MACEDONIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

Vedi MACEDONIA dell'anno: 1961 - 1973 - 1995

MACEDONIA (Μακεδόνια)

Ph. Petsas

Regione del Chersoneso ellenico; ha preso il suo nome dai Macedoni, popolazione dorica qui attardatasi nella discesa verso S; il suo territorio corrisponde all'espansione dei Macedoni nei primi secoli della storia.

In età preistorica i Macedoni occupavano la zona ad occidente del Monte Vermion, nella M. superiore; verso il 700 a. C. pare che siano apparsi sulle pendici orientali del Vermion, dove si incontrarono con tribù trace intorno ad Edessa, la quale da allora prese il suo nome greco di Aigai: il nome tracio e greco di questa capitale ha relazione con l'acqua.

Capo della dinastia macedone degli Argeadi, secondo il mito, era Perdikkas I, discendente dal re di Argo nel Peloponneso Timeno. Dei due primi secoli della storia macedonica conosciamo quasi soltanto i nomi dei re e la loro graduale espansione nella M. inferiore o verso il mare (Herod., viii, 137 ss.; Thoukyd., ii, 99). Con Aminta I (548-498 a. C.), la M. entra nella sua epoca storica. Dopo la disfatta dei Persiani (479 a. C.) i Macedoni si consolidarono nella M. ad oriente del fiume Axios. Archelao (413-399 a. C.) trasportò la capitale da Aigai a Pella, dove costruì il famoso palazzo. La successiva espansione territoriale dei Macedoni fu conseguenza delle conquiste di Filippo, il fondatore di Filippi, nella località delle antiche Krenides (356 a. C.).

Geograficamente la M. antica, così come l'attuale,ha come confineorientale il fiume Nesto; il confine occidentale, verso l'Epiro, è costituito dalla catena montuosa del Pindo; quello meridionale, verso la Tessaglia, dalla catena montuosa dell'Olimpo, della Piena e di Kamvounia; il confine settentrionale non ha mai superato l'antica città di Villazora (Bylazora o Veles), tanto che Skopje (Scupi) è rimasta sempre, in tutti i periodi storici, fuori della Macedonia.

Bibl.: Per la topografia della M. rimane fondamentale l'articolo Makedonia, Topografia, in Pauly-Wissowa, XIV, i, 1928: sono qui riunite le fonti e la bibl. anteriore, per la quale cfr. anche F. Kahrstedt, Städte in Makedonien, in Hermes, 81, 1953; i risultati delle ultime ricerche archeologiche, con la bibl. relativa, sono esposti in maniera dettagliata nelle cronache archeologiche pubblicate da Ph. Petsas, in Makedonikà, VII, 1967, pp. 277-368; IX, 1969. Un interesse più generale presenta il libro di F. Papazóglou, La cité macedonienne à l'epoque romaine, Skopje 1957, in lingua serba con riassunto in francese, sul quale però cfr. anche il commento di Ph. Petsas, in Makedonikà, VII, 1967, p. 283.

Edessa (῎Εδεσσα). - Nella regione della città inferiore, conosciuta con il nome di Λόγγος fu messo in luce nel 1967-68 il peribolo delle mura per una lunghezza di 2 km circa. Quasi tutte le mura sono di epoca romana, esistono però anche parti di età ellenistica e di età anteriore. Una epigrafe trovata presso le mura menziona il nome della città di E. e dell'imperatore Adriano. Negli ultimi anni si sono scavate anche tombe ellenistiche e una basilica paleocristiana.

Bibl.: I risultati degli scavi saranno pubblicati in Arch. Deltion, Balkan Studies e Makedonikà degli anni 1967 ss.; ᾿Αρχ. ᾿Ανάλεκτα ἐξ ᾿Αϑηνῶν, 2, 1969, pp. 986 ss.

Egnazia, via. - Importanti osservazioni sul percorso della via E., attraverso la Macedonia, sono state fatte con l'aiuto di epigrafi. Ch. Edson ha dimostrato che essa non passava a N ma a S del lago Vegoritis, mentre il Makaronas ha stabilito che essa non attraversava Salonicco, ma la lasciava alla sua destra.

Bibl.: Ch. Edson, in Class. Phil., 46, 1951, pp. 1 ss.; Ch. Makaronas, in Studies D. M. Robinson, 1, 1951, pp. 380 ss.

Leukopetra Imathias (Λευκόπετρα ᾿Ηραϑιας). - Presso il villaggio di L., nel nòmos di Imathia, sul Monte Vermion, è venuto casualmente alla luce un santuario dedicato alla madre autoctona degli dèi, come risulta da molte delle più di cento epigrafi greche ritrovate, la maggior parte delle quali sono liberatorie. Nel santuario fu messo in luce solo il tempio, che è costituito da un prònaos con quattro colonne e da un sekòs. Il tempio aveva membrature in marmo: stilobate, colonne, epistilio e frontone nella facciata; soglia, porta e gradini nel muro mediano; tavole di offerta, altari, ecc. nell'interno. Le epigrafi sono incise sulle membrature di marmo dell'edificio ed anche su lastre, ecc. La maggior parte di queste sono datate dalla cronologia aziaca e macedonica agli anni 169-362 d. C.

Bibl.: Ph. Petsas, in Makedonikà, VII, 1967, pp. 343 ss., dis. 16 e tavv. 53-54 a-b.

Mieza (Μίεζα). - Dopo le ricerche sistematiche dell'ultimo decennio, è stata localizzata la città di M. negli estesi ruderi tra Nàussa, Kopanòs e Leukadià, sulle pendici orientali del Monte Vermion. M. era il nome della figlia del re mitico Veris, che, secondo Stefano Bizantino, (s. v. Mieza), ebbe tre figlie, Mieza, Vena, Olgano. Fu famoso il Nymphaion di M., ove Filippo fondò la scuola nella quale Aristotele insegnò ad Alessandro e ai suoi compagni, per circa un trentennio (Plut., Alex., vii). Questo Nymphaion con grotte a stalattiti (Plin., Nat. hist., xxxi, 30) è stato localizzato negli ultimi due anni nella regione di Nàussa. Degli altri ruderi sono state scavate principalmente tombe "macedoniche" ed edifici di età romana e paleocristiana con pavimenti a mosaico. La più importante delle tombe "macedoniche" è a due camere, con facciata a due ordini (altezza e larghezza circa m 8,70). Sulla facciata è dipinta una scena con il giudizio del morto nell'Ade. Sono rappresentati il morto, Hermes Psycopompòs, Eaco seduto e Radamante in piedi. Le metope presentano scene dipinte di centauromachia. Il fregio di stucco colorato sotto le colonne ioniche del secondo piano, rappresenta una battaglia tra Macedoni e Persiani, nella quale il morto si era fatto onore. Nel frontone è rappresentato forse di nuovo il morto in un atteggiamento tipicamente trionfale. La tomba è databile nel primo venticinquennio del III sec. a. C. e costituisce un eccezionale monumento di architettura, pittura e scultura.

Bibl.: Per il Nymphaion: Ph. Petsas, in Praktikà, 1965, pp. 38 ss. Per la tomba e le altre antichità della regione: id., ᾿Ο τάϕος τῶν Λευκαδίων, Atene 1966.

Morrilos (Μόρρυλος). - In base ad un decreto della città di M. è stata identificata una città di questo nome presso il villaggio di Ano Apostoli, del nòmos di Kilkìs.

Bibl.: Ph. Petsas, in Makedonikà, VII, 1967, p. 309, n. 111.

Nea Nikomedia (Νέα Νικομήδεια). - Presso il villaggio di Nea N., ii km a NE di Veria (v.), sono state messe in luce negli ultimi 11 anni tracce di un agglomerato di grande estensione. È il più antico agglomerato agricolo sul suolo europeo, datato al VII millennio, verso il 6230 a. C. Le tracce dell'agglomerato si trovano ad un'altezza di appena 8 o 9 m sull'attuale livello del mare, sulla riva dell'allora lago di Ianniza; ha una estensione di circa 220 m da E verso O, e 100 da N verso S. Sono stati rilevati almeno due periodi di maggiore fioritura dell'agglomerato nella prima epoca neolitica. Nel primo periodo si osservano case rettangolari con i lati lunghi da 6 ad 8 m, ordinate intorno ad un edificio più grande che probabilmente era un tempio. Questa identificazione è convalidata anche dai ritrovamenti, tra i quali cinque idoletti della dea della fecondità, due grandi bipenni di una pietra verdastra, due mucchi di rasoi di piritolithos, vasi in terracotta di una forrna non comune, ecc. I vasi in terracotta di Nea N. sono di colore grigio scuro o camoscio o castano-rosso; altri hanno una ingubbiatura, sia rossastra, sia di colore arancio o castano-rosso; un gruppo di vasi presenta una decorazione a impressioni digitali; infine i vasi più interessanti sono quelli antropoidi, che presentano sotto l'orlo i tratti del volto umano.

Tra i ritrovamenti si notano migliaia di chicchi carbonizzati di cereali e circa 25.000 pezzi di ossa di animali. Da ciò si deduce che in questa prima fase dell'epoca neolitica a Nea N. si coltivava grano, orzo, ecc. e si allevavano animali domestici come la pecora, la capra, la vacca e il porco.

I livelli della tarda età neolitica sono manomessi, ma caratterizzati da ceramica dark burnished a forma carenata, biack topped, ecc. L'agglomerato della tarda età neolitica era circondato da una profonda fossa difensiva larga m 1,50 circa.

Bibl.: Proceedings of the Prehistoric Society for 1962, vol. 28, pp. 267 ss.; Ill. London News, 11 e 18 aprile 1964; Ph. Petsas, in Makedonikà, VII, 1967, p. 341, dove è raccolta anche altra bibliografia.

Pella: v. Pella, vol. vi, p. 16 e Suppl., s. v.

Salonicco: v. Salonicco, vol. vi, p. 1080 e Suppl., s. v.

Verghina: v. Verghina, vol. vii, p. 1135 e Suppl., s. v.

Veria: v. Veria, vol. vii, p. 1135 e Suppl., s. v.

Vragule (Βράγυλαι). - Presso il villaggio di Metallikòn, nel nòmos Killkis, è stato trovato un decreto della città e "τῆς πολιτείας" dei Vragili, che ci è di aiuto per localizzare qui una città di questo nome.

Bibl.: Ph. Petsas, in Makedonikà, VII, 1967, p. 309, n. 113.