MASSIMIANO ERCULIO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

MASSIMIANO ERCULIO (Gaius Aurelius Valerius Maximianus)

F. Panvini Rosati

Imperatore romano, nato presso Sirmium in Pannonia.

La data di nascita è incerta ma si può supporre che avesse quaranta o quarantacinque anni quando salì al potere. Fece la sua carriera militare sotto Aureliano e Probo; proclamato Augusto da Diocleziano, probabilmente il 1° aprile 286, ebbe il governo della parte occidentale dell'Impero, che conservò intera fino al 293, quando, nella nuova divisione, la Gallia e la Britannia furono assegnate al Cesare Costanzo Cloro. Nel 305, dopo la celebrazione dei vicennalia, abdicò a Mediolanum e si ritirò in Lucania; nel febbraio 307 riprese la porpora, ma nel convegno di Carnuntum fu persuaso da Diocleziano ad abdicare di nuovo. Venuto in contrasto con il figlio Massenzio si rifugiò in Gallia presso Costantino, suo genero. Ma avendo tramato contro di lui, fu arrestato a Marsiglia e poco dopo ucciso (310). Secondo l'autore dell'Epitome de Gaesaribus (xi, 10) morì all'età di sessant'anni.

Gli autori antichi mettono in risalto il suo carattere rozzo e la sua feroce brutalità (Eutr., x, 2; Ioh. Antioch., fr., 166 = Fragm. Hist. Gr., iv, 602), rivelata anche dai tratti del volto (Eutr., ix, 27: asperitatem suam etiam vultus horrore significans). In contrasto invece sono le più tarde indicazioni di Malalas (xii, p. 311, 6) che ce ne dà un ritratto piuttosto idealizzato, attribuendogli capelli lisci, barba piena, carnagione scura, bel naso e begli occhi.

Riguardo alle monete, per il fenomeno dello scambio di effigie, praticato largamente tra i tetrarchi, sono da prendere in considerazione solo i pezzi battuti nelle zecche occidentali dell'Impero, in quella parte cioè sotto il diretto governo di M. e poi del suo Cesare Costanzo Cloro. Da essi risulta un ritratto dalla fronte bassa e rugosa, il naso ricurvo e schiacciato alla base, gli occhi rotondi, il mento forte e prominente, le guance ricoperte da un collare di barba che incornicia tutto il volto, il collo forte e massiccio. Un'effigie più idealizzata appare invece su alcuni medaglioni di bronzo (F. Gnecchi, I Medaglioni romani, ii, tav. 126, 7 e 127, 9) sui quali la testa di M., ricoperta dalla pelle leonina, mostra più attenuate le sue caratteristiche deformità.

Ammiano ricorda (xxv, 10, 2) una statua di M. esistente in vestibulo regiae in Antiochia; dopo la sua morte molte statue furono probabilmente abbattute (cfr. Lact., De mort. pers., 42).

M. è rappresentato nel gruppo in porfido esistente a Venezia. L'opera è da riferire alla prima tetrarchia. Un gruppo simile, di minori dimensioni, si trova nella Biblioteca Vaticana. Entrambi i gruppi furono lavorati probabilmente in Egitto e si debbono datare tra gli ultimi anni del III sec. e i primi del IV d. C. Per l'età più anziana di Diocleziano, il gruppo romano è forse più tardo di quello veneziano e potrebbe riferirsi alla celebrazione dei vicennali di questo imperatore. Dal punto di vista iconografico non vi è una netta differenziazione tra i volti di ogni coppia.

Un altro ritratto di M. è stato riconosciuto in un'erma di Salona, databile intorno al 300, che mostra i tratti fisionomici del volto più individualizzati. M. figura anche nei rilievi dell'arco di Galerio a Salonicco, dove però i tratti del viso sono quasi cancellati e il volto appare sbarbato. Assai incerto il riconoscimento di M. nei mosaici della villa di Piazza Armerina (v.).

M. è rappresentato insieme a Diocleziano in una gemma conservata a Dumbarton Oaks. La presenza di una iscrizione permette di identificare M. nel busto a sinistra nel quale non è lecito peraltro riconoscere precisi caratteri fisionomici che permettano di individualizzare il personaggio.

Bibl.: Costa, in Diz., II, c. 1793 ss., s. v. Diocletianus; W. Ensslin, in Pauly-Wissowa, XIV, 1928, c. 2486 ss.; J. J. Bernoulli, Röm. Ik., II, 3, pp. 197 ss.; K. F. Kinch, L'arc de triomphe de Salonique, Parigi 1890, p. 24, tav. VI; H. P. L'Orange, Die Bildnisse der Tetrarchen, in Acta Archeologica, 1931, pp. 29 ss.; R. Delbrück, Antike Porphyrwerke, Berlino 1932, pp. 84 ss.; H. P. L'Orange, Studien zur Geschichte des spätant. Kaiserporträts, Oslo 1933, pp. 16 ss., 102, tavv. 32 e 34. Monete: H. Cohen, Monn. Emp., VI, pp. 484 ss.; J. Maurice, Numismatique Constantinienne, I, Parigi 1908, pp. 3 ss.; 28 ss.; H. Mattingly-E. A. Sydneham, The Roman Imperial Coinage, V, 2, Londra 1933, pp. 260 ss.; G. Castelfranco, L'arte della moneta nel tardo Impero, in La Critica d'Arte, 1937, pp. 11 ss.; J. Babelon, Le portrait dans l'antiquité d'après les monnaies, II ediz., Parigi 1950, pp. 143 ss. Per la gemma di Dumbarton Oaks: G. M. A. Richter, Catalogue of Greek and Roman Antiquities in the Dumbarton Oaks Collection, Cambridge Mass. 1957, p. 15, n. 11.