Maori

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Maori

Sergio Parmentola

Antica popolazione indigena della Nuova Zelanda

Popolo di stirpe e lingua polinesiana, i Maori si stanziarono in Nuova Zelanda tra il 9° e il 13° secolo dove svilupparono una civiltà che fu distrutta dal colonialismo inglese nel 19° secolo. Erano alti e avevano la pelle bruna: fisicamente simili ai Polinesiani risentivano di incroci con popolazioni melanesiane e papuasiche

In viaggio con sette canoe

I primi Maori giunsero in Nuova Zelanda provenienti probabilmente dalle Isole Cook o da Tahiti tra il 9° e il 13° secolo. Secondo la tradizione arrivarono in quella, che chiamarono Aoteroa, cioè «Nuova Terra», con sette canoe, guidati dal loro capo Kupe, dopo una lunga e difficile navigazione. Dapprima vissero soprattutto della caccia a un grande uccello corridore aptero (cioè «senza ali»), il moa (kiwi e moa), che oggi non esiste più.

Sottomisero popolazioni preesistenti e nel 14° secolo ci fu una nuova ondata di migrazioni; la civiltà maori passò allora dal periodo arcaico a quello classico, in cui fu introdotta l’agricoltura, con la coltivazione dell’igname (una pianta tropicale dai tuberi commestibili).

La società era divisa in tribù, clan e famiglie e si articolava in caste: ogni tribù aveva un capo (ariki), sacerdoti (tohunga), nobili (rangatira), guerrieri (tutua) e schiavi. I Maori vivevano in villaggi fortificati, poiché le guerre intertribali erano continue. Erano convinti che sconfiggere una tribù nemica accrescesse il mana, cioè l’onore e il prestigio della tribù, e celebravano le vittorie con feste truculente in cui uccidevano i prigionieri e se ne cibavano. Le loro abitazioni, in legno e con i tetti a due spioventi, ospitavano in genere più famiglie. Si coprivano con abiti pesanti di fibre intrecciate e mantelli di pelo di cane. Non conoscevano l’uso dei metalli e costruivano i loro strumenti in pietra. Come arma usavano la clava, di legno, osso o pietra. Erano ottimi navigatori e costruivano grandi piroghe adatte alla navigazione oceanica e alla guerra.

I tabù maori

La religione del popolo era politeistica, mentre la casta sacerdotale aveva elaborato una propria religione monoteistica, che credeva in un dio unico, eterno e invisibile. Il culto prevedeva anche sacrifici umani e riti cannibalistici, ma l’aspetto più tipico della religiosità Maori erano i tabù. Tabù (tapu) è un termine polinesiano che significa «proibito» e indica un’entità sacra e inviolabile, che può essere una persona, un animale o una cosa: chi la violava doveva essere punito con l’esilio o la morte. Presso i Maori era molto sviluppata l’arte decorativa, che utilizzava la forma geometrica della spirale, di origine papua. Di buona fattura erano le sculture in legno, spesso prodotte come amuleti per il culto degli avi. I Maori amavano tatuarsi il volto e il corpo con la tecnica del tatuaggio a puntura.

Il rapporto con gli europei

La Nuova Zelanda fu scoperta dagli europei con il viaggio di A. J. Tasman del 1642. James Cook, che vi sbarcò nel 1769, stabilì relazioni amichevoli con i Maori, che appresero dagli europei a usare i moschetti e a leggere e scrivere. Il nome Maori, che nella loro lingua significa «normali», era il modo in cui i Maori si definivano dopo l’arrivo degli europei, per distinguersi da questi ultimi chiamati pakeha. Nel 1840 i Maori accettarono la sovranità britannica in cambio del riconoscimento dei diritti di ogni tribù sulla propria terra, stabilito col trattato di Waitangi. Gli Inglesi, però, iniziarono a comprare i territori dei Maori in cambio di alcol e armi da fuoco, e anche a occuparli con la forza. Cercarono inoltre di costringere gli indigeni a convertirsi al cristianesimo. Ciò provocò una dura opposizione che scoppiò nelle guerre dei Maori (1843-48 e 1857-69), le quali portarono allo sterminio quasi totale dei nativi.

Oltre alle guerre, anche le malattie portate dagli europei contribuirono a decimarli. Il loro numero crollò da 120.000 nel 1769 a 42.000 nel 1896. Solo nella seconda metà del Novecento la Nuova Zelanda ha adottato una politica di protezione degli indigeni per evitarne l’estinzione, riservando loro alcune terre dove poter salvaguardare la propria lingua e tradizione. Attualmente i Maori, concentrati nell’Isola del Nord, sono circa 300.000.

CATEGORIE
TAG

Trattato di waitangi

Cannibalistici

Nuova zelanda

Cristianesimo

Politeistica