MASSIMILIANO I imperatore

Enciclopedia Italiana (1934)

MASSIMILIANO I imperatore

Heinrich Kretschmayr

Nacque a Wiener-Neustadt il 22 marzo 1459, morì a Wels il 12 gennaio 1519. Era figlio primogenito dell'imperatore Federico III e di Eleonora di Portogallo: dei suoi quattro fratelli tre morirono in tenera età, la superstite, Cunegonda (1465-1520), andò sposa al duca Alberto IV di Baviera. Destinato fin dai primi anni alle nozze con Maria Bianca, figlia unica di Carlo il Temerario, dalla lotta per l'acquisto dell'eredità borgognona M. derivò quell'ostilità verso la Francia che mantenne fino alla morte. Morto Carlo il Temerario (6 gennaio 1477), Luigi XI di Francia, occupate la Borgogna e la Franca Contea, tentò infatti di costringere Maria Bianca, la quale fin dal 1476 si era fidanzata a M., al matrimonio con suo figlio Carlo; essa però ricusò fermamente, i suoi dominî le rimasero fedeli, e il 19 agosto 1477 ebbero lu0go le nozze con M.

Dal matrimonio nacquero tre figli: Filippo, re di Castiglia (22 giugno 1478-25 settembre 1506) Margherita, che sposò l'infante di Spagna don Giovanni e poi Filiberto di Savoia (i ottobre 1480-i dicembre 1530); Francesco, nato e morto nel 1481. Maria Bianca morì il 27 marzo 1482 di una caduta da cavallo, dopo pochi anni felici di vita coniugale ("Se qui avessimo la pace, staremmo in un giardino di rose" diceva M.).

Ne seguì una guerra aperta con la Francia: la vittoria di M. a Guinegate, il 7 agosto 1479, rimase però senza grande effetto, anche perché la lotta esterna era complicata dai malcontenti delle Fiandre e dei Paesi Bassi. Si giunse all'accordo con il trattato di Arras (1483), secondo il quale la figlia di M., Margherita, avrebbe dovuto esser allevata in Francia per sposare poi il delfino Carlo, portando in dote la Franca Contea, e M. rinunziava alla patria potestà (che riacquistò soltanto nel 1485) sul figlio Filippo. Il i° febbraio 1488 M. fu fatto prigioniero a Bruges dai mercanti fiamminghi, che gli erano ostili, per ragioni di politica commerciale, a causa delle sue buone relazioni con l'Inghilterra. Liberato verso la fine dell'anno da un esercito imperiale, nel 1489 ottenne il riconoscimento da parte delle Fiandre; ma nel 1491, avendo egli sposato per procura Anna, erede del ducato di Bretagna, Carlo VIII, minacciato da questo matrimonio e sospettando in M. l'istigatore delle rivolte nobiliari contro la corona, occupò la Bretagna nella sua qualità di signore feudale della contea e, noncurante del proprio fidanzamento con Margherita, sposò Anna. Il 6 dicembre dello stesso anno rimandò Margherita al padre. Tuttavia M. nella pace di Senlis del 23 maggio 1493 poté riacquistare la Franca Contea e l'Artois, costituendo così all'impero un baluardo contro la Francia.

Durante queste lotte contro la Francia, nelle quali era stato poco o punto appoggiato da suo padre, M. venne eletto e incoronato re dei Romani il 16 febbraio e il 9 aprile 1486; liberato dalla cattività di Bruges si recò in Germania, e tentò dapprima inutilmente di far concludere un accordo tra l'imperatore e il re d'Ungheria Mattia Corvino, il quale aveva conquistato Vienna; ma dopo la morte di Mattia (6 aprile 1490) riconquistò rapidamente i territorî austriaci occupati e alla fine del 1490 penetrò in Ungheria, di cui pretendeva la corona in base al trattato di Ödenburg-Wiener-Neustadt, concluso nel giugno 1463 tra Federico e Mattia. Prese Alba Reale (Székesfehérvar), città dove s'incoronavano i re d'Ungheria; ma dovette finire per contentarsi di rinnovare nella pace di Presburgo del 7 novembre 1491, conclusa con il re di Boemia Ladislao Jagellone che gli Ungheresi avevano eletto a loro re, il trattato del 1463, stabilendosi in questa pace che, qualora Ladislao fosse morto senza discendenti maschi, la casa d'Asburgo gli sarebbe successa nella corona d'Ungheria (e in quella di Boemia). In seguito all'abdicazione di suo zio Sigismondo duca del Tirolo M. acquistò il Tirolo e la regione dei Vorlande svevi, e dopo la morte di suo padre (19 agosto 1493) gli successe sul trono di Germania.

La guerra con la Francia, finita in Borgogna, ricominciò in Italia nel 1494; qui peraltro i due avversarî non sí affrontarono per lo più da soli, ma nel quadro delle alleanze europee. M., che il 9 marzo 1494 aveva sposato Bianca Maria Sforza, nipote di Ludovico il Moro, si unì il 31 marzo 1495 con questo, con il papa AlessandroVI con il re di Napoli, con Ferdinando di Aragona-Spagna e con la repubblica di Venezia contro Carlo VIII, il quale, calato in Italia nell'estate del 1494, era giunto vittoriosamente fino a Napoli. Ma per scendere in campo egli esigeva ingenti aiuti finanziarî, e inoltre a Venezia si diffidava del potente vicino, sicché, quando nell'agosto 1496 egli scese in Italia, lo si impegnò in una spedizione contro Pisa e Livorno, la quale non aveva alcuna probabilità di successo. Così M., essendo per giunta risultato impossibile il viaggio a Roma per l'incoronazione imperiale, non ritrasse dalla sua spedizione in Italia che una diminuzione del proprio prestigio politico. Tre anni più tardi, il 6 aprile 1499, Venezia si unì alla Francia nella lega di Blois per abbattere Ludovico il Moro: al che Massimiliano dovette assistere nella primavera del 1500, senza essere in grado di venire in aiuto allo zio, che fu condotto in Francia prigioniero. Né l'incursione contro la Borgogna né la guerra condotta contro i cantoni svizzeri alleati della Francia (1499) erano stati sufficienti a distogliere la Francia dall'invadere il Milanese: con la pace di Trento del 13 ottobre 1501 M. dovette riconoscere la sovranità francese su quella regione. D'allora in poi la sua politica fu diretta contro Venezia, alla quale egli anelava di far scontare l'atteggiamento preso nel 1496 e la cui espansione in terraferma gli appariva come usurpazione d'un territorio appartenente all'impero germanico, mentre d'altra parte l'egemonia veneta sull'Adriatico gli rendeva impossibile ogni libertà di espansione in quel mare. Non poteva invece riuscirgli sgradita la conquista dell'Italia meridionale, da parte della Spagna (1503-4), dati gli stretti vincoli istituitisi tra le due famiglie regnanti. Sicché il 22 settembre 1504 la Francia, il papa e M., in tre accordi stipulati a Blois, convennero che la terraferma veneta sarebbe stata spartita tra i due re; da quegli accordi sorse poi quattro anni più tardi la lega di Cambrai.

La nuova costituzione dell'impero germanico, data nella dieta di Worms del 1495, il cosiddetto "ordinamento di Wormse", prevedeva l'istituzione di circoscrizioni imperiali, una "pace perpetua", la riunione annua della dieta con diritto di approvazione riguardo alle guerre e alle alleanze intraprese dagli stati dell'impero e dallo stesso imperatore, un tribunale permanente della camera imperiale e un'imposta imperiale comune. Questa costituzione, che significava una limitazione del potere imperiale, venne compiuta, piuttosto che per opera dell'imperatore, contro di lui, il quale rimase in contrasto permanente con gli stati dell'impero e specialmente con gli elettori e con il cancelliere, l'arcivescovo di Magonza, Bertoldo di Henneberg. Nel 1500 egli fu costretto a concedere agli stati, dell'aiuto finanziario dei quali aveva urgente bisogno per le sue imprese guerresche, una partecipazione permanente nella direzione dell'intera politica imperiale, mediante un consiglio presieduto da lui "re in consiglio"; ma nel 1502 il consiglio fu sciolto. Il titolo d'imperatore romano eletto, che M., dopo varî tentativi falliti di recarsi a Roma, assunse nel duomo di Trento il 4 febbraio 1508, con riserva dell'incoronazione per mano del papa, fu un procedimento di ripiego. Secondo le costituzioni imperiali, egli poteva, sì, accampare i proprî diritti di re di Germania, ma non già esercitare validamente l'autorità imperiale. Anche il disegno da lui sempre vagheggiato di una guerra contro i Turchi guidata dalla Germania rimase un sogno. M. dovette consentire nella pace di Basilea del 1499 che la confederazione dei cantoni svizzeri compiesse la propria separazione di fatto, se non pure formale, dall'impero. Tuttavia nelle singole imprese da lui iniziate ottenne parziali successi. Estinta la linea dei conti di Gorizia (14 aprile 1500), in base ai trattati del 1363 venne in possesso della contea di Gorizia, con le annesse signorie e feudi di Pusteria, Carinzia e Friuli, il che lo rese in misura anche più larga di prima limitrofo del territorio di Venezia, con la quale ebbe continue questioni di confini, rinnovatesi anche più tardi. Nella contesa tra la linea palatina e quella bavarese dei Wittelsbach per l'eredità della signoria di Landshut, rimasta vacante il 1° dicembre 1503, M. prese partito per il proprio cognato Alberto IV di Baviera, e guadagnò pertanto nel 1504-5, oltre a territorî e a diritti feudali in Svevia e Palatinato, le località di Kitzbühel e Rattenberg, nonché Kufstein nel Tirolo, da lui personalmente conquistata. Ma il tentativo di creare elettore del Tirolo suo figlio Filippo non gli riuscì. Neppure l'ordinamento amministrativo dei suoi dominî austriaci andò oltre qualche primo accenno, ma costituì peraltro un'efficace preparazione dell'amministrazione centrale austriaca avveratasi più tardi. La più importante innovazione a questo proposito appare essere stato il trasferimento dell'amministrazione dai consigli elettivi, formati dagli Stati, alle commissioni d'impiegati, nominati e stipendiati dal sovrano. In che misura abbiano contribuito alla formazione di questo organismo i modelli forniti dall'amministrazione borgognona-francese, i quali non possono essere sfuggiti a M., nonché antichi ordinamenti tirolesi da lui già trovati in atto nel 1490, è cosa che non è stata ancora chiarita a sufficienza. I provvedimenti più importanti vennero presi negli anni 1496 e 1498, in cui furono costituiti: la camera del tesoro e la camera aulica, il consiglio aulico con funzioni di consiglio di stato e di tribunale supremo, la cancelleria aulica e la cancelleria dell'impero. Sennonché tutti questi uffici, che M. intendeva far funzionare così per i dominî come per l'impero, condussero un'esistenza precaria, e nel 1518 M. dovette consentire a una trasformazione della propria organizzazione in senso di ritorno al sistema feudale, la quale tuttavia non fu compiuta. Soltanto suo nipote, l'arciduca infante Ferdinando, con l'"ordinanza aulica" del capodanno 1527, realizzò l'accentramento amministrativo dell'Austria.

Come in Germania, così anche in Italia i successi di M. furono scarsi; e, per converso, la parte intensamente presa nelle lotte che colà si svolgevano gl'impedì di intervenire efficacemente tanto a occidente, in Borgogna e nei Paesi Bassi, quanto a oriente, in difesa dei cavalieri teutonici e nella guerra contro i Turchi. La sua politica antiveneta, preannunziata dai trattati di Blois del 1504, si accentuò anche maggiormente in seguito. La ripetuta opposizione al viaggio dell'imperatore a Roma, progettato fin dal 1506, opposizione costituita principalmente da Venezia, la quale, temendo che egli si stanziasse stabilmente nella terraferma, gli ricusò il passaggio, condussero nel 1508 a una guerra di M. con Venezia, combattutasi in Istria, nel Cadore e nel Friuli e assai mal condotta dalle milizie di M., il quale, nettamente sconfitto dalle truppe di Venezia guidate dall'Alviano, perdette per sempre Pordenone e temporaneameme Gorizia, Trieste e l'Istria. Tanto più di buon grado, quindi, egli aderì alla lega di Cambrai stretta il 10 dicembre 1508 tra Francia, Spagna e papa Giulio II contro Venezia, ottenendo la promessa della restituzione dei territorî perduti e l'acquisto della maggior parte della terraferma veneta. La guerra ineguale fu perduta da Venezia, contro l'esercito di Luigi XII di Francia nella battaglia di Agnadello del 14 maggio 1509, e l'imperatore poté acquistare, senza alcun sacrificio ma anche senza durevoli vantaggi, Verona, Vicenza e Padova; quest'ultima anzi fu perduta fino dal 17 agosto, e l'assedio da M. postole dovette esser tolto il 2 ottobre, costandogli tutta la sua reputazione militare. Il 15 febtiraio 1510 Venezia e il papa si allearono contro la Francia e l'imperatore, che Giulio II chiamava "fanciullino ignudo", e nell'ottobre 1511 anche la Spagna si unì a Venezia nella Lega Santa. Venezia riconquistò quasi tutta la terraferma, e nel 1512 M. finì per entrare anch'egli nella lega contro la Francia, ma già nel marzo 1513 Venezia, della quale M. diffidava continuamente la Francia si allearono nuovamente a Blois; M., alleato anche con l'Inghilterra contro la Francia, batté questa il 17 aprile 1513 ancora a Guinegate in Fiandra, i suoi lanzi si accamparono in faccia alle lagune e il Friuli fu preso e riperduto più volte tra il 1513 e il 1514. Finalmente la grande vittoria di Francesco I a Marignano il 13-14 settembre 1515 decise la guerra in favore della Francia, che conquistò il Milanese, e un'ultima guerra condotta da Massimiliano nel 1516 non ebbe successo. Tra la stanchezza generale, il nipote di M., Carlo, dal 1515 reggente dei Paesi Bassi e dal 23 gennaio 1516 re di Spagna, e Framesco I conclusero il trattato di Noyon (13 agosto 1516), al quale l'imperaiore aderì con il trattato di Bruxelles del 3 dicembre, restituendo Verona a Venezia, dopo diciotto anni di possesso, o ottenendo, modesto compenso per una guerra lunga e gravosa, Riva, i vicariati dí Ala, Avio, Mori, Brentonico, le località di Nago e di Torbole, territorî di Covelo e dell'Ampezzano e alcuni posti di confine nel Friuli.

In confronto agli insuccessi patiti nelle sue imprese di politica militare, straordinariamente fortunata fu la politica dinastica di M. Il matrimonio da lui combinato di sua figlia Margherita con don Giovanni, figlio di Ferdinando di Aragona e d'Isabella di Castiglia ed erede del trono di Spagna, fu spezzato poco dopo il suo compimento, dall'improvvisa morte di don Giovanni (3 aprile-2 ottobre 1497); e venuti anche a morire Isabella, figlia primogenita di Ferdinando e d'Isabella e moglie di Carlo Emanuele di Portogallo (1498), nonché il di lei figlioletto Michele (1500), la successione della corona di Spagna e dei dominî annessi venne assicurata al figlio di M., Filippo, in qualità di marito (dal 21 ottobre 1496) di Giovanna, terzogenita di Ferdinando e d'Isabella. Morto anche Filippo il 26 settembre 1506, la sua eredità passò ai suoi due figli Carlo (nato il 24 febbraio 1500) e Ferdinando (nato il 10 marzo 1503), e segnatamente la corona di Spagna a Carlo, il quale, secondo il trattato di Blois (non mantenuto poi dalla Francia), era stato fidanzato a Claudia, figlia di Carlo VIII di Francia, e che il nonno pensò di sposare a una principessa inglese, Margherita o Maria figlia di Enrico VII; ciò tuttavia non gli riuscì, come non gli riuscì di dare in moglie allo stesso Enrico VII la fidia Margherita, rimasta vedov dopo le seconde nozze (1501-1504) con Filiberto II di Savoia, e alla quale M. andò la tutela del piccolo Carlo.

Mentre in tal modo il dominio assicurato in occidente alla casa degli Asburgo assumeva proporzioni mondiali, anche a oriente si aprivano ampie speranze. Durante la propria vita M. non perdette di vista il pericolo che da parte degli Ottomani minacciava l'Occidente, e senza dubbio la condotta d'una crociata contro di essi dovette apparirgli desiderabile e da essa egli si ripromise l'agevolazione dell'unione dei suoi dominî ereditarî d'Austria con la Boemia e l'Ungheria, unione già preparata dai trattati del 1463 e del 1491. È certo segno di quanto lungi si spingesse il suo sguardo il fatto che egli abbia sostenuto, almeno temporaneamente, l'Ordine teutonico contro il re Sigismondo di Boemia, lasciandolo peraltro in asso dopo stipvlati i trattaii di successione del 1515, e che, contro Mattia Corvino e poi contro la Polonia, abbia ricercato l'appoggio della Russia moscovita e non abbia mai interrotto le relazioni amichevoli con essa. Ma il suo scopo principale era l'unione dell'Austria, Boemia, Ungheria. Fu per lui una circostanza fortunata che il re di Boemia e di Ungheria, Ladislao II Jagellone, per venire a capo della violenta opposizione della nobiltà ungherese, si decidesse ad accordarsi con la casa di Asburgo, in contrasto con la quale era stato innalzato al trono. Avendo il trattato del 1491 perduto notevolmente d'importanza in seguito alla nascita (2 luglio 1506) del figlio di Ladislao, poi re Luigi II, M., dopo lunghe trattative condotte a Presburgo dal suo cancelliere Matteo Lang, concluse a Vienna nell'estate del 1515 un nuovo accordo tra gli Asburgo e i Jagellonidi, in seguito al quale Luigi, figlio di Ladislao, veniva fidanzato a Maria, sorella minore di Carlo e Ferdinando (nata il 17 settembre 1505), e Anna, figlia di Ladislao, veniva promessa a M. in qualità di rappresentante d'uno dei suoi due nipoti (sposò poi, nel 1521, Ferdinando); Luigi era adottato come figlio da M., rimanendo immutati i diritti ereditarî di Carlo e Ferdinando, e nominato vicario generale dell'impero. L'unione dei tre paesi danubiani era così preordinata in debita forma. Mentre preparava l'elezione di Carlo a re di Germania, non riuscitagli nella dieta di Augusta del 1518 in seguito a manovre francesi, M. morì il 12 gennaio 1519.

M. era uomo di vivace ingegno, di maniere amabili, di grande eloquenza e di segnalate attitudini agli esercizî fisici, aperto alle idee moderne, protettore di dotti e di artisti. Egli stesso scrisse di strategia, di giardinaggio, di caccia e d'architettura; la parte da lui presa al grande rivolgimento della tecnica delle armi "dalla corazza al moschetto", è bene espresso dagli epiteti conferitigli di "ultimo dei cavalieri" e di "padre dei lanzi e dell'artiglieria". La sua terra di elezione, il Tirolo, ha serbato fino ai nostri giorni la memoria delle sue imprese di gran cacciatore (storia della Martinswand). Aveva comprensione di questioni economiche, promosse lo sfruttamento delle miniere nel Tirolo e in generale quello dell'industria e del commercio nei suoi dominî ereditarî, migliorò il traffico introducendo servizî stabili di posta, affidati nel 1489 a Giovanni Tasso (Dax, Taxis) di Bergamo. È in gran parte merito dell'imperatore se l'umanesimo penetrò a Vienna prima che in ogni altra università tedesca. All'università di Vienna chiamò lo storico Giovanni Spiessheimer (Cuspiniano) e il poeta Corrado Pickel (Celtes), il quale ricevette da lui cospicui sussidî di viaggio per una Germania illustrata che avrebbe dovuto scrivere. Ebbe amichevole consuetudine con i dotti consiglieri di Norimberga e Augusta Willibald Pirckheimer e Corrado Peutinger. Diede abbondanti commissioni ad artisti, per lo più, a dir vero, a esaltazione della propria persona e della propria casa, a cui sono dedicate le serie di illustrazioni di Hans Burgkmair e di Leonhard Beck, Genealogie, Ehrenpforte e Triumphrug, le scene di tornei del Freydal e i racconti, ispirati e in parte abbozzati da lui, Neisskunig in prosa (stampato nel 1775) e Tenerdank in versi (stampato nel 1517). Alle illustrazioni collaborò anche Alberto Dürer, il quale, insieme con Luca Cranach ed altri, decorò di disegni marginali il libro d'ore dell'imperatore e nel 1518 disegnò l'abbozzo di un suo ritratto, che gli servì di modello per altre rappresentazioni di lui. Da M. gli umanisti si aspettavano una rinascita nazionale della Germania, e nelle sue lotte contro la Francia e anche contro la Polonia non mancò, nonostante tutte le considerazioni di politica dinastica, un'intonazione nazionale tedesca. Ancor vivo, egli era già una figura popolare. Le statue e il sepolcro (finito solo nel 1584) da lui fatti erigere per sé e per la moglie nella Hofkirche della sua città prediletta di Innsbruck (in reàltà egli è sepolto nella chiesa di S. Giorgio a Wiener-Neustadt) ricordano alla posterità il suo amore per l'arte. Figura "tra due epoche", egli appare tuttavia piuttosto un signore del Medioevo che un principe del Rinascimento.

Bibl.: Ricco elenco di fonti e di opere biografiche in K. e M. Uhlirz, Handbuch der Gesch. Österreichs, I (1927), pp. 166-182. Ancora fondamentale H. Ulmann, Kaiser Maximilian I., voll. 2, Stoccarda 1884-91; A. Huber, Gesch. Österreichs, III, Gotha 1888; E. Heyck, Kaiser M. I., Bielefeld-Lipsia 1898; M. Jansen, Kaiser M. I., Monaco 1905; K. Kaser, Deutsche Geschichte M.s I., in Bibliothek deutscher Gesch., Stoccarda 1912; A. Walther, Die neuere Beurteilung Kaiser M. s. I., Innsbruck 1912. La ricca bibliografia sull'ordinamento amministrativo in Uhlirz, Handbuch, pp. 178-180. Sulle lotte con Venezia: H. Kretschmayr, Gesch. von Venedig, II, Gotha 1920. Sulla sua azione culturale: I. Strobl, Studien über die literarische Tätigkeit Kaiser M.s, Vienna 1913; L. Baldass, Der Künstlerkreis Kaiser M. s. I., ivi 1923.

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