MAESTRO delle VELE

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)

MAESTRO delle VELE

V. Santoleri

Anonimo pittore attivo nel primo quarto del sec. 14° nella basilica inferiore di S. Francesco ad Assisi, dove affrescò le vele della crociera al di sopra dell'altare maggiore.

Gli affreschi della crociera furono a lungo considerati opera di Giotto, sulla base degli evidenti caratteri giotteschi e sulla scia di un'antica tradizione critica (Riccobaldo da Ferrara, Compilatio chronologica, 1312-1313; Ghiberti, Commentari, 1447; Pio II, Commentarii, 1458-1464; Anonimo Magliabechiano, 1537-1542 ca.), avvalorata poi dallo stesso Vasari (Le Vite, II, 1967, pp. 101-102). L'attribuzione a Giotto in persona fu ribadita fino ai primi anni del Novecento, quando si diffuse la denominazione convenzionale di M. delle Vele (Venturi, 1906) e gli affreschi della crociera vennero esclusi dal corpus autografo delle opere di Giotto. Una parte della critica mantenne però la convinzione che, se non l'esecuzione, quanto meno l'ideazione fosse riferibile al grande maestro (Sirén, 1917; Supino, 1920; Kleinschmidt, 1926; Gosebruch, 1969; Bellosi, 1980).Nelle quattro vele che compongono la volta sono rappresentate le tre allegorie francescane di Castità, Povertà e Obbedienza e la Glorificazione di s. Francesco. Le tre allegorie sono ambientate in terra: fanno da sfondo una sala capitolare per l'Obbedienza, un castello per la Castità e un giardino per la Povertà, mentre la Glorificazione avviene in cielo. Tutti gli affreschi sono completati da testi esplicativi dipinti in calce, leggibili dopo i restauri del 1968 (Pagliani, 1969) ma trascritti già nel 1570 ca. da fra Ludovico da Pietralunga (Descrizione della Basilica). I costoloni della crociera presentano delle fasce decorate con motivi vegetali stilizzati, complessi elementi geometrizzanti in parte derivati da modelli franco-inglesi, sottili filari cosmateschi minuti e raffinati, che scandiscono e ritmano sequenze di rombi con figure di angeli, simboli degli evangelisti, i quattro cavalieri dell'Apocalisse, figure di santi e figure monocrome.Sulla scia di Vasari (Le Vite, II, 1967, p. 108), che pensava a Dante come ispiratore delle vele, e di Baldinucci (Notizie de' professori), che nell'allegoria della Castità riconosceva un ritratto di Alighieri - la prima figura in basso a sinistra -, alcuni critici (Salvadori, 1911; Carli, 1965) hanno individuato nel pensiero dantesco la fonte dell'iconografia della volta; altri hanno invece pensato a una più probabile ideazione delle allegorie in ambito conventuale (Venturi, 1906; Kleinschmidt, 1926; Gosebruch, 1969). Le quattro vele infatti formano la volta a crociera del presbiterio, il punto liturgicamente più importante della basilica, reso in questo caso ulteriormente significativo dalla presenza della tomba di s. Francesco, posta al di sotto del piano della basilica, in corrispondenza dell'altare maggiore; un'ubicazione carica di valenze simboliche ma anche di effettive difficoltà tecniche, dovute essenzialmente alla concavità della superficie e alla scarsa illuminazione dell'ambiente. Questi elementi possono in parte spiegare la resa massiccia delle figure, i segni marcati dei contorni, l'accentuazione di alcuni particolari, i fondi dorati e soprattutto le scelte cromatiche luminose e contrastanti (Nessi, 1982).Dopo quanti hanno visto negli affreschi delle vele - in tutti o in una parte di essi - un'esecuzione diretta di Giotto (Crowe, Cavalcaselle, 1864; Supino, 1920; Kleinschmidt, 1926; Berenson, 1932; Gosebruch, 1969; Bellosi, 1980) e quanti ne hanno dato una precisa attribuzione, identificando il M. delle Vele ora con Stefano Fiorentino, già ritenuto autore dei perduti affreschi dell'abside (Venturoli, 1969; Boskovits, 1983; Volpe, 1983), ora con Taddeo Gaddi (Parronchi, 1964), alcuni critici hanno creduto di poter riconoscere nelle vele la mano di due o più artisti legati a Giotto (Venturi, 1906; Sirén, 1917; Toesca, 1929; Longhi, 1948; Coletti, 1949; Scarpellini, in Ludovico da Pietralunga, Descrizione della Basilica, 1982), per i quali sono stati proposti altri nomi convenzionali, come Maestro Oblungo e Maestro Nerastro, autori rispettivamente delle vele e delle fasce (Venturi, 1907), Parente di Giotto (Previtali, 1967) e Uomo delle Vele (Longhi, 1948).In relazione alle connessioni stilistiche, più volte proposte, tra gli affreschi delle vele e il c.d. polittico Stefaneschi (Roma, Mus. Vaticani, Pinacoteca), è stato supposto che le due opere abbiano avuto lo stesso committente, il cardinale Jacopo Stefaneschi - divenuto protettore dell'Ordine francescano a partire dal 1334 (Gnudi, 1959; Gioseffi, 1963; Gosebruch, 1969) -, e talora anche che l'autore delle vele sia lo stesso del polittico vaticano (Gosebruch, 1971). Inoltre, in relazione a taluni possibili riferimenti tra le vele e alcuni brani pittorici di secondaria importanza della cappella dell'Arena a Padova (Raspi Serra, 1969), si è anche supposto che il M. delle Vele abbia partecipato alla decorazione della cappella padovana in veste di aiuto di Giotto, prima di lavorare ad Assisi (Venturi, 1906; 1907).Particolarmente discussa è anche la datazione degli affreschi assisiati, legata da un lato all'attività padovana di Giotto (Gioseffi, 1963; Bologna, 1969), dall'altro ai contigui affreschi del braccio destro del transetto e a quelli della cappella della Maddalena (Gosebruch, 1969). Verosimile appare la proposta di una collocazione cronologica che spazia nell'arco del secondo decennio del 14° secolo.Nel complesso ambito delle attribuzioni assisiati al M. delle Vele si devono ricordare quella delle storie dell'Infanzia di Cristo affrescate nel braccio destro del transetto della basilica inferiore (Longhi, 1951; Gioseffi, 1963; Mellini, 1967; Gosebruch, 1969; Scarpellini, 1969) e quella di alcuni settori della cappella della Maddalena (Previtali, 1967).L'autore degli affreschi delle vele rappresenta una personalità artistica di notevole levatura, già perfettamente a conoscenza delle più recenti conquiste spaziali ed emergente nell'ambito della cerchia giottesca nel cantiere assisiate (Brandi, 1980; Boskovits, 1993; Bonsanti, 1994); infatti, soltanto la particolare vicinanza del M. delle Vele a Giotto può spiegare la commissione per un'esecuzione rilevante come la decorazione della parte più rappresentativa dell'intera basilica inferiore.

Bibliografia:

Fonti. - Riccobaldo da Ferrara, Compilatio chronologica, in RIS, IX, 1726, coll. 193-262: 258; Lorenzo Ghiberti, I Commentari, a cura di J. von Schlosser, Berlin 1912, I, pp. 35-38; Pio II, Commentarii, Roma 1984, p. 301; C. von Fabriczy, Il codice dell'Anonimo gaddiano (Cod. magliabechiano XVII, 17) nella Biblioteca Nazionale di Firenze, ASI, s. V, 12, 1893, pp. 15-94; G. Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori scultori e architettori, a cura di P. Della Pergola, L. Grassi, G. Previtali, I, Milano 1962, pp. 304-307; Ludovico da Pietralunga, Descrizione della Basilica di S. Francesco e di altri santuari di Assisi (1570 ca.), a cura di P. Scarpellini, Treviso 1982; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, a cura di F. Ranalli, I, Firenze 1845⁵, p. 109 (rist. anast. a cura di P. Barocchi, I, Firenze 1974).

Letteratura critica. - J.A. Crowe, G.B. Cavalcaselle, A New History of Painting in Italy, from the Second to the Sixteenth Century, I, London 1864, p. 250; id., Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, I, Firenze 1875; A. Venturi, Le vele di Assisi, L'Arte 9, 1906, p. 19; id., Storia, V, 1907, pp. 462-470; G. Salvadori, Le vele di Assisi e la poesia di Dante, Roma 1911, p. 10ss.; O. Sirén, Giotto and Some of his Followers, Cambridge (MA)-London 1917, I, pp. 106-267; I.B. Supino, Giotto, Firenze 1920, I, pp. 77-112; B. Kleinschmidt, Die Basilika San Francesco in Assisi, II, Berlin 1926, p. 180ss.; P. Toesca, La pittura fiorentina del Trecento, Verona 1929, pp. 42-44; M. Salmi, I mosaici del ''bel San Giovanni'' e la pittura del secolo XIII a Firenze, Dedalo 11, 1930-1931, pp. 543-570; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932 (trad. it. Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936); Giotto. Bibliografia, a cura di R. Salvini, Roma 1938; R. Longhi, Giudizio sul Duecento, Proporzioni 2, 1948, pp. 5-54 (rist. in id., Opere complete, VII, Giudizio sul Duecento e ricerche sul Trecento nell'Italia centrale, Firenze 1974, pp. 1-53); L. Coletti, Gli affreschi della Basilica di Assisi, Bergamo 1949, p. 80; R. Longhi, Stefano Fiorentino, Paragone 2, 1951, 13, pp. 18-40; C. Gnudi, Giotto, Milano 1959, pp. 180-250; D. Gioseffi, Giotto architetto, Milano 1963, p. 55ss.; A. Parronchi, Studi su la 'dolce prospettiva', Milano 1964, pp. 144-145; E. Carli, Dante e l'arte del suo tempo, in Dante, a cura di U. Parricchi, Roma 1965, pp. 159-170; G.L. Mellini, Temi di analisi per il Trecento, in I Maestri del Trecento in Toscana, Firenze 1967, pp. 8-23; G. Previtali, Giotto e la sua bottega, Milano 1967, pp. 87-100; id., Le cappelle di S. Nicola e di S. Maria Maddalena nella chiesa inferiore di San Francesco, in Giotto e i giotteschi in Assisi, Roma 1969, pp. 93-127; M. Gosebruch, Gli affreschi di Giotto nel braccio destro del transetto e nelle ''vele'' centrali della chiesa inferiore di San Francesco, ivi, pp. 129-198; E. Pagliani, Note sui restauri degli affreschi giotteschi nella chiesa inferiore di San Francesco, ivi, pp. 199-209; P. Scarpellini, Di alcuni pittori giotteschi nella città e nel territorio di Assisi, ivi, pp. 211-270; F. Bologna, Novità su Giotto. Giotto al tempo della Cappella Peruzzi, Torino 1969, pp. 30-78; J. Raspi Serra, Una nuova ipotesi per le 'vele' di Assisi, Commentari 20, 1969, pp. 20-36; P. Venturoli, Giotto, StArte, 1969, 1-2, pp. 142-158; M. Gosebruch, Sulla necessità di colmare la lacuna tra Padova e le cappelle di S. Croce nella biografia artistica di Giotto, in Giotto e il suo tempo, "Atti del Congresso internazionale per la celebrazione del VII centenario della nascita di Giotto, Assisi-Padova-Firenze 1967", Roma 1971, pp. 233-251; L. Bellosi, La barba di San Francesco (Nuove proposte per il 'problema di Assisi'), Prospettiva, 1980, 22, pp. 11-34; C. Brandi, Disegno della pittura italiana, Torino 1980, p. 33; S. Nessi, La basilica di S. Francesco in Assisi e la sua documentazione storica, Assisi 1982, pp. 150-236; C. Volpe, Il lungo percorso del 'dipingere dolcissimo e tanto unito', in Storia dell'arte italiana, V, Dal Medioevo al Quattrocento, Torino 1983, pp. 231-304; M. Boskovits, Celebrazioni dell'VIII centenario della nascita di San Francesco. Studi recenti sulla Basilica di Assisi, AC 71, 1983, pp. 203-214; id., Restaurata la croce giottesca di San Felice in Piazza, ivi, 81, 1993, pp. 133-137; G. Bonsanti, Giotto? O solo un ''parente''? Una discussione, ivi, 82, 1994, pp. 299-306.

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