Baltico, Mare (ted. Ostsee, sved. Östersjön, finnico Itämeri, russo Baltijskoe More, pol. Baltyckie Morze) Mare interno dell’Europa (420.000 km2), che si stende tra la penisola finno-scandinava e il continente, comunicando mediante gli stretti danesi (
Il clima è mite, per l’azione esercitata dalla sua massa d’acqua sulle temperature estive e invernali. D’inverno la maggior parte del bacino principale gode di una temperatura media superiore a 0 °C, , mentre solo nelle porzioni più interne dei golfi di Botnia e di Finlandia la temperatura media del gennaio va da −8 °C a −12 °C. La parte più settentrionale del B. gela ogni inverno, mentre il bacino principale, malgrado la scarsa profondità e il basso tenore di salinità, è quasi sempre sgombro da ghiacci. La piovosità è moderata (500 mm nella parte centrale); prevalgono i venti occidentali, quelli più pericolosi provengono da NE, provocando burrasche violente specialmen;te lungo le coste meridionali. Le maree sono quasi insensibili. Contornato da centri urbani e portuali notevoli, come
È noto con il nome di Scudo baltico (o scandinavo) il grande massiccio costituito da terreni prevalentemente cristallini dell’era arcaica, che si estende lungo il B. in Finlandia e nella metà orientale della penisola scandinava.
Mare interno circondato da insediamenti urbani e portuali, con rapporti commerciali tra le sue coste; via di comunicazione fra l’estremo Nord e il continente europeo, il B. acquista storicamente importanza dal 9° sec., quando Vichinghi scandinavi e Frisoni germanici portano i manufatti d’Occidente verso i mercati orientali. Da allora è stato oggetto di tentativi di controllo esclusivo o preponderante delle sue acque, senza che alcuna delle potenze rivierasche abbia potuto definitivamente affermarsi.
Dominato nel Medioevo dal commercio anseatico, poi sbocco della potenza terrestre dei Cavalieri teutonici, mare della Polonia dal 1410 per alcuni decenni, fu dal 1560 e per un secolo sotto il controllo della
Prima del 1918, la regione che comprendeva i tre governatorati russi di
La fine della Prima guerra mondiale aveva già segnato il ridimensionamento della potenza baltica di Russia e Germania: la prima, con l’indipendenza della Finlandia e la formazione degli Stati baltici (Estonia, Lettonia,
Sulle sponde del B. si insediò un gruppo di popolazioni indoeuropee, indicate complessivamente come
Le lingue baltiche, pur avendo stretta affinità con le lingue slave (gruppo baltoslavo), costituiscono un ramo autonomo della famiglia linguistica indoeuropea, rappresentato ora dal lituano e dal lettone; l’antico prussiano si è estinto nel sec. 17°. Nel corso dei secoli hanno perduto terreno non soltanto di fronte all’espansione tedesca, ma anche nei riguardi degli Slavi. La documentazione data da pochi secoli (il più antico documento prussiano risale al 15° sec.; il lituano e il lettone sono conosciuti a partire dal 16° sec.), ciononostante esse, e specie il lituano, hanno un carattere così arcaico che permette di raffrontarle con le più antiche forme linguistiche indoeuropee (donde la grande importanza del lituano per l’indoeuropeistica). Nel lessico sono notevoli l’impiego di diminutivi e il numero delle voci prese in prestito dallo slavo e dal tedesco.
Le concordanze fra le lingue baltiche e le slave sono rilevanti nel lessico, ma anche nell’accento, in parte della fonologia (esito delle sonanti indoeuropee), nella morfologia (flessione dell’aggettivo) e nella sintassi (l’uso del genitivo per l’oggetto nelle proposizioni negative). Questa affinità è spiegata in modo diverso e spesso discorde (alcuni pensano al distacco intorno al 2° millennio a.C. del gruppo baltoslavo dall’indoeuropeo); la soluzione del problema è resa difficile dalla tarda documentazione epigrafica e letteraria delle lingue slave e ancor più di quelle baltiche.