POMILIO, Mario

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

POMILIO, Mario

Silvana Cirillo

POMILIO, Mario. – Nacque a Orsogna (Chieti) il 14 gennaio 1921, da Tommaso, maestro elementare, antifascista di forte credo socialista, originario di Archi, e da Emma Di Lorenzo, aquilana, cattolica osservante: le due radici su cui crebbero studio, ricerca e impegno del futuro intellettuale (come osservò lo stesso Pomilio nell’autobiografico La generazione degli anni difficili, Bari 1962).

All’età di cinque anni, insieme con i genitori e i fratelli Ernesto e Tina nati dopo di lui, si trasferì a Lanciano e di lì ad Avezzano. Qui fra il 1936 e il 1939 compì gli studi liceali con professori notoriamente antifascisti, quali Ferdinando Amiconi, Mario Gambarin, Emilio Felli e Giulio Butticci, fondatore del Partito d’azione nella Marsica, che contribuirono alla sua formazione profondamente democratica. L’estate la trascorreva invece ad Archi nella casa paterna. Appartenuta a un antenato sacerdote, essa ospitava una biblioteca piena di libri antichi, incunaboli e testi sacri, da cui molti anni dopo trasse ispirazione per l’ambientazione del suo libro più famoso, Il quinto evangelio. Nel 1939 entrò per concorso al collegio universitario della Scuola Normale Superiore di Pisa e, presso la facoltà di lettere, trovò nuovi maestri – destinati a lasciar traccia – in Luigi Russo, Guido Calogero, Delio Cantimori, Giovanni Macchia, che lo confermarono nella scelta antifascista e laica e ne completarono la preparazione filologica. Risalgono a quegli anni i primi due saggi critici: Il mondo morale di Svevo e Letture di Pirandello, pubblicati in Lettere d’oggi, diretta da Macchia e Giambattista Vicari (IV (1942), rispett. nn. 2-3, febbraio-marzo, pp. 34-39, e nn. 7-8, luglio-agosto, pp. 1-14). Richiamato alle armi, partì soldato di fanteria per l’Aquila, da cui tornò ad Avezzano l’8 settembre 1943. L’esercito allo sbando, la città assediata dai tedeschi: la famiglia Pomilio se ne allontanò e Mario divenne clandestino. Si laureò alfine nel 1945, discutendo con Macchia una tesi su Pirandello narratore (da cui il saggio La formazione critico-estetica di Pirandello, Napoli 1966). Da quello stesso anno iniziò la carriera di insegnante di liceo ed entrò nel Partito d’azione (1946-48), per confluire poi nei socialisti di Lucio Lombardo Radice. Nel 1949 si trasferì a Napoli ricoprendo la cattedra di italiano nel liceo Vincenzo Cuoco. L’anno seguente ottenne una borsa di studio universitaria semestrale in Belgio, per studiare il neoplatonismo, rinnovata da una analoga nel giugno del 1951 a Parigi. Nell’estate del 1951 fece ritorno a Napoli per unirsi in matrimonio con Dora Caiola (1922-2011), abruzzese, da cui ebbe Annalisa (1956) e Tommaso (1958). Mentre la letteratura e il cinema italiani assumevano toni neorealisti, la poetica dello scrittore fu invece caratterizzata da domande, dubbi e riflessioni.

Il primo romanzo di Pomilio, L’uccello nella cupola (Milano 1954, premio Marzotto), ha come protagonista un giovane prete. Il secondo romanzo, Il testimone (Milano 1956, premio Napoli), è un malinconico noir ambientato a Parigi.

Nel contempo, pubblicò vari frammenti sparsi sui Sepolcri (Delta, V (1953), pp. 51-58) e sul Ciceronianus di Erasmo (Convivium, V (1951), pp. 667-725; Giornale italiano di filologia, VIII (1955), n. 3, pp. 193-207).

A Napoli – insieme con Michele Prisco, Luigi Compagnone, Domenico Rea e Luigi Incoronato – fondò la rivista culturale Le ragioni narrative (1960-61) che, contro l’eccesso di sperimentalismo linguistico avanguardista e contro il «riposo morale della coscienza», si proponeva un «ritorno all’umano». Fra il 1949 e il 1953 scrisse anche i versi di Emblemi (in ed. limitata, con acqueforti di R. Biason, Milano 1977; poi, per cura del figlio Tommaso, Napoli 2000), dedicandosi al terzo romanzo, Il nuovo corso, uscito dapprima in rivista (La Fiera letteraria, 1957), e quindi in volume per Bompiani (Milano 1959), che richiamava in una chiave originale e ironica i ‘fatti di Ungheria’ del 1956, mettendo in scena l’eterna paura del nuovo.

Tra il 1951 e il 1957 scrisse anche Il cimitero cinese (nel 1958 in rivista, e solo dopo più di un decennio in volume: Milano 1969) in cui, attraverso il rapporto di due giovani di nazionalità diversa, racconta le difficoltà di integrazione e sopravvivenza per loro e per le generazioni sconvolte e deluse dalla guerra. L’edizione del 2013, oltre al Cimitero cinese, presenta anche i racconti Ritorno a Cassino e l’inedito I partigiani.

Negli anni Sessanta Pomilio pubblicò a Napoli presso Liguori alcuni saggi critici (La fortuna del Verga, 1963; Dal Naturalismo al Verismo, 1967; La formazione critico-estetica di Pirandello, cit.), ebbe vari incarichi universitari e ottenne la cattedra di italiano al conservatorio di San Pietro a Majella. Nel 1965 uscì, inoltre, il suo quarto romanzo, La compromissione (Firenze), insignito del premio Campiello, il cui protagonista è un alter ego che parla di sé e dei giovani resistenti del ’45 come lui, facendo un profondo e sincero esame di coscienza dei compromessi intellettuali vissuti che fu molto apprezzato sia da destra sia da sinistra.

Nel periodo che vede il trionfo delle neoavanguardie e i proclami sulla morte dell’arte, Pomilio si mosse in netta controtendenza, definendosi infine, nel 1967, «uno scrittore in crisi» e recuperando il valore della coscienza e della conoscenza, seppure conflittuali e problematiche, opposte al grado zero della scrittura. A testimonianza pubblicò il saggio Contestazioni (Milano 1967), in cui riunì interventi militanti scritti fra il 1960 e il 1966. In seguito gli venne l’idea «del romanzo intorno al romanzo che non si lasciava scrivere», che si concretizzò in una Enciclopedia del dissesto, rimasta incompiuta, in cui confluirono racconti scritti intorno al 1967-68 e pubblicati con il titolo del primo racconto, Il cane sull’Etna. Al principio degli anni Settanta curò, inoltre, Il paese di cuccagna di Matilde Serao (Firenze 1971) e Verga e D’Annunzio di Luigi Capuana (Firenze 1972).

Pomilio fu vero testimone dell’arte novecentesca, espressione del dubbio metodico, dell’interrogazione incontentabile sulle ragioni del mondo: i suoi romanzi sono confessioni a cielo aperto, piene di tracce della sua stessa biografia spirituale. Contestazioni rappresentò lo spartiacque. Successivamente il suo lavoro prese una piega sperimentale, metapoetica e personale: con Il quinto evangelio (Milano 1975, premio Napoli 1975; Prix du meilleur livre étranger, Paris 1978; Premio Pax, Varsavia 1979), gli Scritti cristiani (Milano 1979) e Il Natale del 1833 (Milano 1983, premio Strega e premio Fiuggi), romanzo-saggio in cui si evoca il giorno della morte della moglie di Alessandro Manzoni, Enrichetta Blondel.

Dopo il Concilio Vaticano II, Pomilio si dedicò a comporre l’opera che gli diede più fama, Il quinto evangelio, misto di saggio, racconto, documenti, lettere, versetti, sulle tracce di un «quinto evangelio» antico e inedito, di cui a Colonia un soldato americano, Peter Bergin, ritrova nel 1945 alcuni frammenti, dedicando poi la sua vita alla ricerca del testo che diviene guida sottotraccia della narrazione e attesa appassionata di nuove rivelazioni. L’opera è completata da una pièce teatrale sulla Passione di Cristo (premio Flaiano; messa in scena da Orazio Costa a San Miniato, con lo Stabile dell’Aquila, nel settembre 1975).

Pomilio collaborò a numerosi giornali e riviste, tra cui Il Tempo, Il Nostro Tempo, Avvenire, Il Gazzettino. Fu inoltre redattore della terza pagina de Il Mattino (1977-79) e diresse la collana Testi della spiritualità per Rusconi. Dal 1980 al 1985 insegnò letteratura moderna e contemporanea presso l’Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. L’ultimo suo saggio critico fu Edoardo Scarfoglio (Napoli 1989) mentre postumo uscì Una lapide in via del Babuino (a cura di G. Vigorelli, Milano 1991; già apparso con il titolo Il racconto interrotto, in Nuova Rivista europea, 1983, luglio-agosto).Tra il 1984 e il 1989 fu parlamentare europeo.

Morì a Napoli il 3 aprile 1990.

Fonti e Bibl.: M. Bonanate, Invito alla lettura di M. P., Milano 1977; C. Di Biase, M. P., l’assoluto della storia, Napoli 1992; M. P. e il romanzo italiano del 900, Atti del convegno… 1991, a cura di C. Di Biase, Napoli 1995; E. Paccagnini, M. P. pellegrino dell’Assoluto, Panzano in Chianti 2010; Le ragioni del romanzo. M. P. e la vita letteraria a Napoli, Atti del convegno, Napoli… 2012, a cura di F. Pierangeli - P. Villani, Roma 2014 (in appendice documenti inediti del fondo Pavia; bibl. aggiornata su P. giornalista e sulle varie edizioni dei libri, a cura di P. Villani - G. Formisano, pp. 436-494).

CATEGORIE
TAG

Scuola normale superiore di pisa

Lucio lombardo radice

Concilio vaticano ii

Giambattista vicari

Alessandro manzoni