MARGHERITA di Savoia, duchessa di Mantova e di Monferrato

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2008)

MARGHERITA di Savoia, duchessa di Mantova e di Monferrato

Raffaele Tamalio

MARGHERITA di Savoia, duchessa di Mantova e di Monferrato. – Nacque a Torino il 28 apr. 1589, prima figlia, dopo tre maschi, di Carlo Emanuele I duca di Savoia e di Caterina d’Asburgo, figlia di Filippo II re di Spagna. Con il titolo di infanta, che le apparteneva per diritto di parentela reale, M. fu educata, come le sorelle, ai modi di vita e al severo cerimoniale spagnolo introdotti in Piemonte dalla madre, a differenza dei fratelli ai quali fu impartita la tradizionale educazione piemontese. La sua istruzione fu affidata nei primi anni ai gesuiti e in seguito alle lezioni del barnabita padre Giusto Guerin; grazie a loro M. apprese, oltre all’italiano, il latino, il francese e lo spagnolo, in cui preferì sempre scrivere. Fu di animo pio e dotata, come le sorelle, di un forte spirito religioso, caratteri ereditati dalla madre, che si spense ancora giovane, il 7 nov. 1597, lasciando nove figli in tenera età. L’anno successivo, per sfuggire l’epidemia di peste che aveva raggiunto Torino, M. fu condotta insieme con i fratelli a Fossano, da dove negli anni seguenti si spostò a Savigliano e a Mondovì – dove sorgeva il santuario della Madonna di Vico al cui culto fu in seguito sempre molto devota –, facendo infine ritorno nella capitale piemontese nel 1601. Ebbe un legame profondo con il padre, al quale somigliava nel carattere forte e autoritario; per questo motivo e per la fiducia particolare che in lei era riposta, nel 1603 fu nominata, a soli quindici anni, reggente dello Stato, in occasione del viaggio compiuto dal duca a Nizza insieme con i primi tre figli maschi in partenza per la Spagna.

Promessa in sposa quando ancora era fanciulla a Enrico II di Borbone, principe di Condé, M. entrò nel piano di accomodamento che si andava mettendo in atto tra il duca di Savoia e il duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga per la risoluzione del contenzioso riguardante il Monferrato: sul finire del 1604, dopo un incontro tra i due duchi nei pressi di Torino, si decise di far sposare Francesco Gonzaga, erede dei Ducati di Mantova e Monferrato, con una delle principesse di Savoia, non specificando tuttavia se M. o sua sorella Isabella. All’alleanza matrimoniale con i Gonzaga si oppose il re di Spagna Filippo III, contrario alle modifiche territoriali del Monferrato previste nei patti matrimoniali; da Madrid fu quindi appoggiata una possibile unione matrimoniale con la corte imperiale e nel maggio 1606 giunse una proposta ufficiale per dare in sposa M. all’imperatore Rodolfo II d’Asburgo; l’offerta non fu rifiutata da Carlo Emanuele, disposto a destinare all’erede di Mantova la secondogenita Isabella. L’affare si dilungò per circa due anni, durante i quali M. non cessò tuttavia di nutrire la speranza per una sua unione con il Gonzaga, aspettativa alimentata da un reciproco scambio di gentilezze. Da un successivo incontro fra il duca di Mantova e quello di Savoia nell’agosto del 1607, scaturì infine la proposta di ufficializzare le nozze di M. con Francesco Gonzaga, chiedendone l’autorizzazione all’imperatore; questi, nell’attesa di una decisione definitiva, chiese di aspettare fino alla primavera, ma non essendo stata accettata la richiesta dalle corti di Mantova e Torino, dopo aver ottenuto il nulla osta del papa, si fissò la data delle nozze al 20 febbr. 1608. Contemporaneamente si stabilì che la sorella di M., Isabella di Savoia, avrebbe sposato il principe di Modena Alfonso d’Este. Le nozze, accompagnate da numerose feste e spettacoli in onore degli sposi, si tennero nel duomo di Torino il 10 marzo. Il solenne ingresso a Mantova avvenne il 24 maggio successivo e fu ricordato per il suo fasto dalle numerose cronache a stampa dell’epoca. Le celebrazioni continuarono per oltre due settimane con tornei, giochi e rappresentazioni di vario genere; grandissimo successo ebbe, la sera del 28 maggio, la rappresentazione, di fronte a un pubblico di 6000 persone nel teatro di corte – ricostruito appositamente per l’occasione – dell’Arianna di C. Monteverdi. Per la solenne occasione fu istituito dal duca di Mantova l’Ordine del Redentore con la creazione di 21 nuovi cavalieri fra i quali il novello sposo.

Fin dai primi giorni trascorsi nella corte di Mantova, M. manifestò il suo carattere risoluto, interessandosi con forse troppa ingerenza agli affari di corte, avvalendosi inoltre della sua ascendenza presso il duca per favorire i cortigiani a lei più fedeli. L’occasione per stemperarne l’influenza nelle questioni mantovane, come da più parti richiesto, si presentò nel novembre 1609, quando dovette accompagnare nel Monferrato Francesco Gonzaga, al quale era stato affidato il governo di quella regione; qualche mese prima, il 29 luglio, era nata la primogenita Maria che in quel frangente rimase a Mantova affidata al duca Vincenzo I, non senza pressioni dell’infanta per condurla con sé. M. trascorse il Natale a Casale, ospitando il duca di Savoia, che ricambiò accogliendola a Torino per il carnevale del 1610. Nei primi mesi del 1611, allorché il marito fu richiamato a Mantova per la grave infermità che aveva colpito la madre Eleonora de’ Medici, M., rimasta sola al governo del Monferrato, dette prova di corretta amministrazione, prendendosi cura di alcune questioni fino allora trascurate, come quelle relative alla Zecca e ai mulini. Quell’esperienza durò tuttavia solo qualche mese, poiché nel maggio seguente fece ritorno a Mantova dove, il 26 giugno, dette alla luce Ludovico, erede al Ducato.

Nel novembre del 1611, dopo la morte della duchessa Eleonora, avvenuta tra l’8 e il 9 settembre, M. fece ritorno a Casale, allietata questa volta dalla figlioletta Maria, mentre il piccolo Ludovico restava a Mantova. Nel febbraio 1612 giunse la notizia della malattia del duca Vincenzo, che morì il 18 di quel mese. Invitata dal nuovo duca Francesco IV a Mantova, M. preferì rimanere a Casale per continuare ad amministrare il Monferrato fino all’arrivo di una persona di completa fiducia e partì per Mantova il 4 marzo dopo aver consegnato il governo al marchese Federico Gonzaga.

La presenza a Mantova della nuova duchessa accentuò il mutamento del costume e degli usi, ora sempre più orientati verso il modello spagnolo, inasprito dal cerimoniale torinese che, a differenza di quanto accadeva in passato, alzava una barriera tra i duchi e la popolazione, fino ad allora abituata a un diretto contatto con i regnanti. Con l’assunzione del titolo ducale si accentuò la devozione religiosa dimostrata da M. già all’epoca del governo monferrino, quando, insieme con il marito, si era occupata personalmente degli interessi di alcune congregazioni di Casale, avendo per questo fatto ricorso in alcuni frangenti ai favori del cardinale Ferdinando, fratello di Francesco IV Gonzaga. Allo stesso modo divenne sempre più esplicita la sua ingerenza negli affari dello Stato, con il favore dello stesso duca. Anche la gestione patrimoniale risentì della nuova situazione, con un maggiore controllo delle spese; della mutata conduzione finanziaria ebbe ad avvedersi anche C. Monteverdi, al quale fu infine concessa dai nuovi duchi quella licenza da tempo richiesta, a causa delle ristrettezze già subite con Vincenzo I Gonzaga.

Nel settembre 1612 M. partorì una bambina di nome Eleonora, morta subito dopo la nascita. Quell’avvenimento fu seguito da una serie di funeste vicende che culminarono il 22 dicembre con la morte per vaiolo del duca Francesco IV, preceduta da quella del figlio Ludovico a causa dello stesso male, il 3 dicembre, accompagnati entrambi dalle continue preghiere fatte recitare da M. in tutte le chiese del Ducato. Alla morte del duca la corte si divise fra il partito incline alla M. e quello che, nell’attesa del nuovo duca, il cardinale Ferdinando, era appoggiato dalla zia Margherita Gonzaga, vedova di Alfonso II d’Este ultimo duca di Ferrara, che nel frattempo aveva di fatto assunto e gestito la reggenza. Per proteggerla dagli intrighi di corte, il padre di M. inviò al suo fianco il fratello Vittorio Emanuele. Tanto più che era stata sparsa ad arte la voce, sembra da Torino, di una presunta gravidanza di Margherita. Una eventualità che il cardinale Ferdinando gestì con grande rispetto verso la cognata, lasciando a lei nominalmente il governo degli Stati in attesa degli eventi, a dispetto delle macchinazioni messe in atto da Carlo Emanuele I, deciso a trarre vantaggi territoriali dall’incerta situazione in cui era piombato lo Stato gonzaghesco. In particolare il duca di Savoia richiese presso di sé la figlia insieme con la piccola Maria Gonzaga, erede nominale del Monferrato, feudo trasmissibile per via femminile e al quale il Savoia mirava per mezzo della nipote. La ferma opposizione del cardinale Ferdinando impedì il viaggio verso il Piemonte a M., alla quale fu concesso tuttavia di soggiornare in una delle residenze a sua scelta fra quelle più salubri del Mantovano: Cavriana, Goito o Revere. Nel frattempo si cominciò a prendere in considerazione la possibilità di rimaritare M. con il cardinale Gonzaga, ipotesi che godeva del favore del re di Spagna. Il 5 marzo 1613 M. dichiarò ufficialmente di non attendere figli e, raggiunta dal fratello Vittorio Amedeo, partì il 26 marzo alla volta di Torino. La figlia Maria rimase nel convento di S. Orsola, affidata alle cure di Margherita Gonzaga.

Negli anni successivi, mano a mano che il duca di Savoia stringeva un’alleanza sempre più stretta con la Francia, l’evidente inclinazione filospagnola di M. fu causa della sua emarginazione nella corte paterna, che si accentuò dopo le nozze del fratello Vittorio Amedeo con la principessa Cristina, sorella del re di Francia Luigi XIII. Ne maturò una profonda insoddisfazione che spinse M. a progettare, consigliata dal gentiluomo mantovano Federico Gazino, una fuga, mai messa in atto, a Mantova, dove avrebbe potuto riabbracciare la figlia Maria.

Maria era divenuta l’oggetto di numerose trattative matrimoniali, che di volta in volta videro coinvolti come possibili sposi Tommaso Francesco di Savoia o il cardinale Maurizio, entrambi fratelli della madre. Da parte del duca Ferdinando Gonzaga si prospettò nel frattempo, senza però ricevere l’assenso di M., l’ipotesi di dare in sposa Maria a Carlo Gonzaga di Rethel, figlio del duca di Nevers, fatto venire a Mantova dal 1625 con l’idea di nominarlo principe ereditario del Ducato, non essendovi ancora eredi, né da parte del duca Ferdinando, né da parte del fratello Vincenzo. La scelta si fece più urgente con la morte di Ferdinando Gonzaga, nell’ottobre 1626, e l’ascesa del fratello Vincenzo il quale, in attesa dell’annullamento del suo matrimonio con Isabella Gonzaga di Novellara, progettò egli stesso un nuovo matrimonio con la nipote, visto da M. con maggior favore che quello con il Nevers, al punto che lei stessa intercedette presso il papa e il re di Spagna, per sciogliere il legame che ancora impediva a Vincenzo di sposare sua figlia Maria. Nessuna di queste manovre sarebbe giunta a buon fine a causa del decesso di Vincenzo il 25 dic. 1627, anticipato dalle nozze celebrate poco prima della morte del duca tra Carlo Gonzaga di Rethel e Maria Gonzaga. Le nozze erano state precedute dalle disposizioni testamentarie di Vincenzo II, che dichiarava proprio erede e successore il padre di Carlo di Rethel, Carlo Gonzaga Nevers.

Rassegnatasi alla nuova situazione, M. si dispose a proteggere il nuovo duca di Mantova, attraverso una propria azione diretta verso la Francia e la Spagna, che erano immediatamente scese in lotta per il possesso del Monferrato. Una sua iniziale opera di mediazione, favorita dal papa Urbano VIII, era destinata a fallire, osteggiata dalla Francia consapevole dell’inclinazione spagnola di Margherita. I successivi tentativi si rivelarono anch’essi inutili cosicché, proseguendo il conflitto, nel luglio 1630 Mantova fu messa a sacco dagli Imperiali, mentre la famiglia ducale fuggiva in territorio pontificio. Il successivo trattato di Cherasco (1631) contemplava benefici anche per M., sotto forma di terre donate dal fratello Vittorio Amedeo I, nuovo duca di Savoia, come risarcimento per gli interessi sulla dote matrimoniale non completamente versata a suo tempo dal padre. Nell’autunno 1631, rientrato il duca Carlo I Gonzaga di Nevers a Mantova con la nuora, vedova da poco di Carlo di Rethel, e i due figli minori di questa, M. poté finalmente ricongiungersi alla figlia, non senza i timori francesi per un prevedibile coinvolgimento filospagnolo di Margherita. Tali timori trovarono ben presto fondamento in un piano architettato da M. stessa e messo in atto con il concorso della figlia per consegnare Mantova alle forze spagnole. Scoperta la congiura, alla fine di agosto del 1633 M. fu costretta ad abbandonare il Ducato, lasciando nuovamente sola la figlia Maria, che non avrebbe mai più rivisto.

Trovata in un primo tempo accoglienza nel Modenese, nell’autunno le fu concesso dal governatore spagnolo di Milano di risiedere a Pavia, dove rimase fino all’agosto del 1634, non senza aver continuato a tramare contro il duca di Mantova. Pochi giorni dopo fu chiamata in Spagna da Filippo IV, che le affidò, con il titolo di viceregina, il governo del Portogallo, che essa assunse nel dicembre 1634. Accolta in un primo tempo dai notabili locali con gli onori dovuti, fu in seguito coinvolta nei conflitti insurrezionali che insanguinarono il Portogallo, oppresso dai soprusi di Gaspar de Guzmán, conte duca di Olivares, nonostante i consigli di M. per un governo più mite e prudente. Il 1° dic. 1640 una rivolta dei nobili portoghesi rovesciò il potere spagnolo, nominando re Giovanni IV di Braganza e uccidendo Miguel de Vasconcelos, esecutore in Portogallo dell’autorità dell’Olivares. M. venne di fatto tenuta prigioniera, nonostante le fosse stata assegnata una dignitosa residenza in uno degli antichi palazzi reali. Solo in seguito alla scoperta di un piano messo in atto per ripristinare il governo spagnolo in Portogallo le fu concesso di lasciare il paese. Non poté tuttavia giungere a Madrid, poiché trattenuta a forza a Mérida dall’Olivares, timoroso delle pericolose rivelazioni sul suo conto che M. avrebbe potuto fare al re. Solo nel gennaio 1642 M. riuscì finalmente a raggiungere la capitale e, per il tramite della regina Isabella, svelare al re la condotta del conte-duca che aveva causato la perdita del Portogallo.

Caduto in disgrazia Olivares, M. concluse la sua esistenza in Spagna e morì il 25 giugno 1655 a Miranda, durante il tragitto verso il Piemonte, dove aveva chiesto di finire i suoi giorni.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, bb. 205, 580, 584, 618, 728, 730, 735, 736, 2161-2169, 2177, 2178; F. Follino, Compendio delle sontuose feste fatte l’anno 1608 nella città di Mantova per le reali nozze… del serenissimo principe don Francesco Gonzaga con la serenissima infanta M. di S. duchessa di Mantova, Mantova 1608; F. Zuccari, Il passaggio per l’Italia, con la dimora di Parma… dove si narrano… le feste e trionfi regii fatti in Mantova… per le nozze del principe Francesco Gonzaga con l’infante M. di S., Bologna 1608; S. Gionta, Il fioretto delle croniche di Mantova…, a cura di A. Mainardi, Mantova 1844, pp. 144 s., 147, 162; A.G. Spinelli, Lettere di Maria e M. di Savoia a Margherita Langosco Busca, Milano 1885; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, III, Mantova 1956, pp. 221-229, 232, 249, 259, 268, 288-294, 297, 321, 340, 467, 483, 578, 588 s.; L.C. Volta, Compendio cronologico critico della storia di Mantova, III, Mantova 1831, p. 232; IV, ibid. 1833, pp. 2, 131; G.B. Intra, M. di S. duchessa di Mantova, Mantova 1898; G. Fochessati, I Gonzaga di Mantova e l’ultimo duca, Mantova 1912, pp. 86, 91-94, 126, 144, 163; R. Quazza, M. di S. duchessa di Mantova alla corte paterna, in Atti e memorie della R. Acc. Virgiliana di Mantova, n.s., XIV-XVI (1923), pp. 222-250; Id., M. di S. duchessa di Mantova e viceregina del Portogallo, Torino 1930; Id., Mantova attraverso i secoli, Mantova 1933, pp. 147-150, 152, 157 s., 161-165, 169, 175, 178, 200, 205, 213-215; Mantova. Le lettere, II, Mantova 1962; Mantova. La storia, III, ibid. 1963; Mantova. Le arti, III, ibid. 1965, ad indices; G. Coniglio, I Gonzaga, Varese 1967, pp. 389, 391, 394, 411-413, 423; R. Tamalio, La memoria dei Gonzaga, Firenze 1999, ad indicem.

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