YOUSAFZAI, Malala

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

YOUSAFZAI, Malala

Enrico Labriola

Attivista pakistana, nata a Mingora il 12 luglio 1997. Nel 2014 ha ricevuto il premio Nobel per la pace, divenendo a 17 anni il più giovane premio Nobel della storia.

Cresciuta nella regione pakistana dello Swat, dove i suoi genitori gestivano alcune scuole, sin da giovanissima fu attiva nella lotta per i diritti civili e per il diritto all’istruzione dei bambini. Nel 2009 iniziò a tenere un blog per la BBC (British Broadcasting Corporation), raccontando la vita sotto il regime talebano. Nei suoi post, Y. reclamava il diritto primario, anche in quanto donna, ad avere un’educazione scolastica e denunciava il regime dei talebani pakistani, ostili all’istruzione delle bambine. Nel 2010 il reporter Adam B. Ellick realizzò un documentario sulla sua battaglia per l’istruzione femminile e contro i talebani.

Nel periodo successivo la sua esposizione mediatica crebbe sia in Occidente sia in Pakistan. Il 9 ottobre 2012 i talebani le spararono alla testa sull’autobus che la accompagnava a scuola. Il tentativo di assassinio ebbe subito un’eco mondiale, portando alla mobilitazione dei leader internazionali a favore dell’istruzione primaria e in particolare del diritto delle bambine ad andare a scuola.

parlò all’ONU

Dopo le cure a Londra, nella sua prima apparizione pubblica dopo l’attentato, il 12 luglio 2013, giorno del suo sedicesimo compleanno, parlò all’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) lanciando un appello per il diritto all’istruzione dei bambini di tutto il mondo. Nell’ottobre 2013 pubblicò il suo primo libro, I am Malala (2013; trad. it. 2013).

Insignita nel 2013 del premio Sakharov per la libertà di pensiero dal Parlamento europeo, l’anno successivo ricevette il premio Nobel per la pace insieme all’attivista indiano per i diritti dei minori Kailash Satyarthi, «per la battaglia contro la repressione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’educazione». Oltre a renderla un simbolo della difesa dei diritti civili, la sua battaglia per l’istruzione femminile la rese emblema dell’opposizione al radicalismo islamista, attirandole elogi e critiche sia in patria sia nel mondo.

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