italiana (1934)

MASSONERIA (fr. franc-maçonnerie; sp. masonería; ted. Freimaurerei; ingl. freemasonry)

Alberto Maria Ghisalberti

Associazione segreta, intorno alle origini della quale si vennero intessendo leggende, che attribuivano la paternità dell'istituzione e del simbolismo massonico ai tempi biblici (come lo stesso J. Anderson nella storia premessa a The Constitutions of the Free-Masons, Londra 1723) o ne volevano dimostrare l'ideale discendenza dai pitagorici, dagli esseni, dai seguaci di Zoroastro, dai Caldei, quando non si ricorreva all'antichità cinese o egiziana. Ma questi cercati ricollegamenti con teorie o istituzioni troppo lontane, nelle quali, al più, si poteva riscontrare una comune tendenza al mistero e al simbolismo, non giovano a spiegare le origini massoniche. Come pure non giovano l'affermata filiazione dai templari, la connessione con gli eretici medievali, con le accademie del Rinascimento, con la cosiddetta carta di Colonia (1535), con i rosacroce del sec. XVII, con , l'illuminati: illusoria la discendenza dai primi; spiegabile con il riconoscimento di comuni indirizzi simbolici ed esoterici e di scambievoli influenze l'esistenza di norme e riti simili a quelli massonici negli altri, alcuni dei quali, come gl'illuminati, sorsero quando già la massoneria grandeggiava (1776). Risultati più attendibili hanno dato le ricerche sulla discendenza da precedenti formazioni di massoneria operativa, corporazioni artigiane, specialmente muratorie, dalle quali e nomi e riti sarebbero poi passati al sodalizio speculativo. Anche qui, però, si è andati troppo lontano, affermando filiazioni sicure dai collegia dei Romani, dai maestri comacini e dal compagnonnage medievale, istituzioni di mestiere con proprî ordinamenti e gerarchia, i cui aderenti s'impegnavano a mutuo soccorso ed erano forse vincolati dall'obbligo del segreto sui procedimenti tecnici e forniti di qualche particolare segno di riconoscimento.

Conclusivi ritrovamenti documentarî, le ricerche e gli studî di Klotz, di W. Begemann e di R. F. Gould portano a riconoscere più sicura derivazione dalle associazioni muratorie germaniche e inglesi, dalle quali le logge massoniche avrebbero poi derivato simboli e riti, le Bauhütten e le masons guilds, più particolarmente queste ultime, dalle quali si sviluppò in Inghilterra la massoneria simbolica. Gli statuti di queste organizzazioni, i cui soci erano specialmente addetti alla costruzione di chiese, non riguardavano solo le regole per la tecnica lavorativa, ma comprendevano norme etiche (rispetto a Dio e alla Chiesa, fedeltà al sovrano, obbligo di vita morigerata e di onestà scrupolosa nell'esecuzione dei lavori, ecc.) e imponevano il vincolo del segreto, che superò presto la fase di tutela dei procedimenti tecnici per assumere un più largo significato ritualistico. (Nel Regius Manuscript e nel Cooke Manuscript del sec. XV sono già precisati i doveri morali dei soci accanto alle norme tecniche). Era facoltà di ammettere all'associazione anche elementi estranei all'arte, facoltà che si accrebbe quando, per effetto della Riforma protestante, divenuta meno intensa l'attività edificatrice di chiese e conventi, diminuì il numero dei veri lavoratori. Speciali segni di riconoscimento e il giuramento prestato sulla Bibbia dovevano contribuire a legare i soci, che si riconoscevano fraternamente uguali e già dovevano cercare con qualche orgoglio antiche e illustri origini alla propria istituzione. La sempre più larga ammissione di elementi estranei, il mutamento confessionale imposto dalla Riforma e il nuovo clima spirituale che si venne formando per effetto di questa favorirono la radicale trasformazione di queste logge o nuclei di liberi muratori (già nel Cooke Manuscript si parla di lodge e l'appellativo di free-masons risale certo con significato qualificativo all'epoca della massoneria operativa) da corporazioni di tecnici e di aggregati simpatizzanti in società nelle quali questi ultimi presero di fatto e di diritto la preminenza e il contenuto tecnico cedette il posto al simbolico.

Tale trasformazione può considerarsi compiuta ai primi del Settecento. Fu infatti il 24 giugno 1717, giorno di S. Giovanni, santo patrono dell'associazione, che a Londra si formò con la riunione di non meno di quattro logge operative preesistenti la prima grande loggia simbolica. Furono tra i fondatori il rev. James Anderson, probabilmente iniziato nella loggia operativa di Aberdeen intorno al 1710, primo storico della massoneria, John Theoph. Desaguliers, dottore in filosofia e giurisprudenza, forse iniziato a Londra nel 1715 e più tardi gran maestro (1719-1720), John duca di Montagu, che dal 1721 ne sarà gran maestro, ecc. Solo con il 1722 il pubblico conobbe la società dei liberi muratori come sodalizio speculativo, del quale nel 1723 l'Anderson pubblicò le costituzioni, approvate dalla grande loggia il 25 marzo 1722, mirando a saldare la nuova istituzione alla precedente massoneria operativa. Rapido l'incremento in Inghilterra dell'associazione, specie da quando ebbe a gran maestro il Montagu. Gentiluomini ed ecclesiastici ne accrebbero le file; i principi del sangue non sdegnarono di diventarne gran maestri. Se il fascino del complicato simbolismo e dell'arcano (sebbene non si possa propriamente parlare della massoneria inglese come di una vera società segreta) e certa naturale smania del nuovo e dell'inconsueto possono in parte spiegare il successo mondano dell'istituzione (che rinnovava parzialmente nel New book of Constitutions del 1738 i proprî statuti), per intenderne la diffusione tra la borghesia colta bisogna pensare che il contenuto etico-dottrinale delle costituzioni massoniche era in armonia con le dominanti ideologie dell'illuminismo. Dentro i non troppo rigidi confini di questa most ancient and worshipful Fraternity, che sarà con qualche efficacia definita come la Compagnia di Gesù dell'illuminismo, potevano riconoscersi fratelli quanti in nome della ragione miravano a combattere l'ignoranza e la superstizione. Un cobcetto astratto di libertà e di fratellanza morale e un generico cosmopolitismo ispiravano il riconoscimento dell'universale fraternità, alla quale i massoni dovevano contribuire ravvivando l'amore fraterno tra gli uomini. La ricerca del vero, la professione dell'altruismo e della fratellanza dovevano massimamente giovare a rimuovere quanto poteva impedire l'unità morale del genere umano, che l'ignoranza, il fanatismo, la superstizione avevano guasto e distolto dalla sua meta. Non atea, ché anzi fu dichiaratamente deista, non rivoluzionaria, ché accettò e riconobbe lealmente le leggi dello stato, la massoneria inglese volle affermarsi estranea e superiore alle lotte politiche e al fanatismo religioso. E l'avversione all'ateismo e la professione dell'idea di tolleranza religiosa non implicavano l'obbligo di seguire la religione professata ufficialmente in Inghilterra: la società era aperta ai seguaci di qualsiasi confessione (ma i non cristiani di fatto non vi entrarono che dopo il 1800). Società fraterna, dunque, di mutua assistenza e di illimitata beneficenza alle sue origini, la massoneria, che derivava dalle precedenti organizzazioni operaie gradi e strumenti. Dapprima la distinzione tra gli adepti si limitò a quella di apprendista-compagno (apprentice) e di maestro (master); più tardi il primo grado si sdoppiò (1725) in quelli di apprendista e di compagno (fellow). L'iniziazione assunse sempre più carattere di rito solenne e simbolico: gli antichi strumenti dell'arte muraria, squadra, compasso, cazzuola, ecc., acquistarono anch'essi deciso valore di simbolo.

Larga e immediata la diffusione della massoneria nei territorî della madrepatria britannica: dall'unione delle logge irlandesi, sull'esempio di quelle di Londra, a quella delle scozzesi passano poco più di 10 anni (1725-1736). Nel frattempo la massoneria è penetrata a Gibilterra (1728-29), in India, in America. La prima loggia indiana è quella di Calcutta nel 1730, cui seguiranno le altre, tra cui importanti quelle di Madras (1752) e di Bombay (1758); la prima loggia regolare nell'America Settentrionale è quella di Boston (1733), ma già fino dal 1727 la massoneria veniva accolta in quella regione, e B. Franklin veniva iniziato in una loggia di Filadelfia, che esisteva dal 1730. Nel Canada la massoneria penetrò nel 1740, quando già da cinque anni (1735) era entrata in Africa. Più tarda fu l'introduzione in Australia, che data solo dal 1828.

Nei paesi anglosassoni si restò sostanzialmente fedeli al concetto espresso nelle costituzioni primitive, ai Landmarks del 1722-23, intendendosi la massoneria come un mistico legame fraterno, con usi e costumi ispirati dalla tradizione, un istituto benevolmente tollerato dallo stato e dalla Chiesa, il cui fine è quello dell'elevazione morale e intellettuale degli adepti. Contrasti sorsero tra i seguaci della costituzione del 1723, i Moderns, e i tradizionalisti, rimasti fedeli alle concezioni più antiche, gli Ancients: contrasti che provocarono il grave scisma del 1751, che venne a turbare l'ambiente già scosso da altri contrasti, apparsi fin dal 1743, intorno all'interpretazione da darsi alla massoneria: fratellanza filosofico-religiosa per gli uni, sodalizio occultistico per gli altri, associazione per la fraterna assistenza e per l'elevazione morale degli adepti per i più. Da queste diverse interpretazioni nacquero riti e ordini che ebbero varia importanza e diffusione e condussero essenzialmente a moltiplicazioni di gradi e di sistemi (cavalieri del sacro tempio di Gerusalemme, cavalieri benefici della città santa, "Royal Arch" o muratoria del II tempio di Gerusalemme, "Royal Order of Scotland HaRoDiM of Kilwinning and Knights of RoSY-cRoSS", rito scozzese antico e accettato in 33°, ecc.).

Le logge americane seguirono l'indirizzo inglese ed ebbero notevole sviluppo. Tra gli adepti più famosi sono da ricordare il Franklin, il Washington (nel suo esercito si ebbero vere e proprie logge castrensi) e i più illustri personaggi della lotta per l'indipendenza: J. Madison, A. Hamilton, P. Henry, ecc. Ché nell'America Settentrionale la massoneria cominciò ad assumere, prima che altrove, un certo colorito politico e accolse idee democratiche meno astratte e tendenze apertamente autonomistiche.

Il continente europeo, naturalmente, ricevette la massoneria dall'Inghilterra, ma non la conservò come l'aveva ricevuta, ché i varî paesi l'improntarono e la colorirono delle proprie caratteristiche, della propria indole. E sul continente si alterarono simboli e atteggiamenti, si accrebbero o si modificarono i gradi.

In Francia le tendenze politiche e l'atteggiamento anticlericale prendono subito il sopravvento: il sensismo lockiano e il deismo tolandiano cedono il posto al materialismo e al razionalismo enciclopedistico. La prima loggia francese sembra quella di Dunkerque del 1721. Parigi ne formicolò presto: la Grande Loge risale al 1743, il Grand Orient al 1772. Notevole fu l'apporto della massoneria alla propaganda prerivoluzionaria: gli uomini più significativi della rivoluzione furono massoni e massoniche furono molte concezioni e formule della rivoluzione stessa. Sconvolta nel periodo del Terrore (l'ultimo gran maestro fu Filippo d'Orléans, l'Egalité) la massoneria si organizzò sotto il Direttorio e più nell'età napoleonica, in cui, controllata e asservita da Napoleone, fu comoda istituzione favoreggiatrice dell'impero. Con la Restaurazione ebbe scarsa importanza: maggiore sotto il secondo impero; influentissima e accentuatamente democratica e anticlericale fu con la terza repubblica. La massoneria francese è ormai lontanissima dallo spirito originario dell'istituzione: le questioni politiche e sociali, le preoccupazioni anticlericali hanno preso il sopravvento e la sua potente organizzazione, fatta segno ad appassionati attacchi e a dure critiche da parte specialmente dei partiti di destra, fa sentire il proprio peso in tutta la vita francese.

In Germania, ove la massoneria si compiacque di speculazioni metafisiche e di romantico cosmopolitismo, la prima loggia regolare fu quella di Amburgo (1737), ma è noto come già prima vi fossero formazioni analoghe. Se in Francia furono massoni uomini eminenti d'ogni ceto e d'ogni campo della cultura, da Voltaire a L. Gambetta, da La Fayette a É. Herriot, in Germania, specie nella Prussia federiciana, filosofi e poeti le dettero il proprio nome e le consacrarono opere. Basta pensare al Goethe e al Fichte, autore quest'ultimo di una Philosophie der Maurerei (Berlino 1902; trad. ital. di S. Caramella, Genova 1924).

La prima loggia nei territorî austriaci si ebbe a Praga (1727), cui seguì tra l'altre quella di Vienna del 1742. Giuseppe II finì con il riconoscerla apertamente (decreto 11 dicembre 1785) e non le lesinò la sua benevolenza. Ma in seguito avversata, impedita nel 1792, abolita nel 1797, trovò qualche rifugio in Ungheria.

Negli altri paesi europei la massoneria entrò in vario tempo, o direttamente dall'Inghilterra o per il tramite della Francia: Svezia (1735), Danimarca (1743), Norvegia (1745), Olanda (1731), Belgio (1765), Lussemburgo (1803), Russia (1732), Polonia (1739), Svizzera (1736), Spagna (1728), Portogallo (1735), ecc.

Protetta da sovrani e da uomini di stato, che non sdegnarono di esserne gran maestri, non mancò tuttavia di suscitare sospetti per il suo carattere segreto, sempre più affermatosi sul continente europeo, per particolari atteggiamenti assunti, per dubbî largamente diffusisi sulla sua attività e sui suoi veri fini. E ne nacquero opposizioni (Spagna, Austria, Russia, ecc.) e vere e proprie persecuzioni (Portogallo, 1743), che si accentuarono con la Restaurazione. Sostanzialmente la massoneria non è riuscita a realizzare gl'ideali delle sue costituzioni originarie. Legata allo sviluppo dei singoli paesi, ne seguì le sorti e ne ȧccettò le leggi e le aspirazioni, anche se in contrasto con i suoi fini universalistici e umanitarî. L'impotenza realizzatrice della massoneria in questo campo è stata attestata dalla guerra mondiale: la conclamata solidarietà supernazionale, la fratellanza cosmopolitica non ressero alla prova dei fatti: la massoneria non contò affatto come forza viva e le singole massonerie seguirono le correnti nazionalistiche dei singoli paesi.

Dopo la guerra mondiale l'avversione alla setta, manifestatasi con maggiore o minore intensità in varî paesi anche precedentemente, come reazione alle ideologie democratiche e all'internazionalismo di quella da parte di alcuni, da parte d'altri allo spirito d'intrigo, ha determinato atteggiamenti di recisa opposizione culminati, come recentemente in Germania (1934), in atti di governo. Nel 1928 vi erano nel mondo circa quattro milioni e mezzo di massoni (di cui 3.250.000 in America), oltre circa un milione di massoni non riconosciuti, come i Negro Masons degli Stati Uniti.

Inevitabile e costante l'opposizione della Chiesa, preoccupata dal comodo deismo che forniva la poca vernice per coprire l'indifferentismo religioso o il razionalismo illuministico. Clemente XII condannò la setta con la bolla In eminenti apostolatus specula (28 aprile 1738); Benedetto XIV con la bolla Providas romanorum pontificun (18 maggio 1751); Pio VII con la bolla Ecclesiam a Iesu Christo (13 settembre 1821); Leone XII con la bolla Quo graviora (13 marzo 1825); Pio IX con l'enciclica Qui pluribus (9 novembre 1846) e con l'allocuzione Multiplices inter (2 settembre 1865); Leone XIII con l'enciclica Humanum genus (29 aprile 1884) e la lettera apostolica Praeclara gratulationis (20 giugno 1894).

Per quel che riguarda l'Italia, la massoneria vi si diffuse fino dai primi del Settecento. Pure derivando essa idealmente da quella inglese (gli statuti napoletani del 1750 definivano la massoneria "un composto di cittadini i più benemeriti della religione e dello stato, uniti in benefizio dell'umanità col più stretto legame di virtuosa amicizia, in una sola e ben regolata famiglia"), la vicinanza alla Francia e all'Austria fecero sì che in alcune regioni l'influenza massonica prevalente fosse quella francese, in altre quella germanica. Le vicende posteriori e le affinità culturali accentuarono definitivamente la prima alla fine del Settecento e durante l'Ottocento, allontanando sempre più la massoneria italiana dall'originario modello anglosassone e imprimendole un carattere spiccatamente politico e anticlericale. La prima loggia italiana fu quella di Firenze (1733-38) cui seguì (1735-1737) la loggia "giacobita" di Roma. Altre logge massoniche erano attive in Roma nel 1742, dove, del resto, "lavori" massonici aveva iniziato sino dal 1724 Martino Folkes. Nel 1738-39 l'istituzione dovette penetrare in Savoia, Piemonte e Sardegna (Grande mère-loge nationale de Saint-Jean-des-Mortiers a Chambéry). Nel regno di Napoli deve essersi costituita intorno al 1743: le Costituzioni dei liberi muratori vi furono pubblicate nel 1750. A poco a poco la società dei liberi muratori si diffuse in tutta Italia, colpendo con il suo simbolismo e i suoi riti misteriosi le fantasie. Già nel 1753 C. Goldoni alle logge massoniche alludeva chiaramente in Le donne curiose. Proibita a Napoli nel 1751 e nel 1759 con editti di Carlo di Borbone e di Ferdinando IV, colpita negli altri stati in conseguenza delle condanne papali, non cessò di operare, fatta pur sempre segno alle accuse e alle ironie degli elementi moderati. La bufera rivoluzionaria la stroncò e quando la massoneria rinacque napoleonica fu, come s'è notato per la Francia, diversa dall'antica, se non nelle forme, nello spirito e nelle tendenze. Grande organizzazione parastatale, fiancheggiò l'azione dei rappresentanti di Napoleone in Italia, contribuendo ad addomesticare individui e categorie. Fiaccamente operosa con la Restaurazione, non scomparve mai del tutto e la tesi di una partecipazione assolutamente negativa e irrilevante della massoneria alle lotte del Risorgimento non può essere integralmente accettata. Chi esamini, per es., i processi politici dello stato pontificio troverà come i settarî carbonari sottoposti al tribunale della S. Consulta siano quasi sempre contemporaneamente ascritti alla massoneria, che processanti e giudici molto spesso accomuneranno nel giudizio alla carboneria. La massoneria influì sulla costituzione di altre sette, che ne ereditarono l'organizzazione e certi aspetti esteriori, anche se nel programma pratico se ne allontanarono radicalmente. La cattiva fama della massoneria, troppo legata ai governi e incapace di azioni risolutive, rivoluzionarie, favorì la nascita d'istituzioni certo antitetiche, ma per le quali, per es. per la ricordata carboneria, sarebbe difficile negare l'ideale filiazione dalla setta, che pure nuovi adepti sdegnarono. Più viva si fece l'azione massonica dopo il 1860 con accentuatissimo carattere anticlericale. E da allora la massoneria fu mescolata in un modo o nell'altro a tutte le contese del nuovo regno, attraendo non più per gl'ideali delle sue prime origini, ma per concrete promesse di assistenza pratica e di solidarietà politica, quanti seppero sotto le formule e i riti antichi scorgere le più concrete realtà del presente. E l'umanità vi fu troppo spesso il partito, il vero cercato nelle logge s'identificò con l'interesse politico, la fraternità invocata fu qualche volta non lodevole omertà. Men forte e meno diffusa certo della consorella francese, di questa imitò forme e ingerenze, suscitando reazioni di individui e di partiti, che la ritennero dannosa al costume politico, pericolosa agli interessi nazionali. Il nazionalismo l'avversò apertamente, fiancheggiato da qualche frazione socialista (si ricordi l'atteggiamento esplicito di B. Mussolini); uomini di cultura e di scienza si unirono a invocare la cessazione di un istituto anacronistico e ambiguo; la legge fascista dal 1925 la disciolse.

Bibl.: La bibliografia massonica, pro e contro, è enorme. Larghissime indicazioni (43.317 numeri; con l'appendice circa 45.000) si hanno in A. Wolfstieg, Bibliographie der freimaurerischen Literatur, voll. 3, Burg sul Meno 1911-1913; minore ma utile indice è quello di P. Maruzzi, Opere per una biblioteca massonica. Suggerimenti bibliografici, Roma 1921, con 979 indicazioni. L'opera più recente sulla massoneria e sufficientemente serena, pure nel suo dichiarato carattere massonico, è quella di E. Lennhoff, Die Freimaurer, Vienna 1928 (Del L. vedi anche Hist. des sociétés polit. au XIXe et au XXe siècle, trad. franc., Parigi 1934). Ispirate alla stessa tendenza e ugualmente utili sono quelle di R. F. Gould, The history of Freemasonry, nuova ed., voll. 3, Londra 1913, e A concise history of freemasonry, riveduta e aggiornata da F. J. W. Gowe, Londra 1921, e, per il periodo delle origini, l'altra di W. Begemann, Vorgeschichte und Anfänge der Freimaurerei in England, voll. 2, Berlino 1909-10. Per l'Italia particolarmente vedasi O. Dito, Massoneria, carboneria ed altre società segrete nella storia del Risorgimento ital., Torino-Roma 1905; A. Luzio, La massoneria e il Risorgimento italiano, voll. 2, Bologna 1925; G. Leti, Carboneria e massoneria nel Risorgimento italiano, Genova 1925 (ma le due opere risentono palesemente delle particolari tendenze dei due autori, avverso il Luzio, favorevole il Leti). Utile anche H. Gruber, Mazzini, Freimaurerei und Weltrevolution, Ratisbona 1901 (se ne veda particolarmente, la trad. ital., 2ª ed., Roma 1908).

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