ANGELONI, Luigi

Enciclopedia Italiana (1929)

ANGELONI, Luigi

Armando Lodolini

Patriota e scrittore, appartenente al primo periodo del Risorgimento, del quale dev'essere considerato uno dei teorici. Nacque a Frosinone nel 1759 e soltanto nell'età matura poté rivelare il suo temperamento politico che s'era formato sugli enciclopedisti e sulle idee di Francia, ma specialmente di Gian Giacomo Rousseau. Nel 1798 fu membro di una delle magistrature che in Roma repubblicana risuscitarono i nomi classici: il tribunato. E quando, per i rovesci delle armi francesi in Italia, la repubblica cadde nel 1799 sotto i colpi del capobanda Rodio e del maresciallo napoletano Bourcard, l'A. si recò in esilio in Corsica, poi in Francia, e nel 1801 si trovò implicato nella cospirazione di Ceracchi, per cui fu condannato a dieci mesi di prigionia. Da allora, sebbene la sua attività si fosse indirizzata prevalentemente allo scrivere, non fu mai lasciato tranquillo dai governi che si succedettero in Francia fino al 1823, anno in cui fu espulso. Appartengono a questo lungo periodo un lavoro (1811) su Guido d'Arezzo, che è di gran lunga meno notevole dei suoi scritti politici, ispirati alle dottrine e all'esempio di Pietro Giannone e di Filippo Buonarroti. Nel 1814 pubblicò un saggio Sopra l'ordinamento che aver dovrebbono i governi d'Italia; nel 1818 due volumi Dell'Italia uscente il settembre 1818, che sono un'aspra e ardita critica all'assetto dato all'Italia dal Congresso di Vienna. Collaborò inoltre al giornale parigino L'Esule. Riparato in Inghilterra, ormai vecchio, trascinò una poverissima vita fino al 5 febbraio 1842, dando lezioni d'italiano e scrivendo qualche articolo. Nei primissimi anni del suo soggiorno inglese pubblicò: Della forza nelle cose politiche, ragionamenti quattro, stampati nel 1826 presso G. Schulze, in 2 volumi. Da ricordare anche, del 1837, le Esortazioni patriottiche. Nel libro Della forza nelle cose politiche l'A. ripudia tutto il suo passato di seguace delle dottrine del Rousseau. Vi lavorò intorno molti anni, ed una prima traccia dell'opera era già uscita in lettere date a luce tra il 1820 e '21 nel giornale di Napoli La Minerva napolitana. Secondo l'A., tutto è forza nelle cose dell'universo, tanto che nella scienza politica è da tener presente anche la scienza fisiologica, come quella che spiega la forza degli uomini e quindi dei popoli. Tutt'assorto in questa visione puramente dottrinaria, l'A. non si preoccupa d'altri problemi e quindi non può ascriversi ad alcuna delle scuole politiche che stavano per formarsi ai suoi tempi. Negli ultimi anni di sua vita entrò in relazione col Mazzini, che ne dettò una bella necrologia nell'Apostolato popolare (1843).

Bibl.: T. Casini, Il Parlamento della Repubblica Romana del 1798-99, in Rass. stor. d. Risorgimento, 1916.

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