LUG

Enciclopedia Italiana (1934)

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Divinità degli antichi Celti, figlio di Cian e di Ethne, figlia di Balor. L. partecipa così delle due schiatte divine dei Fomori e dei Tuâtha Dē Danann. Nella battaglia tra questi, L. uccide parecchi dei Fomori e getta una pietra contro l'occhio fatato di Balor, il quale così non lo può più aprire. Poi, appresa la sua discendenza anche dai Fomori, conchiude un patto con il loro capo Bres, che gli concede Sole, Luna, Mare e Terra, purché non li combatta più. Dal suo amore per la mortale Dechtire, figlia di Conchobar re dell'Ulster, nacque, secondo alcuni testi, l'eroe Cuchulainn (v.). È immaginato come un fulgido guerriero, accompagnato da una splendente cavalcata; in altri racconti come abile nell'esercizio di varie arti e capace di suonare sull'arpa i tre canti, del sonno, del dolore e del lutto, e del riso. Vendica la morte del padre Cian, ucciso a tradimento.

L. fu identificato da taluni con il Lleu dei Celti di Britannia. Forse è un dio solare. Probabilmente la divinità rappresentata sotto le spoglie di Mercurio, con accanto il figlio giovinetto e un'altra divinità, sul menhir di Kernuz, deve essere identificata con Lug. Che l'interpretatio romana del dio celta fosse Mercurio sembra provato dal fatto che L. è detto samildánach ("uomo di ogni arte"), mentre i Galli, secondo Cesare, avevano la massima venerazione per Mercurio che omnium inventorem artium ferunt.

Bibl.: A. D'Arbois de Jubainville, Les Celtes, Parigi 1904, p. 39 seg.; id. in Rev. celtique, XXVII (1906), p. 513 seg.; J. A. MacCulloch, in Mythology of all races, III (Celtic), Boston 1918 (v. l'indice al vol. XIII della raccolta).

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