MARINI BETTOLO MARCONI, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2008)

MARINI BETTOLO MARCONI, Giovanni Battista

Alessandro Ballio

– Nacque a Roma il 27 giugno 1915 da Rinaldo Marini e da Evelina Bettolo, entrambi liguri; fuse poi i cognomi dei genitori in Marini Bettolo. Compì i primi studi privatamente a Roma e, dal 1924 al 1929, a Harbin in Manciuria in seguito al nuovo matrimonio della madre, vedova dal 1918, con Umberto Marconi, funzionario del governo britannico presso le dogane cinesi. L’adozione, che più tardi ebbe luogo, comportò l’ulteriore aggiunta del cognome Marconi, quasi sempre omesso nella quotidianità.

Tornato a Roma quattordicenne, completò brillantemente, nel 1933, gli studi classici presso il liceo E.Q. Visconti e nel 1937 si laureò con lode in chimica all’Università di Roma, discutendo una tesi sperimentale eseguita nell’istituto chimico, dove fece i primi passi nella sintesi organica sotto la guida di P. Piutti e D. Dinelli e iniziò la carriera universitaria con G. Bargellini. Come assistente di ruolo tenne per due anni l’incarico di esercitazioni di chimica organica e analisi organica, poi per quattro quello di chimica organica II. Conseguì la libera docenza in chimica organica nel 1943. Nel 1943-44, a causa della guerra, fu all’Università di Padova, ospite di colleghi.

All’inizio della carriera il M. si dedicò alla sintesi di composti furanici e mercurio-furanici, alcuni dei quali si rivelarono efficaci nella prevenzione della carie del frumento. Tali lavori furono la premessa a un successivo interesse nei complessi degli alogenuri metallici con i composti carbonilici e allo studio della loro sintesi e caratterizzazione chimica e delle loro proprietà spettroscopiche. Oggetto di studio furono anche la sintesi di antoxantine e le reazioni dei chinoni con i diazocomposti.

Nel 1947, dietro invito, divenne professore di chimica nell’Università Cattolica di Santiago del Cile e, nel 1948, passò alla facoltà di chimica e farmacia dell’Università di Montevideo per un altro anno. Il soggiorno in Sudamerica fu caratterizzato da un nuovo interesse per la chimica delle sostanze organiche naturali, che portò il M. a studiare i componenti macromolecolari delle alghe del Pacifico meridionale e i metaboliti della flora andina. In quel periodo avviò con università sudamericane solidi rapporti scientifici e culturali, che sostenne e valorizzò durante tutta la sua carriera.

Dopo un’assenza di due anni e mezzo dall’Italia il M. entrò nel 1949 in qualità di primo coadiutore nell’Istituto superiore di Sanità (ISS), assumendo la guida del settore chimico presso i laboratori di chimica terapeutica diretti da Daniel Bovet.

Il lavoro riguardò dapprincipio la sintesi di nuove molecole bioattive da sottoporre alle indagini farmacologiche del gruppo di Daniel e Filomena Bovet Nitti. Il M. e i suoi collaboratori rivolsero particolare attenzione alla preparazione di simpatolitici ispirati al modello naturale dell’ergotamina e dell’ergometrina, producendo prima alcune centinaia di derivati della 2-tetraidronaftilammina, poi molti derivati della feniletilammina e dell’1,4-benzodiossano. Nello stesso periodo il M. iniziò anche, in collaborazione con D. Bovet, rilevanti ricerche sugli alcaloidi curarizzanti di Strychnos, durate tre decenni, dando luogo a una quarantina di lavori (tra cui: D. Bovet - F. Bovet Nitti - G.B. Marini Bettolo, Curare and curare-like agents, Amsterdam 1959).

Nel 1960 il M. ottenne la direzione dei laboratori di chimica biologica, cui seguì dal 1964 al 1971 quella generale dell’ISS. Nel 1961 assunse anche l’insegnamento della chimica e la direzione dell’istituto di chimica nella nuova facoltà di medicina e chirurgia dell’Università cattolica del Sacro Cuore, con l’annesso Centro di chimica dei recettori e delle molecole biologicamente attive del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).

Le posizioni di alta responsabilità affidate al M. nell’ISS si accompagnarono all’impegno profuso per risolvere vari problemi concernenti la salute pubblica e la qualità della vita, e si tradussero in scritti sulla normativa e sulla disciplina dei farmaci e nella promozione di convegni specifici per quei settori. Come direttore dell’ISS fu presidente della commissione permanente per la Farmacopea ufficiale della Repubblica italiana dal 1964 al 1971. Apportò un contributo decisivo alla settima, ottava e nona edizione dell’opera (1965-85), colmando il vuoto seguito alla sesta edizione (1940). Nel 1964 fu eletto presidente dell’appena creata commissione per la Farmacopea europea, dirigendo i lavori che condussero nel 1968, al termine del suo mandato, alla pubblicazione della prima edizione. Le incombenze tecnico-amministrative non impedirono al M. di incrementare anche nell’ISS ricerche chimiche sulla flora sudamericana, spesso in collaborazione con giovani borsisti provenienti da quei Paesi e con la partecipazione di allievi italiani formatisi nell’ISS e nell’Università cattolica. A questo periodo vanno ascritti gli studi sui metaboliti di natura chinonica isolati da funghi e da piante superiori, alcuni citotossici, altri con spiccata attività antitumorale, antimicrobica o fitotossica. Particolare rilievo ebbero i lavori sulla struttura e sulle proprietà tossiche dei mansononi, i naftochinoni sesquiterpenici responsabili dell’azione irritante della segatura del legno di Mansonia altissima, pianta dell’Africa tropicale occidentale dai molteplici usi in falegnameria.

Nel 1971 il M. rientrò all’Università romana La Sapienza, occupando per concorso una cattedra di chimica generale e inorganica (nel 1952 aveva rinunciato a quella di chimica organica, pure ottenuta per concorso). Questo passaggio, liberandolo in gran parte dai compiti assai gravosi di direttore dell’ISS, permise al M. di organizzare un nuovo gruppo di collaboratori universitari che si aggiunse ai due gruppi di ricerca precedenti.

Questo insieme, abilmente coordinato dal M., produsse in un ventennio oltre 200 note scientifiche riguardanti per la massima parte nuove ricerche fitochimiche, fra le quali le prime sulle piante medicinali africane. La prevalente attività scientifica del M. nel campo delle sostanze naturali non gli impedì di indirizzare talora le ricerche in altri settori della chimica. Le tecniche cromatografiche ed elettroforetiche, che descrisse accuratamente nelle loro numerose versioni in rassegne sintetiche di aggiornamento, non solo furono utilizzate con grande padronanza dal M. nella maggior parte delle pubblicazioni di carattere fitochimico, ma condussero anche a risultati originali. La riconosciuta esperienza in tali tecniche lo portò a collaborare con il valente fisiologo cileno H.L. Croxatto in lavori di purificazione e caratterizzazione chimica di proteine renali dotate di importante attività biologica.

Il M. fu autore di oltre 400 pubblicazioni, riguardanti soprattutto lo studio delle sostanze bioattive, esteso dalla sintesi di prodotti promettenti per la terapia di talune malattie ispirata da molecole-modello naturali, all’isolamento, caratterizzazione strutturale, biosintesi, meccanismo d’azione e funzione di metaboliti vegetali.

Progettò e promosse, collaborando con altri, il premio internazionale «San Francesco-Cantico delle Creature», volto ad accrescere la consapevolezza delle responsabilità verso gli ecosistemi locali e l’ambiente globale. Come presidente della giuria del premio partecipò alla stesura di una dichiarazione dei diritti della natura: «La Carta della Terra». Inoltre l’attività di ricerca del M. si accompagnò a un quasi ininterrotto impegno didattico. Tenne per molti anni corsi di base in università italiane e sudamericane e organizzò nuovi corsi sperimentali di laboratorio, per i quali redasse un testo innovativo di chimica organica preparativa, Le Reazioni organiche (Firenze 1951; ed. amp. riv., ibid. 1965). Curò la pubblicazione di due testi di chimica organica per gli istituti tecnici industriali e l’aggiornamento del Breve corso di chimica organica e degli Elementi di chimica organica di G. Bargellini, a lungo usati nell’insegnamento universitario.

Il M. ebbe un ruolo dinamico nelle tre Accademie delle quali fu socio. Entrò nell’Accademia nazionale delle scienze detta dei XL nel 1961, ne divenne segretario nel 1974 e presidente dal 1981 al 1989. Nel primo anno di presidenza, in occasione del bicentenario della fondazione, riunì presidenti e rappresentanti di circa 40 istituzioni accademiche straniere e 10 italiane per discutere il futuro delle accademie scientifiche; coltivò i contatti con autorevoli scienziati stranieri e favorì rapporti duraturi dell’Accademia con analoghi istituti esteri. Nel 1981 preparò la complessa operazione di donazione di apparecchiature agli ospedali romani finanziata con un ingente lascito di C. Tumedei in favore dell’Accademia, alla quale si deve, fra l’altro, la realizzazione di un originale sistema di teledialisi renale. Ancora nel 1982 costituì nell’Accademia il Centro per la storia della scienza contemporanea e dei XL, e avviò il riordino di quella parte dell’Archivio storico sopravvissuta ai due secoli di vita travagliata dell’istituzione. Convinto dell’importanza delle fonti archivistiche per la storia della scienza e della tecnica, realizzò nel 1991, con l’Ufficio centrale per i beni archivistici, un incontro di studio che seguì di poco la pubblicazione del contributo dell’Accademia al primo censimento dei documenti italiani per la storia della scienza. Ebbe parte determinante nella nascita del Gruppo nazionale di storia e fondamenti della chimica, di cui fu il primo presidente (1986). La sua opera per il salvataggio della memoria storica della chimica, e più in generale delle scienze in Italia, proseguì nell’Accademia nazionale dei Lincei dopo l’elezione a socio nel 1969. Contribuì con scritti, conferenze e organizzazione di mostre alla conoscenza della storia lincea e in particolare dedicò gli ultimi anni di vita allo studio del cosiddetto «Tesoro Messicano» del medico spagnolo Francisco Hernández, recuperato e pubblicato nel 1651 dai primi Lincei. La ristampa anastatica di una copia di questa travagliata opera con i commenti manoscritti di Federico Cesi, realizzata per il 500° anniversario della scoperta dell’America, fu frutto del lavoro del M. che, per la competenza fitochimica e profonda conoscenza della medicina tradizionale tipica dell’America Latina, fu incaricato di una dotta guida alla lettura di quel difficile e monumentale testo, scampato dall’oblio attraverso complesse vicende (G.B. Marini Bettolo, Una guida alla lettura del Tesoro Messicano, Roma 1992). Sempre nell’ambito dell’Accademia, assai costruttivo fu il ruolo del M. nella commissione per la difesa dei diritti dell’uomo e nel gruppo di lavoro per la sicurezza internazionale e il controllo degli armamenti. Già nella Pontificia Accademia delle scienze, di cui fu socio dal 1968 e presidente dal 1988, aveva lavorato intensamente a sostegno dell’etica dei valori umani, alla difesa della pace e alla denuncia del rischio nucleare. Fu cinque volte a Mosca, tra dicembre 1981 e febbraio 1987; la prima volta per consegnare direttamente a L.I. Brežnev, su mandato di Giovanni Paolo II, un documento della Pontificia Accademia delle scienze sulle possibili conseguenze nell’impiego delle armi nucleari. Nel 1982 e 1985, ancora come rappresentante personale del papa, partecipò alle esequie di Brežnev e K.U. Černenko. Nel maggio 1986, a breve distanza dalla tragedia di Černobyl, fu invitato in Unione sovietica a due riunioni dedicate alla pace e al controllo degli armamenti, convocate l’una dal Patriarcato ortodosso e l’altra dall’Accademica sovietica delle scienze. Fu invitato dal vicepresidente di quella Accademia a far parte del ristretto gruppo di scienziati europei, americani e asiatici che nel luglio 1986 partecipò al primo Forum degli scienziati convocato per arrestare gli esperimenti nucleari. Al M. furono assegnate la presidenza della seduta plenaria e la relazione di apertura del convegno, nonché la presentazione al segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), M.S. Gorbačëv, del documento conclusivo sul bando dei test nucleari da inoltrare poi al segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), J. Pérez de Cuéllar. Infine nel febbraio 1987 il M. fu invitato a partecipare attivamente al secondo Forum degli scienziati, indetto per ribadire ed estendere l’azione intrapresa contro i conflitti nucleari. Nella Pontificia Accademia delle scienze organizzò e condusse numerose settimane di studio, intese a fare il punto su problemi di attualità, dimostrandovi l’ampiezza del suo patrimonio culturale e dei suoi interessi nei diversi campi del sapere.

Il M. ricevette numerosi riconoscimenti in autorevoli sedi nazionali e internazionali: la medaglia d’oro al merito della Sanità e quella di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte; fu insignito della laurea honoris causa da sei università straniere e tre italiane; fu socio straniero di varie accademie scientifiche in Europa, Africa e Sudamerica. Fu membro della Commissione nazionale per l’Unesco del Consiglio superiore di sanità e di quello dell’agricoltura, membro onorario di varie associazioni scientifiche italiane e straniere, socio emerito della Società chimica italiana (SCI), consulente della Food and Agricultural Organization (FAO) e dell’Istituto italo-latino americano (IILA), lavorò come esperto nell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Nel 1990 il M. fu collocato a riposo per limiti di età. Molte delle sue attività, nella ricerca e nelle accademie delle quali era socio, proseguirono ancora per due anni e mezzo, allorché una grave malattia lo costrinse a sospenderle definitivamente.

Il M. morì a Roma il 22 luglio 1996.

Fonti e Bibl.: G.B. Marini Bettolo, Cinquanta anni di chimica organica in laboratorio ed in aula, in Atti del I Convegno di storia della chimica, a cura di P. Antoniotti - L. Cerruti, Torino 1985, pp. 42-64 (rist. anast., a cura dell’Acc. nazionale delle scienze detta dei XL, Roma 2000); A. Ballio, Necrologio, in La Chimica e l’industria, LXXIX (1997), p. 276; Id., G.B. M. B.: A life for chemistry (con elenco dei lavori scientifici a cura di C. Marini Bettolo - Ch. Marini Bettolo - L. Marini Bettolo), in Gazzetta chimica italiana, CXXVII (1997), 6, pp. I-XIV; G.B. M. B. (1915-1996): la figura e l’opera. Atti del Convegno e catal. della mostra… 1998, Roma 1999; A. Ballio, G.B. M. B. M., in Atti dell’Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, s. 9, XI (2000), suppl., pp. 3-10.

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