LUCIO VERO

Enciclopedia Italiana (1934)

LUCIO VERO (L. Aelius Aurelius Commodus)

Arnaldo Momigliano

Imperatore romano insieme con Marco Aurelio dal 161 al 169 d. C. Figlio di L. Ceionio Commodo, nacque il 15 dicembre 130. Poiché il padre fu nel 136 adottato da Adriano, ebbe ufficialmente il nome di L. Elio Vero Commodo. Morto il padre nel 138 prima di Adriano, che adottò Antonino Pio, L. V. fu però dallo stesso Antonino adottato insieme con M. Annio Vero, il futuro imperatore Marco Aurelio. In seguito a questa adozione (138 d. C.), il nome ufficiale fu L. Elio Aurelio Commodo, ma è noto come Lucio Vero.

È dubbio se l'intenzione di Adriano nell'imporre ad Antonino di adottare oltre M. Aurelio anche L. V. fosse che entrambi dovessero poi salire al trono insieme: più probabilmente egli voleva solo già prestabilire il successore nel caso che M. Aurelio, dieci anni più vecchio del fratello adottivo, morisse prematuramente. Certo Antonino, per quanto curasse assai l'educazione di L. V. che tenne in casa sua e a cui diede i medesimi maestri che a M. Aurelio (tra cui Frontino) non fece mai nessun atto che lo potesse designare al trono. Si deve quindi in sostanza alla volontà di Marco Aurelio se, morto nel 161 Antonino Pio, proprio mentre i due figli adottivi rivestivano insieme il consolato, L. V. fu associato al trono con pari diritti: solo il pontificato massimo, per la sua specifica sacralità, non poté essere comune ai due fratelli e restò a Marco Aurelio. Per questo atto, grave di significati, con cui per la prima volta nella storia dell'Impero due persone assumevano insieme il supremo comando, v. marco aurelio. Qui basti dire che la diarchia così instaurata, come poi le sue repliche successive, ebbe soprattutto lo scopo di permettere a uno dei due imperatori di occuparsi prevalentemente della parte orientale dell'Impero. E infatti M. Aurelio affidò subito a L. V. il difficile compito di dirigere la lotta contro i Parti nella lunga guerra durata dal 161 al 166 (per i particolari v. marco aurelio). La tradizione antica, accettata in genere dai moderni, rappresenta L. V. affatto incapace di dirigere la guerra e solo intento a vita lussuosa e lussuriosa in Siria, mentre le legioni comandate da abili generali si battevano vittoriosamente prima in Armenia, poi in Partia e in Media, ristabilendo l'Armenia a stato vassallo sorvegliato dalla colonia romana stanziata a Carre. Ma questa opinione è senza dubbio esagerata, sia perché dovette spettare a L. V. il collegamento tra le operazioni delle varie armate operanti in Asia, sia perché M. Aurelio, il cui amore fraterno non poteva andare sino alla cecità, dimostrò di apprezzare assai l'opera del collega, che volle associato nel trionfo del 166 e cui già nel 164 aveva concesso in moglie la figlia Lucilla. Perciò, fatta pure la dovuta parte al disordine della vita di L. V., di cui è, tra le altre, testimonianza il libretto di Luciano Imagines, scritto in onore di un'etera da lui amata, non si può negare che egli sia stato un volonteroso collaboratore di M. Aurelio: senza speciale ingegno, ma anche senza volontà di sovrapporsi al fratello. Della parte avuta da L. nell'organizzare con Marco Aurelio la resistenza contro l'invasione germanica del 167 sappiamo assai meno: certo egli accompagnò M. Aurelio nelle campagne del 165 e del 168. Morì nel suo viaggio di ritorno dall'Illirico in Italia verso il febbraio del 169. Fu divinizzato sotto il nome di Divus Verus Parthicus Maximus.

Fonti: Di L. V. esiste una biografia nella Historia augusta, attribuita a Giulio Capitolino. Alcune lettere di L. V. sono contenute nella raccolta Epistularum ad Verum imperatorem et invicem libri II di Frontone (I, 2; 3; III, 3; 5, 10). Ma soprattutto v. marco aurelio.

Bibl.: A Stein, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 1832 segg.

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