manoscritto Libro scritto a mano la cui forma più antica fu, nel mondo mediterraneo, il rotolo di papiro, usato dagli Egizi e poi adottato dai Greci e dai Romani; la scrittura era disposta nel senso della maggiore larghezza del rotolo in colonne uniformi scritte l’una accanto all’altra e il rotolo si leggeva svolgendolo in senso orizzontale. I più antichi volumi greci di papiro conservati risalgono al 4° sec. a.C. (resti di un papiro contenente il commento a un testo orfico, da Derveni presso
Remoto e di origine orientale è l’uso di un’altra materia scrittoria, la pergamena. Datano al 2° o 3° sec. frammenti di opere letterarie greche e latine. I codici greci e latini di epoca classica erano a volte illustrati con serie di miniature; il formato del codice era medio o piccolo. Con il 7° sec. il libro divenne più grande e al posto di una vera e propria illustrazione si diffuse l’uso di fregi e iniziali di tipo simbolico e astratto; spesso la scrittura era disposta su due colonne e assumeva rigidità di forme e aspetto monumentale. Questa evoluzione avvenne parallelamente sia nel libro greco sia in quello latino e coincise con un mutamento nella produzione del codice, che in epoca classica si preparava in officine scrittorie laiche, mentre in quella altomedievale si allestiva in centri scrittori ecclesiastici.
Caratteristiche dell’Alto Medioevo sono le ricche legature ornamentali, in metallo e avorio e
Con il 9° sec. nel mondo bizantino cominciò a essere usata sporadicamente una nuova materia scrittoria, la carta, introdotta nel Mediterraneo dagli Arabi alla metà dell’8° sec.; a
Con la nascita e diffusione della stampa il m. rimase nel mondo occidentale limitato all’uso privato e alla diffusione di testi di studio o testi la cui stampa era vietata; i m. moderni sono perciò rappresentati da copie, minute, zibaldoni di aspetto trascurato.