LA GRECA, Marcello

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)

LA GRECA, Marcello

Baccio Baccetti

Nacque in Egitto, al Cairo, l'8 dic. 1914 da Stanislao, napoletano di nobili origini che lavorava in imprese di costruzione, e da Clotilde Paggi, livornese. Ad Alessandria e al Cairo frequentò le scuole italiane, elementari e secondarie mentre, mostrando molto presto una forte inclinazione per le scienze naturali, faceva le sue prime esperienze di entomologo osservando e raccogliendo insetti nel deserto.

Tornato in Italia si laureò in scienze naturali nel 1938 a Napoli ove dette subito inizio agli studi zoologici nell'istituto universitario presso cui avevano lavorato grandi naturalisti italiani dell'Ottocento e che allora era diretto da U. Pierantoni, citologo di chiara fama.

Il L. avviò la sua attività scientifica con uno studio morfologico-funzionale sul sistema muscolare del grillotalpa e sulla relativa innervazione (La muscolatura di Gryllotalpa gryllotalpa[L.], in Arch. zoologico italiano, XXVII [1938], pp. 217-318). Specializzatosi quindi nello studio degli Ortotteroidei, rivolse la sua attenzione ai Mantoidei africani e sudamericani di alcune piccole collezioni italiane ancora indeterminate (le raccolte di E. Zavattari, N. Beccari, G. Russo, F. Silvestri, L. Cipriani) con specie di cui dette la descrizione, aggiungendone sei nuove, in alcune note pubblicate fra il 1938 e il '39. Intanto insegnava nelle scuole secondarie e frequentava la stazione zoologica a Napoli, l'istituto zoologico di via Mezzocannone, ove incontrava l'idrobiologo padre G. Zirpolo, allievo di F.S. Monticelli e di Pierantoni e l'istituto entomologico diretto da Silvestri a Portici. Nel 1940 il L. fu fra i vincitori di un concorso nazionale per assistenti di anatomia comparata ma fu chiamato alle armi come ufficiale di artiglieria. Prigioniero di guerra a Leopoli, solo nell'agosto del '45 poté tornare in Italia. Rientrò quindi nell'istituto di via Mezzocannone, presso la cattedra di anatomia comparata diretta da M. Salfi al seguito del quale si trasferì, nel 1949, nell'istituto di zoologia.

Nel '46 il L. pubblicò una nota sulla articolazione alare degli Ortotteri, studiata morfologicamente e comparativamente in molte specie brachittere o microttere (Il brachitterismo negli insetti. Analisi morfologica dell'articolazione alare degli Ortotteri, in Boll. della Società dei naturalisti in Napoli, LV [1944-46], pp. 52-57).

Con rigorosa analisi comparativa il L. dimostrava che vi sono specie nelle quali gli scleriti ascellari sono sempre modificati e ridotti in concomitanza con la riduzione alare, e specie nelle quali, nelle medesime circostanze, sono conservati normali scleriti ascellari. Introdusse così i concetti contrapposti di microtterismo genotipico e di microtterismo fenotipico, avviando un indirizzo di ricerca che seguì poi per molti anni e che lo portò a risultati importanti, largamente accolti dalla letteratura. Dimostrava così, fin da allora, grande capacità di sintesi, alla ricerca di conclusioni generali che potessero anche suggerire le cause di trasformazioni evolutive.

In questi anni il L. studiò alcuni casi teratologici in Ortotteri presenti nella collezione salfiana e cominciò a occuparsi di rigenerazione negli Insetti. Allo stesso tempo continuò a indagare sulla riduzione alare negli Ortotteri, mettendola in correlazione col sesso, e presso la stazione zoologica condusse indagini su un gruppo di animali marini, gli Anellidi Policheti Serpulidi, nelle quali affrontò sperimentalmente, meglio che negli Insetti, i fenomeni della autotomia e rigenerazione, perfezionando contemporaneamente la sua tecnica istologica. Ma i Serpulidi lo attiravano anche come problema faunistico e nelle pubblicazioni della stazione zoologica aprì una serie di lavori sui Policheti del golfo di Napoli di cui descrisse fra l'altro un paio di specie nuove (Studi sui Policheti del Golfo di Napoli, in Pubblicazioni della Stazione zoologica di Napoli, XX [1946], pp. 270-280).

Nel 1947, continuando lo studio della morfologia funzionale dell'articolazione alare degli Ortotteri, individuò importanti connessioni fra la struttura dei vari scleriti toracici e i movimenti di apertura e chiusura delle ali: in questa zona trovò una sostanza elastica di aspetto gommoso, che descrisse accuratamente (Morfologia funzionale dell'articolazione alare degli Ortotteri, in Arch. zoologico italiano, XXXII [1947], pp. 271-327). Anni dopo, T. Weis-Fogh la riconobbe come una nuova proteina che chiamò resilina, attribuendo al L. la priorità nell'osservazione. Sempre nel 1947 il L. raggiunse i territori del Matese, e vi realizzò buone raccolte i cui risultati pubblicò nel 1948, in due lavori apparsi nei supplementi del Bollettino della Società dei naturalisti in Napoli (LVII, n. 7, Primo contributo alla conoscenza degli Ortotteri del Matese, pp. 1-4; n. 10, Note sull'ortotterofauna dell'Italia meridionale, pp. 1-8).

Descrisse, fra l'altro, due interessanti specie nuove: un Metaplastes, che trovò sui fianchi della montagna, e il Chorthippus albicornis, tipico delle alte quote del medesimo massiccio. Per questa specie, e altre affini, cinquant'anni dopo istituì un nuovo genere, l'Italohippus.

Il L., continuando le ricerche sulle modifiche alari, affrontò, con un metodo settorio da lui inaugurato, il problema delle trasformazioni dello pterotorace correlate con la riduzione alare in due Emitteri e nella Mantide religiosa, - ma solo trent'anni dopo riuscì a pubblicare un basilare lavoro ricapitolativo su Origine ed evoluzione dell'articolazione alare degli Insetti Pterigoti (in Memorie della Soc. entomologica italiana, LX [1982] pp. 221-226) - mentre continuava la sua indagine faunistico-sistematica sui Mantoidei tropicali. Nei dintorni di Avellino e di Enna, trovò alcune specie critiche o nuove per l'Italia, che descrisse insieme con alcune osservazioni biogeografiche (Mantoidei africani del Museo di storia naturale di Genova, in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, LXIV [1950], pp. 268-284).

Nel medesimo anno, la pubblicazione di una importante ricerca di E. Gridelli sulle specie transadriatiche lo convinse a dare alle stampe qualche lavoro di sintesi, sulle diverse linee biogeografiche da lui coltivate (A proposito dell'origine dei Podismini [Orthoptera] in Europa, in Boll. della Soc. dei naturalisti in Napoli, LXV [1956], pp. 55-58).

Iniziò con l'ortotterofauna appenninica, utilizzando i pochi dati disponibili allora nella letteratura e i propri reperti sul Matese e sul Pollino e continuava affrontando i diversi tipi di distribuzione e di origine dei numerosi Ortotteri più caratteristici dell'Appennino

Condusse quindi un lavoro fondamentale per la zoogeografia italiana con la revisione delle Danuriae (Mantoidei) e delle Cophopodisma (Ortotteri) appenniniche, individuando fra i monti Reatini e il Matese quattro specie di cui tre nuove (Sistematica del gruppo delle Danuriae [Mantodea] sulla base di nuovi caratteri morfologici, in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, LXVI [1954], pp. 265-294; Le Cophopodisma dell'Appennino ed il loro differenziamento infraspecifico, in Annuario dell'Istituto e Museo di zoologia dell'Università di Napoli, VI [1954], 7, pp. 1-20).

Nel '54 il L. fu fra i promotori dell'istituzione del Gruppo italiano biogeografi, e produsse l'opus magnum, di oltre ottanta pagine, sull'argomento più volte trattato delle modifiche alari negli Insetti (Riduzione e scomparsa delle ali negli Insetti Pterigoti, in Arch. zoologico italiano, XXXIX [1954], pp. 361-440) in cui elaborò una sintesi poderosa che ha avuto un seguito rilevante nella letteratura scientifica.

Nel 1955, al congresso dell'Unione zoologica italiana svoltosi al Terminillo, il L. lesse una relazione, considerata fondamentale per gli studi di biogeografia in campo internazionale, sulla Influenza delle variazioni climatiche del Quaternario sul popolamento entomologico di alta montagna (in Boll. di zoologia, XXII [1955], pp. 489-562). Dopo aver illustrato i fattori che hanno caratterizzato i fenomeni di popolamento e di speciazione nella entomofauna appenninica, si impegnò a conferire una giustificazione biogeografica alle ripartizioni disgiunte degli Ortotteri italiani di pianura. A questa fece seguito un'ampia ed esauriente ricerca sulla biogeografia delle piccole isole mediterranee, svolta in collaborazione con il malacologo C. Sacchi e letta al II congresso del Gruppo italiano biogeografi all'isola d'Elba nel 1957 (Problemi del popolamento animale nelle piccole isole mediterranee, in Annuario dell'Istituto e Museo di zoologia dell'Università di Napoli, IX [1957], 3, pp. 1-189). Elaborò poi un ampio studio sulla ortotterofauna pugliese, basato su due campagne di ricerca personalmente compiute nel 1956-57 (L'ortotterofauna pugliese ed il suo significato biogeografico, in Mem. di biogeografia adriatica, IV [1959], pp. 33-171) che costituisce il suo contributo a una più vasta indagine promossa da U. D'Ancona.

Nella memoria il L. elencava le proprie catture consistenti in settantanove forme di Ortotteri, rivedeva la sistematica di gruppi critici, descriveva cinque entità nuove e analizzava tutte le possibili correnti di popolamento e la localizzazione e datazione delle vecchie faune di Ortotteri. Si tratta di un grande lavoro di sintesi e, contemporaneamente, di un imponente lavoro originale, tra i più importanti di biogeografia italiana esistenti.

Nel 1958 il L. si dedicò alla microscopia elettronica, descrivendo microstrutture cuticolari in Pseudococcus citri. Dal 1959 il L., vinto il concorso per la cattedra di zoologia dell'Università di Catania, si trasferì in questa città dove sarebbe rimasto definitivamente.

Membro dell'Accademia nazionale di entomologia, vi presentò la memoria Origine ed evoluzione degli Insetti (in Rend. dell'Acc. nazionale italiana di entomologia, X [1962], pp. 62-90) in cui prese in particolare considerazione i dati paleontologici e le caratteristiche della metamorfosi. Nel 1968, divenuto presidente dell'Unione zoologica italiana, il L. tenne una relazione al XXXVII convegno di questo sodalizio, sulle strutture paleogenetiche, neogenetiche e ricorrenti nella filogenesi animale; intanto costituì a Catania un gruppo di collaboratori specializzati nei vari ordini degli Ortotteroidei. Dopo la pubblicazione del trattato la Zoologia degli invertebrati (Torino 1977), in chiave evoluzionistica, si dedicò a un'altra serie di lavori sulla politica ambientale che lo avrebbe impegnato fino alla morte.

Già nel 1974 il L. aveva esordito nel IV simposio nazionale sulla conservazione della natura, presentando un nuovo modello di sviluppo socioeconomico per la gestione del territorio; nel '76, durante l'XI congresso nazionale di entomologia a Portici, affrontò la "Rivalutazione della sistematica". L'anno successivo espose il suo pensiero sull'evoluzione dell'entomofauna di alta montagna, mentre, a proposito del Parco dell'Etna, si occupò di problemi ambientalistici (La legge regionale che istituisce i parchi regionali in Sicilia, in Notiziario CAI [Club alpino italiano], I [1982], pp. 25-28).

Negli ultimi vent'anni di attività il L., pur proseguendo le sue ricerche, si impegnò soprattutto nella politica ambientale, entrando in aperta polemica con gli indirizzi seguiti dalla Regione Sicilia e, più in generale, dal governo italiano. Per tre anni fece parte della Commissione consultiva per la fauna, costituitasi presso il ministero dell'Ambiente, per preparare una bozza di legge sulla fauna italiana con interventi determinanti per la preparazione del testo, il più sostanzioso contributo sui concetti fondamentali relativi alla fauna italiana e alla sua gestione.

Le sue ricerche di questi anni riguardarono l'origine di particolari gruppi di animali o di particolari faune, l'origine degli Artropodi, la biogeografia dei Pamphagidi paleartici, gli aspetti dell'insularità nel Mediterraneo occidentale, le origini della fauna dell'Africa orientale, della fauna antartica, della fauna italiana, della fauna iblea, gli aspetti biogeografici della tettonica a placche. Legato nella sua versatilità di biogeografo ai temi più attuali come quello della biodiversità, fornì una esatta indicazione dell'uso della comparazione dei dati provenienti dalle varie branche della biogeografia mentre sintetizzava il suo concetto multidisciplinare della biogeografia stessa

Appassionato speleologo, frequentò ed esplorò le grotte delle regioni meridionali italiane. In Sicilia si appoggiò sempre più ai dilettanti speleologi, e nel 1990 inaugurò il I convegno regionale di speleologia della Sicilia con una relazione introduttiva (Le scienze speleologiche, ieri e oggi, in Atti del I Convegno regionale di speleologia della Sicilia, Ragusa… 1990, I, Ragusa s.d. [ma 1990], pp. 23-35). Nell'ambito dell'Accademia Gioenia di Catania, di cui fu vicepresidente e presidente, si dedicò con successo anche alla divulgazione ad alto livello.

Il L. morì a Catania il 10 febbr. 2001.

Opere: l'elenco completo degli scritti del L. si trova in F. Monello, Elenco dei trattati, delle dispense e delle pubblicazioni, in Boll. dell'Acc. Gioenia di scienze naturali in Catania, XXXV (2002), 361, pp. 19-37. Oltre a quelle citate nel testo, ricordiamo: Sulla distribuzione ed origine della fauna ortotterologica degli Appennini, in Annuario dell'Istituto e Museo di zoologia dell'Università di Napoli, III (1951), 6, pp. 1-30; Il popolamento ortotterologico delle isole Tremiti e di Pianosa, in Boll. di zoologia, XXII (1955), pp. 121-132; Le categorie corologiche degli elementi faunistici italiani, in Mem. della Soc. entomologica italiana, XLIII (1964), pp. 147-165; Considerazioni sulla origine del popolamento faunistico pugliese, in Arch. botanico e biogeografico italiano, XLIII (1967), pp. 297-320; Ecologia e biogeografia degli Ortotteri dei pascoli altomontani dell'Appennino Centrale, in Quaderni sulla struttura delle zoocenosi terrestri, II (1984), pp. 11-76; L'uso della categorie sistematiche sottogenere e sottospecie, alla luce della ricerca biogeografica, in Boll. dell'Istituto di entomologia dell'Università di Bologna, XLI (1989), pp. 159-176; La sistematica in zoologia: contenuto culturale, indirizzi e applicazioni, in Zoologia oggi. Atti del Simposio della Unione zoologica italiana, Lucca… 1987, Modena 1989, pp. 41-83; The Insects biogeography of West Mediterranean islands, in Atti dei Convegni Lincei, LXXXV (1990), pp. 469-491; Il concetto di fauna e le caratteristiche della fauna italiana, ibid., CXVIII (1995), pp. 13-28; Sistematica e biogeografia degli Insetti, in Atti del XVIII Congresso nazionale italiano di entomologia,Maratea… 1998, in Rend. dell'Acc. nazionale italiana di entomologia, XLVI (1998), suppl., pp. 27-35; Conclusioni del XXXI Convegno della Soc. italiana di biogeografia, in Biogeographia, XXI (2000), pp. 231-235.

Fonti e Bibl.: T. Weis-Fogh, in Journal of experimental biology, XXXVII (1960), p. 890; A. Vignataglianti et al., Riflessioni di gruppo sui corotipi fondamentali della fauna W-paleartica ed in particolare italiana, in Biogeographia, n.s., XVI (1992), pp. 159-179; B. Baccetti - S. Ruffo, M. L., in Rend. dell'Acc. nazionale italiana di entomologia, XLIX (2001), pp. 69-95; P. Alicata, M. L. (1914-2001), in Boll. dell'Acc. Gioenia di scienze naturali in Catania, XXXV (2002), 36, pp. 7-17.

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