BURGO, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)

BURGO, Luigi

Valerio Castronovo

Nacque a San Saturnino di Moneglia, in provincia di Genova, il 31 marzo 1876 da Andrea e da Teresa Giustina Felici. Finiti i corsi all'istituto tecnico di Chiavari nel 1893, passò successivamente a Ginevra, a Oerlikon e a Zurigo per perfezionarvi gli studi politecnici e la conoscenza delle lingue, laureandosi infine nel 1898 presso l'Institute of electrical engineers di Londra, che gli conferì il titolo di ingegnere elettrotecnico. Frequentando la colonia svizzera a Genova e nei successivi viaggi all'estero aveva avviato utili rapporti di collaborazione con i dirigenti della Compagnie générale de l'industrie système Thury di Ginevra, che aveva acquistato da G. Ferraris il brevetto relativo alla scoperta del campo magnetico rotante. Ottenuta dal gruppo svizzero nel settembre 1898 la rappresentanza per la Liguria, il Piemonte e l'Emilia, il B. - che aveva costituito qualche mese prima con G. Alimonda la Società per imprese elettriche Alimonda-Burgo e C., in accomandita semplice - allestì a Verzuolo, un piccolo centro poco distante da Saluzzo, una piccola centrale idroelettrica per l'illuminazione pubblica, destinata ad alimentare presto anche la rete di alcuni comuni limitrofi. Al fine di sfruttare integralmente i 70 HP di energia prodotti, altrimenti inutilizzati nelle ore diurne, sette anni più tardi, accanto a un mulino e ad una segheria già di proprietà della società, fu impiantato anche un piccolo opificio per la fabbricazione di un tipo speciale di carta per impacco, fino allora importato dall'estero.

Con la costituzione, il 21 giugno 1905, della nuova società in accomandita Cartiera di Verzuolo ing. L. Burgo e C., per un capitale di 300.000 lire (raddoppiato subito dopo), il B. trasferiva i suoi interessi dal settore elettrico a quello dell'industria cartaria. Dopo una visita ad alcuni grandi stabilimenti svedesi per la produzione di cellulosa e di energia elettrica, la fabbrica di Verzuolo venne dotata nel 1906 di una prima macchina continua con tela di m 1,85 e della capacità produttiva giornaliera di 50-60 quintali di carta monolucida di cellulosa, cui si aggiunsero entro il 1912 altri impianti in grado di quadruplicare la produzione complessiva dell'azienda. Negli stessi anni il B. qualificò ancor meglio la produzione indirizzandola a coprire la domanda di carta da giornale, campo nel quale operava già la cartiera Pirola di Milano oltre a minori complessi di Schio e Serravalle Scrivia. Aumentato il capitale sociale a 1.800.000 lire, nuovi impianti idroelettrici in Val Varaita (1908) e nell'alta valle del Po (1915-18) assicurarono il rifornimento dell'energia richiesta per la lavorazione di "pasta meccanica". Un contratto iniziale con La Stampa per la fornitura di carta per un periodo di sette anni e analoghi accordi con la Gazzetta del Popolo permisero all'azienda di Verzuolo di assumere rapidamente una posizione di rilievo sul mercato italiano. Intanto il B., durante la prima guerra mondiale, assunse la presidenza del Consorzio delle cartiere italiane, e nel 1918-19 fu tra i delegati alla Conferenza interalleata di Londra per la ripartizione delle materie prime.

Fra il 1919 e il 1924 il campo di attività si estese, grazie all'entrata in funzione della centrale di Calcinere (gestita da un'apposita società, la Idroelettrica Monviso, diretta dal B.) e all'attivazione di una nuova macchina continua della larghezza di 4 metri di tela, la seconda del genere, quanto a potenzialità, in funzione nell'industria italiana. Mentre Verzuolo diveniva così il maggior centro di produzione cartaria nazionale, almeno nel settore della carta per giornali, il B. procedeva all'assorbimento di altre imprese del ramo. Già cointeressato nella cartiera di Fossano produttrice di carte fini, il B. concludeva nel 1921 l'acquisto della cartiera Pirola con stabilimenti a Corsico (Milano) e a Pavia, vincolando così a sé altri quotidiani per la fornitura di carta e iniziando l'esportazione anche in Francia per conto di una trentina di giornali. Nello stesso anno, onde procurarsi una adeguata produzione di cellulosa, il B. acquistava nell'Alta Stiria la Pölser Zellulose und Papierfabrik, proprietaria di una centrale elettrica e di una grossa tenuta di abeti per oltre mille ettari a Katzling. La Burgo, costituitasi in anonima il 28 sett. 1924 con sessanta milioni di capitale in azioni da lire cinquecento, capitale accresciuto l'anno seguente a ottanta milioni, si era trasformata così in un complesso industriale a ciclo completo, in grado di produrre da se stesso l'energia motrice e buona parte delle materie prime occorrenti alla trasformazione produttiva attraverso tutte le fasi intermedie.

La crisi economica del 1929 (che comportò, fra l'altro, la riduzione d'autorità del prezzo della carta da 150 a 120 lire il quintale) colpì anche l'azienda del B., il quale cercò allora di allargare, la sfera di produzione in nuove direzioni. Aveva inizio così una ulteriore fase di espansione con l'acquisto fra il 1930 e il 1931 delle Cartiere reali di Treviso (già proprietà dell'ex ministro delle Finanze Volpi), delle Cartiere Wonwiller di Romagnano Sesia e Mantova e della Cartiera del Poggioreale (con aumento del capitale, nel 1931, per incorporazione, a100 milioni). Nel 1933 veniva incorporata la Cartiera di Maslianico, con stabilimenti a Folla ed a Maraino nel Comasco, ed a Lugo di Vicenza. Il gruppo Burgo arriverà pertanto a controllare, attraverso le varie aziende, investimenti per 250 milioni di lire e ad occupare il sesto posto in Europa nella fabbricazione di carta da giornale.

La riorganizzazione tecnica e produttiva dei vari opifici comportò nel 1934 la svalutazione delle azioni a 225 lire, e quella del capitale a 45 milioni, aumentato nello stesso anno per sottoscrizione a 75 e l'anno dopo a 90 milioni.

Nel 1936 le otto fabbriche della Burgo, che disponevano di 102 mila HP di forza motrice, coprivano con 120.000 tonnellate annue un terzo della produzione cartaria nazionale, per il resto, salvo poche eccezioni, frazionata fra una schiera di quasi quattrocento produttori. Lo stabilimento consorziato di Poels assicurava, a sua volta, 30.000 tonnellate annue di cellulosa.

Il B., consigliere di sconto della Banca d'Italia, oltre a ricoprire varie cariche in associazioni di categoria e un seggio nel consiglio direttivo della Confindustria, aveva assunto nel frattempo la presidenza dell'Unione interregionale produttori energia elettrica (costituitasi a Cuneo nel 1928) ed esteso i suoi interessi ad altre società piemontesi e lombarde: dalla SIP alle Officine meccaniche Poccardi di Pinerolo, alla Società anonima nitrocellulosa di Milano. Altri incarichi gli erano stati affidati dal regime fascista: presidente dell'Istituto Benito Mussolini, il B. era entrato a far parte anche dell'organizzazione fascista piemontese, in qualità di presidente del collegio dei sindaci della Federazione provinciale fascista di Cuneo e di procuratore del partito fascista per il giornale locale La Sentinella d'Italia.

Dal 1938 la società di Verzuolo collaborò con l'IRI al programma autarchico per la produzione nazionale di cellulosa, partecipando alla costituzione delle società Sviluppo produzione cellulosa, Cellulosa d'Italia (CELDIT) e Cellulosa nazionale (CELNA), elevando nel contempo il capitale a 126 milioni. Nell'ambito di tale piano, che prevedeva pure la completa utilizzazione dei bacini della Val Varaita, ebbero modo di svilupparsi nuovi impianti idroelettrici allacciati alla cartiera Burgo, in particolare quelli della società CIELI. Altre iniziative, promosse dal B. in quegli anni furono l'Istituto di sperimentazione per la pioppicultura, fondato a Casale Monferrato nel 1937 (passato nel 1952 allo Stato), e il Laboratorio chimico centrale per la valorizzazione di nuove fibre vegetali.

Nella società il cui capitale nel 1941 ebbe due aumenti, uno gratuito a 140 milioni e l'altro a 190 milioni mediante distribuzione di 5 azioni a lire 200 l'una ogni 14, il B. aveva continuato a riunire, nella sua persona, tutti i poteri del gerente unico della precedente accomandita, ricoprendo gli incarichi di presidente, consigliere delegato e direttore generale. Nel 1939 (il 9 agosto) era stato chiamato in Senato, dove fece parte (dal gennaio 1940) della Commissione dell'economia corporativa e dell'autarchia.

Da tempo fiduciario del B. a Roma presso i vari ministeri era il generale U. Cavallero, suo collega in Senato e consigliere d'amministrazione della società Val Chisone di Pinerolo. Proprio questa relazione fece coinvolgere il B., nel novembre 1943, nel giudizio aperto a Verona dalla Repubblica sociale italiana nei confronti di varie personalità fasciste per il colpo di stato attuato il 25 luglio, accusa da cui il B. fu assolto "per non aver commesso il fatto" il 14 aprile dell'anno successivo.

Dopo la nomina a capo di Stato Maggiore generale, il Cavallero aveva dato le dimissioni dalla società; ma nel febbraio 1943, lasciato il comando, aveva manifestato al B. l'intenzione di riassumere l'incarico per conto della cartiera di Verzuolo. "Gli osservai - scrive il B. nei suoi Ricordi (p. 58) - che la cosa mi pareva delicata e intempestiva. Allora il Cavallero chiese se non si poteva affidare a lui la presidenza di quella società fra editori di giornali, per costruire a Mantova una moderna cartiera sociale, atta ad assicurare ai giornali carta per ogni eventualità. Aggiunse che egli si riteneva adatto a tale incarico avendo buoni amici fra gli editori. Poi prese congedo e non ebbe con me in seguito altra occasione di incontro se non in una mattina di luglio, giorno di un grave bombardamento su Torino, quando io, nello scendere con il barone P. Mazzonis loscalone della prefettura, vidi il generale Cavallero che saliva per incontrarsi - così disse - con il generale Rossi, comandante della piazza. Ci salutammo appena con un frettoloso arrivederci". Un episodio, questo, che doveva venire rievocato alcuni mesi più tardi, quando il B., convocato improvvisamente il 10 nov. 1943 dinnanzi al ministro degli Interni della repubblica di Salò Buffarini-Guidi, si trovò tre giorni dopo associato, nel carcere degli Scalzi a Verona, all'ex ministro Ciano e ad altre ventisette personalità del regime in attesa di giudizio per il colpo di stato del 25 luglio. Il memoriale di Cavallero - steso il 17 ag. 1943 dall'ex capo di Stato Maggiore generale internato a Forte Boccea e inoltrato poi da Mussolini al presidente del Tribunale speciale, Vecchini - affermava fra l'altro, a proposito dell'azione svolta nella primavera del '43 in vista di un allontanamento di Mussolini dal potere: "Frattanto io stavo svolgendo una misurata propaganda nel senso anzidetto. Per limitare il numero delle persone che cito, ricorderò il senatore L. Burgo, mio buon amico, che avevo occasione di vedere nelle mie frequenti gite in Piemonte. Il Burgo fu da me messo al corrente, per almeno tre mesi, dell'evoluzione del mio pensiero ed in parte del lavoro che stavo svolgendo. Egli si entusiasmò del programma e giunse a dirmi che avrebbe messo, per finanziare un eventuale movimento, ove fosse necessario, a mia disposizione una somma di cento milioni, ed anche superiore. Naturalmente, nel ringraziarlo della sua generosa profferta, gli risposi che di denaro non vi sarebbe stato bisogno".

Ad ogni modo il B., che aveva inviato nel frattempo una memoria di difesa a Mussolini, veniva scarcerato qualche mese dopo e assolto.

Dopo il decreto di "socializzazione" del settembre 1944 promulgato dalla repubblica fascista, il B. rimase alla guida del gruppo industriale piemontese per "evitare - così scriverà nei suoi Ricordi - che l'Azienda da me fondata cadesse nelle mani di incompetenti e questo anche con sacrificio personale, al di fuori e al di sopra di ogni tendenza politica", non senza prima aver ottenuto un consenso scritto da parte del Comitato clandestino di liberazione nazionale di Torino con cui si era messo in contatto (aiuti finanziari diretti il B. aveva già accordato, in precedenza, alle formazioni partigiane autonome del comandante Mauri, cioè E. Martini). Però, dopo la rielezione a presidente dell'azienda "socializzata" nell'assemblea del 10 genn. 1945, il comitato clandestino di fabbrica di Verzuolo decretò l'espulsione del B. dalla direzione aziendale, deferendolo alla commissione regionale per l'epurazione. Dopo l'insurrezione e la liberazione dell'Italia settentrionale, il Comitato di liberazione nazionale piemontese convalidò il 7 maggio 1945 la sua epurazione proponendo in seguito (il 30 luglio) all'Alta corte di giustizia la sua decadenza da senatore: ciò che comportava la sanzione di inamissibilità all'amministrazione di imprese con capitali superiori ai 5 milioni e il sequestro di tutti i beni. Il 20 giugnio 1946 l'Alta corte di giustizia sanciva, su ricorso dell'interessato, l'annullamento delle accuse che avevano determinato la decadenza del B. dal Senato. Ma soltanto il 22 luglio 1953, dopo un periodo di lontananza dall'azienda in cui il B., dal gennaio 1947, era stato rappresentato da un suo fiduciario, tornò a capo della società, in qualità peraltro di presidente onorario, sia pure a vita.

Morì a Torino l'8 marzo 1964.

Per tracciare un quadro essenziale, anche se sommario, dello sviluppo del potenziale produttivo della società tra il 1942 ed il 1964, va tenuto conto di varie operazioni. Nel 1942 la Burgo incorporava la Società per azioni gestioni industriali e immobiliari (SAGIM) che, in base ad un accordo con l'IRI, aveva assunto dalla CELDIT gli stabilimenti di Cuneo e di Mantova attrezzati a produrre cellulosa specialmente adatta per carta. Nello stesso anno incorporava la Idroelettrica Monviso, dal capitale di 50milioni: la Burgo, già in possesso delle azioni Monviso, le offrì a 100 lire in ragione di 25 ogni 38 azioni Burgo, elevando così il capitale a 240 milioni; in seguito, 25 Monviso furono cambiate con 10 Burgo. Nel 1949, con partecipazione paritetica della Industriale Stresa, veniva costituita la società Cartiera di Germagnano, e nel 1951 la Società cartaria S. Marco. In aggiunta ad altri collegamenti e costituzioni, nel 1964entrava in esercizio la nuova grande unità di Mantova, con un'area di mq 320.000 e dotata di una continua in grado di produrre rotoli di m 7,10 di larghezza. A questa data il totale della produzione ammontava a t 239.000. Quanto alla consociata Officine meccaniche Poccardi, la Burgo nel 1957 concludeva un accordo con la Beloit International di Caracas (collegata alla statunitense Beloit Iron Works), che assumeva una larga partecipazione, mentre la Poccardi mutava la denominazione in Società per azioni Beloit Italia.

In questo quadro va tenuto anche conto che dal 1942 al 1964 le variazioni di capitale (aumentato di più di 60 volte) sono state esclusivamente gratuite. Dai 240 milioni del 1942 si passava ai 600 del 1947, ai 1.200 del 1948 (azione da lire 500), ai 2.400 del 1950 (azione lire 1.000), ai 4.900 del 1951 (azione a lire 2.000), ai 9.600 del 1953 (4.000), ai 10.000 milioni del 1955, ai 10.500 del 1960, ai 10.605 del 1961, ai 10.711 milioni del 1962 portati lo stesso anno a 13.388.750.000 con azioni a lire 5.000, fino ai 14.481.270.000 del 1964.

Parallelamente agli aumenti gratuiti di capitale, la società distribuiva i seguenti dividendi: lire 22 dal 1943 al 1945, lire 45 nel 1946, lire 65 nel 1947, lire 100 nel 1948, 175 nel 1949, 240 nel 1950, 350 più 100 di riparto speciale nel 1951, 400 più 100 nel 1952, 500 più 50 nel 1953 e 1954, 500 più 100 nel 1955, 550 più 70 nel 1956 e 1957, 620 dal 1958 al 1961; gli utili furono accantonati nel biennio 1962-63, per risalire a lire 620 nel 1964.

Fonti e Bibl.: L. B., Ricordi, Torino 1965; L. Pironti, Augusta Taurinorum,1929-1933, Torino 1933, ad vocem; A.Fossati, Lavoro e produzione in Italia..., Torino 1951, ad Indicem; Artefici del lavoro italiano, Torino 1956, p. 618; F. W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino 1963, p. 639; D. Garbarino, Storia moderna dell'industria torinese, Torino 1964, pp. 1348, 138, 152; Il taccuino dell'azionista, 1968, pp. 591-593. Altri dati sull'attività aziendale del B. sono stati forniti dalla segreteria generale della Società cartiere Burgo di Torino.

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