MAMIANI DELLA ROVERE, Luigi Vincenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 68 (2007)

MAMIANI DELLA ROVERE, Luigi Vincenzo

Giacomo Di Fiore

Nacque a Pesaro il 20 genn. 1652 da Federico e Violante Martinozzi.

Entrò giovanissimo nella Compagnia di Gesù, che lo accolse nella provincia di Venezia l'11 apr. 1668. Nel 1684, dopo aver completato gli studi, fu destinato alla provincia brasiliana. Imbarcatosi a Lisbona per Bahia, nel 1686 pronunciò i quattro voti ad Amatuba, in Brasile, e in seguito fu mandato nella regione del Maranhão a evangelizzare le popolazioni Kiriri - termine usato dagli Indios Tupi della zona costiera per designare le popolazioni delle regioni impervie dell'entroterra, il cui significato corrisponde a "taciturni", "silenziosi".

I gesuiti erano stati i primi missionari ad arrivare in Brasile, nel 1549; nel 1551 il papa Giulio III aveva istituito la diocesi di Bahia, rendendola autonoma dall'isola di Madeira, e nel 1553 si era formata la provincia gesuitica brasiliana. Gli altri ordini religiosi erano arrivati più tardi: nel 1584 i francescani e nel 1624 i carmelitani, seguiti nel 1642 dai cappuccini e poi da altri ordini e congregazioni religiose. La diocesi di Maranhão era stata istituita da Innocenzo XI nel 1677.

Nel Maranhão si presentavano molte difficoltà: i luoghi di missione erano lontani dagli insediamenti europei, le vie per raggiungerli (sentieri a mala pena tracciati tra foreste impraticabili e fiumi impetuosi) pericolose e percorribili solo in alcuni periodi dell'anno, le stesse popolazioni sospettose od ostili. Inoltre non di rado gli Indios appena cristianizzati erano assaliti da torme di razziatori, i cosiddetti bandeirantes, provenienti per la maggior parte dalla regione di San Paolo, che riducevano in schiavitù le popolazioni deportandole nei luoghi di lavoro coatto.

Il M. visse con grande impegno la propria attività missionaria a Geru, dove sotto la sua direzione fu edificata la chiesa del villaggio. Il suo interesse precipuo, però, si concentrò sul problema della comunicazione linguistica tra evangelizzatori ed evangelizzandi, dacché si dedicò allo studio dell'idioma dei nativi, per i quali dopo diversi anni riuscì a scrivere un testo catechistico a loro accessibile. Il 26 giugno 1695 il M. inviò al generale della Compagnia, Tirso González, una copia del manoscritto del catechismo che aveva composto in lingua kiriri - idioma appartenente alla famiglia delle lingue kariri-xocó, suddivise in molti dialetti - e che tre anni dopo sarebbe stato stampato a Lisbona insieme con una grammatica della stessa lingua nell'intento di offrire uno strumento di comunicazione ai missionari.

Il Catecismo da doutrina christãa pubblicato nel 1698 a Lisbona (ed. moderna, Rio de Janeiro 1942) era strutturato in tre sezioni: la prima conteneva i rudimenti della fede e le preghiere; la seconda trattava dei misteri, dei comandamenti e dei sacramenti; infine la terza, più che in una precettistica vera e propria per i neofiti, consisteva in una serie di consigli per gli evangelizzatori, per esempio come predisporre gli Indios a ricevere i sacramenti o in che modo condurre la confessione.

Insieme con il Catecismo il M. fece stampare un'Arte de grammatica da lingua brazilica da nação Kiriri, strutturata in due sezioni: la prima trattava dell'ortografia, pronunzia, declinazione dei nomi e coniugazione dei verbi; la seconda della sintassi e della costruzione del discorso, seguita da un vocabolario essenziale. Di quest'opera esiste una traduzione tedesca del 1852, Grammatik der Kiriri-Sprache, pubblicata a Lipsia da H.C. von der Gabelentz, ingenerosamente attaccata dai curatori di una riedizione del testo del 1698, uscita a Rio de Janeiro nel 1877.

L'ultimo degli scarsi documenti del periodo brasiliano che si conservano nell'Archivio romano della Compagnia è il Memoriale sobre o governo temporal do collegio de São Paulo, che porta la data del 1701, la stessa della partenza del M. per l'Europa. Il collegio gesuitico di San Paolo attraversava una grave crisi finanziaria e gestionale, e il M. era stato incaricato di farvi un'ispezione. Dopo aver visitato il collegio, il M. espose il proprio punto di vista in un memoriale indirizzato al provinciale Francisco De Matos, nel quale affrontava non solo il problema della gestione del collegio, ma anche quello dello sfruttamento della manodopera india, che lì avveniva. Si trattava di un preciso atto d'accusa contro le autorità del collegio e le connivenze gerarchiche di cui queste godevano. In alternativa alla chiusura, sembra che egli privilegiasse l'ipotesi dell'acquisto di schiavi negri, che l'esperienza aveva dimostrato più resistenti alla fatica.

Rientrato in Europa, il M. si stabilì a Roma, nella casa professa della Compagnia. Nel 1706 pubblicò a Roma la Concordia doctrinae probabilistarum cum doctrina probabilioristarum( (2a ed., Roma 1708), un ponderoso volume di teologia morale. Il tema al centro della trattazione è il probabilismo, tanto vituperato da B. Pascal e dai giansenisti. Nel 1708 pubblicò la traduzione dal portoghese delle Prediche sopra gli Evangelii della quaresima del gesuita A. Vieyra, edite a Roma e contemporaneamente a Venezia. Il M. aveva conosciuto personalmente Vieyra - morto quasi nonagenario nel 1697 a Bahia -, che era stato predicatore ufficiale di ben tre sovrani portoghesi e aveva soggiornato a Lisbona, Roma e Madrid.

L'attività del M. del periodo romano è legata anche alla vexata quaestio dei riti cinesi. Il suo intervento fu richiesto sia per la sua abilità di controversista sia per obbligo del suo ufficio: a Roma, come si apprende dall'avvertenza al lettore, premessa alla sua traduzione del testo di Vieyra, il M. esercitò la carica di procuratore dell'assistente del Portogallo, che includeva anche competenza sulle missioni orientali, e che conservò presumibilmente fino alla morte, come risulta da un documento del 1729. A lui sono infatti attribuiti alcuni scritti anonimi di controversistica sui riti, qualcuno piuttosto corposo, qualche altro poco più che un opuscolo.

Nel corso della sfortunata legazione di Ch.-Th. Maillard de Tournon patriarca di Antiochia, l'imperatore cinese Kangxi aveva inviato a Roma Antonio Provana, uno dei gesuiti al suo servizio, con un messaggio per il papa. Ma Provana fu ricevuto con sospetto e diffidenza, dubitando la Curia romana che il gesuita fosse stato inviato dal monarca cinese. Difatti gli fu negata la possibilità di tornare subito in Cina e fu trattenuto per molti anni in Italia. Nel contesto romano, molto prevenuto nei confronti della Compagnia di Gesù e dominato dalla figura di Clemente XI che comunicava a G.I. Fatinelli, procuratore di Maillard de Tournon a Roma, il contenuto di un'udienza privata concessa a Provana (Roma, Biblioteca Casanatense, Mss., 2419, c. 108), quest'ultimo aveva indirizzato al papa cinque memoriali, nei quali esponeva la triste situazione in cui versava la missione di Cina e sollecitava provvedimenti urgenti per evitarne la sicura rovina. Questi Memoriali furono confutati uno a uno da Fatinelli in una congregazione del S. Uffizio alla presenza del papa. La confutazione con tutta probabilità circolò manoscritta o stampata a uso interno dei cardinali inquisitoriali. Le critiche di Fatinelli, tuttavia, uscirono dalla ristretta cerchia del S. Uffizio e giunsero ai gesuiti.

A questo punto entrò in scena il M., che replicò a Fatinelli con un opuscolo di 32 pagine intitolato Osservazioni sopra la Risposta fatta dal procuratore del sig. cardinale di Tournon a' cinque memoriali del p. Provana procuratore de' missionari della Cina della Compagnia di Giesù, nel quale difese i memoriali del confratello Provana e respinse l'accusa che i suoi confratelli missionari in Cina manipolassero la traduzione dei documenti che il monarca cinese affidava loro.

La risposta alle Osservazioni non si fece attendere. Nel febbraio 1710 Fatinelli, che il M. aveva qualificato "impostore, falsario, temerario, satirico, calunniatore", replicò con un'Apologia delle risposte date dal procuratore del sig. cardinale di Tournon alli cinque memoriali del p. Provana contro le osservazioni fatte sopra di esse da un autore anonimo, che comprendeva anche il testo dei memoriali di Provana e le Risposte presentate al S. Uffizio dal medesimo Fatinelli. A prestar fede al procuratore di Maillard de Tournon, egli avrebbe più subito che deciso la pubblicazione, effettuata a sua insaputa da altri non precisati amici di Torino.

L'uscita di questo nuovo libello richiese un impegno maggiore di quello che il M. aveva profuso in precedenza. Replicò al Fatinelli in un altro pamphlet dal titolo La verità e l'innocenza de' missionari della Compagnia di Giesù nella Cina. Difesa contro un libello intitolato Apologia( (a stampa sine notis), di cui vanno sottolineati i tentativi di ridicolizzare l'avversario.

Un'ultima notizia sul M. si trova in un atto di natura giudiziaria, risalente al 1729. Si tratta di una memoria a stampa del cappuccino Felice da Montecchio, scritta in occasione di una causa avviata davanti alla congregazione di Propaganda Fide - la ponenza era affidata al cardinale N. Spinola - per l'attribuzione della missione del Tibet.

In questo testo si trova allegata una Relatione della missione del Thibet. Rescritto della s. congregazione de Propaganda fide alla Relazione esibita contro de cappuccini(; sia i gesuiti sia i cappuccini rivendicavano infatti l'esclusiva evangelizzazione del Paese. I gesuiti asserivano di essere giunti nella regione fin dal 1624 e di avere in quell'anno iniziato la loro attività; i cappuccini, invece, pur essendo stati destinati nella provincia tibetana solo nel 1703 da Clemente XI, sostenevano di essere pienamente legittimati a esercitare il ministero missionario. In realtà sia gli uni, sia gli altri avevano messo piede solo in piccole zone dell'immenso altopiano, i cui confini si confondevano con quelli degli Stati finitimi, fra i quali la Cina. La relazione dei gesuiti, come risulta dal titolo, fu presentata dal M., ma questo non significa che egli ne fosse l'autore.

Il M. morì a Roma l'8 marzo 1730.

Fonti e Bibl.: Pesaro, Biblioteca Oliveriana, Mss., 1550 (notizie sulla famiglia); Roma, Archivum Romanum Societatis Iesu, Bras. Epistolae, III, 2, c. 343; IV, c. 18; Collegia, 1588, b. 203, f. 12; P. Amat di San Filippo, Biografia dei viaggiatori italiani, Roma 1882, p. 441; R. Pettazzoni, Il catechismo del p. L.V. M. in lingua kiriri, in Rendiconti dell'Accademia d'Italia, cl. di scienze morali e storiche, s. 7, II (1941), pp. 465-470; S. Leite, História da Companhia de Jesus no Brasil, IV, Rio de Janeiro-Lisboa 1943, p. 243; VIII, ibid. 1949, p. 351; M. Carobbio da Nembro, Patronato e propaganda nel Brasile, in Sacrae Congregationis de Propaganda fide memoria rerum, a cura di J. Metzler, I, 2, Rom-Freiburg-Wien 1972, pp. 667-690; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, V, ad nomen.

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