MAESTRO del Polittico di Trebon

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)

MAESTRO del Polittico di Třeboň

B. Chropovský

Anonimo esponente della pittura boema ed europea del sec. 14°, così definito nella letteratura storico-artistica da Thole (1891) per il suo capolavoro, il polittico di Třeboň (Praga, Národní Gal.), datato intorno al 1380.

I tre pannelli superstiti del polittico di Třeboň rappresentano Cristo sul monte degli Ulivi, la Risurrezione e la Deposizione nel sepolcro e, sul rovescio, figure di santi. Strettamente collegate a quest'opera sono la Crocifissione di Svatá Barbora (Praga, Národní Gal.), ritenuta lavoro di bottega, e l'Adorazione del Bambino, conservata a Hluboká nad Vltavou (Alšova jihočeská gal.), che è stata invece attribuita proprio all'artista. Al M. del polittico di Třeboň sono inoltre da ascrivere tre tavole raffiguranti la Vergine - la Madonna con il Bambino di Roudnice, la Madonna addolorata di Církvice, proveniente dalla chiesa di S. Lorenzo, e la Vergine Aracoeli -, conservate a Praga (Národní Gal.); risulta inoltre collegata a queste opere la Crocifissione di Vyšší Brod (Praga, Národní Gal.).Il polittico di Třeboň era posto sull'altare della chiesa del convento degli Agostiniani di questa città. Dedicato alla Maddalena e a s. Agostino, esso fu consacrato nel 1378 e smantellato nel 1730. Nella tavola rappresentante Cristo sul monte degli Ulivi è possibile individuare una dipendenza dall'arte italiana, evidente nella posizione di Cristo raffigurato inginocchiato e in preghiera; sugli scomparti esterni sono S. Caterina, S. Maria Maddalena e S. Margherita. Nell'altra tavola è dipinta la Risurrezione, con gli apostoli Giacomo Minore, Bartolomeo e Filippo sui lati esterni. La terza tavola raffigura la Deposizione, un'immagine di concezione grandiosa. Dei tre santi sui lati esterni uno doveva essere quello cui era dedicata la chiesa del convento, il secondo è S. Agostino, finora erroneamente identificato con papa Gregorio Magno, e il terzo è S. Girolamo.I temi cristologici rappresentati sui due sportelli laterali facevano parte di un più ampio programma iconografico che costituiva il ciclo della Passione. L'ultima ricostruzione del polittico di Třeboň prevede nella tavola di coronamento e in quella mediana la Crocifissione; sullo sportello sinistro, in alto il già citato pannello con Cristo sul monte degli Ulivi e al di sotto la Deposizione nel sepolcro, tuttora conservata; sullo sportello destro doveva trovarsi una perduta scena di Passione e, al di sotto di questa, la Risurrezione, anch'essa ancora esistente. Sui lati esterni degli sportelli compaiono a sinistra in alto tre sante e al di sotto tre santi, a destra in alto tre martiri (perduti) e al di sotto tre apostoli.Del M. del polittico di Třeboň non è noto nulla, tuttavia le parti conservate dell'opera rivelano una personalità di spicco, isolata nel panorama artistico dell'Europa centrale. Per i suoi temi spirituali l'altare si pone infatti nell'epoca conclusiva della pittura gotica, ma, grazie a una sensibile visione realistica, sembra indicare le nuove vie dello sviluppo artistico. La convergenza di stilemi più arcaici insieme con altri aggiornati nell'opera del M. del polittico di Třeboň costituisce un tratto singolare nell'ambito della pittura europea dell'ultimo quarto del 14° secolo. Se la concezione dell'opera, per l'impostazione arcaica, risulta infatti ancora gotica sia dal punto di vista stilistico sia da quello spirituale, per il calibrato carattere unitario essa va oltre il proprio tempo; proprio per questo il suo esempio non ebbe inizialmente una completa adesione.

Bibl.: A. Thole, Die Malerschule von Nürnberg in XIV. und XV. Jahrhundert in ihrer Entwicklung bis auf Dürer, Frankfurt a. M. 1891; Mistr Třeboňský [Il M. di Třeboň], a cura di A. Matĕjček, Praha 1937; M. Hamsík, V. Frömlová, Mistr Třeboňského oltáře [Il M. del polittico di Třeboň], Umĕní, n.s., 13, 1965, pp. 139-175; J. Cibulka, Rekonstrukce oltáře Třeboňnského mistra na základĕ ikonografickén [Ricostruzione del polittico del M. di Třeboň su base iconografica], ivi, 15, 1967, pp. 477-491.

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