MOORE, Marianne

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

MOORE, Marianne (Craig)

Biancamaria TEDESCHINI LALLI

Poetessa statunitense, nata a St. Louis, Missouri, il 15 novembre 1887. Appartiene alla straordinaria generazione di poeti apparsa negli S. U. A. negli anni intorno alla prima guerra mondiale. Le sue prime poesie appaiono, con quelle di T. S. Eliot, Edgar Lee Masters e Wallace Stevens nell'annata 1914-15 di Poetry; la sua consuetudine con Ezra Pound e con William Carlos Williams risale agli anni in cui i tre studiavano in varie università del Pennsylvania.

Tuttavia, il primo, smilzo, volume di versi della M. non appare che nel 1921 (Poems, New York) ed è ordinato non dall'autrice ma da Hilda Doolittle ed altri. Observations (ivi 1924) è una ristampa allargata e riveduta della medesima raccolta, mentre i Selected poems (Londra 1935) recano un'introduzione di T. S. Eliot. Uscirono poi The pangolin and other verse (New York 1936); What are years (ivi 1941); Nevertheless (ivi 1944); ma la M. non è poetessa prolifica: i suoi Collected poems (pubbl. nel 1951 a New York e a Londra) costituiscono un non grande volume. Esso peraltro risvegliò l'interesse dei critici, anche se non si può dire che questi siano sinora giunti a una piena comprensione dell'opera sua. A parte, infatti, la più semplice interpretazione delle poesie del periodo imaginista, i versi della M. non si prestano a una facile catalogazione. Formalmente sperimentalista, questa poesia ubbidisce a canoni di ritmicità tanto più ferrei quanto più sottilmente nascosti; apparentemente scabra e dimessa nell'atteggiamento centrale, essa rivela una profonda e vibrante problematica morale. Il curioso zoo che la popola, a un tempo minuziosamente visualizzato e stilizzato, è per l'appunto chiamato spesso a interpretare tale moralità (non a caso, nel 1954, la M. tradurrà e pubblicherà le Favole di La Fontaine). Il tono complessivo dell'opera oscilla dunque, ambiguamente, tra l'ingenuità e l'erudizione, tra il fervore morale e una distaccata curiosità. Essa è singolarmente affine a quella dei suoi contemporanei (per esempio Wallace Stevens) ma nello stesso tempo assai lontana da essi. I saggi critici della M., pur meno vivi della sua opera in versi, rispecchiano in effetti tale molteplicità e contemporaneità d'interessi.

Altre opere della M.: Predilections, New York 1955 e Like a bulwark, ivi 1956.

Bibl.: Tra le prime interpretazioni critiche dell'opera della Moore, si veda: H. Monroe, Symposium on M. M., in Poetry, XIX (1922), pp. 208-216; L. Untermeyer, American poetry since 1900, New York 1923. Tra i saggi più importanti: The method of M. M. in R. P. Blackmur, The double agent, New York 1935; A literalist of the imagination, in M. . Zabel, Literary opinion in America, New York 1937, pp. 426-436.

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