Manicheismo

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

manicheismo

Tommaso Gnoli

La religione dell’opposizione tra Luce e Tenebre

Il manicheismo è una religione che, a partire dal 3° secolo d.C., si diffuse in Asia, in Europa e in Africa. Secondo i manichei la realtà si fonda sull’incessante conflitto tra Bene e Male, Luce e Tenebre, e il compito della religione consiste nel liberare la luce intrappolata nella materia. Questa concezione dualistica della realtà ha ispirato l’uso corrente dell’aggettivo manicheo, che indica colui che considera le cose o ‘bianche’ o ‘nere’, senza prendere in considerazione le sfumature

La vicenda di Mani

Il manicheismo è una religione estinta da secoli che prende il nome dal suo fondatore, Mani. Nato in Mesopotamia nel 216, Mani crebbe col padre in una comunità religiosa battista in cui si praticava l’ascesi. A 12 anni ebbe la prima rivelazione e a 24 anni, in seguito alla seconda rivelazione, iniziò la sua vita pubblica. Cominciarono così i suoi viaggi missionari in India, in Persia e in altre regioni dell’Impero sassanide. Lì stabilì ottime relazioni con il sovrano Shahpuhr I e fece parte della corte reale per lungo tempo. Mani cadde in disgrazia dopo la morte di Shahpuhr: il successore Bahram I lo fece imprigionare a Gundeshahpuhr e dopo alcune settimane Mani morì, nel 277.

Bene e Male

La religione manichea è una religione dualistica, fondata cioè sulla coesistenza di due principi opposti, il Bene e il Male, la Luce e la Tenebra, a differenza di altre religioni non dualistiche, come il cristianesimo, secondo il quale solamente il Bene è il principio di tutto e il Male si configura come una degenerazione del Bene (Satana è infatti un angelo decaduto).

Secondo la dottrina manichea esistono due mondi distinti: il mondo della Luce, retto da Dio, il Padre di Grandezza, e il mondo delle Tenebre, il regno della materia, del disordine, dove regna Ahreman, il più grande dei demoni. Dal rapporto conflittuale fra le potenze del male e il mondo della Luce sono scaturiti il mondo e l’uomo, la cui parte materiale è dovuta all’azione del male, mentre la parte spirituale ha origine divina ed è intrappolata nella materia.

Per il manicheismo compito della religione era liberare le particelle di luce intrappolate nella materia e farle salire, pure, verso la Luce (intesa come principio spirituale). Per ottenere questo scopo era necessario seguire pratiche ascetiche attentamente codificate e che gli eletti prendessero parte al pasto rituale quotidiano, in cui il cibo doveva essere portato dagli uditori.

La comunità manichea, infatti, era divisa in due categorie principali: gli uditori (semplici fedeli laici, ai quali era consentito uno stile di vita morigerato, ma non molto diverso da quello vigente nelle comunità cristiane) ed eletti (religiosi facenti parte della gerarchia ecclesiastica, suddivisa in quattro gradi, semplici eletti, presbiteri, vescovi e maestri, a capo della quale vi era il Principe).

La diffusione del manicheismo

Il manicheismo ebbe una diffusione vastissima, favorita in particolar modo dalla circolazione di uomini, merci e idee lungo la Via della seta (che univa la Cina all’Occidente). Comunità manichee erano diffuse in tutto il mondo euroasiatico, in Africa, in Italia, in Siria, in Mesopotamia, in Asia Centrale, in India e in Cina. A partire dall’8° secolo, e fino al 12°, un regno turco dell’Asia centrale, il regno Uigur, adottò il manicheismo come religione di Stato.

A parte questa eccezione, il manicheismo, a causa del suo intellettualismo e della sua raffinatezza, non riuscì a imporsi come religione di massa. Esso attrasse grandi personalità intellettuali, come s. Agostino, vescovo di Ippona, il quale da giovane prima di convertirsi al cristianesimo fu manicheo e fu autore, più tardi, di importanti opere di confutazione di questa religione. A causa dell’importanza degli scritti antimanichei di Agostino si è a lungo ritenuto, erroneamente, che il manicheismo fosse un’eresia cristiana. Lo studio di testi manichei scoperti in Egitto, in Asia centrale e in Cina, ha ormai contribuito in maniera decisiva a dimostrare il carattere autonomo della religione manichea sia rispetto al cristianesimo sia rispetto al buddismo (Buddha e il buddismo) e allo zoroastrismo.

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