MANDURIA

Enciclopedia Italiana (1934)

MANDURIA (A.T., 27-28-29)

Goffredo COPPOLA
Carmelo COLAMONICO
Vincenzo VERGINELLI
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Borgata della provincia di Taranto, da cui dista 36 km.; sorge a 79 m. s. m., e a poco più di 10 km. dal Mare Ionio. È costituita di un nucleo medievale, l'antica "Terra", e dei "Borghi" che ne formano la parte nuova. Conta 17.652 ab. (1931). Il territorio comunale, vasto 178,33 kmq., produce olio, vino e cereali; nella fascia costiera è diffuso il pascolo e le numerose masserie forniscono lana e formaggio; in questa parte del territorio di Manduria scaturiscono, vicino al mare, abbondanti sorgenti d'acqua salmastra, che dànno origine al torrente Chidro. Manduria ha stazione ferroviaria sulla Francavilla-Lecce.

Monumenti. - Il monumento più importante è il duomo (S. Gregorio Magno) di struttura romanica. Sulla facciata un grande rosone si apre sui tre portali, dei quali il mediano è mediocre opera cinquecentesca, probabilmente di Raimondo di Francavilla (1532). Tardi rifacimenti sommergono all'interno le forme romaniche. Oltre il secentesco pulpito ligneo finemente intagliato, notevoli le cinque grandi tele di due pittori locali del Settecento: Matteo Bianchi e Vincenzo Filotico. Presso la chiesa il campanile romanico con monofore e bifore goticizzanti. Di grandiosa eleganza è il palazzo Imperiali (1719) con lunga balaustra in ferro; e graziosi portali e loggiati e finestre del Rinascimento e del Settecento si schiudono nelle fabbriche più antiche. Degna di visita anche per qualche antico dipinto di buona mano e per studî e disegni di pittori locali la collezione Arnò. Nelle vicinanze del Fonte Pliniano interessante è la cappella di S. Pietro Mandurino per la cripta del sec. IX circa con avanzi di affreschi bizantini.

Storia. - La cittadina compare nella Tabula Peutingeriana e nel Geografo ravennate, collocata a 25 miglia da Taranto e a 29 da Nereto (Nardò), ed è già ricordata da Plinio (Nat. Hist., II, 226), in prossimità d'una fonte o lago dotato di proprietà meravigliose. Forte d'una robusta cinta di mura, sostenne con successo nel 338 l'assedio di re Archidamo di Sparta, che perì sotto le sue mura, ma fu conquistata durante la seconda punica da Annibale. Distrutta nel sec. X dai Saraceni, risorse poi col nome di Castelnuovo; riprese attorno al 1700 il nome antico.

Bibl.: O. G. Costa, Illustrazione del fonte di Manduria, celebrato da Plinio, Napoli 1844; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Parigi 1904, p. 392; C. Arnò, Antichità mandurine, Lecce 1920.