MASSIMILIANO II imperatore

Enciclopedia Italiana (1934)

MASSIMILIANO II imperatore

Heinrich Kretschmayr

Nacque a Vienna il 31 luglio 1527, morì ad Augusta il 12 ottobre 1576. Figlio primogenito dell'imperatore Ferdinando I e di Anna dei Jagelloni, entrò nel 1544 al seguito di suo zio l'imperatore Carlo V, nel 1546 prese parte alla guerra della Lega di Smalcalda, nel 1547-48 fu alla dieta di Augusta; dal giugno 1548 al settembre 1550 tenne il governo della Spagna in luogo dell'infante Filippo (poi Filippo II) chiamato dall'imperatore in Germania, il 13 settembre 1548 sposò a Valladolid la figlia primogenita di Carlo V, Maria. La doppia elezione di Filippo a imperatore e di Massimiliano a re di Germania, stabilita per il 9 marzo 1551, e che avrebbe dovuto avere effetto dopo la morte dell'imperatore Ferdinando, non ebbe luogo. Filippo nel 1552 rinunziò alla successione in Germania. I rapporti tra lui e M., il quale dal 1552 in poi risiedette a Vienna dove accoglieva soltanto a malincuore, nella sua corte, Spagnoli accanto a Tedeschi, rimasero sempre tesi, e l'antipatia per la Spagna fu aumentata in M. dalla sua tendenza verso il protestantesimo, manifestatasi in lui fin dalla gioventù e rafforzata dall'influenza del suo maestro Wolfgang Schiefer. Gli sforzi della moglie, rigidamente cattolica, la collera del padre e dello zio per la sua condotta e la lunga scissione che ne risultò tra padre e figlio, non valsero a modificare il suo atteggiamento religioso. Mantenne buone relazioni con i capi politici del protestantesimo, l'elettore Maurizio di Sassonia e, dopo la morte di questo (1553), con l'elettore Augusto. Nell'anno della pace religiosa di Augusta (1555), egli apparve di sentimenti apertamente protestanti. Non si decise tuttavia a mutare di confessione per considerazioni tanto di famiglia quanto politiche, e i dissidî interni del protestantesimo, nonché la scarsa inclinazione dei principi protestanti a intervenire in suo favore contro l'imperatore suo padre, lo ricondussero in seno alla Chiesa. Dopo che nel 1558 Ferdinando ebbe dichiarato a papa Paolo IV che soltanto un suo successore cattolico avrebbe potuto esser preso in considerazione per la corona imperiale, e dopo che nel 1562 fu allontanato dalla corte il predicatore Sebastiano Pfauser, tra padre e figlio si venne a un accordo secondo il quale M., con il consenso del papa, avrebbe potuto comunicare sotto le due specie, ma in compenso avrebbe mandato i suoi due figli Rodolfo e Mattia alla corte di Spagna e non sarebbe uscito dalla chiesa cattolica, al che s'impegnò anche solennemente dinnanzi agli elettori ecclesiastici. In seguito a ciò M. fu eletto e incoronato re di Boemia il 20 settembre 1562, il 28 e 30 novembre re dei Romani, l'8 settembre 1563 re d'Ungheria.

Morto Ferdinando I il 25 giugno 1564, i dominî degli Asburgo furono divisi tra i suoi tre figli in modo che a Massimiliano II toccarono, insieme con l'impero, la Boemia, l'Ungheria e i due arciducati d'Austria, a suo fratello Ferdinando il Tirolo e i Vorlande svevi, all'altro fratello Carlo la Stiria, la Carinzia, la Carniola e il Litorale. Mentre Ferdinando poté sconfiggere facilmente il movimento protestante nel Tirolo con l'aiuto della Controriforma, e l'arciduca Carlo, dopo il suo matrimonio con la cattolicissima Maria di Baviera (1571) - suo padre aveva cercato prima di farlo sposare a Elisabetta d'Inghilterra o a Maria Stuarda - introdusse la Controriforma nei proprî dominî, pure, tra vive opposizioni, M. mantenne nel proprio territorio un atteggiamento conciliante, se anche non sempre chiaro. Di fronte alla Chiesa cattolica egli accentuò l'autorità del potere sovrano, e cercò di raflorzarla istituendo un consiglio preposto ai monasteri. Con i decreti di religione del 18 luglio e del 7 dicembre 1568 diede ai protestanti un regolamento del loro culto, che fece redigere da David Chytraeus, fatto venire da Rostock, e nell'assicurazione di religione del 14 gennaio 1571 concesse ai membri dell'ordine dei signori e dei cavalieri dell'Austria superiore e inferiore il libero esercizio della religione secondo la confessione di Augusta per loro e per i loro soggetti. Tuttavia egli ricusò di sopprimere la "riserva ecclesiastica" della pace di Augusta, secondo la quale un principe ecclesiastico, qualora fosse passato al protestantesimo, perdeva la propria signoria territoriale, la cosiddetta "liberazione", che si aspettava da lui; né volle che i calvinisti fossero compresi nella pace religiosa. Sicché gli toccò lamentarsi che i protestanti lo chiamassero papista e i cattolici luterano. In Boemia, dove oltre a cattolici e protestanti esisteva il partito medio degli utraquisti, divisi a lor volta in tre gruppi, questi poco prima della morte di M., nel 1575, si riunirono nella "confessione boema", la quale tuttavia non fu ammessa che condizionatamente da M., il quale anche qui tenne tra le due confessioni un atteggiamento incerto. In Ungheria lo stesso Ferdinando I aveva evitato, per considerazioni politiche, di procedere bruscamente e si era limitato a ridurre il paese a una dipendenza più stretta istituendo a Vienna uffici centrali specialmente in materia di guerra e di finanze.

Massimiliano II, non senza incontrare resistenze, mantenne questa linea di condotta.

Con Filippo II di Spagna, il quale per mezzo dei suoi diplomatici Luna, Mendoza e Chantonnay riusciva a sorvegliare e a influenzare M., questi non ebbe rapporti molto cordiali. M., che nel luglio 1356 sembra aver chiesto a Carlo V il governo dei Paesi Bassi, disapprovò l'aspra repressione ordinata colà da Filippo, e si oppose specialmente all'invio del duca d'Alba. Ma tutte le sue rimostranze rimasero senza effetto sull'animo ostinato di Filippo. Sotto M. continuarono i tentativi inaugurati da suo padre fin dal 1559, data dell'istituzione dell'amministrazione centrale a Vienna, di unificare gli affari dell'impero con quelli dei dominî ereditarî.

Verso oriente M. cercò, per quanto era possibile, di rimanere in pace con i Turchi, mantenendo lo statu quo del 1541, al qual tempo l'Ungheria con la Transilvania risultava divisa in tre parti: la centrale, con la capitale Ofen, sotto i Turchi; la Transilvania, semiindipendente tra imperatore e sultano sotto la dinastia dei Szápolyai; l'Ungheria occidentale e settentrionale in possesso degli Asburgo. I tentativi di Giovanni Sigismondo Szápolyai di estendersi a nord a spese dell'impero, portarono a nuove lotte con i Turchi, nel corso delle quali Solimano il Magnifico morì il 4 settembre 1566 nell'assedio della fortezza di Seghedino difesa da Niklas Zriny, e che terminarono con la pace di Adrianopoli del 17 febbraio 1568, in cui si stabilì il riconoscimento dello statu quo reciproco e la continuazione del pagamento del tributo annuo alla Turchia da parte dell'Austria. In seguito, con il trattato di Spira del 16 agosto 1570, Giovanni Sigismondo si mise sotto la sovranità imperiale in qualità di principe della Transilvania; ma il tentativo di ricondurre, dopo la sua morte, avvenuta il 14 marzo 1571, il suo territorio all'impero, fallì; allo Szápolyai successe il suo generale Stefano Báthory e a questo, nel 1575, suo figlio Cristoforo. M. durante tutta la vita tenne fede ai patti della pace di Adrianopoli e, ad onta degli inviti del papa, della Spagna e di Venezia, non si lasciò indurre a entrare nella Lega Santa del 1571. Venuto a morte il 7 luglio 1572 il re di Polonia Sigismondo Augusto, ultimo dei Jagelloni e cognato di M., questi volle innalzare al trono di Polonia il proprio figlio Ernesto, ma non riuscì a impedire che in vece sua fosse eletto Enrico di Valois-Angiò, il futuro re di Francia Enrico III. Quando questi, dopo una breve permanenza in Polonia, la lasciò nella primavera del 1574, l'irresolutezza dell'imperatore fece sì che nemmeno questa volta fosse eletto un Asburgo, bensì Stefano Báthory, il 14 dicembre 1575.

M., da un pezzo ammalato, visse ancora fino all'elezione a re di Boemia del suo primogenito Rodolfo. Morì durante le sedute finali della dieta di Augusta, dalla quale, il 22 ottobre 1576, Rodolfo venne eletto anche re dei Romani.

Di bella presenza, amante delle arti e delle scienze, rispettabile per la profondità del sentimento religioso e la dignità della condotta, ma privo di idee chiare e di senso della realtà, e quindi poco sicuro e poco disposto al lavoro ordinato, l'"imperatore enigmatico" è stato variamente giudicato, ora come privo di scrupoli e malfido, ora come illuminato e benevolo. Dalla moglie Maria ebbe 16 figli, di cui otto morti in tenera età; gli altri furono: 1. Anna, regina di Spagna (1549-1580); 2. Rodolfo, imperatore (1552-1612); 3. Ernesto, governatore dell'Austria superiore e inferiore (1553-1595); 4. Elisabetta, regina di Francia (1554-1574); 5. Mattia, imperatore (1557-1619); 6. Massimiliano, gran.: naestro dell'Ordine Teutonico e re eletto di Polonia (1558-1618); 7. Alberto (1559-1621); 8. Margherita (1567-1633).

Bibl.: Le fonti sono indicate in K. e M. Uhlirz, Handbuch der Gesch. Österreichs, I (1927), p. 199. Inoltre M. Koch, Quellen zur Gesch. des Kaisers M. II., voll. 2, Lipsia 1857-61; V. Bibl, Korrespondenz M. s II., in Veröff. d. Kommission f. neuere Gesch. Österreichs, voll. 2, Vienna 1916-21; L. v. Ranke, Über die Zeit Ferdinands I.u. Max II. (in Sämtl. Werke, VII, 3 A, 1888); M. Ritter, Deutsche Gesch. im Z. italter d. Gegenref., I, Stoccarda 1889, in Bibl. deutscher Gesch.; H. Hopfen, M. II. u. d. Kompromiskathol., Monaco 1895; R. Holtzmann, M. II. bis zu seiner Thornbesteigung, Berlino 1903; R. Brüning, M. II. u. Philipp II., Rostock 1903 (diss.); V. Bibl, M. II. d. rätselhafte Kaiser, Dresda 1929. Per la Boemia, B. Bretholz, Neuere Gesch. Böhmens, I, Gotha 1920; id., Geschichte Böhmens u. Mährens, II, Reichenberg 1922. Per il Tirolo, I. Hirn, Erzherzog Ferd. II. von Tirol, 2 voll., Innsbruck 1885-88. Per l'Austria interiore, F. Hurter, Gesch. Kaiser Ferd. II. u. seiner Eltern, I e II, Sciaffusa 1850; e le raccolte di fonti e monogr. di I. Loserth e V. Thiel; oltre a K. e M. Uhlirz, op. cit., pp. 201-208.

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