PIANESI, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PIANESI, Luigi

Riccardo Piccioni

– Nacque a Macerata il 24 gennaio 1809, primogenito di Domenico e Maria Rosa Ciccarelli.

Le fortune economiche della famiglia Pianesi iniziarono negli anni del regime napoleonico e proseguirono durante la Restaurazione. I proventi derivanti dall’attività commerciale svolta dal padre vennero investiti soprattutto nell’acquisto di terre.

Dopo avere iniziato gli studi con precettori privati, a tredici anni Luigi fu iscritto al seminario di Fermo, dove rimase a compiere il suo iter scolastico per sette anni. Nel 1828 passò all’Università di Macerata, dedicandosi agli studi giuridici. In questi anni fece parte della locale Accademia dei Catenati, dove ebbe modo di coltivare gli studi classici e l’epigrafia. Nel periodo degli studi universitari entrò in contatto con gli ambienti liberali. Il 26 dicembre 1832 conseguì il diploma di laurea in giurisprudenza. Per i successivi cinque anni frequentò lo studio dell’avvocato Pantaleone Pantaleoni e successivamente aprì uno studio legale con l’avvocato Vincenzo Taccari, iscritto alla Giovine Italia, che probabilmente lo avvicinò agli ideali repubblicani. Nel 1838 fu ammesso fra i procuratori del tribunale di appello di Macerata. Nel 1841, a trentadue anni, fu prima nominato giudice supplente presso il tribunale di prima istanza di Macerata; poi, l’anno seguente, procuratore fiscale.

Nel 1846 partecipò ai festeggiamenti per l’elezione di Pio IX e al clima liberaleggiante inaugurato dal nuovo pontefice. Scrisse in quell’occasione odi e iscrizioni pubbliche. Nel 1847 comparve in una lista di collaboratori de LEducatore del popolo, periodico locale di orientamento neoguelfo. Fece parte nello stesso anno della guardia civica. Nel 1848, concessa la costituzione nello Stato pontificio, Pianesi si iscrisse al Circolo popolare di Macerata, ma già all’inizio dell’anno fu nominato giudice nel tribunale civile e criminale di Ravenna. Scoppiata la prima guerra d’indipendenza, si arruolò nel corpo dei volontari pontifici e prese parte ad alcune azioni di guerra nel Vicentino. Il 23 giugno 1848 fu nominato giudice del tribunale di prima istanza di Bologna. La frequentazione dell’ambiente felsineo fu all’origine della sua elezione, nel gennaio 1849, all’Assemblea costituente degli Stati romani in rappresentanza della provincia di Bologna. Anche se non intervenne quasi mai in aula, partecipò con convinzione e passione all’esperienza repubblicana, come testimoniato dalle lettere scritte al fratello in quei mesi. Prima di trasferirsi a Roma, attese l’esito delle votazioni a Macerata, dove s’intrattenne spesso con Giuseppe Garibaldi e i suoi legionari. Nella sessione dell’8 febbraio 1849 votò a favore della repubblica.

Ricoprì vari incarichi nelle commissioni parlamentari e, alla fine di giugno 1849, fu nominato membro della commissione degli ospedali. Non risparmiò critiche ai lavori dell’Assemblea, condividendo la proposta formulata da Mazzini a marzo di privilegiare la guerra patriottica rispetto all'attività parlamentare.

Caduta la Repubblica, soggiornò brevemente a Macerata, prima di prendere la via dell’esilio. Da San Marino si recò a Firenze, dove attese la liberazione e l’annessione al Regno di Sardegna: fece parte dell’Associazione per la liberazione delle province dello Stato romano e votò al plebiscito d’annessione nel novembre 1860.

Il 15 febbraio 1861 Pianesi fece ritorno a Macerata. Respinte le sue varie domande di essere reintegrato nei ruoli della magistratura, ottenne la cattedra di filosofia del diritto presso l’ateneo cittadino. Romanticamente fedele al suo antico ideale repubblicano, che si era stemperato con il tempo, rifiutò la candidatura alle elezioni del primo Parlamento italiano. Dal 1861 sedette nel Consiglio provinciale e fu ripetutamente membro della deputazione. Il 10 aprile dello stesso anno fu nominato rettore dell’Università di Macerata. Reintegrato il 13 luglio 1862 in magistratura, con la nomina a vicepresidente del tribunale di Ancona, Pianesi chiese di essere collocato in aspettativa per non abbandonare la sua città.

Nel giugno 1863 il re Vittorio Emanuele II gli attribuì il cavalierato dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Sensibile ai temi dell’istruzione delle classi disagiate, fu socio fondatore della locale società operaia.

Nel 1867 fu nominato presidente del consiglio direttivo del Convitto nazionale. In quel medesimo anno, causa il deteriorarsi delle sue condizioni di salute, chiese la collocazione a riposo sia come magistrato sia come rettore dell’Università: quest’ultima richiesta fu respinta dal ministero della Pubblica Istruzione, che nel 1870, per i ‘servigi prestati nell’insegnamento, e nel reggere codesta Università’, gli conferì il titolo di cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. Deluso dal mancato interesse governativo per le questioni che più gli stavano a cuore e per le quali si batteva da anni – spostamento del tribunale d’appello da Ancona a Macerata e costruzione di una rete ferroviaria – Pianesi si dimise nel 1868 dal Consiglio e dalla deputazione provinciali e dal consiglio direttivo del Convitto nazionale.

Iniziava una nuova fase nella sua vita, che si sarebbe concretizzata nello sviluppo di nuove attività commerciali e industriali e nell’impegno sociale, speso nella promozione, secondo l’insegnamento mazziniano, di reti associative a carattere mutualistico e assistenziale. Dopo un viaggio in alcune città industriali dell'Italia settentrionale, decise di impiantare nel Maceratese imprese legate alla produzione e alla lavorazione della seta, dando avvio, all’inizio degli anni Settanta, a una filanda e a una fabbrica di tessuti di cotone e lana.

Nell’ottobre del 1873 partecipò alle elezioni comunali e fu eletto consigliere. L’anno seguente tornò a far parte anche del Consiglio provinciale. Nell’autunno del 1876, stante il peggioramento delle condizioni di salute, e a causa di contrasti sia interni all’ateneo maceratese che con il governo, si dimise inderogabilmente da rettore dell’Università. Infine, declinò l’invito che da più parti gli venne rivolto a candidarsi alle elezioni suppletive parlamentari del 1877.

Morì a Macerata il 17 agosto 1878.

Nel 1877 era stato nominato commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia e negli ultimi mesi di vita aveva riabbracciato la fede religiosa.

Scritti e discorsi: Relazione sul progetto della ferrovia Chiento-Potenza letta al Consiglio provinciale di Macerata dal signor avvocato Tarquinio Gentili conte di Rovellone nell'adunanza straordinaria del 9 maggio 1864, preceduta da alcune parole pronunciate dal presidente della commissione signor avvocato cavaliere L. P., Macerata 1864; La statua di Dante eretta in Firenze il 14 maggio 1865, Firenze 1865; La Regia Università di Macerata nelle Marche, Macerata 1873; Inaugurazione del monumento a Giuseppe Garibaldi, Macerata 30 aprile 1895. Ricordo, s.n.t. [1895].

Fonti e Bibl.: Quel che rimane delle carte e degli autografi di Pianesi è suddiviso in due archivi: Serra San Quirico (Ancona), Archivio famiglia Pianesi di Sant’Elena, che conserva carte e documenti vari appartenuti a Luigi Pianesi; Macerata, Archivio privato Ciccarelli, Carteggio Luigi Pianesi, dove sono depositate le circa 150 lettere che Luigi scrisse da Roma al fratello Benedetto nel periodo della Repubblica Romana; si veda anche: Macerata, Biblioteca comunale Mozzi-Borgetti, Ms. 979, f. X, Quaderno delle epigrafi di Luigi Pianesi. Inoltre: C. Trevisani, Biografia del comm. avv. L. P., Macerta 1882; G. Crudeli, Per un maceratese dimenticato, in Picenum. Rivista marchigiana illustrata mensile, X (1913), 7-9, pp. 266 s.; D. Spadoni - G. Spadoni, Uomini e fatti delle Marche nel Risorgimento italiano, Macerata 1927, ad ind.; R. Ruffini, Il Risorgimento di un maceratese dimenticato, Macerata 2004 (oltre a pubblicare in appendice le lettere di Pianesi al fratello Benedetto nel periodo della Repubblica Romana e alcune sue epigrafi, questo studio offre un accurato profilo biografico, ricostruito sulla solida base di una vasta esplorazione archivistica); Macerata e l'Unità d'Italia, a cura di M. Severini, Milano 2010, pp. 17, 30, 53 s., 58, 80.

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