DE CRISTOFORIS, Malachia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 33 (1987)

DE CRISTOFORIS, Malachia

Giuseppe Armocida
Giuseppina Bock Berti

Di nobile famiglia, nacque a Milano il 9 nov. 1832, da Giovan Battista e da Giovanna Adelaide Rota. Degli otto. fratelli dei D. emerse sopra tutti la figura di Carlo, ben noto per l'impegno politico.

Compiuti i primi studi in Milano, allievo dell'istituto Boselli che accoglieva i giovani delle migliori famiglie cittadine, il D. s'iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Pavia, ove fu allievo di eccellenti maestri, tra i quali B. Panizza, L. Porta, A. Vittadini, F. Flarer, C. Platner e L. Scarenzio. Mentre era ancora studente si segnalò nella lotta contro il colera che aveva colpito in forma epidemica le province lombarde nel 1854. Si laureò a Pavia nel 1856, discutendo una tesi sulle deviazioni uterine e sulla loro cura. Già da questo primo lavoro è possibile rilevare che i suoi interessi professionali, pur non trascurando altri campi, erano prevalentemente orientati verso i temi specialistici della ostetricia e della ginecologia.

Il D. si segnalò subito come una personalità ricca e complessa che seppe unire agli interessi professionali, clinici e scientifici una forte inclinazione per l'impegno civile e patriottico. Ancora giovanetto, nel 1848, aveva preso parte attiva alle Cinque giornate di Mirano. Negli anni successivi, su posizioni democratiche, mantenne l'impegno per la causa risorgimentale e per i temi della vita politica e sociale. Si arruolò volontario nei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi all'avvio della campagna del 1859. Accolto quale ufficiale medico nel corpo sanitario da A. Bertani, che in quella campagna si era dimostrato un eccellente edico e chirurgo militare sostenitore nelea chirurgia conservativa, maturò alsuo fianco.una buona esperienza pratica. Nell'ambulanza di villa Litta, a Biumo Superiore, durante il combattimento di Varese eseguì la prima amputazione di braccia sotto la guida del maestro. Fu incaricato, con altri medici, di reggere l'ambulanza di Cavallasca presso Como e toccò a lui di raccogliere le spoglie del fratello Carlo, mortalmente ferito a San Fermo il 27 maggio 1859. Il Bertani lo inviò poi a Grosotto in Valtellina a organizzare un piccolo ospedale ed egli si disimpegnò bene in quella difficile circostanza.

Nel 1860 non poté essere tra i primi compagni di Garibaldi nella impresa dei Mille, ma raggiunse la Sicilia in giugno con la spedizione Medici e fu nel reggimento Cadolini, con il grado di capitano medico, fino al Volturno, dove, nello scontro con i Borbonici, si meritò una medaglia d'argento al valor militare. Tornò ad arruolarsi con Garibaldi nella guerra del 1866 e fu di nuovo in linea, come capitano medico nell'8° reggimento, meritando una croce militare di Savoia.

In quegli anni egli aveva tuttavia avviato anche le tappe di una brillante carriera clinica e scientifica. Aveva preso a lavorare nell'ospedale Maggiore di Milano e si era dedicato al comparto speciale delle ammalate incinte, partorienti, puerpere e nutrici. Diede precocemente prova delle sue capacità anche attraverso alcune pubblicazioni scientifiche, la prima delle quali fu la dissertazione di laurea Delle deviazioni uterine e della loro cura meccanica (Pavia 1856). Nel lavoro La resezione pubica sottoperiostea sostituita alle più gravi operazioni ostetriche (in Annali universali di medicina, CLXV [1858], pp. 509-534; CLXVII [1859], pp. 15-59 e 446-447) propose un nuovo metodo pelviotomico, frutto di esperienze personali: esso si fondava sopra i risultati di recenti studi e osservazioni in ordine alla capacità osteorigenerativa del periostio, che lo stesso D. trattò in Dell'importanza del periostio nella rigenerazione delle ossa, nella patologia e chirurgia loro (ibid., CLXXX [1862], pp. 509-525; CLXXXI [1862], pp. 3-74), opera che vinse il premio Dell'Acqua nel concorso dell'anno 1861.

Nel 1863 pubblicò Malattie del circolo e del respiro per l'azione meccanica della gravidanza. Osservazioni di clinica ostetrica (ibid., CLXXXV [1863], pp. 49-162):in questo ampio lavoro raccolse la propria personale esperienza di due anni passati nell'ospedale Maggiore di Milano, nel reparto Maddalena, che era considerato un comparto speciale nel quale si ricoveravano non solo le donne gravide, ma anche quelle colpite dalle più varie affezioni ginecologiche. La casistica assai vasta che egli poté osservare, unitamente alla rassegna della letteratura, gli permise di studiare in modo particolare il nesso tra gravidanza e alcune condizioni morbose della donna in ordine alla espressione patogenetica, alla prognosi e alla terapia. Si trovano in questo lavoro anche le considerazioni del D. intorno alla necessità di attrezzare e rendere autonomi in senso specialistico alcuni settori del grande ospedale, dotandoli di personale proprio e addestrato alle esigenze di cura di branche e discipline particolari della medicina. Egli sostenne sempre con convinzione questa idea e, personalmente, dedicò gran parte della sua attività a quel comparto speciale. Lasciò precisa testimonianza di questo impegno in due relazioni: La medicina ostetrica e la ginecologia nell'Ospitale Maggiore di Milano (ibid., CXCIV [1865], pp. 374-394) e Rendiconto clinico per gli anni solari 1862-63-64 e pel I° semestre 1865 (ibid., CXCIX [1867], pp. 58-175). Tuttavia, quando fu istituito il primariato specialistico per la divisione ginecologica nell'ospedale, egli ne fu escluso e venne invece chiamato come primario Emilio Valsuani, fatto questo che accese una vivace polemica. Il D. fu comunque nominato, nello stesso periodo, primario dell'ospedale Maggiore.

Nel 1867 si recò a Londra e qui conobbe Charles West, del quale tradusse e pubblicò la ben nota opera Lezioni sulle malattie delle donne (Milano 1868). La versione italiana fu condotta sulla terza edizione inglese, arricchita da molte osservazioni personali e aggiunte del traduttore e corredata di una parte iconografica che mancava nella edizione inglese, con figure di strumenti ginecologici. Era un corposo trattato di ginecologia ed ebbe discreta diffusione. Pubblicò altri lavori: sull'anemia della gestante e della nutrice, sulla diagnosi differenziale delle cisti ovariche e dell'ascite, su un'esperienza di ovariotomia, sulla placenta previa. Ma il suo contributo fondamentale nella disciplina fu il trattato che egli pubblicò quando aveva ormai raggiunto una matura affermazione in campo specialistico, raccogliendo i frutti della sua esperienza e le conoscenze fondamentali della disciplina: Le malattie delle donne. Trattato clinico (Milano 1881). Fu un lavoro assai originale che contribuì a confermare le sue buone qualità di clinico e di studioso e che è ritenuto dal Castiglioni il primo trattato italiano della materia. Qualche anno dopo ne diede una nuova edizione: Le malattie delle donne. Trattato clinico completo. Seconda edizione riformata e con aggiunta di nuovi capitoli (Milano 1885).

Grazie alla sua solida reputazione clinica, nel 1883 poté conseguire la libera docenza nella disciplina nell'università di Napoli. Nel 1875 aveva assunto la direzione della importante rivista Annali universali di medicina, fondata in Milano da A. Omodei. Tenne quell'incarico fino al 1878: durante quegli anni ebbe tra i suoi collaboratori L. Mangiagalli cui affidò la redazione della rivista sintetica di ginecologia, contribuendo in tale modo a suscitare nel giovane studioso un forte interesse verso la disciplina.

Nel 1887 contribuì alla fondazione della Opera pia Guardia ostetrica che diede alla città un servizio efficiente e un presidio sicuro per le urgenze specialistiche. Ne tenne la direzione per alcuni anni, succedendo ad A. Cuzzi, dal 1890 al 1900; dal 1890 al 1897 diresse anche Il Giornale delle levatrici, un periodico bimensile edito dalla Guardia ostetrica.

Gli interessi clinici del D. si ampilavano comunque anche al di fuori della dimensione specialistica e si trovano testimoniati in alcune pubblicazioni. La memoria sulla trasfusione del sangue fu premiata al concorso Cagnola. Si occupò anche delle acque minerali di Levico, del cancro del polmone e dell'uso dell'elettropuntura nella terapia degli aneurismi aortici. Inoltre viene ricordato, dal Bilancioni, come pioniere nel campo delle tecniche di illuminazione endoscopica.

Anche al di là della sua dimensione di medico e di scienziato, il D. fu una figura di primissimo piano nella vita sociale e politica di Milano. Prese parte attiva alla vita pubblica della città assai precocemente; già nel 1861 aveva posto la propria candidatura alle elezioni amministrative, sostenuto dal partito democratico. Nel giugno 1886 si candidò al Parlamento nel collegio elettorale di Varese e Como, spinto da amici quali L. Canzi e F. Cavallotti; contava sulla memoria che la eroica morte del fratello Carlo aveva lasciato in Como e ottenne l'appoggio dei comitati locali; tuttavia non risultò eletto. Dovette attendere la XIX legislatura per entrare in Parlamento. Alle elezioni del giugno 1895 si presentò, infatti, con un programma democratico radicale, nel III collegio di Milano e, nelle prove di ballottaggio, prevalse sull'avversario D. Ferrario. Egli si allineava sulle posizioni dei democratici che, in senso lato, raccoglievano uomini fedeli agli ideali della Sinistra, uomini ancorati alla tradizione garibaldina e anche i radicali di Cavallotti. A quest'ultimo e ai radicali lombardi egli fu in effetti vicino per molto tempo. Sulla sua dimensione politica influì del resto anche la collocazione che egli aveva tra i dignitari della massoneria milanese.

Fu nuovamente eletto nelle legislature XX e XXI e lasciò poi la Camera dei deputati nel 1904. Il 3 dic. 1905 fu nominato senatore dei Regno per la 3ª categoria.

Rilevante fu comunque il ruolo che egli svolse sulla scena politica milanese, nel Consiglio comunale, soprattutto negli anni della amministrazione democratica. Dal 1889 al 1904 fu assessore nella giunta guidata dal sindaco G. Mussi. La città aveva risposto alle repressioni del 1898, dando la maggio-ranza nelle elezioni comunali alla lista risultante dall'unione dei partiti popolari. La giunta fu formata interamente da democratici; realizzò provvedimenti riformatori di grande valore sociale e il D. fu sempre attivo nelle iniziative di sostegno e di protezione degli strati più deboli della popolazione. Lavorò molto, come assessore alla istruzione inferiore, in favore delle istituzioni scolastiche. Anche al Parlamento presentò su questi temi alcune proposte di legge: nel 1897 sul riordinamento dell'istruzione media; nel 1902 sul contributo scolastico, sull'insegnamento primario e sull'avocazione alle province dell'amministrazione delle scuole elementari pubbliche. Diede poi contributi anche alla legge sull'istruzione del 1911 e il governo gli concesse la medaglia d'oro dei benemeriti della Pubblica Istruzione.

In quel periodo sembrano diminuire i suoi impegni nella clinica e nella professione, mentre egli appare completamente rivolto ai temi della vita pubblica. Scrisse un lavoro La verifica dei poteri parlamentari, che pubblicò a Milano nel 1903.

Si interessò a molte altre iniziative: promosse e sostenne l'Opera pia per la protezione dei fanciulli; fu presidente della Opera pia per la cura climatica gratuita degli alunni poveri delle scuole di Milano; fu fervente sostenitore della cremazione dei morti e fu presidente della attiva Società di cremazione fondata a Milano nel 1876. Inoltre fu presidente della Società dei reduci delle patrie battaglie di Milano, di tendenze democratiche avanzate. Nel 1898 collaborò alla fondazione del giornale Il Tempo, che era nato in Milano con un indirizzo democratico radicale, e ne fu anche azionista. Fu presidente dei Comitato centrale di propaganda per la ricerca della paternità e la tutela dei figlì illegittimi, sostenitore della Lega contro l'alcoolismo, membro effettivo del Consiglio provinciale di sanità.

Fu membro di numerose società e accademie scientifiche; rilevante anche l'intervento nel campo della medicina del lavoro: egli contribuì infatti a fondare la prima clinica del lavoro, presso gli istituti clinici di perfezionamento di Milano. Fu chiamato a presiedere il primo convegno internazionale per le malattie del lavoro che si tenne in Milano nel 1906; in quella sede furono poste le basi per la istituzione della Commissione internazionale per le malattie professionali della quale fu presidente, con Luigi Devoto come vicepresidente. Nel 1907 a Palermo presiedé il primo convegno nazionale delle malattie del lavoro.

Negli ultimi anni il D. si era ritirato dalla professione medica, ma non cessava di interessarsi dei problemi sociali e politici. Alla vigilia della guerra mondiale fu fervente interventista.

Morì in Milano il 28 dic. 1915. Lasciò un figlio, Gian Battista, con il quale si estinse la linea familiare.

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