BONNARD, Mario

Enciclopedia del Cinema (2003)

Bonnard, Mario

Stefania Carpiceci

Attore e regista cinematografico, nato a Roma il 24 dicembre 1889 e morto ivi il 22 marzo 1965. Fu tra i più illustri divi del cinema muto italiano, interprete soprattutto dell'homme fatale, giovane, bello e seduttore, variante del mito di Don Giovanni. Passato dietro la macchina da presa, si può annoverare tra i pochi registi in grado di cimentarsi con eguale abilità nel muto e nel sonoro. Prolifico e attento ai gusti del pubblico, si distinse realizzando opere comico-popolaresche, da Avanti c'è posto… (1942) a Gastone (1960), con interpreti come Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Anna Magnani, Alberto Sordi e Vittorio De Sica.

Fu nel 1909, con Otello, diretto da Mario Caserini, che iniziò ufficialmente la carriera d'attore di B., il cui nome successivamente apparve in Satana (1912) di Luigi Maggi e in Ma l'amor mio non muore! (1913) sempre di Caserini, prodotti rispettivamente dalla Società Anonima Ambrosio e dalla Film artistica 'Gloria'. Fu l'ultimo film, interpretato al fianco di Lyda Borelli, a suggellare il successo di B., in un'epoca in cui il fenomeno del divismo assumeva in Italia proporzioni dilaganti, fino a raggiungere il suo apice proprio tra il 1910 e il 1919. Lo status di divo portò a B. molti vantaggi e privilegi, non ultimo quello di creare, intorno al 1914-15, una casa di produzione a suo nome, la Bonnard film. Il suo debutto nella regia avvenne con Catena, del 1916: un passaggio fondamentale, che gli permise di liberarsi del ruolo standardizzato del raffinato conquistatore, per una nuova ascesa professionale. Dalla fine degli anni Dieci alla metà degli anni Venti, B. firmò numerosi film (di alcuni dei quali fu anche interprete), tra cui L'altro io e Treno di lusso, nel 1917; Passa la ruina e Pupille nell'ombra, nel 1918; Mentre il pubblico ride e La stretta, nel 1919; Il fauno di marmo e Le rouge et le noir, nel 1920; La morte piange, ride… e poi s'annoia e L'amico, nel 1921; I promessi sposi, nel 1922; La gerla di papà Martin e Il trittico di Bonnard, nel 1923; Il tacchino e Teodoro e socio, nel 1925. Dopodiché visse per alcuni anni all'estero, in Francia e in Germania, per rientrare definitivamente in patria nel 1935. Aveva inoltre diretto, per Giuseppe Amato, i suoi primi film sonori: Cinque a zero (1932) e Tre uomini in frack (1933), ambientati il primo nel mondo del calcio e il secondo in quello della lirica, e interpretati, rispettivamente, da Angelo Musco e dai fratelli De Filippo, alla loro prima prova cinematografica. Mostrò in seguito una regia garbata e disinvolta in La marcia nuziale (1934) e Milizia territoriale (1935), incalzante in Il ponte dei sospiri (1940) e accurata, nella ricostruzione storica, in Marco Visconti (1941). Ma si distinse soprattutto con Avanti c'è posto… e Campo de' fiori (1943), due commedie popolari al cui successo contribuì una somma di fattori: dall'interpretazione di Aldo Fabrizi, di Peppino De Filippo e di Anna Magnani alla sceneggiatura di Piero Tellini, Cesare Zavattini e Federico Fellini. Avanti c'è posto… narra di una cameriera derubata in un tram, con Fabrizi che interpreta la parte del bigliettaio. Ambientato nella celebre piazza romana, Campo de' fiori vede invece la Magnani nel ruolo di una fruttivendola innamorata di un pescivendolo (Fabrizi), al quale si unirà alla fine di una serie di litigi e battibecchi.

Diresse ancora opere come Il ratto delle Sabine (1945), Addio mia bella Napoli!… (1946), La città dolente (1949), I figli non si vendono (1952) e Tradita (1954). E, a parte il caso di due regie interrotte e concluse da Aldo Fabrizi (Hanno rubato un tram, 1954) e da Sergio Leone (Gli ultimi giorni di Pompei, 1959), ottenne ancora tre successi a fine carriera: Mi permette, babbo? (1956) e Gastone, entrambi interpretati da Alberto Sordi, e I masnadieri (1961), con Salvo Randone, Daniela Rocca, Yvonne Sanson e Antonio Cifariello.

Bibliografia

S. Sallusti, Bonnard, Mario, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 12° vol., Roma 1970, ad vocem.

R. Chiti, J. Pantieri, P. Popeschich, Almanacco del cinema muto italiano, Roma 1988, pp. 36-37 e p. 71.

Cinema muto italiano 1905-1916, a cura di R. Redi, Roma 1991, pp. 47-60.

G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano, 1° vol., Roma 19932 e 2° vol., Roma 19932, ad indicem.

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