Adriatico, mare

Enciclopedia Dantesca (1970)

Adriatico (adriano), mare

Adolfo Cecilia

Citato da D. numerose volte. In Cv IV XIII 12 E quello dice Lucano quando ritrae come Cesare di notte a la casetta del pescatore Amiclas venne, per passare lo mare Adriano, la citazione non presenta evidentemente carattere geografico alcuno. In Eg III 11 con il litoris Adriaci resonantem Tityron umbra, viene indicato un tratto del litorale adriatico nella zona di pineta ove il Montone aveva la sua foce, non molto distante comunque dall'attuale, nella zona a sud-sudest di Ravenna; mentre il limite esterno della terra emiliana è tratteggiato in Eg IV 68 Aemilida qua terminat Adria terram.

In VE I VIII 8 il promontorio ove inizia l'insenatura del mare A. è uno dei confini della lingua del ‛ sì ': Qui autem si dicunt a praedictis finibus orientalem tenent, videlicet usque ad promontorium illud Ytaliae, qua sinus Adriatici maris incipit, et Siciliam. Intorno al promontorium illud discordi sono i pareri: l'Andriani lo identifica con il capo Promontore in Istria; il Revelli (Italia 61) con la penisola istriana in genere; il Magnaghi con il capo d'Otranto, mentre il Casella lo colloca ancora più a meridione identificandolo con il vertice del corno d'Ausonia (Pd VIII 61) e ponendolo in Calabria sulla costa prospiciente la punta del Faro.

La questione del ‛ sinus Adriaticus ' è stata inoltre ampiamente discussa a proposito della terzina E la bella Trinacria, che caliga / tra Pachino e Peloro, sopra 'l golfo / che riceve da Euro maggior briga (Pd VIII 67-69). Tra i commentatori antichi, il Buti identifica il golfo con " lo mare Adriaco, che si chiama golfo di Venezia ", mentre Benvenuto lo identifica con il " mare siculum " e il Venturi e l'Andreoli con il golfo di Catania.

I commentatori moderni - come Torraca, Scartazzini-Vandelli, Mattalia, Momigliano e altri - considerano il golfo come parte del ‛ sinus Adriaticus ' della cartografia medievale che presentava l'Italia inclinata in direzione nordest-sudovest, e l'A. stendentesi a bagnare le sponde calabro-lucane e la Sicilia orientale.

Il Bassermann (Orme 280) non discute la questione, ma identifica senz'altro il golfo con quello di Catania; il Revelli (Italia 186), dopo aver detto che nelle carte nautiche del tempo il golfo di Catania può dirsi già esattamente orientato, sostiene che il golfo nominato da D. è " tutto il complesso delle insenature comprese tra la foce dell'Alcàntara e quella dell'Anapo ", cioè tutta la parte centrale della costa orientale della Sicilia ivi compreso il golfo di Augusta. Più a lungo dibatte la questione il Casella, il quale piuttosto probatamente adatta la terzina dantesca alla descrizione che della zona fanno sia Orosio che l'anonimo autore della Demensuratio provinciarum; per il Casella non v'è alcun dubbio che il golfo di Messina segnava, nella cartografia medievale in gran parte ispirata a Orosio, il transito dal mare Tirreno al mare A.: e identifica senz'altro il golfo con il ‛ sinus Adriaticus '.

In VE I X 7 l'A. è nominato come il mare al quale manda le acque la parte sinistra d'Italia: laevum vero in Adriaticum cadit.

Altre citazioni dell'A. nella Commedia sono in If V 98, ove Francesca indica Ravenna e la zona prospiciente come la marina dove 'l Po discende / per aver pace co' seguaci sui; in Pg XIV 92, ove la marina, cioè l'A., è indicato come uno dei limiti della Romagna; in Pd XXI 106, ove l'A. è uno dei due liti d'Italia, e 123, ove il lito adriano è il luogo in cui sorge la casa di Nostra Donna, cioè il monastero di Santa Maria in Porto.

Bibl. - G. Andriani, Il confine dell'Italia sul Quarnaro secondo D., in " Boll. R. Soc. Geogr. Ital. " fasc. 7-10 (1920) 214; A. Magnaghi, La ‛ devexio Apennini 'del ‛ De vulgari eloquentia 'e il confine settentrionale della lingua del sì, in Miscellanea Dantesca, suppl. 19-21 del " Giorn. stor. " (1922) 372 ss.; M. Casella, Questioni di geografia dantesca, in " Studi d. " XII (1927) 65-77.

TAG

De vulgari eloquentia

Golfo di venezia

Lingua del sì

Mare tirreno

Bassermann