MARONITI

Enciclopedia Italiana (1934)

MARONITI

Giuseppe Ricciotti

. Sono i membri della comunità civile cattolica, abitanti la regione del Libano nella Palestina settentrionale e dipendenti ecclesiasticamente dal patriarcato d'Antiochia (v.).

Il loro nome viene da quello di un anacoreta, S. Marone, morto ai principî del sec. V, e sulla cui tomba ad Apamea (Qal‛at al-Mudīq), presso le sorgenti dell'Oronte, era sorto un monastero. Questo divenne ben presto un centro di vita religiosa per tutta la regione; i suoi numerosi monaci presero decisa posizione contro gli eretici monofisiti (eutichiani) durante il sec. VI, subendone gravi rappresaglie: si ha notizia di 350 monaci uccisi dai monofisiti. Alla conquista araba della regione (636) molti cattolici fuggirono nei dominî di Bisanzio, e fra essi fu il patriarca di Antiochia, il cui seggio restò vacante per una quarantina d'anni al principio del sec. VIII. Allora i monaci maroniti, con i molti profughi che avevano trovato ricetto presso di loro, si organizzarono separatamente, nel campo ecclesiastico erigendo un patriarcato a sé, e nel campo civile facendosi riconoscere come comunità separata dal califfo Marwān II (744-748).

Una tradizione maronita attribuisce invece la fondazione del loro patriarcaato e comunità a un Giovanni Marone, monaco del suddetto monastero, che sarebbe stato patriarca di Antiochia dal 685 al 707; ma l'esistenza stessa di questo Giovanni Marone è molto problematica, e la tradizione riguardante il suo patriarcato è oggi comunemente riconosciuta come una leggenda, sorta non prima del sec. XIV.

Si è anche molto disputato nel passato se i maroniti, in questo tempo, avessero aderito al monotelismo (v. monoteliti). Mentre i loro scrittori affermano che la loro nazione ha dimostrato una "perpetua ortodossia", scrittori di altre nazioni orientali attestano che avrebbero seguito l'imperatore Eraclio nel monotelismo, dalla quale eresia si sarebbero staccati per rientrare nel cattolicismo soltanto dal sec. XII in poi. Questa seconda opinione è ancora oggi molto diffusa presso gli studiosi occidentali e i cattolici orientali non maroniti; tuttavia anche recentemente si è voluto sostenere che essa fu provocata da testimonianze o di fonte sospetta o male interpretate, e che i maroniti furono sempre ortodossi.

Sul finire del sec. IX, parte per le persecuzioni dei monofisiti, parte per la distruzione del monastero fatta dai musulmani, i monaci con le molte famiglie concentratesi presso il monastero emigrarono a sud nella regione del Libano, che, montagnosa e boscosa com'era, offriva comodo rifugio ai perseguitati; altre emigrazioni minori si diressero altrove, fino all'isola di Cipro. Il forte della nazione, in società semplice e laboriosa, si organizzò nel Libano sotto un certo numero di "presidenti" (muqaddamīn), che riconoscevano l'alta direzione del patriarca. Ecclesiasticamente il patriarca fu coadiuvato, col progredire dell'organizzazione ecclesiastico-civile, anche da un certo numero di vescovi, mentre ai "presidenti" successero - specialmente dal sec. XVI - stabili famiglie di capi, che si trasmisero l'autorità ereditariamente. Questa organizzazione patriarcale-religiosa rimase sostanzialmente uguale, sia sotto i califfi, sia dal 1516 sotto i sultani ottomani; i quali tutti si limitarono a esercitare una vaga e quasi nominale sovranità sulla comunità del Libano, rispettandone praticamente l'indipendenza.

Con i crociati i maroniti furono in ottime relazioni, e Guglielmo di Tiro racconta che appunto nel 1182 essi entrarono in relazione col patriarca d'Antiochia, abiurando la loro eresia (monotelita) in numero di 40.000. Il patriarca maronita Geremia II assistette nel 1215 al Concilio ecumenico lateranense IV, fu confermato nel suo patriarcato da Innocenzo III, e tenne un concilio a Tiro secondo le direttive ricevute da Roma. Anche gli emigrati a Cipro si unirono con Roma nel 1445, abiurando il monotelismo. Dal sec. XVI l'ortodossia dei maroniti è indiscutibile, cosicché il Libano si confermò sempre più quale centro del cattolicismo in Oriente. Nel 1584 Gregorio XII fondò a Roma un collegio per i maronitii ancora esistente, dove studiarono gli Assemani (v.) e altri dotti benemeriti degli studi orientali in Europa. Nel 1736 si tenne a Lūwavzeh, presso Beirut, un sinodo libanese, che restò fondamentale per i maroniti, e fu approvato nel 1741 da Benedetto XIV.

Nel 1860 parecchi maroniti caddero nelle stragi di cristiani compiute dai Drusi; ma, nel 1861, l'intervento delle potenze europee creò, sotto la propria sorveglianza, un governo a parte per il Libano, presieduto da un cristiano. Durante la guerra mondiale avvennero altre persecuzioni da parte dei Turchi. Dal 1920 costituito il Grande Libano, nel 1926 fu trasformato in Repubblica Libanese sotto il mandato francese di Siria; numerosi e abbastanza compatti sono gli emigrati in Egitto e in America.

I maroniti parlano oggi l'arabo: assai diffusa è la conoscenza del francese, e parecchi conoscono l'italiano. La loro antica lingua siriaca (aramaica), restata nella liturgia, è pronunciata nella forma meno genuina, detta occidentale o maronita. Il rito maronita è in sostanza quello di Antiochia, comune ai monofisiti, modificato lungo i secoli, sotto l'influenza delle controversie religiose.

Il patriarcato maronita di Antiochia comprende nove eparchie (diocesi): Aleppo, Ba‛albek (Eliopoli), Beirut, Cipro, Damasco, Gebeil (Biblo) e Batrūn, Sidone, Tiro, Tripoli (di Siria), con un insieme di 850 parrocchie e 7 seminarî. Il clero è di circa 1200 sacerdoti secolari, in massima parte celibatarî; i monaci, in circa 70 monasteri, s'aggirano sui 900; vi è una trentina di monasteri di suore, con circa 300 religiose. Il totale dei fedeli, compresi gli emigrati, è sui 400.000.

Bibl.: K. Lubeck, Die christlichen Kirchen des Orients, Kempten e Monaco 1911; R. Janin, Les églises orientales et les rites orientaux, 2ª ed., Parigi 1926; P. Dib, Maronite (Église), in Diction. de théol. cath., XI, i, Parigi 1928, coll. 1-142, con abbondante bibliografia; id., L'église maronite, I: L'église maronite jusqu'à la fin du M.-A., Parigi 1930.