BILIO, Luigi Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BILIO, Luigi Maria (al secolo Tommaso Francesco)

Giacomo Martina

Nato ad Alessandria il 25 marzo 1826 da Giuseppe e da Maddalena Burali, in una famiglia di modeste condizioni, e rimasto orfano ancor bambino, entrò a quattordici anni fra i barnabiti in Genova, dove emise nel 1842 la professione religiosa. Compiuto il consueto corso di studi e ordinato sacerdote a Vercelli nel 1849, insegnò filosofia in vari collegi dell'Ordine, a Parma ed a Napoli, dove fu molto apprezzato dal cardinale Sisto Riario Sforza. Nel 1857 venne chiamato a Roma, dove insegnò filosofia, teologia e diritto canonico nello studentato dell'Ordine, a S. Carlo ai Catinari. In quel periodo il B. venne nominato assistente del padre generale.

Decisiva, nella sua vita, fu la nomina a consultore della Congregazione del S. Uffizio, avvenuta nel 1864, forse per le segnalazioni del cardinale Riario Sforza. Il B. seppe subito acquistare nella Curia una notevole autorità ed esercitare un ruolo determinante nella redazione definitiva del Sillabo.

I lavori preparatori per la condanna degli errori moderni duravano dal 1850: quattro successive commissioni avevano preparato cinque diversi testi, che gli studiosi recenti hanno distinto con le sigle A, B, C, F, G; ma, dopo tante discussioni, il 6 ag. 1864 il documento era ancora tutto da stendere. La documentazione incompleta di cui disponiamo non permette ancora di fare piena luce sull'ultima, decisiva redazione del Sillabo: sappiamo però che non prima dell'agosto 1864 venne fissato il criterio definitivo di raccogliere insieme varie proposizioni già condannate da Pio IX in precedenti occasioni, e che il B. fu uno dei membri, della commissione cui fu affidata la nuova stesura (il testo D). Questa - pur avvicinandosi per volere del papa al testo C, anziché a quello, assai superiore, F - introduceva nuove, scottanti proposizioni (specialmente quelle 77-80, relative alla libertà di culto, di stampa e all'opposizione irreducibile fra progresso, civiltà moderna, liberalismo da una parte e cattolicesimo dall'altra), che più dovevano eccitare l'opinione pubblica, e sollevare, anche per l'ambiguità della formulazione, interminabili polemiche. Il B. ebbe la responsabilità, almeno parziale, dell'inserzione di queste tesi e della loro ambigua formulazione; personalmente egli era però tutt'altro che un intransigente fanatico, e di sua iniziativa, all'insaputa del papa che si accorse della cosa solo molto tempo dopo, soppresse in extremis due tesi, concernenti il carattere antireligioso della rivoluzione italiana e i pericoli insiti nel regime costituzionale.

Fin d'allora una voce assai diffusa considerò il B. come il principale redattore del Sillabo: l'asserzione, più volte messa in discussione, è stata confermata dalle più recenti ricerche. Per espresso incarico di Pio IX, il B. intervenne poi nelle polemiche suscitate dalla pubblicazione della condanna, e nella quaresima del 1865ebbe contatti quasi quotidiani con autorevoli giornalisti francesi cattolico-liberali, dando loro un'autorevole e insieme larga interpretazione delle ottanta proposizioni condannate. Nello stesso 1865venne nominato consultore della Congregazione dell'Indice e nel 1866creato cardinale.

Durante i lavori preparatori del Concilio vaticano I il B., dopo le dimissioni del cardinale Panebianco, ebbe la presidenza della commissione direttiva, e nel 1867 venne preposto a una delle commissioni preparatorie, quella teologico-dogmatica, a cui era riservato il compito più delicato, la redazione degli schemi di decreto su vari punti dottrinali.

La commissione prese come base dei suoi lavori le varie parti del Sillabo, e dal 1867 al 1869 preparò tre schemi, sui rapporti fra ragione e fede, sulla Chiesa, sul matrimonio cristiano. Il B. dette più volte prova di moderazione: tuttavia, per quanto riguarda i rapporti fra Chiesa e Stato, egli, dopo varie oscillazioni e correzioni, finì per approvare uno schema che non teneva sufficientemente conto delle circostanze storiche concrete e, se difendeva l'indipendenza della Chiesa dallo Stato, chiedeva anche per la prima l'appoggio preferenziale del secondo. In altre parole, il B., in una prospettiva del resto comune alla maggior parte degli uomini di curia, e con forte irritazione dei teologi americani, si poneva sul piano della "tesi", non dell'"ipotesi". Lo schema trapelò sulla stampa, provocando fra il febbraio e l'aprile 1870 l'agitazione dei governi francesi ed austriaco; in marzo lo stesso segretario di stato Antonelli diresse al nunzio a Parigi una lettera, probabilmente redatta - in parte almeno - dal B., in difesa della concezione tradizionale seguita nello schema.

Aperto il concilio, il B. fece parte del consiglio di presidenza e diresse la commissione che doveva esaminare le questioni dottrinali.

In mezzo alle vivaci discussioni fra la maggioranza infallibilista e la minoranza antinfallibilista, egli confermò le sue tendenze concilianti, favorevoli a una soluzione accetta alle due parti: nell'aprile cercò di impedire l'anticipazione della discussione sull'infallibilità, sia che ritenesse controproducente la preferenza data a quel tema, che finiva per relegare in secondo piano altri argomenti pur di un certo rilievo, sia che sinceramente giudicasse illogica la discussione sulle prerogative del pontefice prima che fosse chiarita la dottrina generale sulla Chiesa; più tardi, all'inizio di maggio, tentò di far trionfare uno schema di definizione più ristretto, che escludeva dall'oggetto dell'infallibilità i fatti dogmatici, come la canonizzazione dei santi. In entrambi i casi i suoi interventi non ebbero successo, soprattutto per la posizione sempre più ferma assunta da Pio IX, che, abbandonando la neutralità iniziale, cercò di influire attivamente sull'assemblea in vista di una definizione pronta e piuttosto estesa. Negli ultimi giorni, prima della votazione finale del 18 luglio, i rapporti fra il pontefice e il B. si fecero perciò più freddi, e Pio IX non gli risparmiò forti, seppure indirette, ammonizioni alla fermezza. Il B. però ottenne che alla definizione dogmatica fosse premesso un prologo storico, al fine di mostrare come i pontefici di fatto avessero sempre esercitato il magistero in questioni concernenti la fede, e che essi per le definizioni dogmatiche, pur non dipendendo per la validità di queste dal consenso dell'episcopato, in pratica tenessero conto del parere della Chiesa, e si servissero dei mezzi più adatti a meglio conoscere la verità da definire.

Dopo il 20 settembre il B. scosse il pontefice dalla sua inerzia, inducendolo a nominare una commissione cardinalizia cui deferire tutti i problemi intorno al concilio e alla nuova situazione determinatasi in Roma, e fu uno dei redattori dell'enciclica che sospendeva il concilio e di quella sulla legge delle guarentigie. Nel 1874, nominato vescovo di Sabina e Poggio Mirteto, dette prova di intelligente zelo, compiendo tre volte in dieci anni la visita della diocesi, risollevando le sorti del seminario, appoggiando delle pie unioni da opporre alle società operaie. Nel 1876 egli fu nominato prefetto della Congregazione delle Indulgenze, e successivamente di quella dei Riti, e nel 1877 penitenziere maggiore. Fece anche parte di varie speciali commissioni cardinalizie, fra cui quella sul matrimonio civile in Italia (1869), sulla partecipazione alle elezioni nel nuovo regno (1876, 1881, 1882), sull'elezione del municipio romano (1878). Nel conclave del 1878, il B. fu uno dei candidati alla tiara riportando cinque voti ancora nell'ultimo scrutinio che vide l'elezione di Gioacchino Pecci.

Alla sua candidatura si mostrarono favorevoli il Manning e, soprattutto, il De Gubert, che dovettero tuttavia presto rinunziare al loro piano, sia per la ferma opposizione dell'interessato, sia per l'atteggiamento assunto dall'Austria, dalla Francia, dalla Spagna, decisamente ostili all'elezione del principale responsabile del Sillabo. Personalmente, il B. era favorevole all'agostiniano Martinelli, cioè ad un pontificato che rinunziasse a ogni iniziativa politica, di conciliazione come di resistenza, ed aspettasse passivamente gli sviluppi della situazione: aderì però, per le pressioni del card. Bartolini, all'elezione del Pecci.

I rapporti con il nuovo pontefice furono meno intimi di quelli, cordialissimi, mantenuti con Pio IX, anche se il papa continuò a valersi della sua cooperazione per la preparazione di varie encicliche e lo studio di molti problemi, come quella - che il B. chiamava l'eterna questione - dell'accesso alle urne. Il B. morì a Roma il 30 genn. 1884.

La sua intima personalità sfugge ancora, almeno parzialmente, alle nostre ricerche. Sappiamo che egli riscosse sincera stima e simpatia in opposti ambienti, liberali e conservatori, che fu sinceramente amato dal Manning, che venne ricordato con profonda gratitudine da F. X. Kraus per l'incoraggiamento avutone negli studi, mentre un teologo americano presente al concilio, J. A. Corcoran, lo giudicò un liberale moderato. Apparteneva probabilmente a quel gruppo romano, piuttosto ristretto, che a un'indiscussa fedeltà al papa e a una convinzione profonda nei principi tradizionali univa un carattere conciliante, disposto a una transazione pratica nei limiti del possibile.

Nonostante gli elogi sulla sua dottrina, il B., anche nei nove anni del suo insegnamento teologico a Roma, non pubblicò nulla, e la sua cooperazione alla redazione del Sillabo, del resto tutt'altro che immune da difetti, si ridusse di fatto ad un lavoro di compilazione, che non esigeva straordinarie doti e profonde conoscenze.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio Segreto Vaticano, Spoglio Bilio,Carte Bilio relative al vat. I; Roma, Archivio dei barnabiti a S. Carlo ai Catinari,Carte Bilio (elenco sia, pure incompleto, in Boffito: importante soprattutto il Diario, che va dal 17 nov. 1867 al gennaio 1884); G. Colombo,Il card. L. M. B., in L'Ateneo, XVI(1884), pp. 184 s.; C. Jachino,Elogio funebre dell'Em. Card. Alessandrino L. M. B., Alessandria 1884; P. A. Mazza,In morte del Card. B., Cremona 1884; P. M. Schiaffino, Elogio funebre del Card. L.M.B., Roma 1884; G. P. Novelli, La giovinezza del card. L.M.B., Tortona 1885; R. De Cesare,Il conclave di Leone XIII, Città ai Castello 1887, pp. 14 s., 29, 260 ss.; C. G. Rinaldi,Il valore del Sillabo, Roma 1888, pp. 222-223; I. M. Pica,Le cardinal B. barnabite,un des présidents du Concile du Vatican (1826-1884), Paris 1898; O. Iozzi, Supplementum Italiae sacrae ughellianae de pontificibus sabinis, Romae 1909. pp. 27-28; G. Boffito,Biblioteca barnabita..., I, Roma 1932, pp. 220-227; L. M. Levati-I. M. Clerici,Menologio dei Barnabiti, I, Genova 1932, pp. 388-399; E. Spreafico,Il card. L. B. e S. Giovanni Bosco, in Eco dei Barnabiti. Studi, XVI-XVII, giugno 1942, pp. 25-44; U. Betti,La costituzione dommatica "Pastor aeternus" del Concilio Vaticano I, Roma 1961, pp. 4, 7, 12, 13, 344, 389; R. Aubert,Il Pontificato di Pio IX, Torino 1964, pp. 383, 390, 431-432, 473, 480, 492, 528-530, 536-537; G. Martina,Osservaz. sulle varie redaz. del Sillabo, in Stato e Chiesa nell'Ottocento…, Padova 1961, pp. 476-481, 503 s.; M. Maccarrone,Il Concilio Vaticano I e il "Giornale" di mons. Arrigoni, I, Padova 1966, pp. 165, 167 s., 283-284, 288, 309-314, 340, 347-349, 385-395, 429, 445 s., 464 s., 468-471, 473-476, 498; G. Martina, Nuovi doc. sulla genesi del Sillabo, in Archivum Historiae Pontificiae, VI (1968); Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, col. 1474; Encicl. Catt., II, col. 1636.

CATEGORIE
TAG

Congregazione dell'indice

Legge delle guarentigie

Sabina e poggio mirteto

Penitenziere maggiore

Concilio vaticano i