Maria Ebrea

Enciclopedia Dantesca (1970)

Maria Ebrea

Angelo Penna

Per dare un'idea della gravità della carestia in Gerusalemme assediata da Tito (70 d.C.), Flavio Giuseppe (Guerra giudaica VI 201-212) narra l'episodio di una certa M. che, rifugiatasi in città, nella sua esasperazione uccise il figlioletto lattante, l'arrostì e se lo mangiò. Il fatto è descritto con numerosi particolari; esso, non unico nella storia ebraica (Il Reg. 6, 23 ss.; lerem. Lament. 2, 20; 4, 10), è indice di una miseria quasi inconcepibile. D. sfrutta l'episodio per descrivere le anime emaciate dei golosi, obbligate a soffrire fame e sete: esse apparivano così smagrite come dovevano esserlo gli abitanti di Gerusalemme durante l'assedio dei Romani (Io dicea fra me stesso pensando: ‛ Ecco / la gente che perdé Ierusalemme, / quando Maria nel figlio diè di becco ! ', Pg XXIII 30).