MANCIURIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

MANCIURIA (XXII, p. 88; App. I, p. 816)

Luigi MONDINI
Mario TOSCANO
Luigi MONDINI
Mario TOSCANO

Ordinamento interno. - Il territorio di quello che è stato il Man-chou-kwo, o Impero Mancese, creato il 1° marzo 1934 dal Giappone, che ne era il vero padrone, dopo la sconfitta (1945) di questo è passato alla Cina, che l'ha annesso formandone una circoscrizione amministrativa a sé, comprendente 9 provincie (Antung, Hei-lung-kiang, Ho-kiang, Hsing-an, Ki-lin, Liao-ning, Liao-pei, Nung-kiang e Sung-kiang). Questa circoscrizione non comprende il Jehol (186.581 kmq.), per cui viene ad avere una superficie di 1.055.351 kmq. con 36.903.000 ab. (1946), in stragrande maggioranza Cinesi, con minoranze mancesi, mongole, coreane e giapponesi.

Condizioni economiche e comunicazioni. - La ferrovia cinese orientale e la ferrovia della Manciuria meridionale, però, funzionano sotto controllo cino-sovietico. L'economia, nel trapasso dal controllo giapponese a quello cino-sovietico ha subìto un rude colpo, dovuto alla demolizione sistematica di impianti industriali che ì Russi hanno trasferito in Siberia. Inoltre le lotte fra truppe comuniste e nazionaliste cinesi di cui il paese è stato teatro hanno pregiudicato la situazione sulla quale - a seguito della totale occupazione da parte delle truppe comuniste - non è possibile dare informazioni definite. Le cifre che seguono sono medie annuali approssimate riguardanti il periodo prebellico. L'agricoltura dà soprattutto soia (3,3 milioni di ha. e 4 milioni di t.), mais (1,3 milioni di ha. e 2 milioni di t.), kao-liang, specie di durra (2,9 milioni di ha. e 4 milioni di t.), frumento (i milione di ha. e 0,9 milioni di t.), riso (300.000 ha. e 0,6 milioni di t.). Allevamento (in milioni di capi nel 1937): suini 5,3; ovini 1,9; caprini 1,2; bovini 1,6. La bachicoltura è in via di un promettente sviluppo e con essa il setificio. Nel meridione si ottiene pure seta selvatica in cospicua quantità. Il sottosuolo dà oro (riserve stimate a 3.525 t.), ferro (per lo più ematite), carbone (riserve stimate a 4,8 miliardi di t.), petrolio (riserve stimate a 5,4 miliardi di t.), alluminio, zinco, rame. L'industria vanta un imponente sviluppo del cotonificio (480.000 fusi nel 1941), oltre alla siderurgia, la raffinazione del petrolio, l'idrogenazione del carbone, la molitura, il saponificio, il cementificio. La rete ferroviaria nel 1940 misurava 11.800 km.

Storia. - L'indeterminatezza dei confini fra la Manciuria, la Mongolia esterna e la Russia ha continuato ad essere causa di frequenti incidenti di frontiera. Uno dei più gravi si verificò l'11 luglio 1938, in seguito all'occupazione di una collina in territorio mancese, nei pressi di Chang ku feng, da parte di truppe sovietiche, e conseguenti scontri con forze giapponesi. L'incidente fu appianato dopo laboriose trattative.

La mancata rottura dei rapporti diplomatici fra l'URSS e il Giappone tenne la guerra lontana dal territorio mancese, per quasi tutta la durata della seconda Guerra mondiale, e il Man-chu-kwo agì sempre nell'orbita della politica nipponica: dichiarò (dicembre 1941) la propria solidarietà col Giappone, aderì al Tripartito, riconobbe nel 1942 l'indipendenza della Birmania, partecipò nel 1943 alla conferenza di Tōkiō per la più grande Asia.

Frattanto, mano a mano che la vittoria delle Nazioni Unite si profilava in Occidente, la questione della Manciuria si ripresentava nei termini di cinquant'anni prima, con la sola differenza che questa volta il Giappone era estromesso. Quattro potenze restarono in lizza: la Cina, che rivendicava il territorio quale parte integrante della repubblica; l'URSS, che mirava a recuperare i diritti goduti prima del 1905; gli Stati Uniti, che, fedeli alla politica della porta aperta, intendevano ristabilirvi la libertà commerciale e, infine, la Gran Bretagna che appoggiava gli S. U. per analogia di interessi.

Mentre la seconda Guerra mondiale non era ancora terminata, già si discuteva la sorte della Manciuria nelle varie riunioni fra i capi delle Nazioni Unite. Al Cairo (22-26 novembre 1943), assente Stalin, Roosevelt e Churchill promisero a Ch'ang Kai-shek la restituzione della Manciuria e delle isole Formosa e Pescadores, "territorî rubati dal Giappone ai Cinesi". A Jalta, assente la Cina, gli accordi segreti dell'11 febbraio 1945, davano piena soddisfazione alle rivendicazioni russe: si trattava allora di indurre l'URSS a denunziare il patto di non aggressione che la legava al Giappone - ciò che avvenne il 5 aprile 1945 - e a partecipare alla lotta nel Pacifico. Gli accordi di Jalta, resi noti solo l'11 febbraio 1946, dovevano poi provocare il risentimento di Ch'ang Kai-shek per ciò che essi contenevano nei riguardi della Manciuria.

Il 9 agosto 1945, il giorno dopo la dichiarazione di guerra al Giappone, l'URSS agì in Manciuria, con rapidità di mosse ed entità di forze che denunciavano l'áccuratezza dei preparativi.

In effetti, le armate russe erano concentrate lungo le frontiere mancesi con il pretesto di manovre estive; erano agli ordini del maresciallo Vasilevskij; il gen. Purkaev comandava il secondo fronte dell'Estremo Oriente, il maresc. Malinovskij quello della Transbaikalia e il maresc. Merežkov le truppe ammassate ad occidente di Vladivostok. In complesso, circa un milione di uomini, sostenuti da una forte aviazione, ai quali si opponeva l'armata giapponese, detta del Kwan-tung, forte di circa 750.000. La flotta russa del Pacifico (amm. Jumačev) agiva contro i porti coreani. Il piano di guerra sovietico sembrava ispirarsi alla strategia germanica dei primi tempi della guerra: larghi aggiramenti e azione decisa lungo le principali vie di comunicazioni, per portare l'offesa rapidamente nel cuore del territorio avversario e disorganizzarne l'apparato bellico, industriale, civile. Le forze russe agirono come le branche di una gigantesca tenaglia, che penetrarono in Manciuria da est e da ovest, in direzione della ferrovia Harbin - Hsin-king (Kwan-cheng-tse) - Mukden; indi effettuarono una conversione a sud, in direzione della penisola del Liao tung e di Port Arthur.

Le operazioni ebbero inizio al mattino del 9 agosto. Le truppe del maresc. Malinovskij, con l'appoggio dell'armata cinese della Mongolia esterna (gen. Ciai-Baldan), penetrarono nella provincia di Man-chou-li, seguendo l'asse della ferrovia Karimsk-Harbin e, più a sud, lungo la ferrovia Solun-Hsin-king: le truppe giapponesi furono sorprese dall'attacco massiccio e i Sovietici procedettero rapidamente verso la catena del Grande Kingan (Ta Khingan schan). Ad oriente, il gen. Purkaev mosse dalla regione di Chabarovsk, forzò il corso dell'Amur e dell'Ussuri e avanzò verso Harbin, risalendo le valli del Sungari e del Nor. Dalla regione di Vladivostok, il maresciallo Merežkov effettuò un'azione sussidiaria, a scopo diversivo, verso la Corea settentrionale e puntò anch'esso, da sudest, su Hsin-king.

Le truppe del fronte occidentale si urtarono contro una forte resistenza, il 12 agosto, sulla catena del grande Kingan; contornarono alcune posizioni di resistenza, le lasciarono alle spalle e marciarono verso sud-est, mentre Merežkov procedeva verso occidente. Nei due giorni successivi, i Giapponesi passarono, in alcuni tratti del fronte, al contrattacco, conseguendo qualche successo locale; ma il 14 si aveva notizia della capitolazione del Giappone e l'armata del Kwan-tung non impiegava le cospicue riserve strategiche ancora intatte.

L'avanzata russa procedeva con maggiore rapidità; Solun era raggiunta la sera del 14, Po-ko-tu e Cha-lan-tun, a nord-ovest, e Kai-tung, a sud, il 17. Nel frattempo il gen. Purkaev risaliva il Sungari, per lungo tratto, e, il 19, reparti aviotrasportati prendevano terra a Harbin, Mukden, Hsin king. Le operazioni cessarono il 20, ma l'avanzata sovietica continuò fino alla totale occupazione del territorio. Il totale dei prigionieri catturati superò il mezzo milione.

I Sovietici parteciparono anch'essi il 2 settembre 1945 alla firma della resa del Giappone. Il 14 agosto era stato sottoscritto a Mosca un trattato d'alleanza sino-sovietico che prevedeva una stretta cooperazione fra i due paesi nell'organizzazione della pace e della sicurezza della Cina; l'accordo conteneva inoltre un impegno di collaborazione economica per potenziare la ricostruzione postbellica della repubblica cinese. Quale contropartita il governo nazionale cinese concedeva il riconoscimento delle rivendicazioni sovietiche sulla Manciuria.

Un primo accordo stabiliva che le ferrovie costruite prima del 1905 dai Russi (CER) fossero raggruppate sotto il nome di "ferrovia cinese di Chang Ch'un (Hsin-king)" e passassero in proprietà comune della Cina e dell'URSS. Lo sfruttamento della ferrovia doveva essere affidato ad una società sino-sovietica nella quale i due governi avrebbero avuto una rappresentanza paritetica. L'URSS veniva però a perdere la situazione privilegiata acquisita nel 1896: le imprese ausiliarie della ferrovia diventavano esclusivamente cinesi; Mosca non poteva effettuare trasporti di truppe ma, ciò ch'era più importante, le merci trasportate erano esenti da qualsiasi diritto doganale, sul tragitto Harbin-Dairen e Port Arthur. L'accesso a questa base navale venne riservato esclusivamente alle navi da guerra e mercantili sovietiche e cinesi e la difesa del porto affidata all'URSS. Il porto di Dairen, invece, venne considerato libero e aperto alla navigazione e al commercio di tutti i paesi, ma lo sbarco e l'imbarco di merci sovietiche sarebbe stato esente da dazî. Gli accordi, conclusi per una durata di 30 anni, non reintegravano peraltro l'Unione Sovietica in tutti i diritti posseduti dalla Russia prima del 1905, come era stato previsto dalla conferenza di Jalta.

Tuttavia il governo sovietico riprendeva in Manciuria le grandi linee della politica tradizionale zarista. Infatti, le condizioni naturali non erano cambiate ed imponevano le stesse esigenze: allargamento dello sbocco della Siberia sul Pacifico e controllo delle strade interne che conducono a Vladivostok. Mediante il trattato sino-sovietico, Mosca trovò una appropriata soluzione per realizzare il desiderio di disporre di un porto libero dai ghiacci col benestare del Kwo-min-t'ang. Le truppe russe dovevano ritirarsi dalla Manciuria al più tardi il 3 dicembre 1945, ma, secondo Mosca, il governo cinese avrebbe chiesto che si trattenessero ulteriormente. I Sovietici sgomberarono il 3 maggio 1946 l'intero territorio ad eccezione di Port Arthur, come d'altronde prevedeva il trattato del 14 agosto 1945. La questione del ritiro dell'armata rossa dalla Manciuria riaccese la lotta fra le truppe del governo nazionale e i comunisti. Mano a mano che le truppe sovietiche lasciavano il paese, forze comuniste prendevano il loro posto preparando il terreno ai contingenti di Mao-Tse-tung. Un esercito nazionalista forte, si disse, di 2.750.000 uomini si trovò così impegnato, fin dall'ottobre 1945, contro i comunisti, ciò che doveva nuovamente dare vita alla guerra civile in tutta la Cina del Nord. L'amministrazione della Manciuria venne affidata al figlio di Ch'ang Kai-shek, Ch'ang Chi-Kuo, che, dopo aver raggiunto Chang Ch'un in aereo, preferì fare ritorno a Pechino ritenendo, a quanto pare, eccessiva la sorveglianza esercitata dai sovietici sulla sua persona.

La caotica situazione nella Cina fu oggetto di ampie discussioni, nel dicembre del 1945, alla conferenza di Mosca, dove gli Americani accettarono le proposte sovietiche per un pronto ritiro delle truppe di ambo le parti. Gli Alleati riconobbero anche la necessità di "unire e democratizzare la Cina sotto la guida di un governo nazionale rimaneggiato": Fu appunto questo l'oggetto della missione del gen. Marshall il quale, in un rapporto al popolo americano (7 gennaio 1947), riconobbe di non essere riuscito nei suoi intenti a causa dell'intransigenza di un potente gruppo di reazionarî cinesi che non concepiva una collaborazione con i comunisti. Fallito l'intervento alleato, la situazione in Cina divenne più grave causando ripercussioni su tutta la politica internazionale. Nel frattempo, i rapporti fra il Kwo-min-t'ang e l'URSS erano diventati più tesi. L'11 febbraio 1946 erano stati pubblicati gli accordi di Jalta dai quali risultava che l'URSS, in cambio della sua partecipazione alla lotta contro i Nipponici, sarebbe stata reintegrata nei suoi diritti "violati dall'attacco fatto a tradimento dal Giappone nel 1904". Ch'ang Kai-shek protestò contro gli accordi chegli considerò come una violazione delle assicurazioni avute al Cairo; a Ch'ung-K'ing si ebbero violente campagne di stampa e manifestazioni studentesche contro l'URSS. La Cina oppose, ai primi di marzo del 1946, un netto rifiuto ad un progetto formulato dai sovietici di collaborazione economica in Manciuria, progetto che pure era la conseguenza logica derivante dalle disposizioni del trattato stipulato il 14 agosto 1945.

Le truppe russe, ritirandosi, asportarono, come bottino di guerra, notevoli quantità di materiale e beni nipponici sui quali erano in corso conversazioni fra i due governi. L'URSS venne violentemente attaccata dalla stampa degli Stati Uniti, che avrebbero desiderato assegnare alla Cina i beni nipponici in Manciuria a titolo di riparazioni. I giornali nazionalisti cinesi, che avevano fino allora affermato la necessità di rapporti cordiali con Mosca, denunziarono apertamente la connivenza dell'URSS con i comunisti cinesi. Vennero create organizzazioni giovanili sul tipo di quelle nipponiche che attaccarono gli uffici dei giornali comunisti mentre manifestazioni antisovietiche scoppiavano contemporaneamente in diverse città. La stampa sovietica, per contro, attribuì l'intransigenza cinese all'influenza degli Americani accusati anche di fornire armi e quadri al Kwo-min-t'ang.

La guerra civile, intanto, era andata assumendo proporzioni più vaste: nel marzo del 1946 Mukden cadde in potere dei nazionalisti. Chang Ch'un, la capitale del Man-chu-kwo, fu occupata il 19 aprile dai comunisti che riuscirono poi ad impadronirsi anche di Harbin. Il 21 maggio i nazionalisti liberarono la capitale. Il 7 giugno venne conclusa una tregua, ma essa durò appena 3 ore e i combattimenti ripresero in varie parti della Manciuria e della Cina. Nonostante i tentativi di mediazione del gen. G. Marshall, essi continuarono praticamente senza interruzione anche perché, nel dicembre 1946, i comunisti posero come condizione alla ripresa delle trattative con Ch'ang il ritorno allo statu quo militare del 13 gennaio 1946 e lo scioglimento dell'Assemblea nazionale di Nanchino, ritenuta "sotto il controllo di un solo partito". Fallita, dopo qualche successo, l'offensiva del gennaio-marzo 1947, di fronte alla generale ripresa delle forze comuniste, il 4 luglio 1947 il governo nazionale cinese ordinava la mobilitazione totale. Dall'estate del 1947 alla primavera del 1948 aspri combattimenti si svolsero in particolare in Manciuria, che grazie all'offensiva dell'armata di Lin Pao, con la caduta di Mukden (1° novembre 1948), fu tutta in mano dei comunisti. Questi, dopo essere stati arrestati a Suchow da una offensiva governativa, proseguirono l'avanzata nel gennaio 1949 occupando Tien Tsin e costringendo i nazionali a trasferire la capitale da Nanchino a Canton, mentre la stessa Pechino era costretta a chiedere la resa il 22 gennaio 1949.

Di fronte alla gravità della situazione già il 21 gennaio Ch'ang aveva dato le dimissioni e contemporaneamente il governo nazionale chiedeva di inviare proprî plenipotenziarî al quartier generale comunista per negoziati di pace sulla base delle condizioni poste da Mao-Tse-tung.

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