BONTEMPELLI, Massimo

Enciclopedia Italiana (1930)

BONTEMPELLI, Massimo

Umberto BOSCO

È nato a Como nel 1878; per qualche tempo professore, poi giornalista. Le sue prime opere (le principali delle quali sono: Egloghe, Torino 1904; Costanza, tragedia, ivi 1905; Settenari e sonetti, Ancona 1910; Odi, Modena 1910) son quelle di un puro postcarducciano; anche le novelle di questo periodo (Socrate moderno, Torino 1908) non differiscono molto da quelle, ad es., dell'Albertazzi. E come ogni buon carducciano alternò la poesia e la novella con la critica e con l'esercizio del tradurre. La marea futurista lo travolse in pieno, come è dal B. stesso argutamente raccontato in Mio zio non era futurista (La vita intensa, romanzo dei romanzi, Firenze 1920, p. 129 segg.); ma il futurismo, per questo irrequieto scrittore, non rappresentò che un momento di transizione. Il B. è ormai orientato verso un allucinato umorismo, di sapore stranissimo, che deriva da quella che si potrebbe chiamare la drammatizzazione del sofisma. I suoi personaggi non sono uomini, ma le premesse maggiori e minori e le conclusioni di sofismi apparentemente irreprensibili, e derivano da questa loro natura una speciale legnosa inflessibilità. Il tuffare queste proposizioni a cui l'abilità dello scrittore dà apparenza umana, nella moderna vita mediocre e vorticosa, che richiede invece massima adattabilità e versatilità, costituisce il motivo essenziale del migliore B., e dà un tono cosi aspramente esasperato al suo umorismo, che è dubbio se esso possa ancora dirsi tale. Le opere principali, tra le non rifiutate, sono, oltre la già ricordata Vita intensa: Sette savi (Firenze 1912; nuova ed. Milano 1919); Siepe a nordovest (Roma 1919); La vita operosa (Firenze 1921); Viaggi e scoperte (Firenze 1922); La scacchiera davanti allo specchio (Firenze 1922); Eva ultima (Roma 1923); L'eden della tartaruga (Roma 1927); Donna nel sole e altri idilli (Milano 1928); Il figlio di due madri (Roma 1929); Vita e morte di Adria e dei suoi figli (Milano 1930).

Bibl.: R. Serra, Le lettere, Roma 1920, pp. 94-95. G. A. Borgese, Tempo di edificare, Milano 1923, pp. 127-128; A. Tilgher, Ricognizioni, Roma 1924; C. Pavolini, in Italia che scrive, VII (1924), pp. 41-42.

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