Marcióne

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Eretico (n. Sinope 85 d. C. circa - m. 160 circa). Di agiata condizione, si trasferì a Roma; quando espose le sue tesi sulla totale inconciliabilità tra Nuovo e Vecchio Testamento fu subito scomunicato. Dalla sua predicazione sorse un movimento religioso, il marcionismo che ebbe vasta diffusione fino al 5° secolo.

Vita

Figlio del vescovo della sua città natale, fu scomunicato dallo stesso padre per le sue idee religiose. Di agiata condizione, trasferitosi a Roma, e accolto fraternamente da quella comunità cristiana (verso il 140), vi ebbe presto rilievo anche per la cospicua donazione di 200.000 sesterzi. Vissuto in silenzio fin verso il 144 elaborando le sue tesi religiose con originalità di vedute (ebbe però rapporti con Cerdone e col mondo gnostico, cui, a torto, secondo la più comune opinione, fu più tardi accomunato), quando espose alla comunità le sue tesi sull'insanabile contrasto tra Nuovo e Vecchio Testamento fu subito scomunicato; dalla sua predicazione sorse una chiesa, che ebbe vasta diffusione e durò fino verso il 5º secolo.

Opere e pensiero

M., rifiutando ogni interpretazione allegorica dei testi sacri, preoccupato solo del loro senso letterale, si sforzò di dimostrare come siano opposti (donde il titolo Antitesi della sua opera) il Vangelo cristiano e il Vecchio Testamento: mentre quest'ultimo ci racconta dalle origini del mondo una serie di vicende crudeli e talvolta malvage, rivelandosi espressione di un Dio spietatamente giusto, il Vangelo ci mostra il Figlio di Dio, buono e amorevole, pieno d'indulgenza e di compassione. Gesù Cristo, Figlio di Dio, non può essere perciò figlio del Dio del Vecchio Testamento, ma di un'altra realtà divina, e precisamente del Dio sconosciuto che s. Paolo aveva annunciato all'agorà di Atene, realtà spirituale assolutamente buona. M. respinge quindi il Vecchio Testamento insieme alla legge e ai profeti, incluso lo stesso Giovanni Battista. A conferma di ciò M. ricorda l'atteggiamento di Gesù Cristo, ostile agli scribi, ai farisei, ai dottori della legge, ribadendone le parole così precise nel mostrare la differenza tra la sua dottrina e quella ebraica. Gesù quindi rappresenta qualcosa di radicalmente nuovo nella storia, e la fede da lui predicata ha valore di originalità assoluta. Questa antitesi durissima tra Nuovo e Vecchio Testamento riflette l'antitesi tra il Dio perfettamente buono del mondo dello spirito e quello che ha creato la materia (si noti che questo secondo Dio non è una realtà malvagia come nel manicheismo, ma solo un demiurgo del mondo fisico), un essere che, non essendo in grado di dare la perfezione alla realtà, si è limitato a imporre delle leggi, così come ha fatto anche per gli uomini ai quali ha imposto dei comandamenti (il decalogo mosaico) sanciti da pene spietate. Opposto alla religiosità del Vecchio Testamento appare a M. il messaggio di Gesù, rivelatore del "Dio buono". Gesù Cristo, apparso improvvisamente verso il quindicesimo anno di Tiberio, secondo M. non era nato da donna, non era posto sotto la legge ebraica, né aveva mai avuto corpo materiale, ma un corpo apparente, come quello degli angeli. Gesù, annunciando il Dio buono, ha capovolto tutti i valori che si erano affermati nel mondo ebraico, esaltando nel discorso della montagna i poveri, i sofferenti, i perseguitati, promettendo il perdono anche ai peccatori. Per costoro morto sulla croce, liberò anche tutti quelli che già all'Inferno pativano la pena del Dio della materia. La redenzione di Cristo vale anche per gli uomini che riescano a domare la carne e gli istinti con una rigorosa mortificazione (digiuni, astensione dai cibi carnei, castità perfetta). Sembra che M. raccogliesse in un insieme organico (Instrumentum) passi del Nuovo Testamento epurato, in base ai suoi principi, di ogni influenza ebraica e dando rilievo specialmente al Vangelo secondo s. Luca e alle Epistole paoline. La conoscenza che noi abbiamo di M. e della sua opera è quasi esclusivamente attinta alla grande opera polemica di Tertulliano Adversus Marcionem (in 5 libri). A. von Harnack, che, sulle citazioni di Tertulliano, ha dato la più completa ricostruzione (anche se discussa) del pensiero marcionita, ha sostenuto che l'apologeta, nel confutare M., avrebbe avuto davanti un testo latino neotestamentario di origine marcionita: che, secondo altra ipotesi anch'essa assai discussa, sarebbe la prima delle bibbie latine.

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